Parliamo un po' voi ed io. Un attimo.
L'os che state per aprire è un semplice what if? E' il mio
modo di vedere un possibile ritrovarsi di Carol e Daryl. Nulla di
più, nulla di meno. Ho cercato di mantenermi il
più IC possibile con il personaggio di Daryl (il cui punto
di vista è protagonista della os) ma ovviamente, visto che
in molte cose il tf è stato volutamente ambiguo in questa
serie, e molte risposte chiare non ci sono, alcuni dei suoi pensieri
sono in realtà il modo in cui io ho ritenuto idoneo
pensasse, per essere coerente con quanto fatto in tre precedenti serie.
Come ad esempio i pensieri di Daryl riguardo a Beth. Per tre anni mi
hanno mostrato altro quindi mi attengo al percorso più
importante e non a quello creato nel giro di un episodio molto
forzatamente, (e credo per dare pathos a un rapimento che altrimenti
non ne avrebbe avuto alcuno) dando a Daryl pensieri che a me
sembrano coerenti in merito.
Ho la convinzione (e la speranza) che gli autori di TWD abbiano pronto
per Daryl, Beth e Carol una storyline migliore del classico
triangolino. Voglio dire è TWD non un teen drama della fox e
non hanno bisogno di ricorrere a questi trucchi. Confido quindi che
questi autori vadano oltre.
Vi lascio perciò al mio personale racconto di come immagino,
potrebbe essere il ritrovarsi di Carol e Daryl. Forse lo troverete un
tantino più introspettivo e meno romantico di quanto vi
aspettate ma credo fermamente che la grandezza di questo telefilm stia
nelle piccole cose più che nelle acclamate scene di amore-
che del resto mancano proprio e che quando ci sono, sono molto soft-
quindi mi sono voluta attenere a quello stile. Per questa volta almeno.
BUONA LETTURA!
§§§§§
" Say something"
Correvano.
Correvano da quando l'inferno si era abbattuto su Terminus. Correvano
senza voltarsi a guardare indietro. Correvano urlandosi l'un l'altro
quando uno di loro si trovava davanti ad un muro di zombie e aveva
bisogno di una mano oppure doveva segnalare agli altri di cambiare
improvvisamente direzione. Correvano cercando di non perdersi di vista
l'un l'altro perché avevano già passato troppo
tempo divisi e avevano capito che non sarebbero potuti sopravvivere
ancora.
Tranne che avrebbero dovuto farlo se costretti.
La vita non si ferma solo perché non sei pronto per seguirla
e neanche quella nuova vita, sopratutto quella nuova vita, sempre in
corsa, sempre in pericolo, lo avrebbe fatto.
Tutto quello che potevano fare, era non fermarsi loro stessi e correre,
per salvarsi e restare insieme questa volta. E allora lo facevano.
Correvano seguendo Rick, che era in testa con Daryl e Michonne, mentre
Carl lo seguiva portando sulle spalle la piccola Judith che per una
volta era stranamente silenziosa, quasi avesse imparato che mettersi a
piangere mentre orde di zombie stavano convergendo verso i resti
infuocati di Terminus e loro stessi non fosse la cosa migliore.
Tyreese era ferito a una spalla e chiudeva la fila con Glenn che si
alternava a Maggie e Carol per aiutarlo a restare in piedi. Daryl
avrebbe voluto raggiungere Carol e parlarle, chiederle come stava, dove
era stata, cosa aveva fatto, ma in quel momento non poteva fermarsi.
Nessuno di loro poteva farlo. Lui doveva aiutare Rick a
mettere tutti in salvo, quindi seguiva il loro vecchio leader, di nuovo
pronto a lottare e pronto a lasciarsi alle spalle solo morte e sangue
se qualcuno osava minacciare la vita della sua famiglia. E loro erano
la famiglia di Rick ormai.
Lo aveva dimostrato a Terminus.
Per due giorni, dentro quel vagone, Rick aveva preparato piani di fuga
con Daryl, Glenn e Abraham, in attesa che qualcuno venisse a prenderli
dando loro la possibilità che attendevano per fuggire.
Rick lo aveva detto del resto. Quelli del terminal avevano fatto
incazzare le persone sbagliate quando avevano preso di mira la sua
famiglia. E lui era pronto a presentare il conto salato.
Non erano stati quelli di Terminus a dare loro quella
possibilità però, bensì Carol e
Tyreese.
Erano giunti laggiù guidati dagli avvisi e i
cartelli affissi un po' ovunque sulla strada che promettevano cibo,
sicurezza e cure una volta giunti a Terminus. E come Rick e gli altri
si erano fidati, attratti da una sicurezza che in quelle ultime
settimane era stata sicuramente anche per loro un'utopia.
Si erano insospettiti subito però, non appena entrati nel
recinto. O meglio, Carol lo aveva fatto.
