Scritta per una sfida sul Charming Roots
Boards (vedi profilo account), è un bel mix di "canon Row" e
romanticismo sfrenato. Il titolo originale sarebbe The kettle's gentle nudge,
un'espressione idiomatica americana che però stonerebbe
moltissimo in lingua italiana (si tradurrebbe pressappoco con "La
spintarella del bue", in quanto si riferisce al proverbio "Il bue dice
cornuto all'asino!". Ma vi pare? Il titolo sostitutivo mi è
stato suggerito dalla stessa autrice.
La
dolce Sprinks adora le recensioni, perciò fatevi sotto!
Buona lettura...
Saki, l'umile
traduttrice
“Cosa
intendi con: 'non volevo dire
così'? Neville, è esattamente quello che hai
detto! Non ho
insistito perché avevi detto che volevi aspettare di finire
il
tuo apprendistato e ora... Cosa? Hai paura del matrimonio? O
è
proprio il fatto di sposare me?"
Neville ebbe un brivido a quel ricordo mentre
provava a spiegare la sua situazione al suo collega e amico.
“Non
è che non voglia sposarla, Fil. Io la amo. Sto
portando con me l'anello di fidanzamento di mia madre da un mese! E'
solo che non sono sicuro di essere quello giusto per lei. E'
meravigliosa e ho paura che le ci vorrà poco per scoprire
che
avrebbe potuto scegliere di meglio.”
“Neville,
lei ti ama, giusto?” Il giovane annuì.
“Allora devi avere fiducia che il vostro amore reciproco
basterà a tenervi uniti nei tempi difficili e a godervi
appieno
i momenti felici.”
Lui
sorrise e Filius ne fu sollevato. Di solito questi erano argomenti che
toccava a Pomona affrontare, ma Neville aveva voluto proprio parlare
con lui ed era determinato ad aiutare il ragazzo. Erano alla Testa di
Porco da un tempo indefinito, ma ora gli sembrava che ne fosse valsa la
pena, che ciò che diceva stesse raggiungendo il cuore
dell'assistente di Pomona, il figlio che non aveva mai avuto.
“E'
per questo che non ti sei mai sposato? Non hai mai amato qualcuno fino
a quel punto?”
Filius si
irrigidì, chiedendosi cosa avrebbe potuto rispondere,
come si sarebbe riuscito a spiegare senza lasciar trapelare nulla.
Guardò nel bicchiere, evitando il suo sguardo.
“Non
è questo, Neville. E' solo che- Ecco, per me le cose
sono diverse. Tu ricordi i pregiudizi che esistevano contro i
non-purosangue prima della caduta di Voldemort, e che sono ancora
radicati in certi ambiti. Quando ero più giovane, queste
credenze erano ancora più comuni e arrivavano alla
violenza...
erano praticamente la norma. Da tempo avevo deciso che fosse meglio non
sottoporre nessun altro a quel tipo di tormento.”
Filius
stava per tirare un sospiro di sollievo quando vide che Neville
non lo stava tempestando di ulteriori domande. Non poteva negare di
essere innamorato e di esserlo da tanto tempo, ma come aveva detto, era
stato meglio non far soffrire nessun altro per i pregiudizi che aveva
affrontato a causa della sua statura.
“Quindi
tu ami qualcuno, ma lasci che gli altri ti convincano che
il tuo amore non è abbastanza per lei solo perché
non sei
alto?”
Filius
guardò il giovane, punto sul vivo da quella domanda
improvvisa.
Poteva quasi vedere la mente di Neville rimurginare e si sarebbe tirato
una maledizione da solo per aver accennato all'argomento.
“No,
non è così. Semplicemente, non volevo darle un
peso, non volevo che si sentisse in dovere di difendere me e la nostra
storia davanti al mondo intero.”
Neville
fece cenno di aver capito, e di nuovo Filius si sentì
sollevato.
“Bene,
credo di sapere cosa devo fare. Grazie per il tuo aiuto,
Fil..”
Neville finì il suo drink in un sorso, poi si
alzò. Gli diede una pacca sulla spalla e si chinò
a sorridergli: “E non penso che Pomona abbia mai
considerato la tua amicizia come un peso, quindi perché mai
dovrebbe pensare questo del tuo amore?”
Prima che
Filius riuscisse a mettere insieme le parole per rispondergli, se n'era
già andato. Ordinò un altro drink mentre
rifletteva sulla domanda di Neville.
