PROLOGO
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C A P I T O
L O U
N I C O
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“ La loro prima mattina sapeva di
pioggia leggera „
Non
ricordava quale fosse stata l’ultima volta in cui aveva
dormito in un letto comodo – vero –, per tante ore
consecutivamente. Serbava la fatica di notti che non passavano, di cui
aveva ammorbidito i contorni tetri con libri e scartoffie di casi
difficili – su uno in particolare –; e riusciva
persino a ritornare a quando aveva ancora una prescrizione valida per i
sonniferi anni addietro, quando ancora gli incubi erano animati da
immagini vivide a tenerlo lontano da un ristoro e faticava a scrollarsi
via l’ansia di doversi abbandonare a un modo incontrollabile
come quello onirico. Più recente, filato da una malinconia
agrodolce, i momenti di riposo erano quelli che riusciva a
conquistare sul suo divano – pelle rovinata, morbido al punto
giusto, una soluzione confortevole seppur approssimativa, che lo aveva
accompagnato a lungo, attraverso disavventure e nuovi scenari.
Risvegliarsi su di un materasso estremamente confortevole, ricolmo di
una cascata di lenzuola candide e un piumone leggero per la stagione di
mezzo, era dunque una sensazione più che strana – bizzarra, difficile
da inquadrare quasi quanto ritrovarsi a osservare i percorsi
d’inchiostro dei lunghi capelli di Teresa, dipinti sul
cuscino in groviglio astratti, ipnotici.
Non compì alcun movimento, rimanendo immobile
nell’osservare ciò che la posizione sul fianco gli
consentiva, quasi trattenendo il fiato nel timore di essere ancora
intrappolato nei suoi stessi sogni – troppo delicati per
poter resistere a respiri profondi, regolari, o anche alla
più minima torsione del collo. Semplicemente, si
accontentò di scorgere quel che riusciva per non crepare il
quadro davanti a sé in quell’istante di immobile
eternità – la luce opaca di una mattinata che
annunciava pioggia leggera con il suo profumo umido, sospinto nella
camera dalla brezza lieve, a filtrare furtivamente dalla finestra
lasciata basculante; le tende a danzare morbidamente come favelle
tenui,
incoraggiate dai refoli di vento; l’orologio a segnare le
cinque e cinquantatré minuti che ticchettava in un ritmo mai
percepito tanto naturale come in quel momento, battendo in una
tonalità diversa dal solito, calda, quasi a voler seguire
l’andamento del suo cuore. E naturalmente, si
bloccò nel scrutare ciò che gli era possibile
carpire del volto di Teresa, sprofondato nel guanciale e ricoperto da
ciuffi d’ossidiana ad accarezzarle i lineamenti durante il
sonno – labbra appena socchiuse, sopracciglia scevre da
qualsiasi contrattura come il resto del suo viso, e una respirazione
modulata lentamente a indicare la dolcezza di suoi sogni tranquilli.
Poco abituato a dormire a lungo, avendo perso ormai da lungo tempo
contatto con la normalità di passare la notte in un letto
degno di
tale nome, si rese conto di aver perdurato più a lungo del
soito abbandonato al riposo, ma nonostante ciò non sarebbe
riuscito ad addormentarsi nuovamente – e nemmeno desiderava perdersi la
magia di quel primo risveglio insieme a lei, nel quale
poteva assaporare i frammenti di cui era composta una nuova
realtà con cui pian piano sarebbero entrati entrambi in
confidenza, in una ritualità conquistata passo dopo passo.
Respirare il profumo della sua pelle ramista a quella del giorno appena
nato, familiarizzare lentamente con la concretezza di essere insieme a
lei a condividere le rispettive esistenze, metabolizzare quanto
accaduto il giorno prima e prendere coscienza di essere riuscito a
liberarsi da catene formate da grumi di passato che non aveva voluto
abbandonare fino ad allora – bloccato da un terrore fangoso
di mostrare i propri sentimenti, di permettere nuovamente che qualcuno
si avvicinasse a tal punto a sé da poter causargli dolore
con una sua ventura perdita –, erano dettagli fondamentali di
quel qualcosa che ora avrebbero edificato assieme.