La donna era diventata attenta e vigile in quei mesi, così
diversa dalla donnina spaventata anche dalla sua stessa ombra che era
stata un tempo. Carol era un leader adesso, come Rick se non
più di lui. Un leader capace di fare scelte che neanche Rick
avrebbe avuto il coraggio di fare.
Quando uno degli abitanti del vecchio terminal d'autobus, aveva chiesto
a Carol e Ty di lasciare le armi e di permettere loro di occuparsi di
Judith mentre loro si rifocillavano, la donna si era
impuntata a dire che non avrebbe mai lasciato la bambina con degli
sconosciuti. Né tantomeno avrebbe consegnato le sue armi. I
toni a quel punto si erano alzati ed era stato allora che Rick gli
aveva sentiti e aveva fatto in modo di palesare la sua presenza
dall'interno del vagone.
Tutto poi era avvenuto velocemente. Carol e Tyreese che cominciavano a
sparare contro i pochi abitanti di Terminus che erano usciti per
accoglierli, e poi la donna che correva per raggiungere il vagone e
liberarli e infine Glenn, Maggie, Abraham, Sasha, e gli altri che si
riversavano fuori di corsa e cominciavano a correre per raggiungere
delle armi e cercare di schivare i pochi cecchini appostati sul tetto
del terminal.
Quando Daryl era uscito dal vagone, socchiudendo gli occhi per
abituarli all'improvvisa luce, il suo sguardo si era subito agganciato
a quello di Carol, che stava consegnando Judith a Carl, ancora sopra il
vagone, al riparo dagli spari, e qualcosa era esploso nel suo petto,
un'emozione che non era solito provare da quando il mondo era andato in
malora. O se per questo neanche prima.
Gioia. Pura. Semplice. Vera.
Avrebbe voluto dirle tante cose anche in quel momento, stringerla a se
per accertarsi che fosse davvero lì e non fosse solo
un'illusione, ma gli spari, le urla, il caos intorno erano pressanti e
tutto quello che aveva potuto fare, era stato avvicinarsi appena a lei
e chiederle concitato: "Stai bene?"
"Sì. Nove vite, ricordi?"era tutto quello che gli aveva
risposto la donna sorridendogli con calore, prima di gettarsi nella
mischia per aiutare Rick e gli altri. Daryl l'aveva seguita subito.
Dopo c'erano stati soltanto spari, urla, l'odore metallico del sangue
che impregnava sempre di più l'aria e gente che correva da
ogni parte cercando di schivare pallottole e mettersi al riparo.
Inutilmente.
Daryl si era mosso velocemente cercando di impedire a quelli del
terminal di recare danno ai suoi compagni e dopo un tempo che non
avrebbe saputo definire, forse solo pochi minuti ma forse anche ore,
lui e i suoi amici avevano vinto. La superiorità
numerica del gruppo avverso non era stata sufficiente a fermare la
furia di Rick, o la capacità di lottare che Daryl e gli
altri avevano acquisito vivendo per mesi sulla strada, mentre loro se
ne stavano lì al caldo e al sicuro a Terminus, ad attirare
persone nella loro trappola.
Per cibarsene.
Mostri più di quelli che vagavano inermi e morti per le
strade.
Era stata una carneficina, e Rick, lui era stato inarrestabile. Daryl
lo aveva seguito docile. Si fidava del giudizio dell'uomo e non aveva
smesso di farlo neanche quando aveva preso l'unico sopravvissuto del
gruppo e con sguardo spento, freddo, quasi distante aveva detto agli
altri di recuperare tutto quello che poteva essere loro utile e di
liberare chiunque avrebbero trovato ancora vivo negli altri vagoni,
sempre ammesso che qualcuno fosse stato ancora vivo, mentre portava
quello stronzo dentro il terminal, forse nella stanza con le candele e
i nomi incisi in terra che avevano visto al loro arrivo.
Era stato tutto molto diverso dalla lotta avuta contro il governatore
alla prigione, era stato tutto più veloce, e fin dall'inizio
erano stati loro a condurre i giochi, ma ancora una volta quando Daryl
si era fermato un attimo per fare il punto della situazione, aveva
visto intorno a se solo morte e distruzione. Stavolta però
non riguardava lui e i suoi amici. Ty era stato ferito a una spalla e
Maggie era stata colpita di striscio a una gamba, ma per il resto
stavano bene. Tutti loro.
