La prima volta che incrociai il suo sguardo intenso, fu il primo giorno di scuola alle superiori.
I suoi occhi color mercurio brillavano quasi d’argento screziati di varie
tonalità di grigio al sole che si affacciava sull’ampia vetrata dell’aula;
doveva essere alto quanto me, solo i suoi fiammeggianti ricci facevano da
volume in più. Non avevo mai visto un rosso tanto vivido come colore di
capelli se non nelle tinte, ma dubitavo fortemente che quei ricci non
fossero “veri”…
In più, facevano risaltare la sua pelle pallida vivacizzata solo da qualche
lentiggine color pesca alla radice del naso che sembrava scolpito per non
dire perfetto, come le sue labbra ben delineate e serie.
Per non parlare poi dei capi griffati che indossava: un cardigan color
indaco spento con sotto una camicetta azzurra e dei jeans bianchi come i
suoi denti.
Sembrava il ragazzo perfetto, ma un occhiata più attenta mi fece cambiare
subito idea; si atteggiava un po’ troppo per i miei gusti come se l’intero
liceo fosse suo, mi ricordava il Malfoi della situazione.
Sorrisi debolmente di quella battuta mentale così geniale nei riguardi di
quel ragazzo… Chissà come si chiamava?
Notò che lo fissavo insistentemente e imbarazzata voltai lo guardo altrove,
facendolo vagare fra altri visi che non erano belli come il suo.
Per cinque lunghi anni, sarei stata assieme a lui e queste persone
assonnate, diventando una classe.
Sembravano tutti annoiati, forse per via della cantilena del professor
Coffin che io non stavo ascoltando; una parola per descriverlo: lugubre.
Il prof di Storia dell’Arte sembrava un armadio imponente, vestito
interamente di nero con un lungo bastane e scarpe lucidate di vernice dello
stesso colore, ricordava vagamente un becchino e il fatto che non ridesse
mai, non faceva altro che confermare questa ipotesi… Il che metteva i
brividi.
Fu allora che udii dei risolini provenire dal tipo che stavo fissando prima.
Di sottecchi cercando di non farmi notare, intravidi un altro ragazzo con la
stessa sicumera, ma in quanto a bellezza non era paragonabile a Rosso Mal
Pelo, biondo cenere e più scuro di me di pelle; entrambi mi osservavano,
parlottando fra loro e così divorata dalla curiosità, tesi l’orecchio
ascoltando ogni loro parola:
“Hai visto Rush, in questo istituto fanno entrare proprio tutti… Anche tipe
così mal messe. Guardala! Se ne va in giro con dei pantaloncini da uomo e
una maglia grigia semplicissima, ma dove pensa di stare? Al mare… E poi,
siamo sicuri che sia una ragazza?! Ha un taglio di capelli che uno: è
orrendo e due: è troppo corto…”
Rush era il nome del tipo dagli occhi dalle tonalità più varie di grigio! Ma stanno sparlando di me?!
“Sì ho notato Joel, non ha neanche un accenno di curve se guardi e ti
dirò che hai ragione, ragazze così dovrebbero essere cancellate dalla faccia della Terra… Secondo te è roba comprata dai cinesi quello che calza?”
Mi irrigidii sbiancando in volto come il professor Coffin, stavano parlando proprio di me…
Joel trattenne a stento una risata che il prof miracolosamente non sentì – o semplicemente ignorò – borbottando:
“Chissà se i manichini la giudicano… Perfino loro indossano roba
migliore”
Anche Rush rise sommessamente, concludendo la battuta commentando:
“Già… Anche i capelli dei manichini sono meglio di quel groviglio scuro,
ma cosa ha usato per tagliarli?! Una scodella…”
Era troppo.
Volevo piangere dalla rabbia e gridargli in faccia tutto il mio rammarico
nei loro confronti; disgustata dai loro commenti cercai di mantenere la
calma, anche se ribollivo d’ira.
Offesa e mortificata nel profondo, mi girai di scatto nella loro direzione
incenerendoli con lo sguardo.
Erano solo dei bambini viziati cresciuti in altezza troppo in fretta per una
scuola superiore.
Li colsi in fragrante mentre sogghignavano ancora e in risposta, alzai il
dito medio mimando con le labbra a chiare lettere:
“F-I-N-O-C-C-H-I”
Joel che fino a quel momento rideva e scherzava con il suo amichetto, divenne incredibilmente serio scostandosi da lui lentamente.
Dovevo averci preso, chissà se Rush lo era? Forse stavano insieme…
Quest’ultimo però, assottigliò lo sguardo serrando la mascella e mimando in una risposta velenosa:
“Che c’è? La verità offende…”
Credeva di essere spiritoso… la rabbia cresceva sempre più e serrai le mani lungo i fianchi a pugno, sbiancando ancora di più le nocche; indicai con un movimento lieve del mento Joel, sbottando:
“Se parliamo di verità, io ho detto solo quello che ho visto. Non c’è nulla di male nel vedere una coppia felice dell’altra sponda”
I nostri nuovi compagni sparsi in mezzo a noi ci osservavano come se stessero assistendo ad una partita di tennis, le loro facce erano sgomente e divertite.
Lui sembrava solo turbato, irato quanto me, il suo cipiglio confermava la mia teoria.
Poi scoppiò, urlando:
“Ripetilo se hai il coraggio stracciona!”
Coi nervi a fior di pelle gli saltai addosso, letteralmente. Sopra al suo grembo, tempestandogli il volto di schiaffi mentre Rush mi colpiva ripetutamente a pugni sul corpo, cercando in contemporanea di difendersi.
Il prof becchino dovette chiamare in suo soccorso altri colleghi per dividerci, spedendoci dritti dalla preside.
Questo fu il mio primo incontro con Rush Pendragon. |