Titolo:
Little Moment
Autore:
Liberty89
Genere:
Generale, Hurt/Comfort
Rating: Verde
Personaggi:
Sora, Riku, Un po' tutti
Avvertimenti:
One-shot
Note dell'autore:
Salve a tutti~ Lo so che ho altre mille cose da finire, ma, ehi, questa
fic era lì che mi guardava da... due anni... visto che
è la versione alternativa di un'altra. Ebbene sì,
questa fic è la versione alternativa di "Last wish", che
è a sua volta un seguito/tributo della fic di Lizzie Sora "Il tuo cuore puro".
Bene, detto questo, buona lettura!
Ps: dedico la fic alla mia carissima gemellina <3
Disclaimer: i personaggi e
l’ambientazione presenti in questa fic non mi appartengono.
La fic non è stata scritta a scopo di lucro.
Little moment
-Sora!- urlò il cavaliere, mentre si guardava attorno nella
speranza di scorgere l’amico. -Sora, rispondi!-
Insieme a lui, il mago di corte, il Re riapparso
all’improvviso e tutti i loro amici che vivevano
lì alla Fortezza Oscura si erano mobilitati quando, dopo tre
lunghe ore, il custode del keyblade non aveva ancora fatto ritorno.
Avevano chiesto a ogni singolo abitante, ma solo dopo molte risposte
negative ottennero una parvenza di indicazione, così si
erano diretti all’Abisso Oscuro e da qualche minuto stavano
chiamando il compagno a gran voce.
L’ansia e la paura si muovevano tra le pareti rocciose
dell’Abisso, riempiendone ogni anfratto con la loro presenza
sudicia e invadente e diffondendosi a macchia d’olio da un
cuore all’altro degli astanti, gettandoli rapidamente in
subbuglio.
-Dove accidenti si sarà cacciato?!- sbraitò il
papero, battendo un piede a terra, nervoso e preoccupato. -Sora!-
-Forse l’ho trovato.- sentenziò grave Topolino,
attirando l’attenzione di tutti.
Il Re si trovava sul bordo del baratro che si affacciava
sull’antica e abbandonata fortezza, ora in via di
smantellamento, e la stava fissando con i suoi profondi occhi neri,
come se volesse oltrepassarne le mura con il solo ausilio dello sguardo.
-Vedo la sua luce, ma è talmente debole che sto facendo
fatica a capire dove si trovi esattamente.- spiegò, senza
perdere la concentrazione.
-È all’interno del castello?- indagò
Leon, con la mente al lavoro per pensare alla strada più
veloce per raggiungere il più vicino punto
d’accesso.
-No, è fuori! Ora lo vedo!- esclamò il keyblader.
-E’ vicino alla vecchia entrata!-
-Cosa stiamo aspettando allora? Andiamo!- intervenne il mago. -Leon
qual è la strada?-
-La più veloce sarebbe quella di buttarci di sotto e
attraversare l’Abisso… Altrimenti bisognerebbe
fare tutto il giro, ma Sora…- rispose il castano,
interrompendosi all’istante per sgranare gli occhi dalla
sorpresa.
-Che ti prende?- domandò Paperino.
-Dietro di te.-
Tutti si voltarono e videro un passaggio oscuro, viscido e ondeggiante,
come quelli che usavano i loro nemici per spostarsi. Si misero in
guardia, ma nessuno si presentò a loro e il varco rimase
aperto, in paziente attesa che qualcuno lo oltrepassasse.
-Facciamo presto!- si riprese Topolino, prima di scattare e gettarsi
nel buio di quel corridoio, di cui non conoscevano la destinazione,
imitato poco dopo dai compagni.
Quando uscirono dal varco si ritrovarono nella zona rocciosa che
conduceva alle vecchie prigioni, ma non fu il luogo a stupirli,
bensì la figura accovacciata al fianco del corpo immobile e
pallido del custode scomparso, che a sua volta li
impressionò e fece temere il peggio a tutti loro.
Il ragazzo giaceva sulla fredda roccia, immerso in una larga pozza di
sangue scuro e circondato da diverse bottigliette vuote, da cui
gocciolava del liquido verde. Indosso aveva solamente i brandelli dei
suoi abiti e la sua pelle, innaturalmente e terribilmente bianca
rispetto al solito colorito bronzeo, era percorsa da rivoli scarlatti,
provenienti da una ferita sulla spalla e da diversi tagli presenti sul
petto. Questo si alzava e si abbassava con una lentezza esasperante,
nonostante le insistenti cure dell’uomo misterioso.
