Autore:
Yume_no_Namida
Prompt scelto: 5.
Terme, tradimento, diplomazia, genere comico o angst.
Titolo:
“Gli antenati stanno a monte di ogni male”
Genere: Comico,
Commedia, Slice of life
Rating: Verde
Avvertimenti:
One-shot
NdA: Sarò
breve, altrimenti rischio di affossarmi prima che leggiate la storia,
la quale potrebbe affossarmi da sé - quindi lasciamole
questo privilegio. Ero partita con l’idea di una flashfic,
è venuta una One-shot di circa settemila parole; Sasuke e
Sakura non mi garbano troppo, ma a prevalere sono i loro pensieri
(riconosco di avere dei problemi, forse provengo anch’io da
Konoha); la storia è una commedia stupida, molto stupida, un
ipotetico post-guerra ‘nonsoancoraquantopost’
mostrato in uno squarcio di ordinaria amministrazione che a Konoha
può voler dire solo ‘rinchiudeteli tutti e buttate
la chiave’; Il titolo... è per Sakura, ma anche
per Sasuke (dio, se è per Sasuke!), Naruto, Hinata, Kiba,
Gli Altri (maiuscolo perché ciascuno ha una propria
importanza ma qualcosa mi suggerisce che non è il caso di
elencarli tutti tipo lista della spesa), noi, la vita in genere. Che
altro? Se scrivo commedie mi sbizzarrisco, quindi alcune virgole sono
volutamente omesse e lo stile non saprei definirlo, mi pare comunque
tutto rientri nei limiti dell’accettabile - mi pare, il che
implica il probabilissimo errore XD. Ma dovevo essere breve e ho
ciarlato troppo, per cui buona (spero) lettura!
E indipendentemente
dal risultato, grazie, perché mi sono divertita.
PS Ah! Metto in chiaro
che adoro sia Ino che Kiba, ma qui ho estremizzato soltanto alcuni lati
del loro carattere che potrebbero farli apparire odiosi ad alcuni (non
a me), mea culpa! Esigenze di copione XD
Gli antenati stanno a monte di
ogni male.
“Tradimento.”
Se qualcuno potesse
percepire i suoi pensieri, Sasuke è certo che farebbe
roteare gli occhi, gli poserebbe una mano sulla spalla - “da mozzare seduta
stante, quella mano” - e lo fisserebbe con lo
sguardo compassionevole e il sorrisino rassegnato che si riservano ai
bambini. O ai matti.
Lui è
più sul genere matto, ma matto da legare.
“Sociopatia
aggravata da personalità multipla, nevrosi di natura
variegata e innegabile tendenza alla megalomania, nonché al
delirio” sciorinerebbe Sakura, con aria saccente. Da quando
se ne sta quasi quotidianamente rinchiusa nell’ufficio di
Tsunade è diventata decisamente irritante.
“Però
è anche vero” aggiungerebbe, con un leggero sbuffo
“che la situazione non sarebbe così esasperante, se non
ti trovassi ancora allo stadio infantile.”
Cos’è,
il suono di “esasperante” a indurre delle
preoccupanti pulsazioni nelle sottilissime vene - ormai enormi e
rigonfie di sangue pronto a eruttare in una colata di urla isteriche e
sconnesse - in prossimità delle tempie? O la mano che
immagina (immagina, nel suo paranoico cervello da Uchiha!) Sakura
porterebbe alla fronte, come a sorreggere la stanchezza accumulata
negli anni passati a inseguire “un bastardo figlio di
puttana, quindi non di Mikoto perché Mikoto”
stando al parere dello spirito, ologramma o che accidenti era di
Kushina Uzumaki “si sarebbe potuta definire a tutti gli
effetti una santa donna a cui era semplicemente toccata in sorte
un’enorme disgrazia?” Lui, la disgrazia. Toccante
discorso con cui Naruto lo aveva riaccolto a Konoha alla fine
della guerra, a braccia aperte e piombandogli addosso senza ritegno,
madido di sudore, schifosamente lercio e con stampato in
volto un tale sorriso imbecille... Sasuke lo avrebbe volentieri
scuoiato seguendo l’estro del momento, se solo non si fosse
scoperto turbato dall’inedita proprietà di eloquio
dell’ormai ex-ma a quanto pareva non più
ex-compagno di squadra, che oltre ad aver guadagnato in forza fisica
doveva aver chissà come ricevuto dei neuroni bonus, seppur
pochi e malmessi, ci teneva a precisare.
“Naruto
pronuncia una frase di senso compiuto più lunga di cinque
parole, che non riguardi in alcun modo il ramen né le
patetiche moine da orfanello che, a dispetto delle
avversità, ha imboccato la via della gioia, della
condivisione, della fratellanza...”
Sasuke avverte un
conato di vomito, non ci si è ancora abituato; al fatto di
trovarsi di nuovo a Konoha, villaggio di patetici imbecilli dalla
mentalità retrograda che si figura ancora ridurre in
poltiglia con un sadico piacere, nei suoi sonni migliori, a riavere
costantemente attorno quei due robi
petulanti di Sakura e Naruto perché ehi, era
pur sempre uno psicolabile che aveva diverse volte dato prova della
propria instabilità - “Vi ricordate quando se
n’è uscito con la storia che voleva diventare
Hokage?”,
dannato Inuzuka e il suo stupido cane - , non si poteva
mica lasciare che vagasse per la Foglia senza controllo e con su quello
sguardo omicida che “di certo terrorizzerebbe a morte i
bambini” - si era sentita in dovere di precisare la Yamanaka,
che poi perché diamine era lì? E che fine avevano
fatto l’amore folle per lui, la venerazione,
l’assecondare le sue più recondite brame quali
chiudere il becco senza protestare... insomma, che ne era stato dei
purissimi, secondo giustizia ciechi sentimenti di un tempo? - , al
briciolo di lucidità ritrovata o per la prima volta in
assoluto sperimentata da Naruto, alla berciante allegria confusionaria
di quelli che per Sasuke rientravano nella categoria degli spettri
vaganti e fastidiosi oltre la media (dei poltergeist), ma che Naruto si
ostinava a considerare “amici”... dannazione, che
se li tenesse per sé!
“Gli
ho forse chiesto niente?”
“Hey, pollo”
è l’ennesimo tentativo di ironizzare sul suo
taglio di capelli? “Stai per caso elaborando un ulteriore
programmino kamikaze che coinvolge gli abitanti del villaggio? Sai
com’è, meglio essere avvisati in anticipo: devo
decidere come trascorrere il tempo mentre fallisce.”
irritanti sghignazzate canine.
“Io credo
non abbia tutti i torti. Si vocifera che il bagno sia il posto ideale
per un certo genere di trovate.”
Gelo.