Daryl avrebbe voluto avvicinarsi a Carol in quel momento in cui, dopo
tutto il caos, intorno era silenzio, rotto solo dalle grida con le
quali si spronavano l'un l'altro a sbrigarsi prima che qualcun altro
dei rapitori arrivasse magari attratto da quel casino e creasse loro
guai. Terminus, infatti, non era il posto dove il gruppo pernottava, ma
solo quello dove cacciavano e si procuravano cibo. Nei vagoni
non sembrava esserci più nessuno. Che ne avevano fatto
quelli del terminal della gente che Daryl e gli altri avevano sentito
urlare al loro arrivo ? Forse li avevano portati altrove ma Daryl non
era sicuro di volerlo sapere. E comunque Carol era occupata a
recuperare viveri e armi come gli altri e anche lui si era messo svelto
al lavoro, limitandosi a lanciarle delle occhiate incredule di tanto in
tanto che lei contraccambiava ogni volta.
Quando pochi minuti dopo aveva visto uscire Rick da solo dal
terminal non si era stupito di notate volute di fumo che si alzavano
dall'edificio dietro di lui.
"Questo posto non è più una prigione per nessuno.
Questa gente ha smesso di usarlo per uccidere" aveva detto l'uomo a
Daryl, prima di dirigersi verso Carl e prendere in braccio la piccola
Judith e lasciarsi andare a lacrime di puro sollievo nel rivedere sua
figlia miracolosamente ancora viva.
C'era stato un attimo allora in cui Rick aveva guardato fisso Carol
senza proferire parola e la donna si era avvicinata docile, come in
attesa del verdetto dell'uomo, e Daryl li aveva fissati preso
dall'ansia. Sarebbe di nuovo andato contro Rick se avesse cacciato via
Carol? Sì, lo avrebbe fatto senza neanche fermarsi a
rifletterci molto. Rick era come un fratello, e Daryl si
fidava del suo giudizio, ma Carol era importante per lui, troppo
perché restasse in silenzio nel vederla di nuovo scomparire.
Rick non era stato onesto quando gli aveva rivelato di averla
cacciata dalla prigione per tutti loro. Daryl sapeva che non lo aveva
fatto per il gruppo come aveva detto ma perché non si fidava
di lei, e perché credeva che le idee della donna avrebbero
potuto recare danno ai suoi figli, e Rick non voleva. Ne aveva paura. A
quel tempo non voleva riconoscere che il mondo che sperava di ricreare
non esisteva più e non lo avrebbe fatto mai
più. Non voleva riconoscere che essere civili era
qualcosa che non potevano più permettersi di essere. Non in
quel nuovo mondo.
In quel mondo o uccidevi o eri ucciso. O agivi senza ripensamenti o eri
perduto.
Forse a quel tempo neanche capiva che quello che erano e quello che
erano costretti a fare per sopravvivere fossero due cose ben diverse.
Adesso però lo sapeva. Adesso aveva visto che il mondo non
si sarebbe fermato davanti a nulla e che se voleva sopravvivere e che
lo facessero anche Carl e Judith doveva essere ancora più
crudele del mondo che li circondava.
E se le idee di Carol, quelle che Rick aveva tanto disprezzato, erano
state proprio quelle che avevano permesso a Judith di sopravvivere,
allora lui avrebbe forse consentito alla donna di tornare a casa. Di
tornare con loro.
"Glielo hai detto?" erano state le uniche parole che Rick le aveva
rivolto, guardando velocemente verso Ty.
"Sì, l'ha fatto. Ho capito e l'ho perdonata. Ci sono scelte
crudeli che dobbiamo fare per il nostro bene" aveva risposto l'uomo
trafelato, al posto di Carol e solo allora Rick si era lasciato andare
e dopo un breve cenno affermativo, aveva agguantato Carol per un
braccio e se l'era stretta contro sussurrando solo un flebile: "Grazie."
Grazie per Judith. Grazie per averci tirato fuori di lì.
Grazie per essere di nuovo qui.
Non finiva lì e Daryl lo sapeva. Quando fossero stati al
sicuro Rick ne avrebbe voluto parlare ancora e forse Carol avrebbe
dovuto fare delle promesse e accettare di non prendere più
decisioni come quelle prese alla prigione senza parlarne prima con
loro, ma andava tutto bene, e almeno loro adesso erano insieme.
Senza Beth. Senza Ershel. Senza un posto sicuro dove andare. Insieme
però.
Le perdite avrebbero potuto essere maggiori e tutto sommato,
fino a che erano ancora vivi, una speranza l'avevano ancora. Glielo
aveva insegnato Beth questo e alla fine la ragazzina aveva avuto
ragione.
Gli zombie erano arrivati pochi secondi dopo, in gruppi numerosi,
attratti dal rumore che avevano fatto durante la sparatoria e dal fumo,
e loro avevano cominciato a correre.
Via da un'altro finto posto sicuro, via da false promesse e via dalla
crudeltà.
E ancora lo stavano facendo.
La notte si stava avvicinando però e Ty cominciava a essere
esausto e anche loro. Erano due giorni che non mangiavano e la fatica
di combattere li aveva resi molto deboli.
