Solo un irraggiungibile sogno, solo una mera illusione. Ecco cos'erano
realmente i pokemon.
Il ragazzo continuava a rigirarsi irrequieto nel letto. Era da molto
che faceva incubi ricorrenti su quel tema, e passava molte notti
movimentate. Quella sera, piuttosto che addormentarsi, prese a
rigirarsi incessantemente nel letto.
"Solo un'illusione, ecco cosa sono" continuava a pensare.
Era sempre stato un patito del target. Da quando aveva sei anni non si
era perso un solo gioco pokemon né una signola puntata della
serie animata, né un film. Da quando poi aveva scoperto
Internet era diventato un patito di fanfiction, disegni e altre cose
fatte dai fan, sempre sui pokemon. Si poteva definire il più
grande esperto nel settore in settecento chilometri. I pokemon erano il
suo sogno. La sua ossessione. La sua droga. Era per questo quasi sempre
stato emarginato a scuola, preso in giro, sbeffeggiato, ma non gli
importava. I pokemon erano la sua vita.
Solo che era tutto finto. Era da tempo che una parte di lui cercava di
accettare questo. I pokemon erano solo invenzioni atte a far divertire
milioni di videogiocatori, nulla a cui stare dietro più di
tanto. Ma per lui era diverso. Lui voleva bene ai suoi pokemon,
nonostante fossero solo immagini e sequenze numeriche all'interno della
cartuccia. Lui li amava, li curava. E stava male, pensando che tutto
ciò fosse vano.
Aveva sempre sognato che i pokemon fossero reali, che fossero veri
compagni di vita, e non semplice intrattenimento animato videoludico.
Aveva sempre sognato di volare nel cielo a cavallo del suo Charizard,
di solcare gli oceani sul suo Lapras e di andare sottoterra con il suo
Excadrill. Soffriva quando realizzava di star inseguendo una chimera.
Ce l'aveva a morte con la Game Freak. Nonostante fossero loro ad aver
creato la cosa che amava, erano coloro che gli avevano regalato quel
falso sogno, quella meta irraggiungibile. Si sarebbe vendicato, senza
dubbio. Non si sarebbe mai perso nulla del target, ma un giorno si
sarebbe vendicato.
Dopo molte ore insonni passate a riflettere, giunse ad una conclusione.
"Certo, che stupido che sono! Vedrete, vedrete! Ci riuscirò,
ne sono sicuro!
Cominciò a piovere. Scese dal letto, e si
precipitò a prendere carta e penna. Iniziò subito
a scrivere molti calcoli, intricati ragionamenti e complicate
spiegazioni. Alla fine la raggiunse, l'equazione fatale, quella che
avrebbe risolto tutto.
In una palese imitazione di Gene Wilder, urlò, con tutto il
fiato che aveva in gola e con uno sguardo allucinato: - SI! PUO'! FARE! - con annesso tuono di sottofondo.
Le macchine fotografiche scattavano all'impazzata, e nella sala la
concitazione era alle stelle. Se quelle voci di corridoio si fossero
rivelate vere, questo sarebbe stato lo scoop del secolo.
In fondo alla sala, in piedi di fianco alla macchina, stava il ragazzo,
ora uomo, che guardava compiaciuto la folla di giornalisti davanti a
lui. Aveva lavorato duro quarant'anni per arrivare a quel giorno. Da
quando aveva trovato quell'equazione si era messo sotto e aveva
conseguito numerose lauree e alcuni master in scienze biologiche e
informatiche, e si era sempre di più dedicato alle sue
ricerche, impegnandosi anche a trovare i fondi necessari per finanziare
il suo progetto. No, quello era di più di un progetto, era
un sogno. Sarebbe stato qualcosa di fantastico. Ma non solo per lui,
per molti altri. Quel giorno sarebbe entrato nella storia.
Macché, nella leggenda.
Lo scienziato, con un grosso sorriso, cominciò ad illustrate
la sua macchina in grado di convertire le sequenze numeriche in
qualcosa di vivo, di senziente, in un essere vivente capace di provare
emozioni. Il mormorio della folla si faceva sempre più
rumoroso, e lo scienziato si compiaceva di questo. Non mancava molto al
momento.
Aveva collezionato molti fallimenti nel corso degli anni. Purtroppo i
codici erano convertibili solo una volta, e ciò voleva dire
morte in caso di sbaglio. L'uomo aveva perso molti dei suoi fidati
compagni nel tentativo di tirarli fuori dai giochi, ma dopo molto c'era
riuscito. Quella macchina aveva finalmente realizzato il suo sogno, e
concretizzato lo scopo per cui era stata costruita.
Arrivò alle conclusioni finali. Stava per succedere.
Nascosto sopra una trave del soffitto, stava Gallade, che ad un cenno
dello scienziato sarebbe atterrato nella sala, stupendo i giornalisti e
dando inizio ad una nuova era.
Lo scienziato, felice come non mai, diede il segnale.
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