7.
N for Vendetta
“...And
you, you better run because I'm going to destroy you for what you've
taken from me.” Samantha
Young - Blood Will Tell
Ranma
e Akane stavano tornando a casa dopo l'ennesima, noiosa, insulsa
giornata di scuola.
Camminavano
affiancati. Più o meno. Nel senso che lui stava sulla solita
rete mentre lei stava, come ogni persona normale, sul marciapiede. Ma
fianco a fianco, eh. Nonostante qualche discussione in merito, e un
paio di volte si era seriamente rischiato di scalare oltre il dovuto, i
due avevano raggiunto una sorta d'accordo e Ranma era libero di
camminare un po' dove cavolo gli pareva. Come contropartita,
però, Akane aveva strappato una promessa fumosa, del tipo
"mi darai qualcosa di pari valore più in là,
mascalzone". E aveva una mezza idea di quando e come riscuotere.
Lei
stava proprio ripensando a questa cosa. Non poté trattenere
un brivido alla consapevolezza che questo era il tipo di discorso che
di solito faceva quell'adorabile personcina di sua sorella Nabiki.
Almeno lei, al contrario della parente, non stava lì a
sfregarsi le mani attendendo il momento di azzannare la preda per
portarsi via e mangiarsi un pezzo di intestino. Forse.
O
almeno non con la stessa ferocia. Forse.
D'altronde
l'idea che le frullava in testa era audace, pericolosa e potenzialmente
portatrice di un maremoto. Era meglio andarci coi piedi di piombo,
almeno per un po'.
"Ehi
Ranma..." si trovò a dire meccanicamente ad alta voce senza
un motivo preciso. Aveva solo voglia di sentirlo.
Ma
non poté finire la frase perché si
sentì afferrata e trascinata da qualche parte. Alzando la
testa si calmò un pochino, visto che era stato proprio lui a
prenderla e a portarla al riparo in un vicolo laterale.
"C-cavolo
succede? C'è qualche problema?" chiese, un poco tesa.
"No,
non esattamente" rispose lui cercando di calmarla "Però ho
preferito nasconderci". Poi fece fare capolino alla sua testa sulla
strada che sino a pochi secondi prima stavano attraversando.
"E
perché?".
"Perché
ho intravisto tua sorella Nabiki muoversi con circospezione per la via
e il mio campanello d'allarme interno ha preso a suonare all'impazzata".
Akane
rise: "Feh. Ti starai mica rammollendo, Saotome?".
Lui
la guardò un po' duro: "Ti ricordi la storia sul mio
mirabolante intuito?".
"Ovvio.
Continui a martellarla, come un disco rotto".
"Bene.
Il suddetto intuito mi dice che Nabiki ha per le mani qualcosa di
grosso. A mia memoria non si è mai mossa cercando di
mimetizzarsi ai muri, mi sbaglio?".
"No,
devo dire di no. Non è da lei" concesse Akane.
"Ecco.
E visto che io ho ancora un conto in sospeso con lei per la faccenda
delle gabbie...".(*)
"Meschina
vendetta, Ranma? Il tuo onore di artista di arti marziali
dov'è finito? Non mi starai diventando come tuo padre,
spero".
"Non
osare insultarmi così" disse, più serio di quanto
lei avrebbe creduto. Si rese conto di aver un poco esagerato, quindi si
ammorbidì quando riprese: "E poi si tratta solo di trovare
un punto debole nella corazza della Cannibale e colpire con la giusta
forza".
"Va
bene. Ma questo non spiega perché mi hai trascinata qui".
"Semplice.
Ti va di pedinarla un po'?".
“Per
quanto l’idea sia allettante, ti ricordo che abbiamo parecchi
compiti da fare” rispose lei, allontanandosi di qualche passo
e dando una sistemata alla gonna “e no, non guardarmi con gli
occhioni da cucciolo: non te li farò copiare quando
torni.”
Ranma
si limitò a grugnire e mettere il broncio; Akane rise:
“Quindi, se vuoi spiare Nabiki, lascio a te
l’onore. In fondo sei tu che vuoi vendicarti di lei, mica
io!” concluse, dando un bacetto sul naso già rosso
d’imbarazzo del fidanzato, per poi trotterellare verso casa.
Ranma
non le urlò di rimanere con lui o di aspettarlo, la voglia
di inseguire quella sadica di Nabiki era tanta.
E
poi Akane aveva ragione: non era lei che aveva un conto in sospeso con
la mediana delle Tendo.
Ma
c’era un’altra persona che invece aspettava questo
momento.
Fischiettando,
si diresse verso l’Ucchan.
“Sei
in anticipo Ranchan, non ho nemmeno aperto il locale!”
Ranma
ridacchiò, andando incontro ad Ukyo e Ryoga; la ragazza
aveva preso l’abitudine di aspettare che l’eterno
disperso finisse il suo turno al cantiere vicino al Furinkan, dove
lavorava, per poi tornare a casa assieme - che per quanto romantico era
solo una maniera semplice di non perdere Ryoga per strada.
“Ammetto
che ingurgiterei volentieri una delle tue deliziose okonomiyaki,
Ucchan, ma” rispose, piazzando una mano sulla spalla di Ryoga
“stavolta sono qui per il tuo omaccione!”
Ryoga
lo guardò perplesso, indicandosi con un dito.
“Eh?
Io?”
“Non
frequento altri porcellini neri all’infuori di te.”
“Me
lo auguro, potrei rimanerci male.”
“Per
favore, smettetela con la storia della vostra finta tresca”
rabbrividì Ukyo, aprendo la porta del locale
“è... inquietante!”
“Tranquilla,
te lo riporto tutto intero il tuo maialino” trillò
Ranma, “abbiamo solo una cosa di cui discutere!”
Ukyo
lo osservò un attimo, dubbiosa; poi fece spallucce e si
limitò a dirgli di riaccompagnarlo quando avessero finito,
che tra un po’ avrebbe aperto il locale e lei non avrebbe
avuto tempo di fiondarsi in strada a cercarlo. Poi entrò e
si chiuse la porta alle spalle.
“Bene,
ora vuoi dirmi di cosa dobbiamo parlare?”
“Nabiki.”
Ryoga
si irrigidì appena sentendo quel nome: il ricordo
dell’asta era ancora fin troppo vivido.
“Cos’ha
fatto stavolta?”
“Non
lo so ancora, ma poco fa l’ho vista aggirarsi per strada con
fare circospetto.”
“E
allora? Magari stava andando a riscuotere da qualche povero
disgraziato.”
“Comportandosi
come una fuggitiva? Nah. Credo che abbia in ballo qualcosa di
grosso...”
“E...?”
“...e
noi abbiamo una vendetta da mettere in atto, ricordi?”
Ryoga
sorrise, mostrando i canini. Quel sorriso da iena che avrebbe fatto
rabbrividire chiunque - persino Ukyo, ma per ragioni diverse.
“E
chi se lo scorda.”
“Ranma,
sei un idiota.”
“Taci.”
“No
che non sto zitto! Avevi già perso di vista Nabiki prima di
venire a cercarmi, come pretendi di ritrovarla adesso?!”
ringhiò Ryoga, esasperato.
“Senti,
io e Akane eravamo qui quando l’abbiamo vista!”
“È
passata mezz’ora, si sarà spostata, ti
pare?”
Ranma
stava per rispondere qualcosa, quando vide Nabiki svoltare
l’angolo.