Michonne li stava conducendo nel bosco perché riteneva che
restare lontani dalle strade sarebbe stato loro di aiuto in caso
qualcuno avesse pensato di inseguirli per fargliela pagare. La donna
stava cercando un corso di acqua, perché se lo avesse
trovato, avrebbe trovato anche animali lì vicino e quindi
cibo quando fosse servito e magari una piccola radura dove accamparsi
per quella notte.
Trovarono però di meglio.
Una casa coloniale che aveva ancora porte e finestre al loro posto.
Abraham e Rick la osservarono per qualche tempo dietro a una folta
radura di alberi prima di decidere che fosse sicura e portarli tutti
lì.
Anche in quel momento Daryl avrebbe voluto parlare con Carol,
portarla da qualche parte e stare un po' solo con lei, ma quando Rick
aprì la porta, subito gli fece cenno di entrare dietro di
lui e controllare così ogni stanza della casa per accertarsi
che non vi fossero zombie o altri insidie e Daryl lasciò il
gruppo nelle mani di Bob e Maggie per obbedire.
Quello era il suo compito e doveva portarlo a termine prima di fare
qualunque altra cosa.
Svelto salì al piano di sopra così, la balestra
recuperata a Terminus spianata davanti a lui con una freccia pronta a
scoccare in caso di pericolo. Sentiva dei passi svelti dietro di lui ma
non si voltò per vedere chi del gruppo lo stava seguendo.
Controllava ogni angolo con attenzione e perizia. L'ultima volta che
era stato distratto e svogliato aveva perso Beth, portata via da
chissà chi e per farle chissà cosa e non avrebbe
ricommesso quell'errore.
Al piano di sopra c'erano almeno cinque stanze da letto e due bagni
disposti ai due lati di un lungo corridoio e ogni stanza sembrava
vuota. Una di quelle di destra aveva il vetro di una finestra rotto e
acqua, foglie e uccelli morti, giacevano sul pavimento, ma a
parte quello tutto sembrava in regola.
Daryl si affacciò alla finestra rotta per osservare il
cortile sotto di lui e la zona intorno. Gli alberi non erano molto
fitti in quel punto del bosco e non sembrava esserci movimento la
fuori. Forse per quella notte sarebbero stati al sicuro.
"Dovresti parlarle. Dirle qualcosa" esclamò a un tratto
Glenn palesandosi al suo fianco. Era lui dunque quello che lo aveva
seguito.
"Di che parli amico?" gli chiese Daryl ancora intento a fissare fuori
dalla finestra.
"Parlo di Carol. Dovresti dirle che sei felice di rivederla e che ti
è mancata" rispose Glenn e la sicurezza con cui disse quelle
parole, indispettì e mise in imbarazzo Daryl. Glenn era
sempre molto schietto ma era decisamente strano che fosse anche
così invadente e che esponesse ad alta voce i suoi pensieri
su cose che riguardavano argomenti intimi altrui.
"Non abbiamo tempo per queste cose. E poi lei lo
sa."Bofonchiò quindi girandosi a osservare la stanza. Anche
se aveva già compiuto quel controllo, tutto era preferibile
a fissare Gleen in volto in quel momento.
"Dixon, se non troviamo tempo proprio per questo genere di cose, mi
chiedo per quale motivo ci diamo tanto da fare. A questo mondo non ci
resta molto per cui essere grati. Solo noi stessi e quelli che amiamo e
se perdiamo anche loro....beh, penso che tu lo sappia perfettamente
cosa si prova. Hai perso tuo fratello e poi hai creduto di aver perso
Carol, e dopo Rick e tutti noi, e infine Beth. Io credevo di morire
quando pensavo che non avrei più rivisto Maggie. Non
riuscivo a pensare ad altro che a ritrovarla. E adesso che lei
è qui, ho così paura che anche solo a girarmi
potrei di nuovo perderla che non faccio altro che dirle che la amo. Ho
bisogno che lei lo sappia. Fino a che posso farlo, ho bisogno di
dirglielo. Penso che dovrebbe essere lo stesso per te. Non sappiamo
quanto tempo ci è concesso. E' stupido rimandare certe cose
solo per paura. "
Il che poteva anche andare bene per Gleen, pensò stizzito
Daryl, ma non aveva nulla a che fare con lui.
Il suo rapporto con Carol non era mai stato di quel tipo. Era stretto,
intenso, importante e sì, di sicuro coinvolgeva anche
sentimenti con cui Daryl non aveva molta dimestichezza, ma non era un
rapporto come quello di Gleen e Maggie. E doveva ammettere che
principalmente la colpa di questo era sua.
Dio! Non era in grado nemmeno di dire a Glenn cosa stava
pensando in quel momento, senza sentirsi un perfetto cretino, come
avrebbe mai potuto dire a Carol quello che sentiva per lei? Quello che
sentiva da mesi ormai.