Increspò appena le labbra in un sorriso asimmetrico,
pensando a quanti errori avrebbe inevitabilmente commesso ancora
– perché
era un uomo assurdamente complicato, difficile, che aveva
vissuto di raggiri, inganni, truffe e bugie da quando ne aveva memoria
–, e nonostante tale constatazione riusciva in quel momento a
percepire la ferma certezza che non sarebbero mai potuti essere
irrimediabili. In un modo o nell’altro, se erano giunti fino
a quel punto, avrebbero trovato il modo di aprirsi la strada in futuro,
e non importava se qualche notte l’avrebbe dovuta comunque
trascorrere nuovamente sul divano – e non per problemi di
sonno, ma per aver forzato situazioni con sotterfugi eccessivamente
biechi. Sarebbe risultato persino dolce, un monito silenzioso a
ciò che sarebbe potuto essere se non avesse infine deciso di
smettere di truffare i propri sentimenti e persino quelli di Teresa,
conducendola in un teatrino in cui si era ritrovata a fare una comparsa
inconsapevole a sue spese, solo perché lui era incapace di
scrollarsi via da quell’immobilismo vigliacco al quale era
stato affisso troppo lungamente.
Mosse con lentezza le dita, allungando il braccio quel tanto da
consentirgli di affondare i polpastrelli tra il lago scuro dei capelli
di Teresa, facendo attenzione a percorrere con lentezza morbida le vie
intessute dalle ciocche per evitare di risvegliarla prematuramente. Un semplice contatto,
per prendere coscienza della sua presenza lì, in quel
momento preciso, della sua concretezza reale accanto a lui, della
consistenza di quanto era riuscito a infine ad accettare andando al di
là dei propri timori – nonostante ancora
ne percepisse gli echi nella propria anima contorta, nonostante solo il
tempo gli avrebbe permesso di assimilare una quotidianità
alla quale era disabituato, nonostante
la loro vita sarebbe stata tranquilla di rado.
Respirò a fondo, ritraendo la mano per lasciare intatto il
sonno di Teresa, rimanendo lì ad assaporare la sua presenza
e nient’altro che quella – l’essenziale per poter
sentirsi felice.
M A N I
A’ s W
O R D S
In realtà avevo scritto una cosa super-angst in cui Patrick
l’aereo non riusciva a raggiungerlo, ma non ne sono
pienamente convinta così ho evitato e mi sono data al fluff
– anche se sono triste di non aver contribuito con una buona
dose di disperazione, quindi magari rimedierò in futuro (?).
Comunque, wow!, in questa sezione non ci scrivo da prima del cambio di
account, da prima dell’inizio della sesta stagione, mi fa un
po’ strano ritornarci. Non potevo esimermi ovviamente, dopo
l’episodio finale, e tutti i feels conseguentemente scaturiti
da tutto ciò – che ovviamente sono i benvenuti
quando si tratta di episodi tanto belli e pieni di canon da farmi
scoppiare di gioia.
Venendo alla piccola shot, devo dire che sono triste per il divano che
ora verrà usato un po’ meno da Patrick –
almeno mi auguro per lui e Teresa, ecco – e quindi tutta
questa cosa fluffosa introspettiva è nata semplicemente da
questa mia riflessione molto stupida, il che non è che mi
dia molta sicurezza sul risultato finale.
Ho fatto molta fatica a trovare un titolo – cosa che a voi
assolutamente non interessa, ma devo condividere le mie fatiche con
qualcuno, no?
In realtà non c’è niente da dire, non
so perché sto continuando a sproloquiare. Magari
prossimamente rielaboro la vecchia long che avevo iniziato con il
vecchio account ora cancellato, e la riadatto per inserirla nel
contesto di fine sesta stagione, ma-non-lo-so-quindi-si-vedrà.
Qui volevo giusto scrivere qualcosa, ecco, senza pretese e senza voler
aggiungere troppo, semplicemente una riflessione dal punto di vista di
Patrick sul dopo la scena del bacio – in realtà
nemmeno mi convince troppo, vabbé, i pareri li lascio a voi.
Ah, sì, l'ho riletta tipo tre volte di pubblicarla e io
solitamente rileggo dieci volte, ma ora devo uscire e volevo
assolutamente metterla su prima di andarmene - quindi
rileggerò le altre sette volte quando torno, per correggere
eventuali sviste. (Nota aggiuntiva → Ho riletto, qualche
svista l'ho trovata ed eliminata prontamente, spero di essermi
sbarazzata di tutte. Ma ricontrollerò ulteriormente anche
domani, perché ora devo andare a ripassare per l'esame /ansiaansiaansia/)
Grazie a chi ha letto e a chi vorrà concedermi il piacere di
leggere una recensione ♥
Alla prossima,
Mania
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