"Che
botta di culo" disse giocondo afferrando Ryoga per il polso e
trascinandoselo dietro. Dirgli di seguirlo sarebbe normalmente stato
meglio nel caso di una persona con un senso dell'orientamento un minimo
decente, ma dato che si parlava della Bussola Inumana Hibiki era
davvero consigliabile far finta che fosse un bimbo di due anni.
"Cosa
c'è? Hai visto un ometto che vendeva acqua di Jusenkyo?"
chiese l'altro, ironico.
"No.
Meglio... quasi meglio. La nostra preda".
"Preda?
Da quando giochi al cacciatore, Ranma?".
"Da
quando devo rendere pan per focaccia a quella stronza".
"Accipigna.
Hai veramente a cuore questa vendetta".
"Più
di quanto ti possa immaginare, maiale. E ora buonino che altrimenti si
accorge di noi. Anzi, fai una bella cosa: sali sul tetto e non perderla
di vista. Io la pedino con l'Umisenken".
Ryoga
lo guardò strabuzzando gli occhi. Si era rincretinito o cosa?
"Ranma,
mi stai chiedendo di seguire una persona... da solo? Sai che tempo un
minuto e comincerò a saltellare come una scimmietta
impazzita, vero?".
"Madò
Ryoga, devi solo non perderla di vista. Persino tu ce la puoi fare,
dai. O sei davvero tanto impedito? Su su, vai e non farci perdere tempo
che se ne sta andando".
"Va
bene, va bene. Ma poi non lamentarti quando dovrai venire a recuperarmi
a Sapporo. Perché verrai a recuperarmi a Sapporo, non ho
intenzione di piantare in asso Ukyo a causa del tuo sgangherato piano.
E fra l'altro, come vorresti vendicarti esattamente?".
"E
che ne so? Dico solo che un atteggiamento tanto guardingo non
è proprio tipico di Nabiki e se si comporta così
l'unica spiegazione che ci trovo è che ha qualcosa da
nascondere. Smamma ora, su. Se ne sta andando!".
Ryoga
non gli rispose, in fondo aveva ragione nel predicare
rapidità. E sotto sotto neanche lui voleva farsi scappare
l'occasione di far ingoiare un po' di veleno a quella vipera mascherata
da essere umano. L'asta al Furinkan era stato il suo peggior incubo per
lunghe notti e non intendeva farsi sfuggire la possibilità,
per quanto remota, di fargliela pagare. Pertanto si limitò a
zompare sul tetto più vicino.
In
quanto a Ranma celò la sua presenza. Quel nerd del vostro
autore si permetterà di dire che ciò gli
conferiva la capacità di nascondersi in piena vista,
esattamente come l'omonimo talento di D&D. Quindi non prese
precauzioni ulteriori e cominciò a seguirla, potendosi
permettere addirittura di avvicinarsi un po' a lei senza timore che lo
scorgesse. Ebbe un mezzo colpo quando si fermò e
sembrò annusare l'aria come un segugio, come se percepisse
qualcosa di strano o fuori posto.
Diavolo
Nabiki, sei inumana. Per questo sarà ancora più
gustoso metterti nel sacco.
La
ragazza si guardò attorno ancora per qualche istante, poi
fece spallucce e riprese a camminare. Ranma e Ryoga la seguirono per un
pezzo, e in quel lasso di tempo tutto ciò che ottennero fu
uno spaccato di vita di Nabiki Tendo: riscosse diversi pagamenti da
alcuni studenti del Furinkan - e non, e col ricavato andò a
sviluppare delle fotografie di Ranmachan seminuda che andò
poi a rivendere ad alcuni compagni di classe - cosa che per un attimo
fece quasi saltare la copertura di Ranma, tenuto a bada solo da Ryoga
che a fatica calmò i (giustificati) istinti omicidi
dell’amico. Finito il suo giro d’affari Nabiki si
fermò in una gelateria a concedersi uno spuntino, per poi
fare tappa in un negozio di biancheria intima dove... beh, i nostri
eroi non osarono seguirla lì dentro. Si limitarono ad
attendere che finisse i suoi acquisti, poi ripresero il pedinamento.
Quando la videro entrare nel giardino di casa Kuno erano sul punto di
gettare la spugna.
“Seguiamo
Nabiki, hai detto! Sarà divertente, hai detto!”
borbottò Ryoga, che si stava chiaramente pentendo di aver
dato retta a Ranma; il quale gli diede una gomitata e sbuffò
a sua volta: “Io non ho detto che sarebbe stato divertente,
ma che avremmo avuto l’opportunità di
vendicarci!”
“Io
ho visto solo come si guadagna da vivere quell’arpia, e
lasciami dire che ha un futuro roseo come capo yakuza!”
“Sì,
in famiglia glielo ripetiamo spesso.”
“E
comunque sarebbe il caso di andarcene, il giardino di casa Kuno mi
inquieta!” pigolò l’eterno disperso,
guardandosi attorno nel timore che qualche strana trappola scattasse, o
che facesse la sua comparsa Verdolino - il coccodrillo
domestico di
Kodachi di cui Ranma gli aveva raccontato più volte...
“Se
stiamo attenti e tu la smetti di urlare come una bertuccia non
succederà niente!” rispose l’altro,
impegnato a sbirciare attraverso le varie finestre, ma sembrava tutto
tranquillo.
“Dannazione”
sospirò, “forse è solo venuta a
vendergli le foto che ha sviluppato prima...”
“Un
po’ poco per organizzare una vendetta” rispose
Ryoga, dando una pacca sulla spalla a Ranma.
Stavano
per tornare sui loro passi e andarsene, quando...
“Sei
proprio un bricconcello, Tatchi.”
I
due si scambiarono un’occhiata stralunata.
“Quella
era...”
“...Nabiki.”
“E
Tatchi è...”
“...il
senpai Kuno.”
No.
Impossibile.
Impossibile
la ceppa. Alle loro orecchie arrivarono altre frasi... inusuali, per
carenza di un termine migliore. A dire il vero a Ranma qualche
sostituto balenò per la testa, ma temeva di imbarazzare
troppo Ryoga. Come se lui stesso non si imbarazzasse solo a pensarle,
quelle cose.
Da
dove veniva la sua voce?
Dobbiamo
trovarla. Dobbiamo.
Si
misero a perlustrare ogni centimetro cubo della dimora, aprendo ogni
porta e spiando dentro ogni finestra. Chiaramente si presero un sacco
di rischi fra alligatori, Kodachi e quant'altro. Più che una
casa quella sembrava un gigantesco campo minato.
"Ascolta"
disse a un certo punto l'uomomaialino "perché non facciamo
una cosa furba e non torniamo la prossima volta, magari meglio
attrezzati?".
"Prossima
volta? Potrebbe non esserci una prossima volta" rispose Ranma,
sussurrando furibondo. Sentiva l'occasione d'oro che gli stava pian
piano scivolando fra le dita e non era disposto a permetterglielo.
"Ragiona.
Se Kuno e Nabiki s-s-stanno... p-p-per..." balbettò Ryoga,
sopraffatto dal rossore.
"Sì,
ho capito cosa intendi, vai avanti" tagliò corto Ranma,
imponendosi di ignorare le sue stesse guance che assomigliavano a due
pomodori.
"Ok.
Se è... quella cosa lì, o anche solo qualcosa che
ci assomiglia, credi che Nabiki si accontenterebbe di una volta sola?
Io non penso".
"Perché
dici così?".
