L'adolescenza è una cattiva medicina da ingoiare

di GiuliaGranger
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p Lo guardava mentre aveva uno sguardo perso fuori dalla finestra. 
Lì fuori , la finestra di fronte alla sua, c'era la finestra di Sara.
Sara! La sua vicina di casa. Non ci aveva mai parlato. Andavano a scuola insieme, ma non credeva che lui l'avesse mai notato: lei aveva occhi solo per Marcus... che adesso era a casa sua.
Si avvicinò allo stipite della finestra, esattamente di fronte al suo migliore amico.
Vagava con lo sguardo fuori dalla finestra, ma i suoi occhi si soffermavano sempre un secondo di troppo sulla finestra di Sara.
Tra Luca e Marcus gravava un silenzio penoso e carico di dolore. Non sapeva perché, ma sentiva che c'era dolore nel suo sguardo, sembrava aver subito la più profonda delle prese in giro.
Mentre Luca vagava con lo sguardo sul muro della villa e i suoi occhi si soffermavano  sulla finestra di Sara, questa entrò nella sua stanza con un libro in mano e, cosa più spettacolare, sorrideva. Quando lo faceva i suo viso si illuminava. Sara si sedette sul letto e aprì il libro. Luca guardò Marcus per assicurarsi che non la guardasse e fece scivolare il suo sguardo su quella figura così minuta.
Restò lì per circa cinque minuti, la distanza tra i due amici sempre di più, quando sentì gli occhi di Marcus vagare per il suo viso. Luca si affrettò a distogliere lo sguardo sperando che non si fosse accorto dove puntavano i suoi occhi. Ma era troppo tardi: Marcus aveva già individuato la traiettoria del suo sguardo  incrociando la finestra che stava osservando Luca ed era diventato bianco come un cencio, gli occhi sbarrati.
Che strana reazione che ha avuto Pensò Luca, mentre l'amico si allontanava a passi piccoli dalla finestra.
Luca lanciò un ultimo sguardo rattristato alla finestra, riluttante ad andare via, prima di seguire Marcus sul divano.
Luca gli si sedette accanto mettendogli un braccio attorno alle spalle mentre l'amico affondava il viso nelle mani. Posò per un secondo lo sguardo sui libri ancora aperti sul tavolino del salone, quei libri su cui avrebbero dovuto fare i compiti, ma ai quali Marcus non si era neanche avvicinato. Non sapeva perché ci aveva pensato, forze il vedere Sara che faceva compiti su compiti l'aveva influenzato e avrebbe preferito vedere loro due seduti al tavolo a studiare piuttosto che consolare un amico di cui non conosceva neanche il problema. Luca, infatti, si sentiva così impacciato, così goffo. Fu in grado solo di battergli una mano sulla schiena e chiedergli con molto poco tatto -Cosa ti ha fatto Sara di male?- Lo chiese quasi arrabbiato, perciò tossì per schiarirsi la voce per poi continuare a parlare con più "dolcezza". -Senti. Non so cosa ti abbia fatto, e neanche mi interessa, ma..
-Lei non ha fatto nulla!- Lo disse, non arrabbiato, infuriato, Marcus che aveva interrotto a metà frase l'amico lasciandolo con la bocca spalancata. Continuò a parlare quasi urlando, ma non sembrava arrabbiato, emanava solo una grande fragilezza mai vista da quel ragazzo che sembrava sempre così forte. -Sono stato io lo stupido. Sono stato io. Ho avuto il buon senso di innamorarmi di Sara, senza neanche che me ne accorgessi e di credere che lei ricambiasse i miei sentimenti. Ma mi sono accorto che non tutte cadono ai miei piedi. Sono fragile... e sono un codardo: non ho il coraggio di diteglielo, né di ammetterlo a me stesso, non ho il coraggio di dirlo ad Adele...
Questa volta fu Luca ad interromperlo alzandosi in piedi e inveì contro di lui -Amare non significa debolezza, né tanto meno fragilezza. Anzi ci vuole coraggio anche solo ad innamorarsi di qualcuno. Amare è una grande responsabilità, significa fiducia. Ma tu non ti fidi neanche di te stesso e dei tuoi sentimenti. Ne sarai anche innamorato, ma non sei pronto ad assumerti questa responsabilità. E poi è vero che non tutte cadono ai tuoi piedi.- Luca si risedette, sfinito. Guardò Marcus che annuiva a se stesso automaticamente. Aveva alzato la testa e aveva notato che lacrime di impotenza scivolavano sulle sue guance e aveva gli occhi gonfi di pianto. Da quando lo conosceva, non l'aveva mai visto piangere.
-Sì, sì, è vero. Non sono pronto. Ma soffro per lei perché la desidero.- Gli sfuggì un singhiozzo. -Non so perché te ne ho parlato. Volevo solo sfogarmi e sentirmi dire la cosa giusta, la verità. E tu me l'ahi detta, perché tu solo potevi aiutarmi. Grazie. Ti voglio bene. Sei un grande amico. Ma ti vorrei fare una domanda. Sara piace anche a te, vero? Lo vedo come la guardi e come ne parli, come se fosse un angelo a cui sono state tolte le ali. Te l'ho detto anche perché lei piace anche a te. E non negarlo.
-No, infatti non lo nego. Lei mi piace- ammise annuendo Luca. Però non avrebbe detto a Marcus che Sara era innamorata di lui. Non l'avrebbe tradita, non avrebbe detto a nessuno quello che sapeva. O Marcus se ne accorgeva da solo, o sarebbe rimasto nell'ignoranza, si ripromise in seguito. -Scusami se ti ho detto quelle cosa, ma...
-No, non scusarti. Io me le volevo sentir dire. Me l'ero già detto alcune volte, ma volevo che qualcuno me lo confermasse. E tu l'hai fatto; involontariamente, certo. Ma l'hai fatto. Te ne sono grato. Sei sempre stato il migliore.
Marcus gli batté una mano sulla spalla e si avvicinò alla porta di casa e si infilò il cappotto prima ancora che Luca potesse fare qualcosa, facendolo restare di sasso. Aprì la porta e, senza neanche salutare l'amico, scomparve nell'oscurità di quel buio pomeriggio.
Luca buttò le gambe sul divano e accese il televisore ad Italia 1. In TV trasmettevano "Aspirante Stregone". Quel film piaceva abbastanza tanto a Luca. Cominciò a guardare il film senza neanche accorgersi che fuori aveva ricominciato a piovere.




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