Storie di mare e racconti di bosco

di Maiwe
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Sfidonzola di: Agne Sherlin

Argomento: The breacking of the Fellowship

Commento dell'autrice: il mio povero cuore non regge. Ringrazio Agne e Schnussen per il dolore inflittomi durante questa prima sessione di Sfidonzole delle Muse.
Non vedo l'ora arrivi la prossima edizione. Yay.


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Ricordo il silenzio.
Lo ricordo perché non era un silenzio come qualunque altro. Era silenzio di assenza. Silenzio di vuoto, che adesso riempiva l'aria.
Avevo sempre amato il mare, era sempre stato un mio grande desiderio poterlo rivedere.
Un enorme spazio vuoto che si rincorre instancabilmente. Un infinito.
Odiavo essere infinito.
Tutto il resto si era concluso, spezzato, restavo solo io: io e il mare. Due vuoti a perdere.
Ricordavo il silenzio perché avevo la mente offuscata da ricordi rumorosi: ricordi rossi di sangue e neri di tempesta. Ricordi di battaglie.
I fuochi accesi la sera, la guerra, la speranza, la redenzione, il sudore.
La musica. Il suono di un sorriso. La polvere.
Restavamo solamente io e il mare, e quella barchetta, fatta di legno grigio e vele di tela grezza.
Pronto a salpare, misi un piede sulla passerella di legno.
Ricordo che il vento cambiò improvvisamente, quando mi sentii afferrare per un braccio. Ricordo di aver sorriso, quando riconobbi davanti a me una testa fulva e dei piccoli occhi severi e commossi.
Senza dire una parola, Gimli si appoggiò a me e salì velocemente sulla nave, traballando più dello sciabordare delle onde.
Lo seguii.
Il silenzio è una strana malattia: il silenzio è una contraddizione, perché fa più rumore di cento assalti.
Nessuno di noi aprì bocca finché non fummo ormai lontani dall'ultima riva della Terra di Mezzo.
“Qui, su queste sponde, si scioglie la nostra Compagnia”, bofonchiò Gimli.
“Non necessariamente”, pensai. Ma non dissi niente.
E il vento che si levava forte spingendoci dolcemente verso largo mi dava ragione.






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