"Oh
santo dio, ma rifletti ogni tanto. Presupponendo che... abbia ragione,
secondo te dov'è che Nabiki rimedia un altro tizio tonto,
ricattabile e danaroso come Kuno? Inoltre, e sia chiaro che questo
è un puro giudizio estetico, non è che il vostro
senpai sia un così brutto ragazzo... diciamo che io, fossi
in lei, lo terrei quantomeno sott'occhio. E poi, onestamente: per
quanto le piaccia passare per priva di ogni impulso... animale, anche
Nabiki Tendo dovrà pur sfogarsi in qualche modo ogni tanto".
Va
bene. Quand'è che il mio amico peloso è stato
posseduto? O quando gli si è sostituita una persona
intelligente? Perché quel che ha detto ha incredibilmente
senso. Pure tanto.
Ovviamente
non gli diede la soddisfazione di dirlo ad alta voce, manco morto. Si
trovò, però, a chiedergli cosa suggeriva di fare
se la sua intuizione fosse stata corretta.
"B-beh,
potremmo... non so, potremmo seguirla in un'altra occasione dopo
esserci preparati meglio. Portarci dietro una macchina fotografica, per
esempio. O ancora meglio una videocamera".
"Mi
stai dicendo che dovremmo combattere il fuoco con il fuoco?".
"Era
un'idea...".
"Mi
piace quel che dici. Si può fare, sì. Bisogna
solo sperare che la tua ipotesi regga".
"Già...".
Si
risolsero ad andarsene con le mani vuote, pur consapevoli che qualcosa
di potenzialmente interessante era saltato fuori.
La
prossima volta te lo facciamo il salasso, Nabiki. Non preoccuparti e
attendici paziente vicino la riva del fiume.
“Dimenticavo:
non diciamo nulla ad Ukyo e Akane, per ora” aggiunse Ranma
davanti alla porta dell’Ucchan, prima di andar via.
“Uh?
E perché mai?”
Per
sicurezza, sia mai che Nabiki se la prenda anche con loro, nel caso
avessimo ragione” sussurrò Ranma, “e poi
l’hai detto anche tu che non siamo ancora sicuri di
cos’abbiamo per le mani.”
Ryoga
annuì e si voltò, un piede già dentro
al locale.
“Certo
che... sarà difficile non spifferare niente ad Ukyo. Una
notizia del genere...” aggiunse Ryoga, serio.
“Oh,
non dirlo a me maialetto...”
Detto
questo le due portinaie si salutarono.
A
casa Ranma ebbe non poche difficoltà a rimanere impassibile,
sia per la voglia di spifferare tutto ad Akane, sia perché
si agitava ogni volta che incrociava Nabiki: impedire al suo cervello
di formulare scene vietate ai minori che coinvolgessero la ragazza e
Kuno era impossibile, e più volte aveva rischiato di farsi
scoprire.
“Va
tutto bene Ranma?”
Ranma
sussultò.
“Tu-tutto
ok Nabiki.”
“Sicuro?
Non hai ancora toccato cibo... e di solito ti ingozzi da far schifo
senza nemmeno masticare. Sicuro di star bene?”
Ranma
ebbe un principio d’infarto.
“B-benissimo,
vo-volevo solo... mangiare... con più... calma,
chemalecè?” pigolò.
“Mangiare
con calma?” inarcò un sopracciglio Nabiki, che
chiaramente non era del tutto convinta. “Non è da
te una cosa del genere... stai forse nascondendo qualcosa?”
Ranma
sentì chiaramente la Morte poggiargli la mano scheletrica
sulla spalla, in attesa di appropriarsi della sua anima.
“Nabiki,
lascia stare Ranma-kun! Devi infastidirlo anche a cena?”
Per
sua fortuna l’angelo di casa Tendo lo soccorse appena in
tempo, salvandolo dalle grinfie del Tristo Mietitore.
“Che
esagerata che sei, Kasumi, stavamo solo chiacchierando!”
Ranma
avrebbe voluto specificare che la sua idea di chiacchierata era un pelo
diversa dalla Santa Inquisizione, ma era già andato
abbastanza vicino al collasso per quella sera. Si limitò a
ringraziare Kasumi e finì di cenare, per poi sfogare la
tensione in palestra. Lì riuscì a dribblare con
maestria il secondo interrogatorio, ma trattandosi di Akane ebbe meno
problemi.
Poco
prima di addormentarsi prese un po’ di appunti per il giorno
dopo.
Intanto,
quel mancato infarto sarebbe finito nella lista della vendetta.
Secondo,
l’indomani sarebbe andato a comprare una macchina
fotografica: grazie alle lezioni che dava ai bambini al dojo, aveva
messo abbastanza soldi da parte da potersene permettere una. Avrebbe
preferito una videocamera, ma probabilmente non sarebbero bastati - e
prendere quella di Nabiki era fuori discussione. Inoltre quei soldi
avrebbe preferito spenderli per le vacanze, magari lui e Akane da
soli...
Ecco
Nabiki. Ti farò scontare anche questa.
Borbottando,
si addormentò fantasticando sui suoi terribili piani di
vendetta.
Passarono
tre giorni, e arrivò finalmente il week-end.
E
quale modo migliore di passare il fine settimana se non pedinando
Nabiki Tendo?
“In
realtà ce ne sarebbero molti altri...”
“Oh
zitto Ryoga. Vuoi vendicarti anche tu, mi pare. Ma se vuoi fargliela
passare liscia basta dirlo...”
Ryoga
ringhiò, e prese la macchina fotografica dalle mani di
Ranma, studiandola: “Non ho rinunciato, idiota. Non esiste
che quella la passi liscia...”
“Ok
ok, ma non prendertela con la mia macchinetta, che mi è
costata un capitale!” rispose Ranma, riappropriandosene.
“Allora
sentiamo, qual è il tuo mirabolante piano?”
“Semplice:
Nabiki è uscita venti minuti fa dicendo che sarebbe stata
fuori tutto il giorno, rincasando probabilmente per cena. Se la sua
lista di cose da fare è simile a quella dell’altra
volta noi non dobbiamo far altro che attenderla direttamente a casa
Kuno e poi... aspettare.”
“E
dimmi Sherlock dei poveretti, come facciamo ad aspettarla lì
tranquilli, se in quel giardino ci sono più trappole mortali
che aiuole?”
Ranma
non rispose, mostrandogli invece un pacchetto.
“Nikuman?
Proponi di passarci il tempo facendo un picnic tra coccodrilli
ammaestrati e rose paralizzanti?”
“No
idiota. Questi nikuman vengono dal Neko Hanten, una... ricetta speciale
di Shan-Pu.”
Ryoga
strabuzzò gli occhi, e capì.
“Ti
sei fatto preparare apposta nikuman esplosivi?!”
“Soporiferi
in realtà, quelli esplosivi ci avrebbero fatti scoprire. Sai
com’è, mi doveva qualche favore dai tempi in cui
andava avanti la storia delle fidanzate... ho pensato potessero
tornarci utili in caso Sasuke o Verdolino, o persino Kodachi
decidessero di farci compagnia in attesa dell’arrivo di
Nabiki.”
“Non
male Saotome, non male.”
“Grazie
maialino” rispose Ranma mettendo via i nikuman, “e
ora andiamo.”
Si
avviarono, baldanzosi e carichi come molle.