Daryl non sapeva parlare, e non lo faceva mai. Era uno che
agiva, non certo uno che parlava. Specialmente con le donne. Non era
riuscito neanche a ringraziare Beth per averlo riportato indietro dalla
sua apatia distruttiva, per non essersi arresa con lui anche quando lui
si era già arreso con se stesso.
Quando l'aveva persa, aveva creduto di aver perso con lei la sua ultima
speranza eppure quando Rick gli aveva chiesto di lei tutto quello che
era stato in grado di dire era stato: "E' andata." Una considerazione
senza abbellimenti e false ipocrisie. Beth era andata, era persa e non
importava che gli avesse impedito di arrendersi e lasciarsi morire. Non
importava che lo avesse aiutato e spronato. Era andata . E a loro non
restava che andare oltre perché lui non era stato in grado
di proteggerla. Come non aveva potuto proteggere Sophia e Merle. Ed era
stanco di perdere persone. Lo aveva detto lui stesso a Beth ed era
vero. Era stanco di agire e mettere tutto se stesso in qualcosa e
perdere comunque persone. Era stanco di lottare praticamente da quando
si alzava a quando tornava a letto e perdere lo stesso.
Era una cosa a cui credeva che si sarebbe abituato alla fine. Diavolo!
devi farlo se non vuoi impazzire, quando perdi qualcuno che ami quasi
ogni giorno e non puoi fare altro che andare avanti.
Semplicemente ti arrendi e ti abitui. Tranne che non puoi farlo
veramente. Non fino in fondo.
Aveva voluto bene a Beth. Lei era tutto quello che gli era rimasto e
l'aveva resa il centro dei suoi pensieri. Come una sorella che sentiva
di dover proteggere. Esattamente come aveva fatto quando aveva cercato
di riportare indietro Sophia per Carol. Esattamente come aveva fatto
quando dopo aver ritrovato Merle non si era sentito di abbandonarlo a
se stesso. Perché era così che Daryl amava e
dimostrava affetto. Dava tutto se stesso ma non sapeva parlare. Dire
quello che sentiva.
Non ci era riuscito con Merle o con Carol. Nemmeno con Rick quando lo
aveva ritrovato. E di sicuro non ci era riuscito con Beth.
E quello che aveva fatto non era stato sufficiente per salvarla.
Ovunque fosse ora sperava che stesse bene. O che, in caso contrario, la
morte fosse sopraggiunta veloce per lei.
Lui non poteva fare altro che andare avanti. Come ogni volta. Come
aveva fatto dopo aver creduto di aver perso Carol. Come aveva fatto
dopo aver perso Merle. E come aveva fatto dopo aver perso il gruppo.
Daryl ripartiva da zero ogni volta. Sopravvivendo.
Solo che adesso Carol era lì. Carol si era salvata da
sola. E forse questo voleva dire che non era sempre compito
di Daryl salvare gli altri, ma di sicuro lo era essere onesto
con loro fino a che aveva la possibilità di esserlo. Forse
Glenn aveva ragione. Forse era giunta l'ora di dire quelle parole che
non sapeva fare uscire.
"Dille qualcosa"gli ripeté Glenn e la voglia di prenderlo a
pugni fu sostituita dal bisogno impellente di seguire quel consiglio.
Daryl non poteva sapere cosa sarebbe successo da lì a due
ore e se l'avesse persa di nuovo? Non vi erano certezze in quel mondo
ma Carol in un certo senso restava la sua, quindi doveva dirglielo.
Almeno una volta. Almeno questa volta.
Certo, tra il dire e il fare c'era di mezzo l'oceano delle emozioni che
Daryl non sapeva gestire.
Quando scese di nuovo di sotto con Glenn, vide che una delle due porte
del piano inferiore, quella che dava sul cortile principale, era stata
barricata con i vecchi mobili e che le finestre erano state chiuse dove
possibile o comunque coperte con lenzuola scure affinché il
riverbero delle candele che avevano trovato in giro per la casa e che
ora illuminavano la stanza non fosse visibile anche da fuori.
Michonne era appostata alla finestra vicino alla porta che dava sul
retro e teneva d'occhio l'esterno con perizia. Quando Daryl le
passò vicino, gli fece un breve cenno con la testa, come a
dire che tutto le sembrava tranquillo. Gli altri erano nel grande
salone, seduti in terra, a riposarsi.
Rick lo prese da una parte per chiedergli se la casa fosse sicura e per
informarlo che intendeva fermarsi lì per quella notte, per
dare il tempo a Ty e Maggie di recuperare un po' di forze, e a loro di
rifocillarsi e riposarsi un po'.