Fuori dalla vasca,
seduti su degli sgabelli traballanti e tarlati che non sono altro che
la vivida testimonianza del pressappochismo (sì, ha pensato
proprio “pressappochismo”) con cui si conducono le
cose a Konoha, un pulcioso Kiba Inuzuka il cui cane, Sasuke ne ha
davanti la conferma, ostenta maggiori decoro e igiene e uno Shino
Aburame che si è appena scoperto in possesso di un qualche
senso dell’umorismo - lugubre e serioso, ma pur sempre senso
dell’umorismo - lo fissano in maniera snervante e
oltraggiosamente ilare. Correzione: Kiba lo fissa; Shino non si capisce
mai cosa stia facendo, dietro quei ridicoli occhialini da sole
perennemente incollati alla faccia - siamo alle terme, per Madara!
Già, a
opinione di Sasuke le divinità supere si incarnano nel
leggendario fondatore del clan Uchiha, nonostante abbia cooperato nel
rispedirlo Aldilà ad
vitam aeternam per un motivo che ha finto di cogliere, ma
che ancora gli sfugge (sarà la volontà di Itachi,
si rincretinisce sempre quando si tratta di Itachi), in linea con
l’usuale coerenza. Se solo la sua contorta visione delle
divinità non lo rendesse fermamente convinto che si
può essere tali soltanto dopo morti, riserverebbe a se
stesso questo onore; ma non ha senso togliersi la vita quando si ha la
piena convinzione che nessuno te lo tributerebbe, tutti troppo
sottosviluppati per intuire la presenza del genio.
E’
lì lì per attivare lo sharingan, alzarsi dalla
vasca in cui è immerso fino al mento e farli fuori
così, con estrema nonchalance, insaponarsi giusto per essere
sicuro di raschiare via gli eventuali schizzi di sangue, sciacquarsi e
nuovamente immergersi nell’acqua e nei propri
pensieri, rimorsi zero, un
vero professionista, quando una voce tristemente familiare
soggiunge: “Naaah, starà rimuginando su quanto mi
è grato per avergli peggiorato la giornata, neh,
Sasuke?”
Naruto.
Naruto che ride come
l’imbecille che è.
Naruto!
La ‘tuta
arancio-nera di pessimo gusto parlante’ che quella mattina
“Vieni alle terme, ci divertiamo!”, e
così si è ritrovato nel bel mezzo di uno
sgradevole pot-pourri di indistinte ciance di cui, davvero, non ha mai
avvertito la mancanza .
Perché
è convinto, il cretino, che lui ne senta la mancanza! E
glielo ha rivelato subito dopo essere giunti sulla scena
dell’ormai prossimo crimine, con un disgustoso brillio negli
occhi e nella voce un’affettazione da padre premuroso in
pensiero per il pargolo che non socializza, mentre avrebbe taaanto
bisogno di uscire e conoscere il mondo, roba che Sasuke non si spiega
cosa lo abbia trattenuto dallo spaccargli la faccia. “Le
persone sono importanti, so che un giorno mi ringrazierai.”
Na-ru-to.
Scandito, come se
volesse masticare e fare a pezzi le sillabe in luogo di colui di cui
stanno a rappresentanza, una lunga e lenta agonia che lo appagherebbe
di anni e anni di sopportazione. E finalmente il suo cervello
è ricondotto al punto da cui è partito:
tradimento. Che, se si affianca agli Uchiha e in particolare a Sasuke,
è fedele compagno di un’unica parola: vendetta.
“Tu!”
esclama, assottigliando gli occhi a mo’ di indice accusatore
dalla punta aguzza e infamante “Tradimento”
prosegue, facendo attenzione a rivestire della dovuta suspance
l’ultima parte della sua orazione minimalista “Ti
ammazzo.”
“Cosa?”
urla Naruto, evidentemente privo del benché minimo istinto
di sopravvivenza “Parla più forte, non ti
sento!”
“Credo”
soggiunge Choji, col tono prudente e appena incrinato di chi ha fiutato
la tempesta (e del resto Sasuke sta proprio per sollevarsi bruscamente
dando origine a uno tsunami) “Credo si stia lamentando della
situazione, Naruto. Nello specifico” sguardo di sfuggita al
volto paonazzo di Sasuke, a riconferma dell’ovvio,
“Di te.”
“Ovvio”
ahi, intromissione indesiderata di Kiba, bandiera rossa, è
riprevista burrasca “L’hai tradito, Naruto. Lui si
aspettava di venire qui da
solo con te!”
Ahi.
Sasuke non coglie
subito il messaggio o non vuole coglierlo, le sue cellule neuronali si
rifiutano di decriptarlo, ma possiede una sorta di sesto senso per le
prese per il culo, una controparte crudele del proprio orgoglio
smisurato, e allora coglie, istintivamente, inesorabilmente.
Incazzosamente.
“Chi cazzo
ti ha interpellato, Inuzuka? Te e il tuo botolo ringhioso!”
sbotta, indicando un enorme Akamaru che, fiutando il pericolo, ha
assunto una posa di attacco e ha preso a emettere una minacciosa e
prolungata vibrazione gutturale.
“Ci risiamo”
pensa Shikamaru, con la disperata rassegnazione del genio pigro “Perché non
ho accettato di partire per Suna quando l’Hokage me
l’ha chiesto? Perché non sono rimasto a far
compagnia a mia madre?” E i kami ben sanno
quanto entrambe le prospettive lo avviliscano.
“Lascia in
pace Akamaru” un altro ringhio, stavolta di Kiba.
“Ecco”
ancora Shikamaru “Seviziatelo,
torturatelo, strappategli i gioielli di famiglia e dateli in pasto agli
uccelli, ma che nessuno gli tocchi il cane!”
Riderebbe, se non avesse la netta percezione di quanto
quell’atteggiamento sia malato. Se perlomeno se ne trovassero
le fondamenta, sarebbe un ottimo punto di partenza... Ma riflettere
è inutile, e come da previsioni Sasuke si alza, terremotando
le acque, si para innanzi a Kiba con due pupille che sono odio
concentrato misto a disgusto - quanto possono fare testo, determinate
espressioni, se perenni? - e... Naruto lo blocca, con un braccio
davanti al petto.
“Smettetela”
pausa. Respirazione tesa da parte di tutti. “Siamo qui per
divertirci, lasciate correre! Almeno oggi” consueta
imperturbabilità di Shino, sollievo di Choji
“Anche se” scetticismo di Shikamaru “Beh,
Sasuke, devi ammetterlo: noi due siamo grandi amici, stiamo sempre
insieme, mangiamo insieme e qualche volta andiamo pure in bagno,
insieme. E tu non ti sei mai filato una ragazza. E’ naturale
che la gente faccia certi pensieri.”
Fidarsi sempre dello
scetticismo di Shikamaru, mai prestare fede al presunto senno di Naruto.