Ce
l'avrebbero fatta. Avrebbero scattato delle foto compromettenti di
Nabiki e Kuno mentre... nel migliore dei casi mentre si
sbaciucchiavano, nel peggiore... beh, sottintendiamo che questo non
è un porno.
Il
contenuto delle frasi che entrambi avevano sentito non dava adito al
minimo dubbio: Nabiki Tendo se la spassava con Tatewaki Kuno. Qualunque
fosse il modo.
Poi
ti voglio vedere, faina. Voglio vedere come ti atteggerai a regina del
mondo quando la tua vergogna sarà sparsa ai quattro angoli
di Nerima e nessuno riuscirà più a prenderti sul
serio. Voglio proprio vedere come farai.
Ranma,
completamente perso in questi deliri di onnipotenza, dovette farsi
scuotere da Ryoga per trovare la strada giusta. E per gradire si prese
anche una sberla sulla nuca, giusto per farlo tornare con i piedi per
terra.
Finalmente
furono davanti al loro obiettivo: il cancello di villa Kuno.
"Sei
pronto, Ryoga? Non ti tirerai indietro all'ultimo momento?" chiese
Ranma in tono di sfida, tanto per provocare l'amico. Anche per
assicurarsi che comunque volesse andare fino in fondo, che dato
l'elemento non si sapeva mica mai.
"Pronto,
Ranma. Pronto. Non vedo l'ora di far mangiare a Nabiki qualcuna delle
tonnellate di foto che svilupperemo".
"Guarda
che non serve".
"È
un gesto simbolico, imbecille".
"Ah,
vabbè...".
Salsa
per gli okonomiyaki, ecco cosa aveva in testa Ranma. Tanta e densa
salsa per gli okonomiyaki.
Scavalcarono
con agilità e si acquattarono in un angolo subito vicino
all'ingresso, attendendo. Non aveva senso rischiare di farsi beccare
prima del tempo.
Si
sentirono molto fortunati quando si accorsero che erano già
passate due ore e non c'era stato un solo intoppo: niente ginnaste
psicotiche, niente ninja in miniatura, niente animaletti troppo
cresciuti. Anzi, regnava una gran pace. Ryoga rischiò
persino di addormentarsi e Ranma non mancò di essere felice
per potergli restituire lo scappellotto.
"Sveglia
maialino, sveglia! Non mollarmi sul più bello!".
"Eh?
Uh? È già mattina, Ukyo? Posso avere il solito
bacio di buongiorno?".
Il
codinato rischiò di mandare a monte la loro copertura
scoppiando a ridere come un ossesso.
Il...
bacino del buongiorno. Chettenero.
"Te
lo potrei dare" bisbigliò fra le risatine "ma non credo di
assomigliare abbastanza a Ucchan...".
Per
fortuna qualcosa di più pressante lo distrasse e lo
ricondusse sulla strada della giusta vendetta che lui e Ryoga
pregustavano da tempo.
Suonò
il campanello e, invece di Sasuke, fu un Kuno estremamente guardingo ad
avviarsi per aprire.
Quando
lo fece...
"Ciao
Tatchi" miagolò Nabiki dandogli un bacio sulla guancia.
Il
flash rischiò di farli beccare.
“Cos’è
stato?” disse Kuno, guardandosi attorno con circospezione.
“Non
preoccupartene, siamo soli” rispose Nabiki, spingendolo
dentro casa, “perché non andiamo a dedicarci ai
nostri... affari?”
E
Ranma e Ryoga li videro sparire dentro casa.
I
due si guardarono, sconvolti e su di giri al tempo stesso.
“Kami,
allora è vero...”
“Nabiki
Tendo se la spassa con Tatewaki Kuno. Con Kuno, capisci!”
“Ma
non si odiavano, poi?”
“Chi
disprezza compra, mio caro, dovresti saperne qualcosa”
rispose Ranma, riferendosi a tutte le volte in cui lui e Ukyo se ne
erano dette di ogni dopo essersi alleati per separare lui e Akane.
“E poi l’hai detto tu stesso, Kuno non è
da buttare e ha soldi a palate... immagino che per una come Nabiki sia
l’uomo perfetto.”
Ryoga
annuì, per quel che sapeva di quella vipera col caschetto
non gli sembrava proprio capace di provare sentimenti umani.
“Comunque
ora abbiamo un problema” aggiunse, facendo capolino dal
cespuglio in cui si erano nascosti, “come entriamo in casa?
Se hanno trappole in giardino, figurati cosa ci sarà
lì dentro...”
Ranma
gemette, ricordando con orrore tutte le volte che si era ritrovato tra
quei corridoi per colpa di Kodachi. Si allontanò un
po’ per guardare meglio le finestre.
“Immagino
che la stanza di Kuno sia al secondo piano” disse,
“l’unica è arrampicarsi e sperare che
una delle finestre sia aperta.”
“E
se finiamo in camera di sua sorella?”
“Tu
e l’ottimismo andate a braccetto, vedo.”
“La
prossima volta...*anf* ricordami di bocciare qualsiasi tuo *anf*
geniale piano...*anf*”
“Sta
zitto maiale *anf* sei tu che hai portato sfiga *anf*”
Come
volevasi dimostrare, l’unica stanza che trovarono con la
finestra aperta fu quella di Kodachi: la camera sembrava vuota
all’apparenza, e stavano per sgattaiolare via in tutta
sicurezza quando la padrona di casa spalancò la porta, quasi
avesse un sesto senso per Ranma.
“Ranma!
Mio amore! Sapevo saresti venuto a trovarmi, non puoi resistere al mio
fascino! Vieni qui mio amore, prendimi e fammi tua!”
Il
codinato cercò di sfuggire alle grinfie della squilibrata
con disperazione, mentre Ryoga osservava il tutto in un misto di
divertimento e inquietudine; alla fine si decise a dare una mano
all’amico, e bloccò Kodachi facendole ingoiare un
nikuman soporifero a forza. Kodachi cadde a terra apperentemente
addormentata; per sicurezza Ranma le infilò un altro panino
in bocca, nel caso si svegliasse, e la legò per bene col suo
stesso nastro.
“Ok,
scappiamo prima che si svegli.”
“Kami
che inquietudine quella ragazza... è suonata sul
serio!”
“Non
parlarmene! Muoviti dai, non vorrei che le sue urla abbiano attirato
l’attenzione dei piccioncini!”
Per
loro fortuna nessuno sembrava essersi accorto della loro presenza, a
parte Kodachi che era ormai fuorigioco. Camminarono per un
po’ attraverso i vasti corridoi di casa Kuno, evitando
trappole e cercando di non perdersi.
Furono
alcuni strani rumori a guidarli verso la loro meta.
“Ranma,
s-secondo te cosa staranno...”
“...giocano
a scacchi. Cosa vuoi che stiano facendo?!”
“M-ma
non credevo che Nabiki fosse c-così...”
“Feh,
si vede che non la conosci abbastanza. Delle tre Tendo è di
sicuro la più smaliziata.”
“M-ma
fino a questo punto...”
“Che
ti devo dire, è una a cui piace godersi la vita... in tanti
modi. E ora silenzio, voglio sentire.”
Incollarono
le orecchie alla porta, pronti a captare ogni rumore o parola.
“Tatchi,
sei proprio un bambino cattivo.”
“Nabiki
Tendo, ti ho detto più volte di non rivolgerti a me con
quell’odioso nomignolo.”
“E
io ti ho sempre risposto che, quando siamo soli e tu sei... sottomesso,
ti chiamo come mi pare. E poi non mi sembrava ti dispiacesse tanto,
poco fa...”
