Dying in your arms

di OllysAngel
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«Ti amo, Kwonnie» sussurrò con voce dolce e soave Minhyuk, ancora sopra di me, mentre mi baciava il collo per l'ennesima volta, ansimando contro la mia pelle. Io sorrisi e chiusi gli occhi appoggiando la testa al morbido cuscino di quella che era camera nostra. Presi il lenzuolo bianco e leggero e lo tirai fin sopra le nostre teste, lasciandolo ricadere morbido sui nostri corpi, combacianti l'uno sull'altro, quasi fosse una nebbiolina leggera che ci circondava, mentre una nuvola costituita dal materasso ci dipendeva a migliaia di metri d'altezza, lontani dal mondo intero, come se tutto il resto non esistesse. «Ti amo anche io, Hyukkie» dissi in un sussurro appena sospirato, riaprendo gli occhi e alzandomi sui gomiti per avvicinarmi e baciarlo. Presi le sue labbra tra le mie, avvolgendole calorosamente, mentre il più grande si sdraiava lentamente accanto a me, rimanendo sempre completamente coperto dalla nostra "nebbiolina" dolce, che racchiudeva quei momenti che sapevano di noi. Mi voltai verso di lui, poggiandomi su un fianco e allungai una mano fino a sfiorare il suo viso con una carezza, percorrendone con due dita i delicati lineamenti. Poi passai al collo, morbido r caldo. Feci scorrere le dita sul profilo dei muscoli dell'altro ragazzo, seguendo con lo sguardo il loro percorso sulla sua pelle candida, che mi ipnotizzava con la sua luminosità e purezza. Quello fu il periodo più bello della mia vita. Avevo tutto e non avrei potuto chiedere altro, tutto quello che desideravo già lo possedevo. Minhyuk era con me e aveva promesso che non mi avrebbe mai lasciato, per nulla al mondo; eravamo inseparabili, inarrestabili, perdutamente innamorati l'uno dell'altro, ma soprattutto eravamo stupidamente convinti che quella gioiosa inconsapevolezza non avrebbe mai visto la propria conclusione. Ma si sa, le favole dove tutti vivono per sempre felici e contenti non esistono e nulla dura per sempre. Minhyuk me lo diceva sempre, quando ero giù perché magari il mio splendido bengala, Yuna, al quale tenevo come se fosse mia sorella, era passato a miglior vita, oppure quando, mentre ancora eravamo solo amici, qualcun'altro spezzava il mio cuore dopo mesi di illusioni. In casi del genere lui mi ripeteva sempre che tutto doveva avere una fine, affinché tutto il resto avesse un nuovo inizio; e io rispondevo sempre con una domanda. «...E se il modo in cui è finito non corrisponde al finale che desideravamo?» chiedevo guardandolo nei suoi meravigliosi occhi scuri e misteriosi. «Allora potrai sempre fare del tuo meglio per far sì che la prossima occasione finisca nel migliore dei modi» rispondeva lui.




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