Silence
30 Maggio 2014
HB End of me
Silence;
behind the curtain
Hinata
sobbalzò quando il copione colpì con un tonfo sordo la
parete davanti a lei, proprio vicino a una delle tante crepe che si
erano formate sull’intonaco bianco. Aveva pensato spesso di farlo
presente al Direttore; magari avrebbe potuto chiedergli anche di
riparare il piccolo sfregio sul soffitto dei camerini, da cui ogni
volta che pioveva cadevano delle gocce d’acqua che andavano a
raccogliersi sul pavimento vicino al suo specchio, ma non ne aveva mai
avuto il coraggio. Lei era solo una ballerina di fila senza nessun
talento particolare e, in fondo, non aveva alcun diritto di lamentarsi.
Il suo sguardo si spostò sulle mani del ragazzo che avevano
scagliato il copione, ora intente ad accartocciare alcune pagine
strappate, prima di soffermarsi sul volto sconvolto dalla rabbia del
loro proprietario, Naruto. Alcune ciocche dei suoi capelli folti e
spettinati gli cadevano morbidi sulla fronte, andando in parte a
coprire gli occhi color del cielo che Hinata amava tanto guardare. Dei
graffi gli segnano le guance piene, ricordo di una punizione per
essersi rifiutato di ballare.
Quella era una scena che ultimamente si era ripetuta spesso: alla fine
di ogni spettacolo, dopo che il sipario era stato calato e tutti i
ballerini e attori si erano ritirati nelle proprie stanze, Naruto
raggiungeva il piccolo e angusto camerino di Hinata e cominciava a fare
strani discorsi, che lei non riusciva proprio a comprendere. Diceva di
voler andarsene dalla Compagnia, di essere stanco di sentirsi lo
zimbello di tutti, che lui in quel posto non ci voleva più stare.
«Dovrei
essere Primo Ballerino, al posto di quel quell’idiota di
Sasuke!» aveva esclamato una volta in faccia al Direttore,
interrompendo le prove dello spettacolo. Molti avevano ridacchiato di
fronte a quell’affermazione presuntuosa. Naruto, che a malapena
riusciva a reggersi sulle punte o a portare a compimento un quarto
della coreografia senza sbagliare dei passi, aveva il coraggio di
affermare un’assurdità del genere! Nessuno sano di mente
lo avrebbe mai sostituito al bello e talentuoso Sasuke, e poi ci voleva
un bel coraggio a rivolgersi con quel tono al Direttore. Ma,
mentre sussurri di scherno si diffondevano nella sala, Hinata era
rimasta a guardare con le mani intrecciate all’altezza del petto
lo sguardo determinato e pieno di passione di Naruto, l’azzurro
nei suoi occhi che sembrava quasi brillare di qualche emozione intensa.
L’aveva visto allenarsi tutti i giorni, talvolta fino
all’alba, mentre se ne stava nascosta accanto alla porta
semiaperta. L’aveva visto cadere tante volte, ma si era sempre
rialzato con ancora più convinzione di prima.
Naruto non si arrendeva mai. E questo Hinata non era mai riuscita a
capirlo, perché lei si era sempre arresa. Sapeva di essere stata
creata per essere una ballerina di fila, e che non avrebbe mai potuto
aspirare ad altro, perché questo era quello che tutti le avevano
detto sin dal primo giorno in cui aveva camminato sul palcoscenico.
Ma Naruto no. Lui era forte come il mare, travolgente come un uragano.
Hinata era felice del suo ruolo. Uno spettacolo senza altri ballerini a
sostenere i protagonisti non sarebbe stato ugualmente bello e poi
ballare insieme a tanti altri le permetteva in qualche modo di rimanere
nell’ombra, di non farsi notare. Ma a volte le capitava di
sognare cosa avrebbe significato stare al centro del palco, nei panni
di Odette, e ballare con Naruto di fronte al pubblico. Le era sempre
piaciuto Il lago dei cigni.
Hinata
osservò il ragazzo di fronte a lei appoggiarsi con la schiena
alla parete bianca e lasciarsi scivolare fino a terra, dove rimase
seduto, immobile. Rimasero in silenzio per qualche minuto, il ragazzo
con il viso nascosto sulle ginocchia e la ragazza a fissarlo indecisa e
preoccupata. Alla fine, Naruto alzò lo sguardo e le rivolse un
sorriso triste, diverso da quelli solari e sinceri a cui era abituata.
«Scusami, Hinata» sussurrò, «Per un attimo soltanto ho pensato di rinunciare».