Kuno
non rispose, o se lo fece aveva sussurrato o borbottato... qualcosa
impossibile da udire dietro una porta.
“E
inoltre, se continui a fare il bambino cattivo”
continuò lei, in un tono da gatta che ricordava parecchio la
Shan-Pu dei tempi andati, “non verrò
più a farti visita... e non ti porterò
più video della ragazza col codino.”
Ci
mancò poco che Ranma buttasse giù la porta a
calci.
“Datti
una calmata! Vuoi forse che ci scoprano?!” ringhiò
Ryoga, tappandogli la bocca con la mano.
“Video!
Mi ha fatto dei video!” disse, liberandosi dalla stretta
dell’altro, “Non voglio nemmeno immaginare che roba
siano!”
“Mia
povera ragazza col codino!” si udì
dall’interno della stanza, “Che quella povera
fanciulla possa perdonarmi se la sto tradendo con una donna senza
cuore! Ma ti assicuro che non c’è nulla tra me e
lei se non un rapporto di puro interesse, niente paragonato al candido
amore che provo per te!”
Probabilmente
Kuno stava piangendo su uno dei tanti poster di Ranmachan che teneva in
camera.
“Ma
sì, ma sì, mica voglio
l’esclusiva” ridacchiò Nabiki,
“a parte sui tuoi soldi, s’intende. Sono
sicurissima che la ragazza col codino capirà!”
“Invece
non deve sapere! Non voglio che il suo cuore si spezzi a causa della
mia debolezza!”
Nel
sentire quella frase, Ranma ebbe un’idea.
"Ryoga,
andiamocene".
Co...
co... cosa? Andarsene? Col tesoro a pochi passi e nelle sue mani il
mezzo per accapararselo?
"Ranma,
ti sei bevuto il cervello con la cicuta come Sosate?".
"Come
chi?".
"Era
un filosofo thailandese. Ma non importa, la cosa importante
è che non ti permetterò di fare una scemata del
genere. Non quando possiamo rovinare Nabiki in maniera totale".
"Se
farai come dico io la sua fine sarà ancora peggiore".
"Cosa
ti frulla per quella testa bacata, si può sapere?".
"Seguimi
e capirai".
All'eterno
disperso non restò che sospirare profondamente e rassegnarsi
di fronte alla testardaggine del compagno. Sapeva che non avrebbe
cavato un ragno dal buco insistendo e, conoscendo se stesso e lui,
avrebbero finito con il litigare. Facendosi quindi beccare con le mani
nella marmellata dai due piccioncini. E sancendo il loro suicidio.
Si
allontanarono di soppiatto da casa Kuno, il rullino della macchina
desolatamente vuoto salvo quel solitario scatto di un bacino innocente
che non significava nulla e nulla rappresentava.
"Bada
che la tua trovata sia geniale come sostieni, Saotome. O questa non te
la faccio passare liscia".
"Fidati
di me, Hibiki".
"È
proprio perché mi sto fidando che ho il terrore".
Il
giorno dopo, a scuola.
Akane
si grattava la testa. Era perplessa.
Ranma
sembrava eccitato... e no, purtroppo non nel senso che avrebbe
sperato... per qualcosa. Continuava ad osservare l'orologio, sia il suo
personale sia quello della classe, come se fremesse per un momento
specifico.
E
a lei la curiosità saliva imperterrita.
Ad
un certo punto non ce la fece più e si allungò
verso di lui sussurandogli: "Ranma, tutto bene?".
Lo
sguardo che le restituì la mise seriamente in soggezione.
Sembrava una faccia da killer: "Oh sì, mai stato meglio".
"Tu
stai escogitando qualcosa, mio bel furbastro. Posso esserne fatta
partecipe?".
"Oh
no, mia cara. Non ancora. Aspetta solo l'intervallo e vedrai".
"Avrà
mica a che fare... con Nabiki? Con quello successo l'altro giorno?".
"Sei
intuitiva".
"Come
se ci volesse la scienza infusa. Che cosa stai archittettando, genio
del male mancato?".
"Niente
anticipazioni per il gentile pubblico".
"Bene,
Saotome e Tendo. Accomodatevi fuori dall'aula, così potete
discutere dei fatti vostri in santa pace senza disturbare gli altri
alunni" ordinò la professoressa Ninomiya, in quel momento in
forma adulta e quindi in grado di pronunciare una frase del genere con
il dovuto grado di autorità.
...
qualcuno mi dica perché non gli ho ancora staccato la
lingua, a questo qui.
“Grazie
per avermi fatta buttare fuori dalla classe”
borbottò Akane una volta in corridoio, in mano il solito
secchio d’acqua.
“Vedila
così, poteva usare l’Happo-goen-satsu contro di te
ma non l’ha fatto” rispose Ranma, che stranamente
sorrideva nell’osservare il suo secchio, “e in ogni
caso sei stata tu a rivolgermi la parola, mica io.”
“Noto
che ci siamo alzati di buon umore, stamattina”
replicò lei, piccata dalle risposte saccenti del fidanzato.
C’era qualcosa sotto, ma ancora non sapeva cosa.
“Oh,
non immagini quanto!” fu la risposta di Ranma, che se ne
andò trotterellando lungo il corridoio.
“Aspetta!
Dove stai andando?”
“Ci
vediamo dopo, ho da fare!”
Akane
sbuffò, chiedendosi che cosa diamine stesse tramando quel
cretino.
Mio
caro Kuno,
aspettami
dietro la palestra della scuola. Ho qualcosa di molto importante da
dirti.
Tua
Ragazza con il codino.
Kuno
rilesse il biglietto più e più volte, combattuto
tra l’ansia e l’eccitazione.
Cos’aveva
mai da dirgli, la sua amata? Oh, di sicuro voleva finalmente
confessargli il suo amore! Dopo tanto tempo avrebbe finalmente coronato
i suoi sogni e vissuto felice con il suo dolce angelo! La loro
relazione sarebbe stata magnifica e avrebbe finalmente chiuso i ponti
con quel mercenario di Nabiki Tendo!
Oh
Kami del cielo... e se...
No,
impossibile. Era un’ipotesi che non avrebbe mai preso in
considerazione, era del tutto ridicola.
“S-senpai.”
Il
suo cuore saltò un battito! Il suo angelo era finalmente
arrivato!
“Mia
adorata ragazza col codino!” urlò, lanciandosi
addosso alla minuta ragazzina e stringendola a sé. In men
che non si dica si ritrovò spalmato sul prato;
com’era tenero il suo amore, si imbarazzava così
facilmente da respingere le sue avances in pubblico con eccessivo
ardore!
“Mia
amata, sono lieto che tu abbia deciso di venire a trovarmi a scuola! A
cosa devo questa tua visita?”
“Kuno
noi... dobbiamo parlare.”
Quella
frase lo mise sull’attenti. Era un fatto noto a tutto
l’universo maschile che “dobbiamo
parlare”, in gergo femminile, significava guai in vista.
“D-di
cosa vuoi parlarmi, mia amata?” chiese, titubante.
La
ragazzina distolse lo sguardo, imbarazzata, probabilmente cercando le
parole più adatte. La osservò torturarsi la punta
della treccia, in attesa di una sua parola.
“Kuno
io... so tutto.”
“Tutto...
cosa?”
“Di
te e … Nabiki Tendo.”
Oh.
Santissimi. Kami.