In meno di due secondi
è il caos: Sasuke ha afferrato la testa di Naruto e ha
intenzione di staccargliela, mentre farfuglia frasi sconnesse circa un
episodio di irruzione in bagno che ciascuno farebbe volentieri a meno
di ascoltare (“Mattina, la tenuta degli Uchiha non ha chiavi,
sei entrato senza bussare! Sasuke
me la faccio sotto corro a pisciare, in bagno, nudo,
doccia, io! Ti ammazzo.”), Kiba ha convenuto tra
sé che non può assolutamente permettere che
l’onore del suo ‘adorabile
cucciolotto’ venga compromesso senza riscatto e si
è buttato nella mischia, agitando gli arti a caso e
profondendosi in urla non ben definite (ciò che conta
è farsi sentire), Akamaru ha iniziato a latrare, un latrato
che si avvicina più a un pianto da infante per il padrone in
difficoltà - Kiba li ha rimbambiti a tal punto che ormai
risulta impossibile non individuare, in ogni movimento del cagnone
bianco, l’ombra di una qualche partecipazione emotiva
profonda -, Shino continua a frizionarsi la pelle come se i fatti di
questa dimensione non gli appartenessero e Choji, da paciere qual
è, si impegna strenuamente a placare gli animi, mentre
Shikamaru è tentato di muovere qualche passo in
discreto silenzio e, nudo come un verme, senza nemmeno preoccuparsi di
afferrare un asciugamano qualsiasi - azione sconsiderata che avrebbe
l’unico effetto di fargli perdere attimi preziosi - , fuggire
ad allenarsi insieme a Rock Lee, altra prospettiva molto poco
allettante, “Ma
tant’è” si ripete “Peggio di
così non può andare.”
E invece Shikamaru si
sbaglia.
Evento raro e per
ciò stesso imperdibile, come il crollo del tipico anziano
che si incontra per strada da novelli genin, di ritorno
dall’accademia, quel vecchio bastardo che non risparmia mai
la predica e che porcamiseria
per qualche arcana ragione si mantiene ancora tanto saldo sulle proprie
gambe, poi un giorno si schianta al suolo e sul momento si resta
talmente stupefatti che ci si dimentica di ridere, ma a casa si ride,
oh, se si ride! Per ore, senza tregua, col più crudele
candore dell’innocenza...
Shikamaru si sbaglia,
dunque.
Ma nessuno ride.
Perché
all’improvviso un’ombra pallida e mortifera, fino
ad allora rannicchiata in un angolo ad osservare l’accaduto
con la stessa graniticità di Shino ma con maggiore
terrificante imprevedibilità, quest’ombra relegata
nell’oblio si è mossa e si è piantata
di fronte ai tre guerrafondai in piena belligeranza. E con la voce di
Sai ha esclamato: “Oltre le aspettative, però non
ci siamo.”
L’Antartide.
Sudori freddi
generalizzati, panico in aumento, l’immobilità
fremente prima della catastrofe.
“Decisamente”
l’ombra continua, imperterrita, la propria opera di
devastazione “Più grande di Naruto ma ancora non
abbastanza. Grazie, Sasuke, l’idea mi tormentava da un
po’.”
E proprio quando
sembra finita, quando lo sbigottimento ha spazzato via ogni traccia di
furore...
“Oh. Tu
avevi un fratello, giusto?”
Un fulmine nel torace,
kami, adesso! Dove diamine siete quando si ha bisogno di voi? Che razza
di giustizia è questa?
“Lui,
insomma... Itachi, com’era
messo?”
Cosa.
Quando. Dove. Perché.
Sasuke molla la testa
di Naruto, volge il viso verso Sai ed esibisce uno sguardo spiritato al
rallentatore - non si tratta di un’impressione, ha rallentato
di proposito!
Rewind cerebrale.
“Tradimento.
Vendetta.”
Le mura tremano sotto
l’onda d’urto di un urlo disumano.
“Tradimento!”
Strascicata.
La voce di Ino
è orrendamente strascicata, trascina le lettere come si
trascinerebbero cavalli riottosi. O maiali, che nel suo caso
è più pregnante, ma Sakura ha smesso di
provocarla in maniera così infantile dal momento in cui
hanno operato insieme sul loro primo quasi-cadavere,
termine poco tecnico e parecchio realistico per indicare gli shinobi
reduci dalla guerra affidati alla loro competenza medica (quale
competenza, se erano delle principianti?), e di continuo vi prego non
morite, tornate indietro, andiamo, Ino, perché cavolo non
funziona, Ino? Sono stanca, Ino, e giù lacrime contro il
petto dell’amica ritrovata che è sempre stato
più florido del suo, l’ultima di una lunga serie
di maledette ingiustizie! Ne hanno perso più di uno, per
quanto ancora Sakura non riesca a capacitarsi del
‘perso’, cosa dovrebbe significare? Lei aveva perso
Sasuke, una volta, ma era diverso. Si può perdere quanto non
ci appartiene, quanto non desidereremmo neanche ci appartenga? E sono
cresciute di colpo, senza sapere come né quando, hanno
sperimentato la sofferenza dell’appartenere alla specie
umana, l’essere rimandate a se stesse al benché
minimo contatto con l’altro, anche solo uditivo e a miliardi
di chilometri interiori di distanza, hanno capito che
c’è poco da scherzare; ma soprattutto che lo
scherzo è la confortevole parentesi in cui rinchiudersi per
consolarsi e farsi consolare, la coperta di lana fin sopra alle
orecchie prima del prossimo risveglio invernale, qualcosa di cui
servirsi al momento e nella compagnia opportuni, per riprendere a
respirare.
C’è
il momento e c’è la compagnia, ma il suono
squillante nella voce di Ino, il fastidio che porta con sé e
la marea di catastrofici cataclismi a cui sicuramente vorrebbe
condurre... no, l’acqua è calda e lei è
troppo in pace per interessarsi a sedare probabili intenti libertini e
reazionari. L’estasi delle membra ha il sopravvento e Sakura
decide che, semplice, non
è il caso.
“Tradimento,
Hinata!”
Però quella
vocetta - è passata al vezzeggiativo dispregiativo da crisi
nervosa - così acuta, così isterica... deve
resistere.
“Resisti”
si impone, mentre indossa una maschera da ignava noncurante e prende a
fissarsi con insistenza le ginocchia piegate, quasi che da un momento
all’altro possano venire oscurate dal profilo di un seno che
non le crescerà mai, massì, concentriamoci sulle
sventure personali che forse ci si distrae e oh!, il nervosismo
aumenta, non mi facevo ancora tanto suscettibile. Allora avanti,
togliamo quel mai a fine frase e ricominciamo a sperare come si spera
veramente, senza senso.
