Young & Beautiful
Hot
summer nights, mid-July
When
you and I were forever wild
The
crazy days, city lights
The
way you'd play with me like a child
Will
you still love me when I'm no longer young and beautiful?
Will
you still love me when I got nothing but my aching soul?
L'estate dopo il diploma l'avevano passata in giro per l'Europa a
fingere di essere una normalissima coppia di fidanzati adolescenti. Se
qualcuno aveva notato la somiglianza tra di loro, non aveva mai
commentato.
A Londra non avevano praticamente visto la luce del sole, forse perché
erano ancora sballati dal fuso orario, o forse perché avevano già
visitato la città due anni prima quando Tywin li aveva portati in
vacanza, quindi i musei e le bellezze locali non destavano più il loro
interesse.
Una sera si erano infilati in un cinema di bassa categoria con una
bottiglia di Jack Daniels e, nonostante il film fosse stato drammatico,
avevano riso così tanto che la maschera li aveva sbattuti fuori.
Parigi era stata piena di romanticismo, ovviamente, per quanto cliché
potesse suonare. Colazione a letto e sesso di prima mattina,
passeggiate lungo la Senna e giri in carrozza. Era stato proprio a
Parigi che Jaime aveva chiesto a Cersei di sposarlo per la prima volta.
Avevano diciotto anni e non sapevano ancora nulla della vita, non
sapevano dove sarebbero stati una volta finita l'università, non
sapevano se avrebbero continuato a vivere a New York o se sarebbero
finiti in due parti del mondo differenti, ma Jaime di una cosa era
assolutamente certo: avrebbe amato Cersei per tutta la vita.
Cersei, ovviamente, gli era scoppiata a ridere in faccia,
rimproverandolo di non dire assurdità, poi gli aveva dato le spalle e
aveva continuato a scattare fotografie del panorama dalla Tour Eiffel.
A Barcellona avevano corso a perdifiato per le Ramblas, mano nella
mano, il vento che faceva volare i lunghi capelli biondi di Cersei, e
Jaime non aveva mai visto niente di più bello in vita sua. Avevano
fatto sesso in un vicoletto, la ruvidità del muro che graffiava la
schiena di Cersei, perché in fondo quella era la loro estate, ed erano
giovani e innamorati, e quindi perché no?
Ad Amsterdam erano a letto e avevano fumato così tanto da non riuscire
a smettere di ridere. Jaime non era neanche riuscito a eccitarsi, e
questo non aveva fatto altro che incrementare lo scoppio di risa di
Cersei.
"Sposami," aveva detto Jaime, e Cersei era tornata seria per un istante
prima di dire semplicemente "ok" e scoppiare nuovamente a ridere. I
progetti di alzarsi dal letto e andare a sposarsi in quell'istante
erano svaniti pochi secondi dopo, quando si erano addormentati entrambi
di botto.
A Milano Cersei aveva dato fondo a una delle carte di credito di Tywin
e aveva improvvisato una sfilata di moda solo per Jaime nel corridoio
dell'albergo, che era finita con una sveltina contro la porta della
loro camera, perché non volevano perdere tempo ad aprirla. La lavata di
capo che si erano presi da Tywin per aver speso troppo quando avevano
chiamato a casa due giorni dopo era stata un piccolo prezzo da pagare.
A Vienna erano saliti sulla ruota del Prater e si erano sentiti i
padroni del mondo a guardare le luci della città dall'alto. C'era
qualcosa di magico, di completamente diverso da quando salivano in cima
a qualche grattacielo a New York, forse perché erano lontani migliaia
di chilometri da casa ed erano liberi dal peso del loro cognome e del
loro sangue.
A Monaco avevano visitato Dachau, avevano percorso in silenzio quel
luogo di orrori, tenendosi stretti per mano. Un paio d'ore dopo, mentre
sorseggiavano una birra in uno dei tanti locali tipici bavaresi, Cersei
era ancora silenziosa e assorta nei suoi pensieri.
"Mi sono appena resa conto che, se fossimo nati in Germania durante il
Nazismo, ci saremmo potuti sposare," aveva detto poi, lo sguardo perso
nel vuoto, mentre un brivido le aveva attraversato la schiena nel
pronunciare quelle parole. "Non so come mi faccia sentire questa
consapevolezza."
***
Usciti da Yale, avevano entrambi iniziato il tirocinio in due studi
legali di Los Angeles. Tywin, ovviamente, era stato contrario a quella
decisione: perché mai accontentarsi di un mediocre tirocinio in
California, quando gli studi legali migliori del mondo si trovavano
proprio a New York? Alla fine, però, aveva ceduto, limitandosi a
ringraziare il cielo che Jaime sembrava si fosse deciso a seguire le
orme di famiglia diventando avvocato.