“Io
non posso dividerti con un’altra donna” rispose
lei, sfiorandogli la guancia con la mano “e se non posso
averti... allora preferisco lasciarti!”
“Co-cosa?
Ragazza col codino, non puoi-”
Ma
lei era già sparita alla sua vista - usando la sua testa
come trampolino di lancio.
L’urlo
di dolore del Tuono Blu del liceo Furinkan risuonò in tutto
l’istituto.
“Devo
farti i miei complimenti, sei proprio una smorfiosetta senza pari.
Nonché un’ottima attrice” disse Ryoga,
porgendo a Ranmachan un thermos d’acqua calda.
“Grazie
maialino, lo prendo come un complimento!” chiosò
lei, facendogli l’occhiolino per poi versarsi addosso
l’acqua calda.
“E
ora che facciamo?”
“Si
aspetta.”
“Cosa?”
“Che
la notizia arrivi alle orecchie di Nabiki.”
“E
come le arriverà?”
“Sarà
Kuno stesso a dirglielo. Cosa vuoi che sia perdere la sua fonte di foto
della ragazza col codino, dopo aver saputo che ha perso davvero il suo
dolce angioletto?”
Ryoga
rise, una risata sguaiata da iena. Il loro piano sgangherato prendeva
forma.
“Certo
che mi ha fatto quasi pena, mentre urlava...”
“Vero?
Ammetto di essermi quasi sentito in colpa.”
Nabiki
non credeva alle sue orecchie.
Tatewaki
Kuno l'aveva accalappiata alla fine delle lezioni e l'aveva portata in
un angolino riparato del cortile del Furinkan. E già qui le
era montata un po' di stizza, ma vabbè. Per denaro, diretto
o indiretto che fosse, si fa questo ed altro.
Poi
il tomo aveva aperto bocca.
Non
l'avesse mai fatto.
Ha
cominciato un discorso intriso di patetismo su come la loro
pseudo-relazione (che per gli smemorati è: vedersi una volta
a settimana, neanche sempre, e svuotare il barattolo delle esigenze
sessuali) non avesse futuro e che la Ragazza col Codino non poteva
uscire dalla sua vita in quel modo. E giù lacrime e
schiamazzi e invocazioni alla pietà dei kami verso la sua
anima e tutta una serie di stupidaggini col botto.
La
ragazza teneva una mano sulla fronte e la testa bassa, incredula al
profluvio di roba senza senso che le stava arrivando addosso. Perfino
troppo complicato, insensato e privo di filo logico da poter essere
riassunto.
Poi
un particolare la colpì virtualmente in faccia: come era
saltata fuori questa magagna.
"Kuno,
ti prego, ferma il bocchettone delle idiozie e stammi ad ascoltare".
"E
non posso permettermi di perdere l'astro del mio cielo, il faro della
mia oscurità, l'immensità del... eh?".
"Ti
ho detto di stare zitto un secondo e di rispondere a una domanda".
"Ebbene?".
"Chi
ti ha reso noto che la Ragazza col Codino sa di quel che io e te
facciamo al sicuro della tua cameretta?".
Al
kendoista non parve possibile sentire una domanda tanto stupida: chi
doveva essere stato se non il suo angelo?
Balbettò
nel rispondere, sconcertato da una simile cecità: "Ma...
ma... naturalmente è stata lei stessa, colpita nel profondo
del suo dolce cuore da tanta ingiustizia e volgarità".
A
Nabiki si accesero due fiamme negli occhi. E per modo di dire fino a un
certo punto.
"Ah
davvero? È stata lei in persona? Sicuro sicuro?".
"Certo
che ne sono sicuro".
"Bene
Kuno, qui abbiamo finito. Ci si vede fra qualche giorno, alla solita
ora".
"Ma...
non so se le tue malvagie orecchie lo hanno capito, ma ti ho appena
comunicato che...".
"Non
importa. Non intendo rinunciare a una delle mie preferite valvole di
sfogo".
"Ma
io non posso perdere l'amore dell'ultraterrena dea della bellezza per
te".
"Oh,
stai pur tranquillo. Quando avrò messo la parola conclusiva
su questa storia avrai perso parecchio".
Kuno
rabbrividì: "Cosa... cosa intendi?".
"Altro
che amore. Sarà un mezzo miracolo se quella sarà
ancora viva".
Detto
ciò gli diede le spalle, ignorando ogni suo possibile
reclamo o minaccia.
Ranma,
sei così fottuto che mi pregherai in ginocchio di porre fine
alle tue sofferenze con un colpo di pistola in testa. E io te lo
negherò ridendo.
I
giorni successivi furono tranquilli.
Anche
troppo, in realtà, ma era una sfumaturina troppo delicata
perché i nostri eroi se ne accorgessero.
Erano
convinti di aver fregato Nabiki, e tanto bastava loro per vivere felici
e spensierati.
Fino
al week-end successivo.
Il
week-end all’Ucchan cominciava come tutti gli altri week-end:
pulizia del locale, controllo delle provviste, eventuale giro di spese
in caso di ingredienti mancanti. Ukyo stava appunto tornando dal
mercato, fischiettando allegramente una canzone non altrettanto allegra
della Divina Yolanda Tasico, quando notò un pacchetto
poggiato davanti alla porta.
“Postino
sfaticato.”
Borbottando
lo raccolse da terra ed entrò nel locale, richiudendosi la
porta alle spalle. Mentre sistemava la spesa sul bancone diede
un’occhiata al pacco, scoprendo che non aveva mittente.
Ukyo
inarcò un sopracciglio, sospettosa.
“Strano.”
Dimenticando
la spesa, aprì velocemente l’involucro, tirando
fuori un’altra busta. Aprì anche questa,
riversando sul tavolo il contenuto.
Quando
vide cos’era, il suo urlo svegliò tutti i cani del
quartiere.
“Akane,
sei in camera?”
“Sì,
entra pure!”
Kasumi
aprì la porta ed entrò in camera della sorella,
sul viso un’espressione piuttosto perplessa.
“Qualcosa
non va, sorellina?”
“C’è
Ucchan al telefono, ti sta cercando…”
“E…?”
“Sembra…
uhm. Agitata, quasi adirata direi… è successo
qualcosa tra di voi?”
Akane
sgranò gli occhi, cadendo totalmente dalle nuvole.
“Non
che io sappia” si strinse nelle spalle, per poi scendere a
rispondere.
“Pronto?
Ukyo?”
“TU
NE SAPEVI NIENTE?!”
“Sapere
di cosa? E non urlare, diamine!” borbottò Akane,
allontanando un po’ la cornetta. “Posso sapere di
cosa stai parlando?”
“Stamattina
hai ricevuto posta?”
“Hmm…
no, non credo. Ehi, Kasumi” si voltò verso la
sorella, che stava tornando in cucina “per caso è
arrivata posta per me?”
“Oh
sì, che sbadata! Te la stavo portando in camera, ecco
qui!” disse Kasumi, porgendo alla sorella un pacchetto per
poi dedicarsi alle faccende domestiche.
“Ok,
a quanto pare ho ricevuto posta” parlò di nuovo al
telefono, mentre apriva il pacco “ma tu come lo
sai?”
“Aprila
e dimmi cosa contiene.”
“Vuoi
giocare a fare la misteriosa, Kuonji? E va bene…”
la assecondò Akane, scartando la busta contenuta nel
pacchetto. “Ok, vediamo un po’ cosa
c’è den…”
L’urlo
di guerra che seguì confermò i timori di Ukyo.
