L’Imperial' Pannolino

di Silen
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Questa breve storia partecipa alla pannolino!exchange

Uno scorcio di una famiglia che conosceremo meglio in Inseguire un sogno, afferrare il destino


L’Imperial' Pannolino

Poppenbüttel – Amburgo, 1980: Casa Schneider

Pioveva, ormai da veramente troppo tempo. Che noia dover stare chiuso in casa senza nemmeno poter giocare col pallone… Già, perché da quando era arrivata l’Imperatrice, Mutti lo aveva proibito, perché faceva rumore ed era pericoloso.

E lei poteva svegliarsi o farsi male. ~ Le sorelle sono inutili e fastidiose… ~ Se fosse stato un fratello, come quello di Herri, poteva insegnargli a giocare a calcio. E invece…

– Ka… Ka… – Non si voltò nemmeno dalla sua posizione appositamente girata di spalle, attaccato con la bocca alla finestra, e continuò ad alitare sul vetro; tanto poi mamma lo avrebbe scoperto e rimproverato per aver sporcato, ma, almeno, avrebbe potuto risponderle che, se lo avesse lasciato giocare a pallone, non si sarebbe annoiato.

– Ka… Ka… – lo stava chiamando di nuovo; ora, però, si era aggrappata con entrambe le manine ai suoi pantaloni e strattonava forte. Si voltò verso il divano, dove Oma si era addormentata, poi la scrutò dall’alto e scorse nei suoi occhioni azzurri una muta supplica. Ok, ora aveva capito: “Ka” non stava per Karl ma per “Kakka”.

Valutò se svegliare la nonna, col cavolo che la cambiava lui… Ma poi un’idea luminosa si affacciò alla sua mente, già piuttosto reattiva e calcolatrice: se fosse stata proprio l’Imperatrice Marie a chiedere di giocare con la palla, nessuno avrebbe obiettato!

Così la prese per mano e la portò in bagno, tanto ormai camminava benissimo anche da sola, era mamma che era sempre fissata col prenderla in braccio; la mise in piedi sulla tazza chiusa e sbirciò un attimo sotto il vestitino, sistemandosi il colletto della felpa sotto le narici per proteggersi un minimo dal fetore.

Niente, tutto tranquillo. Staccò con cautela gli adesivi del pannolino, mentre lei si era aggrappata con forza ai suoi capelli, per stare in equilibrio, e ridacchiava. Uhm, nulla, vuoto: niente cacca imperiale. La fissò perplesso e lei ripeté – Ka…! – Karl adocchiò il vasino – Vuoi farla sul trono? – chiese sogghignando, e Marie annuì.

E in quel pomeriggio piovoso, il futuro imperatore del calcio smise di imprimere il suo marchio sulle finestre di casa per insegnare alla sorellina una nuova, utilissima, parola, e anche un nuovo, interessantissimo, gioco: palla.

* * *

Papà tornò dagli allenamenti e, salutata la nonna, andò a farsi una doccia; poco dopo, anche mamma rientrò dall’ufficio, trafelata, lamentandosi del brutto tempo, e, quando adocchiò i segni unti sul vetro, lo guardò di sbieco, pronta al rimprovero. Ma la piccola Imperatrice catturò la sua attenzione – Mamma! – e lei la prese in braccio sorridendo.

– Pa…! – esclamò. ~ Brava Marie, sei proprio una sorella perfetta! ~ sogghignò Karl.

– Sì, amore, ora papà arriva. – Poi si accorse che la bambina indossava soltanto le mutandine e protestò contro l’invadenza della suocera, che insisteva nel voler farle usare il vasino, sostenendo che fosse già abbastanza grande e sveglia.

– L’ho tolto io, ma' – intervenne – perché oggi ha deciso di sedersi sul trono tutta da sola, e prima di farsela addosso. –

Sua madre rimase senza parole, stupita, e suo padre entrò in salotto in quel momento – Ma che brava la mia Principessa! – E tutti e due si misero a farle un sacco di complimenti, manco fosse un evento da celebrare alla festa nazionale…

– Pa! Pa! – ripeteva Marie ridendo mentre veniva solleticata; poi Vati la prelevò dalle braccia della mamma e le fece fare una piroetta in aria. Karl fece finta di interessarsi a un programma in televisione, ma dal divano, con la coda dell’occhio, sbirciava attento, sperando che gli insegnamenti dessero il loro frutto.

Papà la depositò nel box, dove, in un angolo, lui aveva ‘dimenticato’ appositamente un pallone di cuoio; l’Imperatrice snobbò le sue bambole e si diresse proprio lì: – Palla! – e le diede un calcio molto approssimativo e sconclusionato.

– Raquel! – chiamò. Mutti tornò dalla cucina. – Guarda! – E indicò la figlioletta che stava tentando di far rotolare la sfera quasi più grande di lei con i piedini. – Sembra proprio che abbiamo un altro calciatore in famiglia! –

Karl sogghignò, dentro di sé, esibendo una faccia studiatamente stupita.

Mamma sospirò – I tuoi geni di Kaiser del Calcio hanno colpito un’altra volta, Rolf… –

– Ma', ora siamo tre contro uno: devi arrenderti alla supremazia degli Schneider! – ridacchiò; mentre Marie era infine riuscita a portare il pallone dal fratello, che si era messo subito a palleggiare sotto gli occhioni adoranti della piccola Imperatrice.

Così la donna, rassegnata, commentò – Chissà perché, ho il sospetto che tu in qualche modo c’entri in tutto questo, Karl-Heinz! – Il marito dovette nascondere un sorriso.

L’Imperatore passò la palla da un piede all’altro con precisione e fece spallucce – Io? Proprio no, ma'. Ho soltanto portato Marie a fare la cacca nel vasino e basta. –



Dedicata a chi credeva che Marie Schneider sapesse dire solo "Fratellone!"





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