Daryl si disse d'accordo poiché anche lui, adesso che
l'adrenalina cominciava a scemare, sentiva la stanchezza di quella
giornata piombargli addosso inesorabilmente. E poi avrebbero dovuto
capire cosa fare adesso. Tornare alla prigione era impensabile, ormai
era perduta. Woodbury non esisteva più e Terminus era stato
distrutto da loro stessi. Esistevano altri luoghi sicuri? Forse
sì, ma per raggiungerli avrebbero avuto bisogno di armi e
viveri e magari anche auto e al momento con loro avevano solo quello
che erano riusciti a portare via da Terminus. Poco cibo, (del resto la
dieta degli abitanti del teminal era costituita da essere
umani e non era proprio il loro genere quello)poche armi e qualche
vestito. Avrebbero dovuto capire dove erano, cercare di trovare luoghi
che avrebbero potuto fornire loro riparo per lunghi periodi. O forse
avrebbero dovuto continuare a viaggiare senza meta senza mai fermarsi
da nessuna parte se non per brevi periodi, come avevano già
fatto. Dovevano decidere molte cose insomma, e al momento
erano troppo stanchi per farlo, così lo seguì in
salotto e si mise seduto vicino a Sasha.
Carol era in ginocchio in un angolo e stava medicando la ferita di Ty.
Ogni tanto i loro sguardi s'incrociavano e i due si sorridevano in un
modo molto intimo. Quella cosa dava fastidio a Daryl. Dove si erano
incontrati? Carol era tornata alla prigione in tempo per vederla
distruggere dal governatore anche se Rick le aveva vietato di farlo? E
che cosa avevano fatto lei e Ty fino a quel momento insieme e da soli?
Anche Carol come lui a un tratto aveva pensato di andare semplicemente
avanti con la sua vita e basta? Anche lei aveva smesso di chiedersi
dove fosse Daryl, o forse non se lo era mai chiesto? Forse un
sentimento più debole, un rapporto meno intenso, ma comunque
qualcosa che non la facesse sentire sola le sarebbe bastato e magari
aveva scelto Ty come lui stava per scegliere Beth?
Lo aveva fatto? Era dunque troppo tardi per loro?
Esisteva poi un loro da quel punto di vista?
Daryl si pentiva di non averlo mai chiesto.
A un tratto, restarsene semplicemente seduto lì a osservare
quel teatrino non era una cosa che poteva più sopportare,
quindi tirandosi velocemente su, prese la sua balestra e disse passando
accanto a Rick, intento a giocare con la piccola spacca culi :"Esco un
attimo fuori. Controllo il perimetro."
Rick lo guardò confuso, ma non si oppose alla sua decisione.
Perché avrebbe dovuto? Daryl era quello che se ne stava
sempre un po' in disparte, che spesso vagava da solo anche fuori dalla
prigione. Come faceva Michonne. Sapeva badare a se stesso del
resto e tutti lo sapevano.
Non si concesse comunque di allontanarsi molto dalla casa. Dopo aver
incontrato il gruppo dei cannibali, e quello degli stupratori e aver
perso Beth, era restio a starsene troppo lontano dai suoi compagni.
Lontano da Carol. Così si fermò vicino a una
macchia di alberi che si trovava a pochi metri dalla casa e si
appoggiò contro il tronco di uno di questi, solo per
riprendere un po' il fiato e fare chiarezza dentro di se.
La notte intorno si stava facendo sempre più scura e i
rumori del bosco lo cullavano nella loro familiarità. Ci
aveva passato quasi due settimane in quel bosco con Beth e quando era
un ragazzino ci aveva passato anni in boschi simili a quello
quando doveva scappare dalla furia di un padre troppo violento.
Se qualcuno gli avesse chiesto quale era il luogo in cui si
sentiva più al sicuro, Daryl avrebbe risposto senza ombra di
dubbio: "In un bosco."
Non era più così adesso.
"Daryl"chiamò a un tratto una voce alle sue spalle e
voltandosi l'uomo vide che Carol lo aveva raggiunto. La donna se ne
stava in piedi a pochi metri da lui, le braccia strette al suo busto, e
lo guardava con un'aria speranzosa e preoccupata al tempo stesso.
Avrebbe solo dovuto dire qualcosa a quel punto, qualsiasi cosa. Stai
bene, sei ferita, dove sei stata, perché hai ucciso Karen e
David? Sai che fine hanno fatto Lizzie e Mika? Non usciva
però nulla dalla sua bocca mentre i suoi occhi indugiavano
sul volto di Carol, su quel sorriso che stava piano piano nascendo
sulle sue labbra.
Dille qualcosa, ripeté a se stesso.
Eppure non sapeva trovare le parole e tutte quelle che gli venivano in
mente, gli sembravano stupide e misere, e inutili, assolutamente
indegne di far capire quello che sentisse dentro di se in quel momento.
Così semplicemente si mosse. Da prima lentamente, poi quando
vide che anche Carol prese a camminare verso di lui sempre
più velocemente.