Hinata scosse la testa, silenziosa, e poi si avvicinò a lui. Si
sedette al suo fianco, qualche centimetro a separarli, e si
abbracciò le gambe.
«Non devi farlo. I-io… Io credo in te. T-ti starò
vicino e ti darò il mio sostegno, sempre, qualsiasi cosa tu
decida di fare».
Hinata sentì un improvviso calore alle guance, mentre cercava di
nascondersi agli occhi dell’altro appoggiando la fronte alle
ginocchia e lasciandosi scivolare i lunghi capelli neri sul viso,
mordendosi il labbro inferiore per le parole imbarazzanti che le erano
sfuggite di bocca. Eppure sapeva che quelle guance avrebbero mantenuto
il colore pallido che era stato dipinto su di esse. Forse aveva
semplicemente paura che lui scorgesse qualcosa nel suo sguardo.
Naruto appoggiò la testa sulla sua spalla, accorciando la
distanza di sicurezza che la ragazza aveva messo fra loro. I capelli di
Naruto, fili lisci e dorati come la seta, le carezzavano la spalla.
Poteva sentire il suo respiro tenue vicino al collo.
Rimasero immobili.
«Grazie».
Hinata strinse forte le palpebre. Sentì qualcosa avvampare e
bruciare nel suo petto, come la legna che durante l’inverno si
consumava nel caminetto del Direttore.
Consumarsi. Era proprio quella la parola giusta.
Ma Hinata era solo un burattino e i burattini non hanno un cuore, non sanno cosa significhi provare emozioni.
Loro ballano, riflettono sentimenti di altri. E basta.
.
Naruto
si era impegnato per migliorare, per raggiungere il ruolo più
prestigioso, per essere amato e acclamato dal pubblico e dalla
Compagnia.
Non aveva mai accettato quel posto che gli era stato assegnato senza il suo volere, senza che gli venisse data l’opportunità di decidere chi sarebbe voluto diventare.
Era sempre stato solo, etichettato da tutti come il perdente.
Non si era mai vista una marionetta decisa a conquistarsi il suo ruolo
di protagonista, senza accettare di sottostare al volere del Destino.
Ogni sua sfida lanciata al Primo Ballerino era sempre accolta da risate
di scherno, come ogni sua caduta sul palco e ogni sua esclamazione di
rivincita.
Nonostante la determinazione, gli allenamenti incessanti, non era riuscito a riscattarsi da quella parte.
Aveva sempre invidiato Sasuke. Il suo sguardo freddo e sicuro, il suo
naturale talento per la danza e la recitazione, la facilità con
cui sembrava attirare su di sé l’attenzione di chiunque.
Non si era stupito quando era stato comunicato che lui sarebbe stato il
Primo Ballerino della Compagnia, ma non era riuscito a trattenere un
forte moto di rabbia, perché Sasuke sembrava aver ottenuto tutto
quello che a lui era sempre stato precluso. Anche l’amore della
Prima Ballerina.
Sakura era bella. Quando camminava i suoi lunghi capelli rosa
ondeggiavano sulla schiena come le fronde degli alberi mosse dal vento
e i suoi occhi erano verdi e grandi, come quelli di un gatto. Quando
Sakura e Sasuke danzavano al centro del palcoscenico, il pubblico
sembrava sempre trattenere il fiato per lo splendore dei loro corpi. Si
muovevano leggeri e liberi come l’aria. Naruto sarebbe voluto
essere al posto di Sasuke, in quei momenti: lui sarebbe stato il
principe Albrecht, e Sakura la sua Giselle.
Ma la Prima Ballerina aveva sempre disprezzato il suo amore.
“Nessuno potrebbe mai volere accanto a sé un ballerino di
fila”, così aveva detto. Indossava ancora il vestito di
Giselle, dal tulle bianco e vaporoso, e
il sguardo era fisso su qualcosa alle spalle di Naruto, probabilmente
la figura di Sasuke, vestito di nero come la notte e intento a
ripassare i passi del balletto di fronte allo specchio.
Quella notte Naruto era rimasto nella sala ancora più tempo del
solito. L’ennesimo rifiuto non era riuscito a scoraggiarlo, anzi,
aveva riacceso una nuova determinazione in lui. Avrebbe dimostrato al
Direttore di meritarsi il ruolo di protagonista e si sarebbe battuto
per ottenerlo, anche a costo di essere punito.
C’era qualcosa che bruciava dentro di lui, un fuoco che nulla
sarebbe stato in grado di spegnere. Lo provava quando sentiva la musica
avvolgere il suo corpo di legno e il cuore pulsante dentro il suo petto.