“Ukyo”.
“Akane”.
“Fra
tre minuti da te. Bada che Ryoga non ci sia e, se ci fosse, aspettami
fuori dal locale che ce ne andiamo”.
“Ricevuto”.
“Stavolta
scorrerà del sangue. E spero che tu non sia contraria
all’idea”.
“Contraria?
Figurati. Basta che me ne lasci un pezzetto”.
Detto
ciò sbatté il telefono e si diresse a rapide
falcate verso l’ingresso, non badando neanche a mettersi una
giacchetta.
Qualcuno
qui l’avrebbe pagata salata. Ma tanto salata.
“Benarrivata,
Tendo” la accolse Ukyo non più di cento ottanta
secondi dopo. Ammazza se sa essere puntuale anche quando è
furibonda.
“Il
tuo tomo?”.
“Disperso
da qualche parte. Ti offrirei qualcosa, ma sappiamo entrambe che non
c’è tempo per le smancerie. Hai portato il corpo
del reato?”.
“L’ho
portato. Fammi vedere il tuo”.
Prima
di mostrarsi le rispettive armi del delitto Akane provvide a colmare la
distanza che ancora le separava, venendo a trovarsi dal lato clienti
del bancone. Poi la estrasse.
Lo
stesso fece Ukyo.
Entrambe
confermarono che si trattava dello stesso abominio.
Una
foto in cui Ranma e Ryoga… si davano
all’esplorazione delle rispettive bocche.
A
vederle dall’esterno non si sarebbe colto appieno il motivo
del loro tremare d’ira. O meglio, non se ne sarebbe colto il
reale peso. Nel senso che al momento si limitavano a tremare, ma
avrebbero voluto esplodere e andare a mangiare la faccia del rispettivo
fidanzato.
“Come…
come hanno osato fare una cosa del genere?”
digrignò Akane fra i sussulti “Sono sempre stati
due idioti da primato, ma questo…”.
“Non
lo so, e non so neanche chi dobbiamo ringraziare per la dritta. Ma una
cosa del genere urla vendetta,
tremenda vendetta”.
Ci
furono alcuni minuti di silenzio, in cui le due ragazze si
visualizzarono le morti più atroci per quei due poveri
disgraziati.
Poi,
incredibile dictu, su quel ristorante planò lieve un minimo
di razionalità.
“Akane”
disse ad un tratto Ukyo “aspetta…”.
“Cosa
devo aspettare prima di tirargli il collo, a quello stronzo
fedifrago?”.
“Siamo
davvero sicure che… tutto questo… sia
vero?”.
“Cosa
intendi?”.
“Voglio
dire… sappiamo che i nostri ragazzi sono due deficienti e
ogni tanto si divertono a farsi le fusa e a far finta di stare assieme,
ma credi sul serio che abbiano una tresca alle nostre
spalle… fra di loro? Penso che Ranma sarebbe a dir poco
disgustato all’idea di baciare un altro maschio, e posso dire
lo stesso di Ryoga. A loro piacciono le femmine”.
Fu
un miracolo quello che permise ad Akane di ascoltare il ragionamento
dell’amica senza frantumarle qualche suppellettile. Ma, a
miracolo concluso, dovette concordare con lei. Era una situazione sin
troppo surreale per essere accaduta davvero.
“Ma
allora queste foto? Da dove saltano fuori? E come?” si
trovò a chiedere, priva com’era di una risposta
soddisfacente.
“Esiste
l’arte del fotomontaggio, Akane. Ormai è possibile
far apparire su una foto anche un criceto che solleva
un’automobile e spacciarlo per reale, ma questo non vuol dire
che lo sia”.
E
tutta la vulcanica incazzatura di Akane Tendo si sciolse. O forse non
proprio tutta, ma abbastanza da permetterle di non spellare vivo Ranma
non appena ce l’avesse avuto sottomano.
Prese
a girare come una trottola per il locale, un vortice di domande per la
testa: perché? Chi? A che scopo? Perché le foto
erano finite proprio a loro due?
“Akane”
riprese la parola la cuoca “credo che tu e io si debba andare
a scambiare due parole con tua sorella Nabiki…”.
“Kasumi!”
La
maggiore delle Tendo fece capolino dalla cucina, sorridente e con una
ciotola ripiena di un qualche impasto tra le mani:
“Sì, Akane? Oh Ukyo, ciao! Ti fermi per
cena?”
“Sorellina,
sai dov’è Nabiki?”
“È
rientrata da circa mezz’ora, penso sia in camera
sua.”
Le
due ragazze si lanciarono su per le scale, lasciando una Kasumi
perplessa alla porta della cucina. Alla fine scrollò le
spalle e tornò in cucina, tenendo a mente di aggiungere un
posto a tavola per Ukyo.
Nabiki
era impegnata a controllare i suoi conti, quando apparentemente
qualcosa cercò di abbatterle la porta della stanza.
“Nabiki!
Sappiamo che ci sei, esci fuori!”
“Datti
una calmata Akane, non c’è bisogno di buttarmi
giù la porta” disse, aprendo uno spiraglio.
“Oh, ma guarda, c’è anche
Ucchan!”
“Non
fare la finta tonta” tuonò quest’ultima,
cercando di scavalcare Akane “sai bene perché
siamo qui!”
“Certo
che lo so. Piaciuto il mio regalino?”
Le
due ragazze si scambiarono uno sguardo perplesso, mentre Nabiki le
invitava ad entrare e a sedersi sul suo letto, quasi fosse una normale
visita di cortesia.
“Allora?”
incalzò, accomodandosi alla sedia della scrivania.
“Co…
come diamine fai ad essere così tranquilla dopo averci
mandato quelle foto?!” chiese Akane, ancora una volta stupita
dalla cattiveria della sorella, ma soprattutto dalla calma dimostrata
nell’ammettere la sua colpevolezza.
“Era
uno scherzetto, suvvia” trillò lei, giocando con
una penna.
“Ma…
perché?! Io e Ucchan non ti abbiamo fatto niente!”
“Infatti
eravate solo pedine del mio piano” spiegò Nabiki,
“quelle foto non le ho fatte perché miravo a far
incavolare voi due.”
“E
allora qual è il motivo?” sbottò Ukyo,
esasperata.
Nabiki
non rispose, limitandosi a sorridere e guardarle con lo sguardo di chi
la sa lunga. Rimasero qualche istante in silenzio, quando finalmente
arrivò l’illuminazione: “...Ranma e
Ryoga. Era una vendetta ai loro danni?” proruppe Ukyo,
scambiandosi uno sguardo con Akane.
“Ovviamente
sì” ammise Nabiki “quei due me ne hanno
combinata una troppo grossa stavolta… e non potevo certo
lasciarli impuniti. Sono certa che lunedì
riceverò parecchie offerte a scuola, per queste
foto…”
“Scusa
ma…” chiese Akane, perplessa “cosa ti
avrebbero fatto?”
“Qualcosa
che non dimenticherò facilmente.”
ringhiò Nabiki.
“Wow.
Stavolta devono averla fatta proprio grossa…”
commentò Ukyo, sorpresa di vedere Nabiki realmente adirata.
“Anche
troppo. Impicciare il naso nei miei intrallazzi sessuali è
qualcosa per cui posso uccidere.”
“In
effetti hai rag-ASPETTA, COSA?”