“Dopotutto”
Stridio, tette -
Acuto, enormi.
“Che diamine
te ne fai, altrimenti, del Byakugan?”
Pfff.
Esplosione di suono e
di mammelle.
“Come,
prego?”
E’ lei a
parlare, e la voce che le risale la gola proviene da un altro universo,
dal pianeta oscuro e nebuloso dei propri più profondi
timori, cui afferiscono i dubbi relativi alla presunta compiuta
maturazione di Ino e la minima percentuale di pensieri casti e
tranquilli che dovrebbero essere stati concessi a chiunque sul globo,
ma per qualche inconcepibile e assurdo - sì, assurdo
è l’aggettivo adeguato! - motivo Konoha pare
situarsi al di fuori del globo, già Sasuke in solitaria
è l’antitesi della tranquillità, santo
cielo!
“Calma,
non sarà come credi. Non lo è, abbassa la
guardia.”
“Come,
prego?”
Si trova ridicola. Si
sente ripetere e si trova ridicola, deve esserlo davvero
poiché, eccezion fatta per Hinata del colore del ferro
rovente e in avanzato stato di agitazione (“Non è
come penso, non è come penso anche se pare proprio che sia
come penso”), Tenten la scruta con la compassione riservata
agli scemi del villaggio, ora realizza come debba sentirsi Naruto
all’alba di ogni nuovo giorno, mentre Ino, nuda e
gocciolante fin sotto l’ombelico, ruota il busto in sua
direzione con le mani sui fianchi e un’espressione a
metà tra lo stupito e l’infuriato.
“Comeprego?
Comeprego?? Tu!” le punta un indice smaltato di viola in
direzione della giugulare “Tu...”
d’improvviso si placa e fissa il vuoto, imbambolata. Quando
si riprende ha un’inquietante baluginio all’interno
dell’iride e sfoggia il suo migliore - o peggiore? - sorriso
da bambina-demonio, un sorriso che per sua sfortuna Sakura conosce
bene. “Sakura” e l’aria comincia a farsi
soffice e rosa, costellata di ipercaloriche nuvolette di zucchero
“La mia Sakura...” Ino si avvicina, le nuvole
aumentano e si appiccicano dappertutto, mayday, abbiamo un grosso,
grossissimo problema, benché grosso e Ino nella stessa frase
appaia un ossimoro a meno che non si tratti di Choji, e anche in tal
caso è preferibile optare per un altro aggettivo...
“Sakura, tu
sei un ottimo ninja, non è vero?”
Ottimo ninja?
Correre, correre in fretta senza lasciare traccia, da veri ottimi ninja!
“E gli
ottimi ninja” adesso gli occhi di Ino sono penetrati nei suoi
e il verde smeraldo si è tramutato in verde prato, prato che
sta per essere deturpato da una delle cacche fumanti di Tonton,
sì, nelle giornate di maggiore squilibrio causato da otto
ore consecutive di alcolici e gioco d’azzardo Tsunade
l’ha fatta assistere persino a questo “Fanno
fruttare sempre
le proprie capacità, giusto?”
Non è una
domanda, Ino sa che è giusto e Sakura deve saperlo con lei.
E sì, fa
Sakura con la testa, sì, Ino, hai perfettamente ragione,
tanta è la voglia di scoprire dove la bambina-demonio
intenda andare a parare, lo intuisce ma gradirebbe sentirlo da lei,
forse per discolparsi agli occhi di Hinata e Tenten (“Vedete?
Io sono ignara, è lei la manipolatrice!”, tentata
regressione ai sei anni), o forse il perforante brusio infero e nasale
che fuoriesce dall’ugola di Ino l’ha rincitrullita
in toto, e “Ne ero certa” prosegue Ino, esibendosi
in un altro dei suoi stucchevoli sorrisi caramellati.
“Allora
perché” tonalità scura e disperata
“Perché Hinata si rifiuta di farlo?”
“Ah già,
Hinata!” in quel clima di sospetto e
teatralità barocca ha finito per perdere il filo.
“Hinata”
risponde Ino al suo smarrimento “Non vuole sfruttare le sue
abilità oculari. Eppure le ho spiegato che sarebbe per fini
puramente scientifici!” Sakura giurerebbe di averla sentita
tirare su con il naso “Che cosa le ho fatto? Cosa ti ho
fatto?” adesso c’è Hinata, al centro del
mirino, Hinata che sprofonda gradualmente all’interno
dell’acqua e magari lo sta facendo di proposito, magari
ritiene che annegarsi sia una soluzione più piacevole
“Cos’hai contro i ninja medici? Se potessi me la
sbrigherei da me, senza chiedere favori a nessuno, ma i miei sono
stupidi occhi normali!” dorso della mano in
prossimità delle ciglia a sottolineare la
tragicità del discorso.
“Ti prego,
Hinata” in partenza è la richiesta più
seria del mondo “Una volta. L’anatomia ha bisogno
che tu sbirci al di là del muro soltanto una
volta.”
Konoha è al
di fuori del globo.
Konoha è decisamente al di
fuori di un qualsiasi
universo provvisto di ordine, finanche il più provvisorio!
Ed è come
Sakura pensava.
“E’ come
pensavo” si recita a più riprese,
uscendo dalla trance, e non sa se esserne più sconfortata o
cosa, nel dubbio opta per il cosa giacché attualmente
sprovvisto di implicazioni definite. Kami, voleva godersi un pomeriggio
alle terme! Un rilassante pomeriggio alle terme, nient’altro.
E’ troppo? Dopo l’insperato ritorno di Sasuke deve
rinunciare per sempre alla possibilità che uno qualunque dei
suoi altri desideri, persino il più insignificante, venga
esaudito?
Che se ne torni a
vagare di paese in paese minacciando vendetta, quello psicopatico!
Psicopatico che, tuttavia, trova indiscutibilmente attraente. Il culo del quale
trova indiscutibilmente attraente. E che non la
ripagherà mai del travaglio dell’attesa,
perché sarà asessuato o più
pragmaticamente omosessuale, prendendo nota delle innumerevoli
attenzioni riservate a Naruto e, caso clinico ancora più
grave, all’ei fu fratello maggiore. Però quel culo...
Sakura ritorna in
sé.
Fantasticando su un
fondoschiena, il che lascia trapelare parecchio sulle turbe del suo
‘sé’, ma ci sono cose più
urgenti a cui badare, quali Ino che, in preda all’accecamento
più totale, ormai scuote fisicamente Hinata, alternando i
“Cos’hai al posto del cuore?” ai
“Ribadisco che è in nome della scienza!”
a qualche sporadico e pronunciato molto velocemente, allo scopo di
smarrirne il suono e il senso, “Per favore”. Tenten
improvvisa una blanda mediazione di “Non mi sembra il
caso”, ma va a schiantarsi miseramente contro le proteste
sempre più urlate e gli scossoni sempre più
accentuati del demonio isterico - della bambina non è
rimasto più nulla.