Aveva appena eseguito un Assemblé, quando la porta della sala si
spalancò. Naruto si fermò e guardò con sorpresa la
ragazza che era caduta con le ginocchia sul pavimento, e che ora lo
fissava di rimando con un’espressione smarrita e spaventata. Si
rialzò in fretta, si pronunciò in un inchino e
soffiò un “S-scusa!”, prima di scappare via. Naruto
aggrottò le sopracciglia e si portò una mano fra i
capelli, massaggiandosi piano la nuca.
La rivide il giorno dopo durante le prove. Non si era mai accorto di
quella ballerina e si chiese il perché sfuggisse sempre al suo
sguardo. Era davvero strana, con quegli occhi tanto chiari da sembrare
bianchi e la frangetta di capelli color dell’ebano che le
cadevano sulla fronte, come a volerle nascondere il viso. Teneva sempre
lo sguardo basso, quasi avesse paura del mondo che la circondava, e
balbettava spesso quando le rivolgeva la parola.
Cominciò a osservarla con la coda degli occhi durante le prove
pomeridiane. Possedeva una grazia nei movimenti che spesso lo lasciava
sbalordito, eppure non sembrava accorgersi della sua bravura. Quando le
rivolgeva un complimento, lei negava ogni volta di meritarselo, per
quanto l’altro fosse sincero.
Hinata cominciò a presentarsi nella sala prove ogni sera e, se
all’inizio si era limitata a osservarlo in silenzio, un giorno si
unì a lui e da allora ballarono sempre insieme.
Naruto all’improvviso si accorse di avere qualcuno accanto. Ogni
volta che si sentiva solo gli bastava voltarsi e lì al suo
fianco avrebbe trovato il sorriso dolce e confortante di Hinata, che
l’avrebbe fatto sentire più leggero e felice. Lei credeva in lui.
Lentamente il loro rapporto cominciò a crescere, fino a quando
Naruto credette di non poter più fare a meno di lei. Con Hinata
poteva parlare di tutto, esprimerle ogni suo pensiero, e sapeva che lei
lo avrebbe accettato comunque. E Hinata cominciò ad esprimergli
i suoi sogni più profondi, fatti di libertà e amore.
Passato l’imbarazzo iniziale, smise anche di balbettare e
abbassare lo sguardo.
Una sera, erano entrambi seduti con la schiena appoggiata al grande
specchio della sala prove; dalla finestra aperta entravano la luce
della luna e la brezza estiva, mentre la voce concitata e squillante di
Naruto si diffondeva nella stanza, rompendo il naturale silenzio della
notte.
«Insomma, comincio ad odiare tutte queste storie.
Com’è possibile che non ci sia mai un dannato lieto fine?
Muore sempre qualcuno, anche se non se lo merita!».
Hinata lo sguardava con un’espressione curiosa, le labbra rosee
appena aperte e il viso piegato di lato. I capelli neri e lisci
cadevano come una cascata di fili di seta sulla sua spalla sinistra.
«Ad esempio» continuò Naruto, «A te piace tanto Il Lago dei Cigni,
no? Bene. Perchè Siegfried non può sconfiggere Rothbart e
raggiungere la sua amata Odette per vivere insieme a lei per sempre?
Dico io, non era tanto difficile. Odette non ha fatto altro che
soffrire per tutta la storia, non potevano almeno lasciarle una
rivincita sul Destino?»
Hinata si portò l’indice alle labbra, e ci pensò su per un attimo.
«Penso che la storia avrebbe perso la sua bellezza senza un
finale tragico» rispose dopo qualche attimo con tono pacato,
«Un finale felice non avrebbe suscitato le stesse emozioni, non
trovi? E poi, alla fine Odette e Siegfried rimangono insieme
nell’aldilà, perciò non è un finale del
tutto negativo».
«Ah, non importa. Rimane triste comunque».
Hinata rise, con una mano a coprirle la bocca e gli occhi brillanti
come la luna. Naruto si sentì seccare la gola, ma non seppe dire
il perché.
«Perché non scrivi una tua storia, allora?» disse la
ragazza. «Potresti fare accadere ciò che vuoi e i
personaggi potrebbero avere anche un lieto fine».
Gli occhi di Naruto si spalancarono di fronte a quella rivelazione.
Come mai non gli era mai venuta in mente un’idea tanto geniale?
Abbracciò Hinata d’impulso e la tenne stretta a sé,
il volto affondato nei suoi capelli morbidi. Dopo qualche attimo di
stasi, sentì le mani di lei appoggiarsi sulla sua schiena e
stringere forte la stoffa della sua camicia di flanella.
