A Collection of Truths

di Miss Mysty
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Questa fanfiction è una traduzione che io sto effettuando con il permesso dell’autrice, Miss Mysty.
Qui potete trovare la sua risposta alla mia richiesta;
Qui il link al capitolo originale;
Qui il link all’account dell’autrice.






A collection of Truths


di

Miss Mysty



The Fourth High School Truth.





Se c’era una cosa per cui Hiroki ringraziava il cielo, quella sera, era l’assenza di Akihiko. Non c’era neppure Takahiro, a ben vedere, ma questo per lui era d’importanza secondaria. Riusciva giusto ad immaginare cosa sarebbe successo se Akihiko avesse presenziato alla riunione; probabilmente si sarebbe portato dietro il suo fidanzatino e avrebbe attirato così tanto l’attenzione su di sé da diventare il protagonista assoluto della serata.

In effetti, non sarebbe stato proprio un male.

“Oh, andiamo, Kamijou, perché non vieni a bere qualcosa con noi?” gli gridò qualcuno, mentre Hiroki tirava Nowaki per il braccio e si allontanava dalla scuola, nella cui grande palestra si era tenuto l’evento. C’erano altre sale in cui avrebbero potuto organizzarlo, decisamente migliori e con una migliore aerazione, ma, per essere un istituto privato e così prestigioso, avevano sempre avuto il braccino corto, Hiroki lo sapeva.

“Ho lezione domattina presto,” borbottò Hiroki, ammonendo Nowaki con lo sguardo affinché non lo contraddicesse.

“E da quando questo ti impedisce di farti una bevuta?”

“Da quando sono io il professore, idiota,” replicò Hiroki. Evitò di ripensare a quella volta in cui era andato a lezione con i postumi di una gran bella sbornia. Era successo nelle sue primissime settimane d’insegnamento, prima che Nowaki ritornasse dall’America. Quella non era stata una bella giornata. Anzi, c’erano grandi possibilità che fosse stato proprio quello, il primo giorno in cui qualcuno lo aveva chiamato il Demone Kamijou.

“Ah, già, adesso insegni, vero?” Uno dei tizi che stavano andando a prendersi un drink gli si avvicinò e gli puntò un indice sul petto. Di Nowaki si era fatto un gran parlare durante la serata, e invece adesso sembrava che tutti lo ignorassero. Hiroki non aveva esattamente spiegato chi fosse, si era solo limitato a dire che era un amico che non aveva frequentato il liceo e voleva farsi un’idea di come fosse. “Cavolo, se solo fossi anch’io così fortunato...”

“Fortunato?” gli fece eco Hiroki, avviandosi con Nowaki verso la stazione. I suoi vecchi amici lo seguirono, e lui non si disturbò neanche a mandarli via. “Se non avessi i fondi per la ricerca non sarei nemmeno lì. Maledetti mocciosi.”

“Hah, scommetto che le ragazze si sono prese tutte una cotta per te, e ti portano il cioccolato a San Valentino e robe così,” disse lo stesso tipo di prima, con gli occhi lucidi. Poi spostò lo sguardo su Nowaki. “Era popolare a scuola, sai. Non tanto quanto Usami-san, ma quello aveva dalla sua l’aria da bel tenebroso...”

“Hah, le donne non mi piacevano neanche allora,” disse Hiroki. Poi si bloccò, accorgendosi di cosa aveva appena detto. La faccia gli diventò tutta rossa, e lui non disse una sola parola mentre entravano nella stazione.

“Hiro-san?” lo chiamò Nowaki, ignorando gli sguardi dei vecchi compagni di classe di Hiroki.

“Torniamocene a casa e basta!” Hiroki pagò per entrambi i loro biglietti e se ne andò prima che gli altri potessero fare commenti.

“Huh,” fece quello che aveva parlato per tutto il tempo. “Io ho sempre pensato che si sarebbe messo con Usami-san.” Il resto del gruppo annuì.






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