Sakura sospira.
Preferirebbe di gran lunga trovarsi a sezionare cadaveri
all’obitorio, squartarli brutalmente per rifarsi delle
ripetute frustrazioni subite in una consistente parte della
propria vita, ostentare amore folle per quelle viscere prive
di respiro e stringerle tra le braccia come fossero il suo tesoro
più prezioso, così da essere trascinata in una
qualunque clinica psichiatrica del circondario dove trascorrerebbe in
pieno equilibrio il resto dei suoi giorni. Ma no, le tocca rimettere
ordine nel caos più confusionario, infida routine, e del
resto non saprebbe dire quanto bene operino le ‘cliniche
psichiatriche del circondario’, date le condizioni
psicofisiche passate e presenti degli abitanti del proprio e dei
restanti villaggi.
Così, poco
prima che il collo di Hinata salti via producendo un buco
nell’acqua e uno splash sordo, Sakura si alza, allunga una
mano sulla spalla di Ino e “Suvvia” si sente
pronunciare “Suvvia, Ino. L’anatomia
sopravviverà.”
E’ la prima
cosa che le è venuta in mente. La meno stupida delle
prime cose che le sono venute in mente, definirla la più
intelligente sarebbe troppo, le manca il coraggio.
“Hinata non
ce l’ha con nessuno e tu sarai sotto stress a causa del
sovraccarico di lavoro, vediamo di trovare un accordo”
sorriso tirato. Condivisibile preoccupazione di Tenten.
Ino ruota la nuca a
scatti (bambina-demonio!), l’iride è ghiacciata e
trapassa Sakura da parte a parte, le braccia si distanziano da Hinata e
ricadono lungo i fianchi.
“Va
bene” lapidario, con la violenza e la precisione con cui si
lanciano sassi “L’anatomia se la spassa,
d’accordo.” piovono pietre, piovono pietre e
nessuno che fornisca un riparo “Ok, diplomatica del mio
Sandaime*” che le ha fatto, il Sandaime? Troppo vecchio per
entrare nelle sue grazie? E il ridicolo orgoglio del Nidaime**?
Giustificato in nome della precaria estetica Yamanakiana? “Lo
faccio per me. Solo per me. Ma” un ombrello,
un’asse di legno, delle tegole, qualcosa! “Quella lì”
sarebbe Hinata “Ha passato tre quarti di esistenza a bramare
la compagnia di quel megaimbecille
di Naruto. Tre quarti! E proprio adesso non vuole stargli accanto? Non
vuole conoscerlo meglio?”
Silenzio. Silenzio
più che tombale, da prima della tomba, da prima della guerra.
Hinata
perirà!
“Io
non...” sta abbozzando una risposta? “Non
così. Naruto mi piace, anche in quel senso, ma
non voglio... stuprarlo...
non così.” sparato con immenso imbarazzo e nessuna
vergogna, senza abbassare gli occhi.
E’ un
miracolo.
Sakura ha voglia di
piangere perché è un miracolo, Hinata la stupisce
di continuo, reagisce! E pronuncia ‘stuprarlo’!
E’ tosta. E’ diventata tosta senza smettere di
essere Hinata, Sakura la ammira perché non teme i propri
sentimenti e la abbraccerebbe seduta stante perché ha messo
a tacere Ino, pace suprema di tutti i sensi.
Ma ogni miracolo
richiede un sacrificio e qualcosa nell’apparente calma di Ino
e nel sorriso furbesco che le dedica subito dopo le suggerisce che a
fungere da nuovo bersaglio per i kunai sarà proprio lei.
“Capisco,
Hinata” afferma Ino, e Sakura ha un tuffo al cuore
“Ho esagerato. Perdonami.”
Perdono? Quella non
vuole bersagliarla con i kunai! Vuole trasferirsi in lei, compromettere
la sua immagine agli occhi del villaggio, sempre ammesso che ne abbia
una, e infine sottoporla a qualche devastante tecnica proibita -
ohkkami, le vuole far sedurre Morino! Vuole indurla a trangugiare
l’intera scorta di saké di Tsunade!
“Sapete”
Ino la butta lì come si butterebbero lì una
dozzina di cartebomba “Mi è parso di capire che
Naruto sia riuscito a trascinare Sasuke.”
Eh?
“Dovrebbe
esserci anche Sasuke, dall’altra parte.”
E’ un colpo
basso! Brividi di terrore e di qualcos’altro
si arrampicano lungo la spina dorsale di Sakura.
“Chissà
quei glutei...”
Ed è
l’esplosione, letteralmente.
Qualcosa è
esploso in corridoio accompagnato da schiamazzi indistinti ma ben
udibili, sottraendo Sakura al proprio destino di donna debole e di
futura traditrice. La kunoichi fa giusto in tempo a mettere un piede
fuori dalla vasca e ad avvolgersi un asciugamano attorno al corpo
seguita da una Tenten parecchio scossa e da un’ancora
intontita Hinata - la stessa meravigliosa Hinata a cui appena un
istante fa è stata in procinto di voltare le spalle, per un
uomo! Per un Sasuke,
che è peggio - , prima che Ino, che ha compiuto i suoi
stessi gesti, le urli dietro “Di diplomazia non capisci
niente, Sakura!” e “Te ne pentirai”,
lasciandola in un limbo tra i rimorsi di pessima amica e le voglie di
‘giovane adulta sotto il bombardamento degli
ormoni’ appagata. Sono due voci fin troppo note a riportarla,
una volta di più, sulla retta via:
“Pietà!”
Naruto, consuetamente idiota.
“Vi
ammazzo” Sasuke, abitualmente conciso e, qualcosa le
suggerisce, sharingan-munito.
Il corridoio ha
assunto le sembianze del deserto di Suna, solo più ricco di
macerie e di bertucce schiamazzanti; ok, quella non è
affatto Suna, è Konoha nel dopoguerra. Quella resta Konoha, con o
senza la guerra, macerie numerose o meno.
A terra, catapultati
contro il muro di fondo, un Sai di marmo e un Naruto implorante,
viscidi e nudi. Ino ridacchia in direzione di Hinata, Hinata
è sulla strada dell’infarto fulminante - tutto
l’impegno per morire d’infarto, ora che suo padre
la considera una ninja e ne è entusiasta! Un ninja che muore
di infarto per averne visto un altro nature...
Diverse mattonelle
addietro gli spettatori del circo, le bertucce.
LA bertuccia,
perché Kiba è l’unico a sperticarsi in
grida belluine mentre persino il suo cane deve aver intuito la
delicatezza della situazione. Fortunatamente dotato di asciugamano,
Kiba.