“Fortunatamente
quello scemo di Kuno è facile da raggirare, e non ci
metterò molto a farlo tornare da me.”
“Nabiki
COSA STAI-”
“Ma
quei due non possono passarla liscia.”
“NABIKI!”
“Che
c’è?” chiese Nabiki, che non capiva lo
stupore della sorella e di Ukyo. “Anche io mi diverto, cosa
credete? Solo che non ne faccio una questione di stato.”
Nabiki
e Kuno. Kuno e Nabiki.
Impossibile.
“Tu
stai dicendo che… hai una relazione con Kuno Tatewaki? Il
Tuono Blu del liceo Furinkan?!”
“Oh,
per cortesia, Ukyo… relazione
è un parolone. Semplicemente ci divertiamo. È un
passatempo, nient’altro.”
“Un…
passatempo?” chiese Akane, allibita.
“Sì.
Non a tutti interessano le relazioni serie e durature, e io sono una di
queste persone.” rispose pacata la ragazza. “Ma per
favore, non parlarne con Kasumi… sai meglio di me che
reagirebbe in maniera terribilmente drammatica.”
Tutte
e due annuirono, concordando con Nabiki.
“Scusa
se insisto con le domande” riprese Akane, “ma
perché ti avrebbero fatto una cosa del genere? Ranma e Ryoga
non sono così stupidi da farti incavolare senza un
motivo.”
“Oh,
il motivo ce l’avevano eccome. Credo non avessero ancora
digerito la storia dell’asta…”
Akane
e Ukyo rimasero in silenzio, per poi lasciarsi andare un lungo sospiro.
Ovviamente
quei
due se l’erano legata al dito, in attesa
dell’occasione migliore per vendicarsi e, a senso loro,
passarla liscia.
“Come
se non sapessero con chi hanno a che fare…”
borbottò Nabiki, quasi avesse letto loro nel pensiero.
“In
effetti…” constatò Ukyo sovrappensiero.
Non che non lo avrebbe potuto fare coscientemente.
“E
quindi, ragazze? Mi avete quasi sfasciato la porta per così
poco?” disse la proprietaria della stanza.
“A
dire il vero… ecco, noi…”
balbettò sua sorella, completamente svuotata di qualsiasi
impeto distruttivo da quando aveva sentito la notizia dei funambolismi
sotto le coperte di Nabiki.
“Beh,
se la vostra visita era limitata all’appurare che quelle foto
provengono da me… direi di avervi già
soddisfatte. Potete sloggiare”.
“No
no, senza fretta. Mi è appena venuta
un’idea”. E su Ukyo si spostarono gli sguardi di
entrambe le Tendo, quello interrogativo di Akane e quello incuriosito
di Nabiki.
“Stai
architettando qualcosa, Kuonji?”.
“Può
darsi, Cannibale. Vero che hai a disposizione la tua fida macchina
fotografica?”.
“Ovvio.
Non esco mai dal letto senza”.
“Eccellente.
Vieni un po’ qui, Akane, che ti espongo il mio piano e mi
dici cosa ne pensi”.
L’interpellata
porse l’orecchio e, man mano che l’altra parlava, i
suoi occhi e la sua espressione mutavano. Prima perplessi, poi stupiti
e infine maleficamente contenti.
“Sai
che mi piace un sacco?”.
“Com’è
che lo sospettavo?”.
“Mi
conosci. E hai la mia approvazione”.
“Oh,
benissimo. Nabiki, preparati. Hai davanti a te parecchie ore di
lavoro”.
La
mezzana Tendo non disse nulla, ma dentro di sé
provò una punta di piacere nell’appurare che sua
sorella un pochino le assomigliava, se si sforzava.
Lunedì
mattina.
Ranma,
affiancato immancabilmente dalla fidanzata, entrò
sbadigliando al Furinkan.
Riuscì
a fare dieci metri prima che una frotta di persone, di tutte le classi,
gli si avventasse addosso. Akane sarebbe stata coinvolta dalla furia
dell’orda se non fosse che sapeva benissimo cosa sarebbe
successo e aveva furbescamente provveduto a scostarsi per tempo.
“Ranma!
Hai una relazione omosessuale con Ryoga?”.
“Chi
sta sopra e chi sta sotto?”.
“Vergognatevi,
pervertiti!”.
Il
poveretto venne travolto, figurativamente e non, da quella bolgia.
Venne strattonato, spinto, ci mancava poco che qualcuno di
particolarmente intrepido cercasse di calpestarlo. E in tutto quel
casino fece fatica ad accorgersi di una cosa: assieme alla foto della
sua presunta liaison con l’uomomaialino, ne girava
un’altra.
Un’altra
che, se non fosse stato troppo impegnato a cercare di sopravvivere alla
calca, lo avrebbe mandato su tutte le furie.
Una
foto di Akane e Ukyo che si baciavano.
No
beh, diciamo le cose come effettivamente stavano: si
incazzò. E di brutto. Aveva altre priorità in
quel momento, tipo cercare di respirare, ma non significa che la cosa
non gli fece effetto.
Tutt’altro.
E
più passavano i secondi, più la combo
“gente suicida & cosa ho appena visto?”
ebbe la meglio e lo portò ad allontanare i più
invadenti.
“Allora,
vi volete levare dalle palle o no? Sparite!”
ruggì, riuscendo finalmente a scrollarsi di dosso la maggior
parte della gente. Poi, quasi avesse la bava alla bocca,
strappò di mano la foto incriminata per chiedere spiegazioni
alla fidanzata. Che, molto saggiamente, si era dileguata ridendo e in
quel momento lo osservava a debita distanza, da una finestra,
sbracciarsi a destra e a manca.
“Ah
Ranma, non cambiare mai. Sei così amorevolmente
divertente…” disse a se stessa, concedendosi un
sorriso soddisfatto. Avrebbe avuto delle conseguenze per questa
bravata, ne era consapevole, ma la vista di Ranma Saotome che diventava
idrofobo nel cercarla la ripagava di tutto.
E
poi, quando Ukyo la raggiunse e si mise a ghignare con lei, il quadro
fu completo.
Un
paio di metri più indietro Nabiki le osservava, seminascosta
dall’angolo del muro. E per una volta fu quasi contenta di
vedere qualcuno che, come lei, traeva godimento dalla disgrazia altrui.
Ancora di più perché una delle due persone era
sua sorella.
Forse,
dopotutto, c’era speranza anche per lei. Non ci contava
troppo ma in quel momento le faceva piacere pensarlo.
D’altronde
nessuno può permettersi di prendere in giro Nabiki Tendo e
sperare di uscirne indenne. Aveva una reputazione da difendere e un
feudo da governare, i colpi di testa dei paesani non erano ammessi.
Se
ne andò fischiettando, conscia che quella sarebbe stata una
giornata molto bella.
(*): È successo nell'ultimo capitolo di Two-part Secret Heart!
***
E spuntiamo dal nulla, come gli Unni-margherite di Mulan, dopo... boh? Un anno?
Dopo esserci dedicati ad altro abbiamo finalmente ripreso in mano Mysterious Secrets per portarla a termine, e in parallelo proseguire questa raccolta - che è legata a tutto il Secretverse. Questo episodio nello specifico getterà una luce diversa su un commento di Nabiki fatto nel capitolo 9 di Mysterious Secrets... :p
Come sempre speriamo vi diverta almeno la metà di quanto ha divertito noi :)
Alla prossima!
La premiata ditta Mana Sputachu e Subutai Khan.
|