Ed
eccomi entrare nella Torre più alta del castello. Torre, di
cui ci avrei giurato,
non avrei messo mai piede, e vedo il preside rannicchiato in un angolo.
Gli
punto la bacchetta e aspetto faccia qualcosa. Silente si alza. Posso
scorgere i
suoi occhi azzurri da dietro gli occhiali a mezzaluna.
Spesso
quegli occhi mi hanno rimproverato, mi hanno fatto sentire quello che
veramente sono. Silente ha cercato più volte di capirmi, a
darmi un aiuto, ma
io l’ho sempre respinto. E forse adesso rimpiango questo. Il
preside mi guarda,
non molto stupito. I suoi occhi mi dicono tutto.
Vigliacco.
Ecco
cosa diavolo sono. Per questo voglio portare a termine la missione e
farla
finita con tutti e con tutto. Ne ho abbastanza. Impugno la bacchetta.
«Sei
convinto di questo, Draco?» mi chiede.
Non
rispondo. Non riesco a rispondere. Stringo di più il mio
pezzo di biancospino.
«Non
cercherò di dissuaderti, sappilo. Ma vorrei che mi
concedessi qualche
minuto per parlati un’ ultima volta» si
avvicina.
Non
valgo niente.
«Vali
molto di più di quello che credi, giovane Draco. Non sei un
vigliacco»
Questa
cosa che riesce leggermi nel pensiero riesce solo ad irritarmi.
«Non
è vero! Io non valgo un cazzo!» gli urlo.
«Perché
credi questo? Chi ti ha portato a pensare che non hai valori?»
Tutti. Se solo lui
capisse. Cercasse di tirarmi via da questa prigione
che mi sono
creato. Ma no, cosa dico? Figurati se può interessargli
qualcosa di me.
Sospiro.
«Io
lo so» affermo.
«No,
ti sbagli. Tante volte portiamo a dire cose che crediamo solo noi, ma
non
hanno alcun significato, appunto perché siamo noi stessi a
pensarle. Ascoltami,
ragazzo. Tu hai scelto questa strada...»
«Lui
ha scelto...» lo correggo sottovoce.
«Lui chi,
Draco? Tuo padre Lucius?»
Abbasso
la bacchetta.
«Sì,
mio padre! Quand’ero piccolo non gliene fregava niente di me,
mia madre mi
accudiva da sola, lui era sempre in giro a fare affari. Fin quando lei,
stufa
di tutto questo, gli ha fatto una proposta» Mi mordo il
labbro. Cazzo, ho detto
fin troppo! Silente si siede.
«La
proposta che se avesse passato più tempo con te, tuo padre
ti avrebbe
potuto insegnare ciò che voleva. Giusto?»
Dico
un “sì” con un filo di voce.
«Mi
ha subito messo alle strette, voleva solo che suo figlio diventasse un
Mangiamorte, proprio come lui. Mia madre tentava di fargli cambiare
idea, ma
non ci è riuscita. Mio padre mi ha insegnato tutto sulle
arti oscure, mi ha
messo in testa la differenza tra purosangue e mezzosangue, mi ha fatto
credere
che... l’amore... fosse una cosa
pericolosa, da cui dovevo assolutamente
starne fuori. Che fosse una perdita di tempo, un sentimento stupido che
non
avrei dovuto regalare a nessuno...»
Il
preside si accorge che sto soffrendo.
«Chi
c’è nel tuo cuore, giovane Draco?» mi
chiede, alzandosi. C’è una ragazza a
cui mi sono accorto di voler bene sul serio. Ma non possiamo continuare
a stare
insieme. Perché lei è il bene ed io il male. Lei
la luce ed io il buio. Lei è
Sarah Gilmore e io Draco Malfoy.
«Nessuno»
dico.
«Avanti,
non mentirmi»
«Nessuno!
Ho detto nessuno!» alzo la
bacchetta. Stringo i pugni. Mi
dispiace, Silente. Lei non può capire il dolore atroce che
mi sta spegnendo
giorno dopo giorno. Non c’è nessuno che
può salvarmi. Sono solo. E non ho
bisogno di niente, o almeno...
La
porta si spalanca con un tonfo, mi giro di scatto.
«Non
lo fare, Draco» una voce. Una ragazza dagli occhi celesti e i
capelli neri
mi abbraccia da dietro la schiena.
«Sarah...»
sussurro.
«Ti
prego» mi stringe di più.
Mi
volto verso di lei. La guardo fisso negli occhi.
«Come
hai saputo che ero qui?» le dico con un filo di voce. Lei
guarda altrove.