-Sora… Sora, ti prego, svegliati…- mormorava
continuamente la persona avvolta dal soprabito nero, trattenendo il
respiro per un istante.
Per un momento, piccolo e unico, le palpebre dell’altro si
erano schiuse, mostrandogli due spicchi di cielo azzurro, per poi
abbassarsi nuovamente con crudeltà.
-Non puoi mollare adesso… Merda!- sputò poi,
gettando via con rabbia l’ennesima boccetta esaurita.
-Che diavolo aspettate?!- ruggì, voltandosi verso i nuovi
arrivati. -Serve una magia di cura!-
Come destatosi da un tremendo incubo, il mago di corte si riscosse e
corse accanto all’uomo incappucciato, celando la visuale ai
compagni. Sgranò gli occhi, inorridito, quando
osservò più da vicino le membra
dell’amico. Solo in quel momento, infatti, si accorse della
profonda ferita che gli squarciava il fianco. Rapido sollevò
lo scettro e una potente aura verde abbracciò
l’eroe dei mondi, lasciando sbocciare un candido giglio sul
suo capo.
Dopo molti minuti e molti incantesimi, le lesioni più gravi
smisero di buttare sangue e si richiusero in misura sufficiente, anche
se non del tutto. Quando il papero calò il braccio e,
stanco, si accasciò accanto al ragazzo, il Re si fece avanti
con passi incerti, timoroso di trovare qualcosa che non voleva
accettare, ma si ricredette e sorrise nel vedere il viso di Sora
disteso, anche se ancora molto pallido, e nel sentire il suo respiro
regolare e forte, non più debole e affaticato come
s’era mostrato al loro arrivo.
-Grazie Paperino.- mormorò, posando una mano sulla spalla
dell’amico di una vita, che rispose con un cenno del capo,
troppo provato per usare la voce. -Grazie anche a te.- aggiunse poi,
rivolto allo sconosciuto.
-Dovere.- replicò lui con tono neutro, senza distogliere la
propria attenzione dal custode del keyblade.
Infine, si voltò e s’incamminò in
silenzio verso una direzione a caso e aprì un varco oscuro,
facendosi avvolgere dalle sue buie spire, che si chiusero senza
lasciare traccia.
Guardando il punto in cui l’uomo era svanito, Topolino
ampliò il proprio sorriso. -Grazie Riku.- pensò.
-Ci prenderemo cura di lui, non temere.-
-Maestà, chi era quella persona?- domandò Leon,
avvicinandosi.
-Non era nostro nemico.- rispose solamente. -Dimenticatevi di lui e non
fatene parola con nessuno, nemmeno con Sora.- spiegò con
voce severa. -Ora dobbiamo portarlo in un posto sicuro dove finiremo di
curarlo. Muoviamoci forza!-
.:[-------]:.
Fu una voce insistente a
destarlo dal limbo in cui era caduto, insieme a uno strano rumore, come
di un vetro che batteva contro qualcosa. Lo stava chiamando con una
tale ostinazione che non poteva essere ignorata troppo a lungo. Quella
voce non gli ricordava nulla, ma il tono… quello
sì. Quello non gli era nuovo, chi poteva essere?
Incuriosito,
sforzò le proprie palpebre e le schiuse, per poi sbatterle
lentamente per schiarire la vista offuscata, che non gli permetteva di
distinguere nulla se non ombre indefinite. Quando infine
riuscì a scorgere i confini di ciò che aveva di
fronte -era troppo, troppo stanco per guardarsi intorno- vide una
figura scura, dal volto chiuso nel buio di un cappuccio altrettanto
nero, che sembrava capace di inghiottire qualsiasi cosa. Eppure, gli
parve di vedere qualcos’altro in quel profondo nero: due
occhi ambrati che per un istante mutarono in verde acquamarina. Fu un
momento così effimero che gli parve d’averlo
sognato, però fu sufficiente.
-…Riku?-
Fu più che
sufficiente a fargli percepire l’occultata presenza
dell’amico. Sora, quindi, ricadde nell’incoscienza
con il cuore lieto e i pensieri leggeri come una nuvola candida in un
cielo sereno. Il suo amico più caro stava bene e non gli
serviva sapere altro.
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