“Sfortunatamente”
comunicano gli occhi limpidi ma poco puri della Yamanaka e, seppur
intenti a nasconderlo dietro il turbamento per l’episodio
fuori dall’umano, dal pianeta, dalla galassia, da tutto,
quelli fangosi ma placidi di Tenten.
“Ragazzi”
farfuglia Choji, con una ruga di preoccupazione al di sopra del setto
nasale “Ragazzi...” ed è la singola
battuta in loop con cui tenta di riaffermare la propria vocazione di
mediatore, non riuscendoci perché quando le due uniche mani
che possiedi sono impegnate a tener su l’asciugamano
raccattato da terra per puro caso e avvolto alla rinfusa attorno al
bacino c’è poco da fare, ti concentri sul
mantenere segrete le tue vergogne, a maggior ragione se il tuo nome
è Choji e se ad osservarti c’è un
nutrito gruppo di spaventevolmente innocenti fanciulle -
l’avverbio è tratto dall’esperienza con
Ino. Soltanto un 200 di Q.I. potrebbe venire a capo
dell’annosa questione, timidezza patologica versus risanamento
dell’armonia cosmica, oppure entrambi, ma Shikamaru, coperto
anche lui, è intento a farfugliare qualcosa circa delle
nuove calzamaglie fosforescenti “per gli
allenamenti”, andare a comprare le quali sarebbe
“di gran lunga preferibile alla condizione
presente”. Inutile contare sul sostegno di Shino
che, più di uno ci giurerebbe, sembra quasi godere oltre le
intramontabili lenti scure e spesse, del godimento sadico di chi se la
spassa alla vista di pollici depressurizzati da martelli, e non
perché odi le vittime, con appena un accenno a
quell’inquietante riso interiore tanto più
preoccupante in quanto misurato, da vero omicida seriale. Grazie ai
kami manca il temperamento, non è nelle corde di Shino,
nonostante l’attenzione maniacale riservata alla scena... se
fosse anche lui come mamma l’ha fatto non se ne accorgerebbe
neppure. E se avesse dei kunai alle mani? Fortuna che non ha dei kunai
alle mani. E gli insetti? Qualcuno badi agli insetti! Inusitato terrore
di Shino ‘piccolo entomologo dalla vocazione
criminoide’.
Quanto al circo, la
sua attrazione principale sono gli animali feroci, spesso feroci
perché in cattività. Ed escludendo Akamaru,
l’incarnazione della calma e del buonsenso, al contrario del
suo proprietario, di belva feroce ne rimane una. Disgraziatamente in
cattività, stando a quanto va cianciando di continuo.
“Perché”
si chiede Sakura, e se l’è chiesto talmente tante
di quelle volte che oramai il quesito ha perso di senso, si
è tramutato in una constatazione rassegnata dello sconforto
del suo animo.
Sasuke ciancia anche
adesso, di onore tradito, memorie di defunti profanate e atroci
vendette a danno di un collettivo di microcefali - tipici vaneggiamenti
degli Uchiha, anticamera del loro ridicolo - ; anche lui, con il batacchio al vento.
Delizia di Ino,
rinnovato scrupolo di coscienza di Sakura.
La kunoichi
è troppo provata per pronunciare un qualsiasi discorso di
senso compiuto, le sue labbra si aprono e richiudono a scatti ogni tre
secondi, ci si potrebbe quasi cronometrare il tempo***, e
ciò che da lì a pochi minuti ne viene fuori suona
più o meno come: “Sas...che... ah?”
La radiosa mimica
facciale del pesce lesso!
Risata gracchiante di
Ino, Sakura si ripromette di accopparla, un giorno in cui si
sarà svegliata particolarmente contrariata - Naruto che si
lagna del ramen esaurito, Sasuke più convinto del solito di
essere onnipotente, Madara redivivo, meglio di Madara,
l’unico dio! (ascolto, perché guariscano ai matti
bisogna prestare ascolto) - , giura a se stessa che si
precipiterà fuori dal letto e l’istante successivo
la farà fuori! Hinata o Tenten la sostituiranno nel ruolo di
confidente, quanto al supporto morale necessario al lavoro di ninja
medico le sarebbe venuto in soccorso il sakè, adesso si
scopre pienamente vicina a Tsunade.
Comunque non aggiunge
niente, perché nell’aria risuona
l’eloquente grugnito di Sasuke. E Naruto, privo di pudore
come della dignità, si getta ai piedi della compagna di team
e “Sakura-chan” supplica “Diglielo, che
noi siamo a posto. Diglielo che è lui, il
problema!”
In effetti chiunque
possieda un minimo di cervello e lasci vagare il proprio sguardo su
Sasuke ne trarrebbe l’inevitabile conclusione che,
sì, quel ragazzo è ‘il
problema’, una miriade di problemi sedimentati sotto
l’apparenza di galeotto da cella imbottita, e ciascuno bello
complesso! Ma memore di passate provocazioni alla stregua di
inconcludenti baruffe da asilo (“Ti dico che il blu delle mie
scarpe è più brillante di quello delle tue, ah
no, affatto, dici? Facciamo a pugni!”) e di insane ossessioni
per le dimensioni dei peni altrui, nonché fin troppo ben
conscia delle pietose condizioni attuali di Naruto e Sai, Sakura si
arroga il diritto di nutrire i suoi legittimi dubbi persino sul loro
livello di ‘problematicità’.
Perciò, scansando da sé il cretino biondo, con in
volto una traccia di disgusto che si sforza ma non riesce proprio ad
eliminare, chiama a raccolta le pochissime energie rimastele (la
lucidità provvisoria prima del lettino nella tanto agognata
clinica psichiatrica) e “Per l’amor del cielo, mi
volete spiegare cos’è successo?”
Ce l’ha
fatta! Non sa come, ma ce l’ha fatta. Offrirà
più incenso agli antenati, d’ora in avanti.
“Quest’essere”
si decide a chiarificare Sasuke senza grazie, né prego,
né scusa, né niente, entrando in argomento come
entrerebbe in casa tua, con aria strafottente e prossimo
all’incazzato se te lo ritrovi che si ciba degli avanzi della
tua dispensa ed esigi delle spiegazioni - “Ho
fame”, sì, le era successo! “Ho
fame”... - “Quest’essere”
ripete, indicando Sai “Ha insultato Itachi. Mi ha insultato!
Onta. Omicidio!” L’acme del delirio, perfetto.
“E lui”
stavolta tocca a Naruto vedersi rivolgere un termine di norma neutro
come se racchiudesse ogni genere di nefandezza, un insulto al semplice
fatto di esistere e di poter essere appellati “Inganno. E lo
appoggia pure, lo appoggia! Branco di decerebrati...”