(Tywin non sapeva che, pochi anni dopo, quello che avrebbe voluto
nominare il suo erede si sarebbe arruolato nei Marines e la sua
carriera di avvocato sarebbe stata solo un lontano ricordo.)
Sei mesi in California e avevano quasi dimenticato l'esistenza di una
vita diversa da quella che li attendeva sulla Costa Est. La California
era il luogo perfetto per Cersei, pensava Jaime: dorata e luminosa come
lei, lei che era sempre stata capace di illuminare anche le giornate
più buie degli inverni della Grande Mela.
Jaime avrebbe voluto poter rimanere lì per sempre, solo loro due in
quel soleggiato appartamento a Beverly Hills. Non avrebbero potuto
sposarsi, ma avrebbero potuto vivere come se lo fossero stati; Cersei
sarebbe stata un brillante avvocato divorzista per tutte le star di
Hollywood e lui... lui avrebbe fatto qualunque cosa, non gli importava.
Avrebbe costruito edifici o pulito per terra, pur di poter rimanere lì
per sempre.
Aveva persino comprato un anello di fidanzamento, nonostante sapesse
che non poteva essere altro che un simbolo. Un anello d'oro con un
grosso smeraldo, il cui colore richiamava gli occhi di Cersei, e due
piccoli diamanti ai lati. Si sarebbe messo in ginocchio e avrebbe
dichiarato a Cersei il suo amore eterno per l'ennesima volta, e le
avrebbe chiesto di essere sua per sempre.
Cersei non aveva neanche mai visto quell'anello. La sera che Jaime
aveva organizzato di darglielo, Cersei era tornata a casa con un
diavolo per capello per via di una telefonata che aveva avuto con il
padre quel pomeriggio.
Se Jaime aveva sperato di potersi lasciare la famiglia alle spalle e
vivere serenamente con Cersei in California, i progetti della sua
gemella non avevano potuto essere più diversi: l'unico obiettivo di
Cersei era di diventare l'erede di Tywin, la Lannister che dava il nome
al loro studio legale.
Tywin non era stato d'accordo. Nonostante Jaime non fosse evidentemente
interessato a diventare l'erede di Tywin, o persino un semplice
avvocato, nonostante Tyrion avesse dichiarato solennemente più volte di
voler diventare difensore d'ufficio (e, in ogni caso, Tywin non avrebbe
mai voluto suo figlio minore a rappresentare la famiglia), Cersei non
era mai stata abbastanza per suo padre.
"Mi ha detto che è disposto a farmi socia dello studio, ma a una
condizione: che sposi Robert Baratheon, in modo da unire i due studi e
iniziare a costruire un impero," stava spiegando Cersei mentre
cenavano, e Jaime era così sicuro che la risposta della sorella al
padre fosse stata un secco rifiuto, che quasi non si stava degnando di
ascoltare.
"Ho accettato."
***
Quindici anni, un marito defunto, tre figli (di cui uno morto e una
spedita in collegio), due missioni in Afghanistan e due in Iraq, anni
di separazione e una mano amputata dopo, Jaime stenta a riconoscere
quello che sono diventati.
Cersei è distante, quasi rifiuta di farsi toccare, e beve troppo. Vuole
giustizia per Joffrey, ucciso in un incidente stradale da un guidatore
ubriaco, e ha paura di non ottenerla perché Tyrion sta difendendo il
colpevole e, per quanti difetti suo fratello minore possa avere, è
innegabile che sia un bravissimo avvocato.
Jaime soffre di depressione e di disturbo da stress post traumatico e
ha bisogno di Cersei. Ha bisogno di allontanarsi dalla follia che è
quella vita, dalla guerra, da loro padre, dal nome Lannister e dagli
occhi della gente che fissano il suo moncherino come se non esistesse
altro in lui.
Tywin vorrebbe che Jaime tornasse a praticare legge e che Cersei
sposasse Loras Tyrell per poter così unire gli studi legali,
diventare Lannister, Tyrell & Baratheon e avere tre quarti di
Manhattan come portafoglio clienti. E ciò che Tywin Lannister vuole,
Tywin Lannister ottiene.
Jaime è stanco di lottare, stanco di cercare di convincere Cersei a
lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare insieme da qualche parte,
cambiando nome, finalmente sposandosi. Se il matrimonio della sorella
con Robert Baratheon era stato difficile da sopportare, la sola idea
che Cersei possa sposare Loras Tyrell (o chiunque altro al mondo che
non sia lui) è insopportabile. È stanco di sentire le scuse di Cersei,
perché ormai non sono più due ragazzini dipendenti dal padre; sono due
adulti pieni di risorse ed è il 2014 e sicuramente non ci metterebbero
molto a trovare un modo per avere due identità nuove di pacca secondo
le quali non vi è nessun legame di sangue tra di loro. Potrebbero
essere felici come lo sono stati in Europa l'estate dopo il diploma,
potrebbero persino avere un altro figlio per aiutare Cersei a superare
la morte di Joffrey.