Il
ragazzo, che si avvicinava ormai ai trent'anni, era davvero
già un uomo, e aveva indovinato in pieno... Filius si chiese
come l'avesse compreso e soprattutto se aveva ragione.
“Non
so che cosa fare, professoressa Sprout.”
“Chiamami
Pomona, cara.” Aggiunse un po' di té ad entrambe
le tazze.
“Lo sai che Neville ti ama, Hannah. E' così ovvio,
in ogni
cosa che fa e che dice. Sono sicura che sia solo un po'
nervoso.”
“Ma
nervoso per che cosa? Io non gli faccio nessuna pressione.
Non me ne preoccupavo affatto. Abbiamo parlato di sposarci, e mi
sembrava di aver capito che sarebbe successo quando avrebbe finito
l'apprendistato con lei. Poi ha cominciato a parlare di trasferirsi e
di 'darmi un po' di libertà'... qualunque significato abbia
questa frase...” Stringeva la tazza così forte che
Pomona
temeva che le sarebbe saltata via dalla mano da un momento all'altro.
“Non so proprio che cosa pensare.”
Erano
sedute nell'ufficio
di Pomona, in una delle sue serre, il luogo dove si sentiva
più a suo agio. Quella mattina era stata così
sorpresa di ricevere un gufo da Hannah in cui le chiedeva di
incontrarsi dopo cena. Lei e Filius avevano fatto colazione insieme in
camera di lei, uno dei migliori vantaggi delle vacanze estive, senza
dubbio, e lui le aveva fatto sapere che Neville gli aveva domandato di
vedersi per bere qualcosa e parlare alla Testa di Porco quella stessa
sera.
Si sporse
per prenderle la tazza, poi le tenne le mani nelle sue.
“Hannah,
non ti conosco tanto quanto vorrei, ma so per certo che il cuore di
Neville ti appartiene. Ti dirò: è lui che pensa
di non essere abbastanza degno di te, non il contrario.”
Hannah
sembrava sconvolta, come se non avesse mai pensato una cosa simile, e
Pomona continuò.
“Il
mio consiglio è questo: digli come ti senti. Digli che
non hai assolutamente voglia di spazio o di libertà. Digli
quello che lui significa per te e quanto desideri trascorrere la tua
vita con lui. Digli-“
“Pomona?”
Le venne
quasi da ridere quando Hannah sobbalzò e sembrò
cercare un posto dove nascondersi, non appena udì la voce di
Neville.
“Qui
dentro, Nev.” Lui entrò e sembrò
davvero sorpreso di vedere Hannah, che per fortuna si era data un po'
di contegno e sorseggiava il suo té facendo finta di nulla.
“Hannah e io ci stavamo facendo una rimpatriata. Ti va un po'
di té?”
Lui aveva
occhi solo per Hannah e Pomona provò un moto d'affetto per
la coppia che le stava davanti. Sapeva che avevano un bellissimo futuro
insieme, così come era sicura che i fiori spuntavano a
primavera. Se lo sentiva.
“Grazie,
ma in realtà ho bisogno di parlare con Hannah.
Stavo per mandarle un gufo, ma poi ho visto le luci dell'ufficio
accese...”
Hannah
aveva posato la sua tazza e ora stava giocherellando nervosamente con
la gonna. Pomona non poté fare a meno di sorridere.
“Dai,
siediti. Tanto avevamo praticamente finito di parlare, vero
Hannah?” Continuò senza aspettare una risposta,
alzandosi
e andando alla porta. “Neville, sai come chiudere, dopo.
Buonanotte, cari.”
Uscì
dalla serra prima che i due potessero controbattere, e si
sedette su una panchina sotto il suo albero preferito. Era
già
abbastanza buio per guardare le stelle e alzò la testa per
godersele, appoggiando la schiena alla panchina, esprimendo un
desiderio ad ognuna di esse: che qualsiasi cosa Neville stesse dicendo
in quell'ufficio, fosse quella giusta.
Era
diventato un giovane così bello, forte e fiero, ma anche
gentile e premuroso. Si sentiva fortunata ad averlo nella sua vita: in
sua presenza non riusciva a frenare il suo orgoglio quasi materno.
Erano diventati molto intimi quando lui era ancora studente, ed era la
stata la prima a conoscere la sua decisione di proseguire una carriera
in Erbologia. Non ne avevano ancora parlato, ma sapeva che lui sperava
di prendere il suo posto a Hogwarts un giorno, e ne era felice.