Dopo non avrebbe saputo dire chi era stato il primo fra loro due a
gettarsi tra le braccia dell'altro. Sapeva che a un tratto aveva
lasciato cadere la sua balestra in terra per stringere la vita di Carol
e portarla contro di se, e sapeva che la donna lo aveva abbracciato
portando le sue braccia intorno alle sue spalle e incavando il volto
nel suo collo e che tutto il resto aveva perso d'importanza.
C'erano solo lui e Carol. E la notte che li ammantava nascondendoli a
chiunque dalla casa avesse voluto guardare fuori.
C'erano delle cose di cui si stavano dimenticando sicuramente. C'erano
molte cose a cui non stavano dando il giusto peso. C'erano cose che
chiaramente l'uno non diceva all'altra e viceversa. Cose di cui
avrebbero forse dovuto parlare. In quel momento però, Daryl
decise che per quella sera non gli interessava.
E anche se non aveva idea di cosa stava facendo, sapeva che andava bene
così. Del resto, lasciava sempre che fosse l'istinto a
guidarlo quando si trovava vicino a Carol. Era così forte il
richiamo della sua anima quando l'altra gli stava vicino, o percepiva
il suo profumo o il suono della sua voce, che era impossibile non
sentirlo.
Fin dal primo momento in cui Daryl aveva riconosciuto in quella della
donna un'anima ugualmente ferita come la sua, c'erano stati molti
momenti durante i quali si era fermato a guardarla cercando di non
farsi vedere. Gli piaceva osservarla quando l'altra non sapeva di
essere guardata. Gli piaceva quello che vedeva in quei momenti. Beh
no..a dirla tutta, gli piaceva sempre quello che vedeva quando guardava
Carol .
L'aveva aiutata a diventare una piccola guerriera ed era stato un
donarsi reciproco perché lei lo aveva aiutato ad aprirsi, a
smetterla di fuggire ai sentimenti che sentiva.
Lui l'aveva resa una donna che meritava il perdono, lei lo aveva reso
un uomo che meritava l'amore.
Se era ancora vivo, era anche per questo. C'era stato un breve momento
in cui se ne era dimenticato quando l'aveva persa, forse, ma questa era
la verità.
Daryl appoggiò la fronte a una spalla di Carol, travolto dal
suo odore, mentre intorno a loro stava cominciando a piovigginare.
Quando lei lo tirò più vicino, premendo una mano
sulla sua schiena e l'altra intorno alla vita, la avvolse ancora
più stretta a se.
Non stavano dicendo una sola parola. Non si facevano domande. Non si
dicevano nulla. Nonostante le molte cose che entrambi volevano di
sicuro chiedersi e dirsi non dicevano assolutamente nulla. Stavano solo
lì, abbracciati, in silenzio. Eppure quel silenzio e quei
gesti erano così carichi di significato e sensazioni che le
parole non servivano in ogni caso.
Daryl non avrebbe saputo dire per quanto rimasero abbracciati in quel
modo.
A un tratto Carol si staccò dall'abbraccio e si
allontanò dal suo corpo quel tanto che bastava per guardarlo
in viso e passare lieve una mano ad accarezzarlo su una guancia. Daryl
si stupì del calore che sentì
avvolgerlo a quel gesto e, al tempo stesso, al freddo che
sentì quando lei si allontanò e fu tentato di
riallungare le mani per stringersela di nuovo contro.
Guardandola però noto che sembrava triste e riflessiva e
Daryl si scoprì a fissarla quasi con nostalgia. Quando gli
occhi dell'altra si spostarono nei suoi, però,
sentì come una scossa elettrica che gli investì
la schiena e il cuore.
No, era troppo. Troppo per lui.
Eppure questa volta non voleva fuggire. Anche se non sapeva dire le
parole giuste non voleva di nuovo rimandare quel momento solo per
paura. Vivevano in un mondo dove la paura era l'emozione principale di
ogni loro giornata, e le cose andavano afferrate quando ti erano
offerte se non volevi perderle per sempre.
Così, quando Carol, ridacchiando nervosamente, si
staccò del tutto da lui e fece per tornarsene in casa, Daryl
la bloccò per un polso perché non avrebbe
permesso che fosse lei a scappare questa volta.
Era troppo il bisogno che aveva di lei, la voglia che aveva di sentirla
vicino.
Poi lo obbligò a voltarsi e a tornare fra le sue braccia.
E a quel punto la baciò.
La baciò come avrebbe voluto fare quella mattina quando dopo
essere sceso dal vagone, aveva potuto solo chiederle come stava, preso
dalla foga del momento e dalla battaglia in corso.
La baciò come avrebbe voluto fare non appena l'aveva vista
salire sul bus rovesciato il giorno in cui avevano raggiunto la
prigione, quando non era per niente preparato a trovarsela davanti con
quel piatto di cibo, la sua premura e la sua voglia di scherzare.
