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{Da Veronica per JJ}
Tutti i venerdì sera JJ lasciava la finestra aperta e una
tavoletta di cioccolato fondente sul comodino, oltre che una quasi
sempre lunga lettera. Per Veronica.
Si sentiva spesso un idiota a comunicare con lei in questo modo, ma, a
quanto pareva, non c’erano alternative.
JJ era sempre stato alla mano. Un po’ strano, forse, ma tutti
lo consideravano un tipo a posto.
Era uno di quei ragazzi che indossa sempre un berretto in testa e non
si fa problemi ad avere la coscienza sporca, quando necessario.
JJ amava suonare la batteria, ed era veramente bravo. Aveva provato ad
insegnarlo a Veronica, ma senza alcun risultato soddisfacente. Gli
piaceva, però, vederla strimpellare, soddisfatta di
sé, come se fosse bravissima.
Era stato il compagno di banco di Veronica per tutta la vita; da un
anno, invece, sedeva vicino ad un ragazzo appassionato di robot e
alieni. Doveva ammetterlo: le fate di Veronica gli mancavano.
JJ era molto portato per la matematica, anche se probabilmente era la
materia che odiava di più. I numeri per lui non avevano
segreti, ma non li sopportava. La sua insegnante aveva tentato invano
di farlo appassionare a quella disciplina, ma il fatto che lui fosse
così bravo probabilmente rendeva la cosa soltanto
più noiosa.
Collezionava biglietti del treno e della metropolitana. Non
c’era un motivo particolare, e non ricordava nemmeno quando
aveva iniziato, però oramai ne aveva a centinaia. Si
chiedeva spesso cosa ne avrebbe fatto, un giorno. Veronica aveva
già tirato fuori qualche idea geniale a riguardo, ma nessuna
di queste era nello stile del ragazzo, così per ora
giacevano buttati in fondo ad un cassetto della scrivania.
JJ adorava leggere fumetti. I suoi preferiti erano gli X-Man. Li
leggeva e rileggeva all’infinito, e li conservava
ordinatamente sugli scaffali di una libreria. Nessuno osava avvicinarsi
a quegli scaffali, nemmeno la sorella.
Adorava anche la pizza. Probabilmente, se la madre glielo avesse
permesso, non avrebbe mangiato altro per il resto della sua vita. I
suoi amici tentavano sempre di convertirlo agli hot dog oppure agli
hamburger, ma non c’era niente da fare. Nulla gli dava
più soddisfazione dell’addentare una gustosa fetta
di margherita nella sua pizzeria preferita, che, ringraziando al cielo,
era proprio sotto casa sua.
JJ aveva una sorellina molto intelligente e dispettosa. Non
c’era verso di convincerla a stare lontano dalla sua camera o
di batterla in qualche gioco di strategia. Da quando Veronica se
n’era andata, però, la sorellina di JJ gli dava
meno filo da torcere. Lo vedeva triste, e non voleva infierire.
JJ non cambiava mai idea, però ammetteva senza problemi di
aver sbagliato, quando capitava. In realtà aveva sempre
ragione, ma Veronica sospettava si trattasse di pura e semplice
abilità nell’arrampicarsi sugli specchi.
La sua felpa preferita era blu, vecchissima e anche di una taglia in
più. La indossava in occasione di compiti in classe o
interrogazioni, il sabato sera, alle feste, e in qualunque altra
occasione credeva di averne bisogno. Quella felpa era come un
talismano, e, per certi versi, non poteva farne a meno.
Per JJ, il sabato sera era speciale. Prima che volasse via, Veronica lo
portava sempre in un posto diverso. In una nuova pizzeria o in qualche
ristorantino di cucina straniera, ad assistere a uno spettacolo, oppure
ad un concerto, o a vedere un film al cinema. Riusciva sempre a
sorprenderlo. E adesso, ogni sabato sera sperava di rivederla, ed era
l’unica sera in cui non programmava le prove con la band.
Il ragazzo aveva sempre avuto intenzione di formare una band. Aveva
già trovato un cantante e un bassista, ma come chitarrista
voleva Al, un ragazzo che faceva parte di un’altra band. Lo
convinse a diventare uno di loro dopo avergli fatto ascoltare il demo
della loro prima canzone: “Vero and the fairies”.
JJ per quell’occasione scrisse a Veronica la lettera
più lunga di tutte.
Veronica, dal canto suo, era felicissima.
Aveva volato. E le fate l’avevano condotta
sull’Isola Che Non C’è, dove si era
innamorata di un pellerossa alto e affascinante, aveva litigato con un
paio di pirati, e si era costruita una casetta nei pressi di una
cascata, dove vivevano alcune tra le fate più simpatiche ed
eccentriche dell’isola. Non era ancora riuscita a trovare la
casa sotterranea di Peter, e i ragazzi smarriti erano ancora spaventati
da lei e preferivano evitarla, ma Veronica non si dava per vinta.
Ma la vita sull’Isola Che Non C’è non
era fatta solo di giochi e divertimenti, perché vi erano
regole severissime.
Gli abitanti non potevano farsi vedere da nessuno; le fate che si erano
mostrate a Veronica lo avevano fatto sapendo che presto lei sarebbe
stata una creatura Che Non C’è. In
realtà, lo era sempre stata.
L’amicizia, però, non è qualcosa che
possa essere soggetta alle regole.
Un sabato mattina, come al solito, JJ trovò, al posto della
tavoletta di cioccolato, un grande fiore variopinto. Al posto della
propria lettera, invece, c’era un biglietto stranamente corto
da parte della sua migliore amica.
Da
Veronica per JJ
Non prendere impegni per stasera, e lascia la finestra aperta. Ci
vediamo a mezzanotte.
JJ
sorrise. E così, al diavolo le leggi dell’isola.
Il ragazzo si chiese come mai avesse dovuto aspettare tanto.
Dopotutto, Veronica amava infrangere le regole.
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