Alunno VS. Professoressa

di SignoraKing
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Avvertimento: Questa storia ha partecipato al contest Perché la parola più temuta dagli alunni è interrogazione di Suzume Yuzuka arrivando seconda.
Avvertimento²: I fatti narrati e i personaggi sono frutto della mia immaginazione.
Il cognome utilizzato è preso tra quelli più frequenti in Piemonte.
Mi sono ispirata alla mia scuola solo per comodità nella descrizione. 
Alunno VS. Professoressa

Era un’ordinaria giornata alla scuola superiore “G.C. Faccio”, sul marciapiede davanti all’edificio si raggruppavano gli alunni non troppo vogliosi di entrare mentre gli altri andavano dai loro amici nell’atrio o al bar.
Al suono della prima campanella, quella che serviva a far entrare gli alunni ancora fuori, tutti si diressero verso le loro aule. Anche la seconda suonò, determinando l’inizio effettivo delle lezioni.
I corridoi erano vuoti tranne per qualche ritardatario di corsa e alcuni professori diretti alle aule noncuranti del ritardo.
Alle 9 i corridoi erano completamente vuoti, la bidelleria nell’atrio deserta e nessuno notò Marco entrare.
Il ragazzo non si guardò neanche attorno, non si preoccupò di nulla. Tirò dritto e salì il grande scalone di marmo saltellando.
Percorse il lunghi corridoi indugiando un attimo prima di passare davanti all’aula professori preoccupato che qualcuno gli dicesse qualcosa.
I suoi passi stranamente non risuonavano nel corridoio come al solito e lui non sembrava preoccuparsene.
Arrivato davanti alla sua aula un pensiero lo fece tremare.
“Quella di matematica oggi mi interroga.”
Subito il tremore si interruppe, lui era un vero uomo e i veri uomini non hanno paura delle interrogazioni di matematica.
Spalancò la porta con un calcio e urlò con tutta la voce che aveva in corpo: - Saaaaaaaaaaaaaaalve gente!
Gli occhi della donna dietro la cattedra diventarono fuoco, al ragazzo parve di vederci bruciare delle persone e subito distolse lo sguardo.
Un ruggito profondo uscì dalla bocca della professoressa, tutti gli studenti di quella classe e di quelle adiacenti si tapparono le orecchie il più forte possibile per non perdere la capacità uditiva.
Le unghie dell’avversaria sembravano artigli e i suoi occhi parevano lanciare laser. Il ragazzo cominciò a saltellare per la classe noncurante delle urla della donna.
Fece un paio di giri completi dell’aula e poi, ritrovatosi di fronte la professoressa, sorrise e con il tono più normale del mondo le disse: - Buongiorno professoressa Brusa, come se la passa? 
Dopo quella che tutti giudicarono la frase kamikaze del giorno, il ragazzo tirò fuori da una tasca una carota e cominciò a rosicchiarla.
La donna parve non riuscire più a contenersi e sbottò, diventando rossa dalla rabbia: - COSA CI FAI VESTITO DA CONIGLIO ROSA A SCUOLA? PERCHÈ SEI IN RITARDO? COME TI PERMETTI DI PARLARMI COSI’ MENTRE MANGI UNA CAROTA? ESCI SUB…
La frase fu interrotta dal preside che, attirato dalle urla, voleva capirci qualcosa, ad accompagnarlo c’erano i vicepresidi, alcuni professori e un paio di bidelle.
L’uomo si guardò attorno allibito, quando il suo sguardo si posò sul ragazzo con il costume da coniglio scoppiò a ridere di gusto.
- Professoressa Brusa vada a prendersi un tè, ci penso io qua. 
Non sembrava che la donna fosse molto disposta ad andarsene, ma non oppose resistenza e uscì dall’aula.
Dopo aver mandato via i curiosi che si erano radunati alla porta della classe, il preside si rivolse a Marco: 
- Ragazzo mio, complimenti, non avrei mai avuto il coraggio di farlo. Per la cronaca: bel costume.
Il giovane fece una faccia stranita e tranquillamente pose la domanda che per anni tutti ripeterono: - Quale costume? Io sono un coniglio!
Tutti scoppiarono a ridere nella classe quel giorno e nei giorni a venire.
Quella non fu né la prima volta né l’ultima, ma fu la più divertente.




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