Scrivere la propria storia. Questo sì che sarebbe stata una vera sfida verso il Destino.
Qualcosa nasceva dentro il suo petto. Una sensazione di felicità
che aveva provato poche volte nella sua vita. Forse era il corpo di
Hinata, così vicino al suo, oppure l’idea che stava
cominciando a crescere nella sua testa.
Naruto era solo un burattino e i burattini non hanno un cuore, non sanno cosa significhi provare emozioni.
Ma lui avrebbe raccolto il coraggio e preso la sua vita in mano.
Perché Naruto era un burattino che celava un cuore palpitante
dentro di sé e un’anima in cerca d’amore.
.
Hinata
si trovava nel suo camerino. Se ne stava seduta di fronte allo specchio
a guardare il proprio riflesso sulla superficie di vetro, mentre con le
dita era intenta a raccogliere i lunghi capelli in una treccia. Fuori
infuriava un temporale e i tuoni facevano tremare appena i vetri della
finestra.
Naruto spalancò la porta della stanza e fece capolino nel
camerino, un sorriso luminoso sul suo viso. Hinata si voltò
sorpresa nella sua direzione e fece per parlare, ma lui si portò
l’indice alle labbra, intimandole di rimanere in silenzio. La
ragazza rimase immobile a guardarlo mentre lui richiudeva piano la
porta e si avvicinava a lei, inginocchiandosi sul pavimento accanto
alla sedia su cui era seduta. Hinata sembrava quasi brillare di luce
propria accanto alla debole fiamma della candela posata sulla
specchiera e Naruto non poté trattenere un sorriso.
«Sono venuto a prenderti per portarti via con me»
sussurrò, mentre le sue mani raggiungevano quelle di lei, per
stringerle delicatamente.
Hinata guardò Naruto con curiosità. I suoi occhi celesti sembravano terribilmente seri.
«Di cosa stai parlando?» chiese, e per un attimo provò paura.
«Voglio che tu venga con me, via da questo posto». Mentre
parlava la guardava dal basso e continuava a stringere le sue mani, con
il pollice che disegnava dei cerchi immaginari sul dorso.
«Scriverò la mia storia».
Hinata scosse la testa. «Tu sei pazzo…» mormorò.
«No, ascoltami». Portò una mano al suo viso e con le
dita sfiorò la guancia. «Siamo sempre stati prigionieri e
costretti ad essere quello che gli altri hanno deciso per noi».
La mano di Hinata si posò su quella di Naruto, stringendola contro la sua guancia.
«Non possiamo cambiare la nostra natura, Naruto. Non
sopravvivremmo un solo giorno fuori dalla Compagnia. È per farne
parte che siamo stati creati».
«Non è da te arrenderti così facilmente».
Hinata spalancò gli occhi, quando la mano di Naruto strinse la
mano di lei e la posò all’altezza del petto. Dopo qualche
attimo la lasciò andare, ma le dita di Hinata rimasero ancorate
alla stoffa del proprio vestito bianco, quasi come se non volesse
più lasciare andare quel battito che pulsava sotto al proprio
petto. «Che cosa ti dice il cuore?»
Gli occhi di Hinata si riempirono di lacrime e Naruto le sorrise, mentre tornava ad accarezzare il suo viso.
«M-mi… Oh, Naruto, io vorrei tanto scappare di qui».
Naruto si alzò in piedi e la strinse fra le sue braccia, per poi
posare un bacio leggero fra i suoi capelli. «Scrivi la tua storia
insieme a me» sussurrò vicino al suo orecchio, e lei si
aggrappò ancora più forte a lui.
I due burattini partirono all’alba, quando la pioggia della notte
prima rimase solo uno spettro nell’aria e il cielo si era
colorato di rosso e oro, portando con sé solo i loro cuori
pulsanti e loro anime, che vibravano all’unisono nei loro corpi
di legno.
.
«E cos’è successo poi? Non posso credere che sia finita così. Comunque è troppo figo, il protagonista si chiama proprio come me! Deve essere stato super affascinante».
Il bambino, di otto anni da poco compiuti, continuava a saltare sul
materasso del suo letto, senza curarsi dello sbuffo spazientito della
madre, inginocchiata per terra, o dei suoi tentativi di acciuffarlo per
metterlo a dormire. Non riusciva a capire da dove riuscisse a trovare
tutta quell’energia, stava diventando sempre più difficile
riuscire a stargli dietro. La sua migliore amica Mikoto Uchiha, che
aveva due figli alle spalle e sicuramente più esperienza di lei,
le aveva assicurato che era una cosa normale che i ragazzi fossero
vivaci a quell’età; eppure Itachi e Sasuke Uchiha
sembravano il ritratto della tranquillità se confrontati con il
suo Naruto.
