Blame of the destiny

di MICHAELSMILE
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CONSIGLIO: SE LA STORIA ALLA FINE DI QUESTO CAPITOLO TI SEMBRA NOIOSA PROVA A LEGGERE ANCHE IL CAP 3, 4 O 5 PRIMA DI DECIDERE DI NON ANDARE AVANTI A LEGGERE. LA STORIA INIZIA AD ARTICOLARSI DI PIU, MENTRE NEI PRIMI DUE CAPITOLI É SOPRATTUTTO UN'INTRODUZIONE :)

Mi svegliai di soprassalto, con il cuore a mille. Guardai la sveglia: erano le due di notte. La testa mi girava e avevo la fronte imperlata di sudore, le gambe mi tremavano ancora, avevo il fiatone. Pensai a quale poteva essere la causa di quell’incubo. La sera prima mia madre mi aveva detto che l’anno prossimo avrei frequentato un’altra scuola, nella città dove viveva mio padre, perché lei era stata trasferita per sei mesi in Europa per lavoro. Normalmente non sono contraria ai cambiamenti, credo che siano un modo per rimediare ai propri errori e ricominciare tutto da capo. E non mi sarebbe dispiaciuto neanche questo, se non fosse per il fatto che oltre a cambiare scuola, dovevo anche cambiare città, stato e continente.
Guardai di fianco a me. Mia sorella Jenna dormiva profondamente, ma stringeva i pugni e sussurrava qualcosa aggrottando le sopracciglia. Erano ormai cinque anni che i miei avevano divorziato ma lei ci soffriva ancora e spesso faceva incubi. La guardai intensamente ancora una volta: non avrei dormito con lei per un po’ di tempo, e il suo respiro pesante durante la notte, per me così familiare, mi sarebbe mancato.
Cercai di togliermi quel pensiero dalla mente, appoggiai la testa sul cuscino e chiusi gli occhi cercando di dormire. Tutto sommato avevo ancora l’intera estate davanti, e me la volevo godere nel migliore dei modi. L’avevo aspettata tanto e sarebbe statata la migliore di sempre. Io, la mia migliore amica e altri del nostro gruppo, da soli per tutta l’estate. Wow. Mi addormentai felice, con questo pensiero in testa.
Fui svegliata dalla voce di mia madre, la solita cantilena per svegliarmi:
“Amerikaaaaa! È tardi! Svegliaaaa!”
Non avevo dormito un gran che e mi sentivo stanchissima, quindi pensai di ignorarla e di dormire ancora un po’. Non sarebbe stato un dramma se fossi arrivata in ritardo l’ultimo giorno di scuola.
“AMERIKA!” mia madre aveva spalancato la porta della mia stanza. Ok non potevo dormire con le urla di mia madre nelle orecchie, dovevo alzarmi. E poi Keira mi stava aspettando.  Spostai le coperte dalle mie gambe di mala voglia, mi stropicciai gli occhi e aprii la finestra. In California è sempre soleggiato, ma oggi il cielo era coperto da uno strato sottile di nuvole grigie. Presi una canottiera color crema che lasciava fuori la pancia e degli shorts blu a vita alta. Mi guardai allo specchio, per vedere il risultato: come sempre ero mediocre. Non ero brutta, ma non abbastanza bella da essere definita tale. Mi guardai con più attenzione. Alta, di media stazza, abbastanza magra ma non troppo (o non il necessario, come la vedevo io), capelli ondulati,  di un colore troppo strano per essere chiamati biondi o castani, che arrivavano a fine schiena. Alcuni dicevano che ero bella. Ma io mi sentivo semplicemente banale. Tolsi quei pensieri dalla mia testa e mi concentrai sull’ultimo giorno di scuola e la fantastica estate che mi aspettava.
Cercai senza successo le ciabatte sotto il letto, e scesi le scale a piedi scalzi, dirigendomi verso la cucina. Il marmo freddo a  contatto con la pelle mi fece sussultare. Arrivata in cucina, vidi Jenna intenta a cercare una sorpresa nei cereali e la mamma appoggiata al tavolo che guardava verso la porta. Mi stava fissando, e la cosa non mi piaceva. Aveva gli occhi socchiusi e si mordeva un labbro. Quando si accorse della mia espressione preoccupata, mi fece un sorriso forzato e si spostò per farmi spazio. Mi versai del latte nella tazza e presi lo yogurt dal frigorifero. Tornando al tavolo ritrovai mia madre a fissarmi.
“Amerika avevi dei progetti per quest’estate?” mi chiese.
La sua voce era priva di emozioni, quasi fosse una domanda la cui risposta non sarebbe stata considerata in qualunque caso.
“Si ma’, volevo andare con Keira e Madison nella casa sul lago di Will. È da tanto che lo progettiamo e non vedo l’ora” dissi.
Era troppo strano. C’era qualcosa che non andava. Come se non avesse sentito la mia risposta mia madre disse
“Ho  dovuto anticipare il trasferimento. Jenna come stabilito verrà con me. Ma tu dovrai andare da tuo padre da questa estate. Mi ha chiamata prima e ha detto che verrà a prenderti lui qui, questo pomer..”
“NO!” non ci credevo “NON PUOI DIRMI QUESTO!”
“Amerika non iniziar..”
“NO! MI RIFIUTO!” non ci potevo credere, non potevo accettarlo.
“MER!!”
La mamma aveva alzato la voce. Non lo faceva quasi mai. Più per lo stupore che per l’urlo in sè mi zittii.
“Mer cerca di capire. Non dipende da noi, ti devi adattare! Tuo padre per farti pesare meno questa situazione viene fin qui dall’Australia, per non farti fare il viaggio da sola! E ha acconsentito a farti portare un’amica, pagherà lui le spese. Apprezza almeno questo. Lo so che provi rancore verso di lui, che ci ha lasciati, che se n’è andato per qualcun altro..” fece una pausa, abbassò gli occhi. Poi riprese fiato e disse
“Amerika sei grande. Cerca di capire e di comportarti come tale”. Poi chiuse gli occhi per qualche secondo e se ne andò.



LEGGI ANCHE IL SECONDO CAPITOLO DELLA STORIA DI AMERIKA. E RECENSICI, MI FAREBBE MOLTO PIACERE :3 --->




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