La forma è
da sempre la stessa, ma a Sakura sfugge la sostanza. Identiche reazioni
psicotiche per diversi contesti, “qualunque
contesto”, sospetta, perché
confessare a se stessa di averne la certezza sarebbe fatale, anche lei
una matta tra i matti.
“Tagliando
corto” le viene incontro Kiba, per puro caso,
poiché Sakura ha la netta impressione che
l’Inuzuka non abbia alcun interesse a trarla
d’impaccio né a salvare, di conseguenza, una
situazione che “sarebbe proprio un peccato
salvare”, questo comunica il deprecabile giubilo del volto
lupesco - e poi sicuri che si renda conto che c’è,
una situazione da salvare? - “Sasuke è
probabilmente omosessuale e il suo attuale fervore nei confronti di
Naruto avvalora la tesi. Si è inoltre scoperto che ce
l’ha ancora troppo piccolo per i gusti di Sai mentre il
mistero circonda le dimensioni di quello di suo fratello; notevoli, se
posso permettermi, a giudicare dalle proporzioni del melodramma
scatenato dal suo ormai celebre complesso di inferiorità. Il
fratellino gradirebbe il cannone del maggiore per farsi Naruto, questo
è quanto.”
Kiba scoppia a ridere
della propria zotica sinteticità, in maniera ancora
più scomposta, attirandosi la minaccia di un trapasso lento
e doloroso nonché le più truculente maledizioni
da parte dell’intera, venerabile casata degli Uchiha,
“che possano colpire te e tutti i tuoi rognosi eredi, se
qualcuna sarà così compassionevolmente imbecille
da concedertene!”
Quella dolcezza
così Uchiha, quel furore da febbre a quaranta che Sakura
spesso ci ha sperato con ostinazione, ma con altrettanta ostinazione la
fronte di Sasuke si è mantenuta fredda... a ogni modo adesso
ha un movente. Futile o meno poco importa, ciò che conta
è che la belva abbia preso a ruggire contro i due domatori
imbecilli perché davvero
imbecilli e perché il ricordo di un fratello forse
più dotato ma di certo defunto - forse idealmente
più dotato proprio in quanto defunto, la mistificazione del
complesso suggellata dall’eternità - è
tuttora marchiato a fuoco nelle interiora. E, chissà, magari
stavolta lo consente, che i due domatori si trovino privi di un arto,
non può tenere dietro alla loro imbecillità in
eterno, e magari quando si fissano la mano con cui impugnano le
bacchette per il ramen o il pennello per ikamisolosannocosadiavolodisegniquello,
tenuto in debita considerazione il febbrile interesse per determinati
dettagli dell’anatomia maschile, quando si fissano quella
mano e non la trovano alla fine del braccio magari rimembrano, magari apprendono, magari
iniziano a camminare con le proprie gambe - sempre che Sasuke non
decida di strappare loro via una di quelle.
Sarebbe
così bello...
Disgraziatamente,
Sakura è ancora in possesso di pietà umana. E
vuole bene a quegli imbecilli, sta’ a vedere che
l’Imbecille Suprema è lei! Deve esserlo di sicuro,
giacché per l’ennesima volta nella propria
esistenza (a quale ‘ennesima volta’ è
arrivata? La prospettiva la getta nella disperazione più
profonda) china il capo, a palpebre chiuse si costringe a inglobare
ossigeno e si arrischia a salvare l’ormai insalvabile,
perché non è certa di riuscirci, non stavolta;
troppi spettatori e troppa tensione, condizioni molto poco ideali a
stemprare gli orgogliosi furori di un megalomane. Comunque
l’ha detto, di essere la Regina di Idiotakagure,
perciò ci prova, con la sicurezza ispirata di chi non ha
nulla da perdere ci prova.
“Sasuke”
esala, col finto sorriso più convincente
dell’universo, è tentata di crederci lei stessa
“Sasuke, hai pienamente ragione, sono due” sguardo
repentino a Kiba che digrigna i denti contro il suo - di Sakura,
purtroppo - disturbatissimo compagno di squadra barra sogno
proibito adolescenziale “tre,
sono tre idioti. Ma” e qui le ci vuole tutta la propria forza
di volontà per non perdere il controllo “Non credi
di esagerare?”
A quelle parole Sasuke
si gira di colpo, la sua ingombrante appendice con lui - che cavolo si
aspetta, Sai, artiglieria da guerre prima del chakra? Sono aspettative
alimentate dal reale, le sue? Se sì, dove? Chi?
“Esagerare?”
le braccia oscillano pericolosamente, il pendolo pure “Io starei esagerando? Itachi,
Sakura. Era mio fratello!”
Primo
piano sulla faccia, Sakura, sulla faccia.
“Lo so,
Sasuke, ciò che dici è giusto” breve
pausa prima delle parole che la tramuteranno nella più
puzzolente merda siderale mai esistita “Ma” ecco
che già comincia a subodorarsi il puzzo... “Era, per
l’appunto. E tu dovresti andare avanti. Lui vorrebbe che tu
andassi avanti.”
Il tanfo è
totalizzante.
Ah, la carta meschina
della volontà dei nostri morti, che ci vorrebbero felici, e
floridi, e in carne al punto giusto, “mangia di meno e dormi
di più”... carta che sembra funzionare, Sasuke
è confuso.
Non tutto è
perduto!
Coraggio, incoerenza,
dove ti sei nascosta? “Distruggo
Konoha/Governo Konoha”, che fine hai fatto?
Torna! Maledizione, torna! Per una volta conduci a qualcosa di buono,
sii utile.
“Credimi”
strafare, raggiungere il fine con mezzi abietti “Lo vorrebbe.
Che puntassi in alto, che ti ponessi un obiettivo
terapeutico...”
“Beh”
l’intervento del cretino senza scampo di turno,
l’evento imprevisto che semina il panico “Non so
quanto sia terapeutico e non è di certo in alto, ma il culo
di Naruto rimane un obiettivo.”
Kiba.
Quella
testa fallicamente deformata di Kiba.
“E quel
povero cane a convivere quotidianamente con una tale
imbecillità!”
E’ quello
che pensa, Sakura, quello che pensa ma non riesce ad esternare,
preceduta da un chidori in corrispondenza dei polmoni
dell’Inuzuka, dai guaiti disperati di un cane colpito nel
proprio amore incondizionato per un padrone incondizionatamente
indegno, dall’assalto fastidiosamente euforico e privo di
senso di Naruto, dall’inopportunità di Sai, dalla
reazione bestiale di Kiba e da una cospicua serie di incontrollate
reazioni a catena dettate dallo spirito guerrigliero che anima gli
astanti. Intorno è un groviglio confuso di vergognosi
ululati, corpi intrecciati, genitali sottosopra e oscene imprecazioni -
e come mai nessuno interviene per fermarli? Chi li gestisce, quegli
schifosissimi bagni termali, un corteo di maiali ubriachi eccitati
dalla strage? La famiglia rinnegata di Tonton? Ma allora Sasuke ha
ragione e Konoha è realmente un covo di microcefali ottusi e
incoscienti!