Cersei non vuole neanche sentire quei discorsi. Giura che non vuole
nessun altro uomo nel suo letto se non Jaime, e che vorrebbe essere sua
moglie, ma è impossibile. Perde la testa quando Jaime accenna l'idea di
rimpiazzare Joffrey con un altro figlio. Non vuole neanche prendere in
considerazione la possibilità di lasciare tutto quello per cui ha
lottato, tutto quello che ha costruito sacrificando il suo cuore e i
suoi sentimenti. Non è disposta a rinunciare al potere, non è disposta
a rinunciare alla sua posizione per inseguire un sogno d'amore. Non
quando Jaime si è arruolato e l'ha lasciata sola per anni, quando lei
aveva bisogno di lui. Non quando suo figlio è morto e Jaime non era lì
a piangerlo con lei. E il motivo per cui sta rifiutando la proposta di
Jaime non è per una stupida ripicca o una vendetta; è che il tempo le
ha indurito il cuore e ora, per quanto ami ancora Jaime con tutta se
stessa, le riesce difficile lasciare andare ciò che ha adesso, perché
quella è stata la sua vita quando il suo gemello era lontano.
Sono seduti l'uno di fronte all'altra nello studio di Cersei al
Lannister & Baratheon e quasi stentano a guardarsi negli occhi,
preferendo fissare il bicchiere di whisky, l'una, e la mano mancante, l'altro.
"Mi ami ancora?" chiede Jaime, temendo la risposta, perché è sempre
stato in grado di capire gli umori e i sentimenti della sorella, ma in
quel momento Cersei è un completo mistero per lui.
Cersei sospira e stringe il bicchiere tra le mani. "Certo che ti amo
ancora... credi davvero che potrei mai smettere? Ma sai benissimo che non
potremo mai essere come tutte le altre coppie, che non potremo mai
sposarci o anche solo vivere tutto questo alla luce del sole."
Jaime annuisce e, con l'unica mano che gli è rimasta, afferra una delle
cornici d'argento che Cersei tiene sulla sua scrivania. La fotografia
all'interno li ritrae diciottenni e sorridenti a Barcellona, forse
l'unico momento della loro vita in cui si sono sentiti veramente felici.
"Credi potremmo mai tornare a sentirci come quando eravamo in Europa? O
forse la nostra occasione per la felicità se n'è andata con la
giovinezza?"
"Non siamo mai stati felici, Jaime. Non veramente. Ricordi cosa ti ho
detto quella sera a Monaco? Se fossimo vissuti in Germania durante il
Nazismo, avremmo potuto sposarci. Non è indicativo che la nostra unica
possibilità sarebbe derivata da un genocidio?"
C'è qualcosa di atrocemente veritiero nelle parole di Cersei, qualcosa
che colpisce Jaime nel profondo, perché la loro è una storia d'amore
tragica che non prevede un lieto fine. Eppure, Jaime non può fare a
meno di fissare i loro sorrisi smaglianti in quella fotografia di una
vita fa e pensare che sì, forse non era stata felicità, ma ci era
andata dannatamente vicina. Forse non torneranno a sorridere in quel
modo e ad amarsi in quel modo, ma non vuol dire che quello che c'è tra
loro sia del tutto spezzato.
E chissà, forse in fondo Cersei ha torto. Perché se esiste una
possibile realtà in cui loro due sono vissuti in Germania ai tempi del
Nazismo e si sono potuti sposare, allora forse esistono altre realtà,
realtà in cui non sono gemelli e non sono Lannister, e il loro unico
problema è di che colore dipingere le pareti della loro camera da letto
o quale tavolo comprare per la sala da pranzo. Forse esistono altre
realtà in cui Jaime ha ancora entrambe le mani e Cersei non è così
assetata di potere e così disperata per l'approvazione del padre e il
loro amore può essere abbastanza per entrambi.
Forse il problema è che quella che stanno vivendo ora è la realtà più
tragica, ma ce ne sono altre in cui sono felici e innamorati e il loro
è un amore possibile e non una tragedia, non un olocausto. In un'altra
realtà, forse, non sono stati felici solo per un'estate quando erano
giovani. In un'altra realtà sono felici da tutta la vita e lo saranno
fino alla fine dei loro giorni, e solo la possibilità che una realtà
del genere possa esistere è abbastanza per Jaime.
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