Sperava
inoltre che fosse più felice di lei nella vita sentimentale.
Con Hannah, sapeva che avrebbe avuto quella fortuna. Per quanto fossero
entrambi timidi e mancassero di fiducia in se stessi, non aveva visto
una giovane coppia così in sintonia e innamorata. Qualcuno
poteva considerarla una sciocca romantica, ma Pomona credeva nelle
"anime gemelle", era convinta che esistesse una persona che
può renderti più felice di chiunque altro. Mentre
parlavano, Hannah aveva definito
Neville la sua anima gemella, e Pomona aveva capito che era proprio
così. Erano fortunati ad essersi trovati mentre erano ancora
giovani e di aver avuto il coraggio di ammettersi l'un l'altra i propri
sentimenti. Desiderò di averlo avuto anche lei, quel
coraggio.
“Ti
stai godendo la serata, cara?” Filius si avvicinò e si sedette accanto a lei sulla panchina, che di colpo gli parve ben piccola.
“Proprio
così. Ho lasciato i nostri piccioncini nel mio ufficio
sperando che le cose tra loro si aggiustano, e ho deciso di fermarmi
qui a guardare le stelle.”
Filius
la guardò alzare di nuovo gli occhi al cielo. Era in quella
stessa posizione quando l'aveva notata tornando da Hogsmeade. Dopo aver
finito l'ultimo drink, aveva deciso che era tempo di applicare il
proprio consiglio alla sua situazione e di parlare con Pomona. L'amava,
l'amava da
anni, e credette di avere una speranza di essere ricambiato.
“Lo
sai quant'è difficile non baciarti in questo
momento?”
La vide
irrigidirsi, e sperò che fosse soltanto per la sorpresa.
Sembrò passare un secolo prima che lei si voltasse a
guardarlo.
“Davvero?”
Non era la
risposta che si era immaginato, né lo scenario migliore o
peggiore che si era costruito mentre tornava a piedi dal pub, ma il
sorriso esitante che accompagnava la domanda era
più di quanto avesse sperato.
“Sei
sempre bella, ma quando sei felice e rilassata come adesso, sei
semplicemente irresistibile.”
Lei
sorrise di nuovo, timidamente, mentre piegava la testa verso di lui.
“Allora
perché resistere?”
Lui
sentì il cuore balzargli in gola mentre si avvicinava a
baciarle le labbra. Le braccia di lei lo circondarono e si sorprese ad
afferrarla per la vita e spingerla più vicina. Lui aveva
pensato
ad un piccolo, delicato approccio, ma finirono presto per amoreggiare
come due ragazzini. Non appena un bacio terminava, un altro iniziava.
Lei si sporgeva tutta su di lui da un lato all'altro della panchina, e
Filius stava già pensando a spostarsi in un luogo un po'
più comodo, magari la sua stanza da letto.
“Abbiamo
interrotto qualcosa?”
Si
staccarono l'uno dall'altra con aria colpevole e alzarono lo sguardo
per vedere Neville e Hannah che sorridevano. Neville non
riuscì
a contenere una risatina mentre diceva:
“A
quanto sembra, non sono l'unico ad aver avuto bisogno di una piccola
spinta per farmi avanti.”
Pomona
sembrava averlo dimenticato del tutto e si era alzata di scatto ad
abbracciare Neville e poi Hannah, che le aveva mostrato tutta eccitata
il suo anello di fidanzamento. Prima che Filius potesse aprire bocca,
le due donne stavano andando spedite verso il castello parlando di
vestiti, cerimonie e torte.
Neville si
fermò a sorridergli mentre anche loro si incamminavano
per quella strada, ma un po' più lentamente.
“Così
gliel'hai detto?”
Filius
non poté fare a meno di sentirsi un po' irritato per essere
stato interrotto, perché Pomona se n'era andata prima che
potessero parlare per bene. Ma era così totalmente felice di
averla baciata che il solo pensiero di tale beatitudine
spazzò via quella sensazione di dispetto.
“Già.
E vedo che anche voi avete discusso.”
Il giovane
arrossì di contentezza mentre annuiva.
“Grazie.
Voglio dire, non ce l'avrei proprio fatta senza di te.”
Filius si
allungò a battere sulla spalla di Neville come lui aveva
fatto nel pub, anche se un po' più in basso.
“Nemmeno
io, ragazzo, nemmeno io.”
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