Sakura è
sul punto di cedere, si vede già in un morbido letto dalle
coperte candide, in una camera dalle pareti asettiche e isolata dal
resto della clinica, insonorizzata, perché lei non
è una pazza semplice, no, è una pazza furiosa e
niente visite, le visite la irritano, provvederà a far
sì che si diffonda la voce che aggravano il suo malessere,
accecano la sua furia!
E sorride, Sakura:
niente più Sasuke in crisi e Naruto a digiuno, niente
ritardi di Kakashi-sensei e feticismi di Sai... è la vita.
Riprenderà in mano la propria vita.
E’ stanca ma
sollevata, bastava così poco per far cessare le proprie
sventure! Adeguarsi, comportarsi da squilibrata.
“Che
squilibrio sia.”
Stringe i pugni ai
lati del ventre, si prepara alla serenità permanente al
prezzo di un momentaneo disordine, “è la
vita!”, si ripete.
Ma Ino è
più veloce - e più concreta.
Si para innanzi ai
belligeranti, si esibisce in un magistrale colpo di tosse casuale e
l’asciugamano scivola giù, di sua spontanea
volontà, come se nessuno lo avesse davvero slacciato: nuda.
E Sakura non
è l’unica ad averlo notato, poiché
intorno è un nuovo silenzio, quello dell’estasi
imbambolata, dei dolcetti dalle mani del negoziante a quelle del
bambino; Naruto arrossisce, il timore è di perderlo per
colpo al cuore da avvenimento insperato, Sai assume
un’espressione concentrata e ci manca poco che se ne venga
fuori con una serie di avvilenti questioni da voyeur in erba, Shikamaru
si rifiuta di scrutare più a fondo nell’intimo
della propria compagna di squadra e Chouji lo imiterebbe se non fosse per quel cazzo di
asciugamano che non vuole saperne di stare dritto e gli
inibisce il cervello, gli occhiali di Shino forse hanno brillato e Kiba
ha la lingua penzoloni in un impietoso atteggiamento canino che eleva
Akamaru alla dignità di umano - o forse lo lascia nella
propria superiore dignità di cane, cane di un tizio degenere
e che tuttavia è venuto su bene -, quanto a Sasuke...
“Sasuke è
omosessuale, che perdita” si dice Ino.
Sasuke ancora
farnetica di vendetta e di corpi a tocchetti, non coglie
l’immobilità del momento e quando la coglie non ne
coglie il motivo, e quando coglie il motivo “Tsk”,
si limita a sbuffare, la vedova indispettita del piano di sotto!
La baraonda cessa come
era iniziata, gli affari sono ancora al vento ma non più
sottosopra. Nessuno saprebbe rispondere agli interrogativi di base
riguardo la questione, ma è finita, l’importante
è che sia finita, lasciare alla natura i propri misteri.
“Grazie”
tentenna Sakura “Suppongo che te lo meriti.” Ino
è una subdola despota ma Sakura si sente in debito con lei,
glielo deve. Anche se
il dolce pensiero di quella clinica...
“Figurati”
ribatte Ino, recuperando l’asciugamano precipitato sul
pavimento come una pelle morta “Mi ripagherai la prossima
volta che verremo alle terme, scervellandoti a trovare argomenti
convincenti per Hinata. Oggi ho visto abbastanza, ma
abbastanza...” e le occhiate molto poco fraintendibili sono
indirizzate all’Inuzuka e, non è possibile!
All’Aburame? “Non è tutto.”
“Ti pareva”
Sakura è sconsolata “Dagli
idioti alla tirannia, devo aver fatto qualcosa di tremendamente
sbagliato che non riesco a ricordare.”
“Ah,
Sakura?”
Che altro? In che
altro modo le tocca scontare le colpe sepolte nel proprio inconscio da
una grave amnesia o, ma certo, deve trattarsi di questo, le colpe dei
propri genitori?
“Prendi
nota: questa
è diplomazia.”
No, devono essere gli
antenati, è sicurissima che si tratti dei suoi antenati.
E lei che si proponeva
di onorarli di più! Sulla tomba di quei vecchi stronzi non
porterà neanche un fiore.
Note:
*Il Terzo Hokage
**Il Secondo Hokage
***Tributo a Daniel
Pennac e alla saga dei Malaussène, in cui il cane della
famiglia, che soffre di epilessia, durante una crisi assume il tic di
richiudere le fauci ogni tre minuti e poi riaprirle, da cui il pensiero
del padrone sulla possibilità di misurarci il tempo XD
Curiosità:
‘Perché accidenti Ino non prende possesso del
corpo di Hinata e lo usa lei, il Byakugan?’ *domanda tipo*
‘Ah, beh, perché la sua tecnica prevede il
capovolgimento e nient’altro, credo. Forse. Ricordo male?
^^” ‘ *risposta azzardata da scarsa memoria tipo*
Angolo di Konoha, o
dell’Imbecillità: Beh, beh, che altro
dire?
Presente quando Naruto
“siamo
amiconi, ci scambiamo il biberon e manca poco per i pannolini”?
Ok, non dice proprio questo, ma il succo è questo XD
Insomma, esperienza di
vita vera! Dovete ringraziare la quarta (o forse era quinta?) ginnasio
e due miei compagni molto konohaiani (e ormai sappiamo tutti quanto
disagio si nasconda dietro il termine) che hanno fatto outing davanti
alla prof, solo che il Naruto di turno è stato molto
più... esplicito.
La frase era più o meno la stessa, ma al posto del bagno
c’era il “dormiamo anche insieme!”
proclamato con ardore. E l’altro sdegnato “No,
professoressa, non è vero! Questo no!”, ma ancora
a noi il dubbio permane, al tempo ero stupida e ci sghignazzavo alla
grande. Ogni tanto ci sghignazzo anche ora... sono rimasta stupida XD
Oscillo tra
l’immedesimazione in Sakura e l’immedesimazione
nelle bertucce.
Ovviamente tutto
appartiene a Kishimoto ed è un vero peccato, dovrebbe
chiacchierare con i fan una volta ogni tanto; e non ci guadagno nulla,
al contrario suo, porcaccia la miseriaccia ù.u
Chiudo qui
perché le note iniziali sono abbastanza corpose ed esplicite.
Grazie a chiunque
leggerà, a chi si proporrà di farlo anche se poi
non lo farà e a chi ci troverà della decenza,
grazie di cuore. E per l’ennesima volta grazie alle giudici
*agita palma di cocco in segno di riconoscenza*
Mata ne!
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