La baciò come si era rimproverato di non essere riuscito a
fare quando pensava di averla persa dopo la morte di T- dog, salvo poi
ritrovarla sana e salva. La baciò come aveva sentito
l'impulso di fare quando l'aveva sentita dire a suo fratello che se
avesse fatto qualcosa per rovinare la vita a Daryl lei lo avrebbe
ucciso nel sonno.
La baciò come aveva sognato di baciarla ogni giorno da
quando l'aveva persa per colpa della decisione di Rick.
La baciò come aveva sognato di fare la prima volta, due anni
prima , dopo che lei gli aveva confidato di aver subito anni di
violenza da parte del marito e di volere adesso un uomo d'onore al suo
fianco.
Poteva essere lui quell'uomo?Dio, voleva essere lui quell'uomo.
Mise tutto se stesso in quel bacio.
Ogni cosa che erano e che sarebbero potuti essere se tutto fosse andato
come doveva andare.
Fu un bacio lento all'inizio. Dolce.
Daryl fece scivolare le sue mani fino alla base della schiena di Carol
attirandola verso se, mentre l'altra, dopo un primo momento di
sorpresa, intrecciò le braccia dietro il suo collo per
approfondire a sua volta il bacio.
Lo sorprese il modo facile e veloce con cui Carol riuscì ad
abbandonarsi al suo tocco nonostante tutte le remore e le paure
che li avevano frenato per mesi.
Lo stupì scoprire che bastava un tocco di Carol e tutto il
resto spariva.
Persino Beth e ciò che poteva esserle successo.
Non vi erano più colpe e recriminazioni. Paura e stanchezza.
C'erano solo calore, passione e amore.
Ben presto il bacio divenne più passionale.
Una lotta di lingue che si esploravano con avidità, di denti
che mordevano rivendicando un possesso che sembrava così
naturale e giusto.
Daryl gemette nel bacio perché era spaventoso e al tempo
stesso esaltante sentirsi voluto in quel modo così totale.
E quando Carol lo strinse un po'di più a sé,
Daryl trovò il coraggio di dire quelle parole che tanto lo
spaventavano.
Ti amo.
Sì, Daryl disse " ti amo" quella notte.
Non con la voce ma lo fece con gli occhi e le mani. Lo fece con i baci
e le carezze. Non usò parole sì, ma fu certo che
questa volta Carol avesse compreso comunque.
Lo percepì nel suo tocco, lo sentì nel suo corpo
morbido e cedevole. Lo capì dai suoi baci.
Era il primo ti amo che diceva in vita sua, il primo in cui credesse
con tutto se stesso.
E forse presto avrebbe saputo dirlo anche ad alta voce.
Nel frattempo, lo avrebbe detto con il cuore.
- FINE-
L'angolo della walker che cammina vicino a voi:
Come vedete, è una semplice os per spiegare un momento che
anelo con tutta me stessa vedere presto e che spero sia una delle scene
dei primi episodi della quinta serie. Il ritrovarsi di Carol e Daryl
è una cosa che è stata rimandata per troppo
tempo. Fateci caso. Rick e Carl hanno ritrovato Michonne quasi subito.
Glenn e Maggie idem.Carol ha ritrovato Lizzie e Mika e noi tutti
praticamente all'istante. Gli unici che dovevano ritrovarsi
da PRIMA dell'attacco alla prigione e ancora non si sono visti neanche
di striscio sono Carol e Daryl. Credo che sia una cosa con un suo
valore esattamente come il fatto che Judith sia viva e che
né Rick né Carl lo sappiano ancora.
Non so cosa vogliano fare gli autori. Non so se Carol e Ty arriveranno
davvero a Terminus come scrivo qui e libereranno tutti o se Rick
salverà i suoi, prima che loro arrivino e poi si
ritroveranno per la strada oppure ancora una volta saranno divisi e
quando Carol arriverà, non troverà più
nessuno. Non so cosa ci sia nella mente degli autori. Posso dirvi cosa
spero. Spero che non ci sia la betyl in quelle menti perché
la trovo una trovata un po' infantile per dare
visibilità al personaggio Beth davvero indegna per
il personaggio di Daryl e inutile per dare forza e senso a
quello di Beth. Che solo con una sua storyline forte lo potrebbe avere.
Una cosa alla Andrea, per capirsi. Spero anche che
Ty e Carol ritrovino gli altri entro i primi due episodi per vedere il
confronto Carol/Rick (ora che anche lui è tornato a prendere
decisioni forte per salvarsi e salvare la vita dei suoi cari come
affronterà le decisioni prese da Carol che a suo tempo tanto
condannò?)e Carol/Daryl il prima possibile. Chiedo
troppo?Direi di no.
Grazie per la vostra attenzione.
Bay24
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