Mi giro e vedo Silente avvicinarsi. È stato lui a
contattarla, gli ha passato
un suo pensiero.
«Lei...
lei può aiutarmi?» chiedo con voce bassissima al
preside.
«Posso,
se solo tu me lo lasciassi fare, Draco» mi dice.
Poso
la bacchetta. Sono deciso. Voglio far finire questa storia. Non avrei
mai
potuto uccidere il preside. Non posso perché è
stato lui, anche se non
direttamente, ad aiutarmi. E’ stato lui che, pur sapendo il
mio lato oscuro, mi
ha nominato Prefetto. E gliene sono grato. Mio padre e Voldemort, non
saranno
di certo la mia salvezza, non mi piace la vita che ho adesso, non la
voglio.
Voglio cambiare la mia esistenza; voglio ricominciare, sapere qual
è la parte
giusta da seguire. Voglio dimostrare che anche Draco Malfoy ha un
cuore.
«D’accordo»
affermo.
Sarah
mi sorride e mi abbraccia forte.
«Sei
sicuro?» mi chiede Silente apprensivo. Torno a guardarlo.
«Sì»
confermo.
«Allora,
Sarah, andate subito al sicuro. Non è prudente aggirarsi nel
castello
ora» Il preside le fa un cenno. Lei si avvicina e parlano
fitto fitto. Sarah
annuisce, lo abbraccia forte e torna verso di me.
«Andiamo
Draco» mi trascina fuori. Io mi fermo sulla soglia della
porta.
«Grazie
per aver avuto pietà di me» sussurro a Silente.
«E’
la mia pietà che conta adesso, non la tua. Non
tornate indietro
quando sarà giunta l’ora» detto questo
mi gira le spalle cupo.
Sarah
mi prende la mano e mi porta oltre la Torre.
«Vieni
sotto il Mantello dell’Invisibilità di Harry. Se
ti vedono i Mangiamorte
passi nei guai»
Ci
mettiamo sotto il mantello e arriviamo con cautela presso i dormitori
di
Grifondoro.
«Dove
andiamo?» le sussurro.
«Alla
Tana» mi risponde.
«Cosa?!»
esclamo io.
Lei
sospira.
«La
tana è casa di Ron»
Ma
bene. A casa di Lenticchia-Weasley, come sono contento!
«Chi
c’è là?» chiedo.
«I
miei amici, la famiglia Weasley e i Membri dell’Ordine della
Fenice»
«Va
bene» dico stufato. Lei mi ferma da un braccio.
«E’
inutile che sbuffi! Loro sono la tua unica possibilità di
salvezza e lo sai»
«Beh,
non mi sembrano molto amichevoli, sai
com’è!»
«Dopo
che li hai presi di mira per sei anni è ovvio che non starai
loro
simpatico!»
«Cambiamo
discorso? Sai non mi va di litigare, i Mangiamorte potrebbero
insospettirsi
sentendo delle voci e non vedendo nessuno» dico con
sufficienza. La sento
sospirare.
«Scusami
Sarah...» mormoro poi, pentito.
«Andiamo»
mi dice affrettando di più il passo. Arriviamo in Sala
Comune,
vediamo un paio di Mangiamorte salire di fretta le scale.
«Oh
no! Staranno andando da Silente! Dobbiamo tornare indietro!»
sussurra
Sarah, allarmata.
«Non
possiamo. È pericoloso! Se mi vedono passerai nei guai anche
tu!» esclamo.
«Ma
non possiamo abbandonare il Preside!»
La
trascino fuori dalla Sala.
«Non
è prudente aggirarsi nel Castello con i
Mangiamorte» rifletto «Hai sentito
Silente? “Non tornate indietro
quando sarà giunta l’ora.” Si
riferiva di non tornare nei nostri passi per aiutarlo! Ascoltami,
Sarah. Albus
Silente è un uomo forte se la saprà cavare,
inoltre è un mago straordinario» la
consolo «Mentre per noi non avranno pietà.
Ricordi? L’ho tradito»
sussurro. Sarah ha le lacrime agli occhi.
«Andiamo...
andiamo alla Tana...» singhiozza disperata.
«Prima
dobbiamo uscire di qui» affermo. Lei annuisce.
«Andiamo
ad Hogsmeade. Lì contatteremo... contatteremo...»
la sua voce è
interrotta dai singhiozzi. Dio, quanto sto male vedendola
così. La stringo in
un abbraccio. Lei appoggia la sua testa sulla mia spalla.
«Sta’
tranquilla... Andrà tutto bene»
Se
starai al mio fianco, andrà tutto bene.
Prendo
il suo mento e congiungo le nostre labbra in un bacio.
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