Kushina Uzumaki sorrise, ma l’espressione nei suoi occhi chiari era tutt’altro che allegra.
«Chi ti ha insegnato quella parola?»
«Quale parola?» chiese Naruto, senza interrompere il suo saltellare.
«Sai benissimo quale».
Naruto sorrise furbo. «Papà mi ha detto di non dirtelo».
Minato, ovvio. Kushina decise che la ramanzina a suo marito poteva aspettare. Ma questa non l’avrebbe passata liscia, oh, no.
«Guai a te se ti sento usare un’altra volta parole del
genere. E ora fila a letto, o non ti dirò come va a finire la
storia».
Naruto si fermò per un attimo e Kushina ne approfittò per
stringerlo fra le braccia e sistemarlo sul materasso, sotto le coperte.
Naruto la lasciò fare e rise quando la madre gli fece il
solletico sulla pancia, attraverso la stoffa del suo pigiama arancione.
Quando si fu calmato e tirato il lenzuolo fin sotto il mento, il bambino fissò la madre con i suoi occhi azzurri.
«Quindi com’è andata a finire?» chiese.
Kushina sorrise, mentre si picchiettava l’indice sulla punta
naso. In realtà non aveva pensato a un finale. Si era inventata
la storia di sana pianta, senza badare alla sua poca fantasia con i
nomi, e aveva sperato invano che così Naruto se ne sarebbe stato
tranquillo per una volta. Be’, però un finale a lieto fine
se lo meritavano, quei due.
«Naruto e Hinata camminarono e camminarono, fino a quando non raggiunsero un bosco…»
«Quello di Cappuccetto Rosso?»
«No, non quello. Un altro bosco, e…».
«Allora quel bosco in montagna dove siamo stati l’estate
scorsa? Quello era un bel bosco. C’erano tanti alberi e
papà ti ha raccolto dei fiori coloratissimi…». Il
bambino si interruppe, lo sguardo perso nei ricordi. «Però
non c’era nessuno chiosco di Ramen» terminò, con
tono deluso.
Kushina sospirò.
«Sì, proprio come quello, solo che nel bosco di Naruto e
Hinata c’era anche un chiosco di Ramen. Ora posso
continuare?»
Il bambino annuì.
«Quando arrivarono al centro del bosco, lì trovarono una
radura, e al centro della radura vi era una casa… Una casa di
Marzapane. I due burattini si avvicinarono, curiosi di scoprire quali
segreti celasse quella casa così strana e colorata».
La donna piantò i gomiti sul materasso del bambino e si sostenne il mento con le mani.
«Hinata fu la prima a bussare. La porta, che era fatta di
caramelle colorate, si aprì subito e ne uscì un uomo
vestito tutto di verde, con delle folte sopracciglia e i capelli a
scodella. Li accolse con un sorriso smagliante ed esclamò
“Benvenuti nella mia umile dimora, baldi giovani! Chiedete allo
Stregone Verde e lui vi aiuterà con la Forza della
Giovinezza!”».
«Sai, mamma, lo stregone mi sembra il signor Gai, il maestro di ginnastica» esclamò Naruto, ridendo.
Kushina gli sorrise e gli scompigliò i capelli, prima di continuare.
«Hinata e Naruto raccontarono la loro storia allo Stregone Verde,
che li ascoltò con grande attenzione. Rimase tanto colpito e
commosso che decise di realizzare i loro desideri più grandi: si
trasformarono in donna e uomo, fatti di carne e ossa, ma
il cuore e l’anima che si celavano dentro di loro rimasero
immutati. Hinata e Naruto, forti del loro amore e della loro
libertà, raggiunsero la città lì vicino e
finalmente poterono essere padroni del loro destino».
Naruto storse il naso. «E non hanno combattuto contro, che so, un
troll o un mago cattivo come Voldemort, oppure…»
«Oh, no, nulla di tutto ciò». Kushina si
guardò attorno con una falsa aria di segretezza, prima di
avvicinarsi al volto di Naruto. «Loro sono diventati dei
cacciatori di draghi».
Lo sguardo del bambino si illuminò. «Davvero?»
«Certo» esclamò Kushina, annuendo con aria seria.
«E hanno aiutato anche gli elfi, i nani e gli hobbit a liberare
per sempre la Terra di Mezzo dagli orchi e da Sauron, l’oscuro
signore di Mordor… Ma questa è un’altra storia. Te
la racconterò domani sera».
Kushina lasciò un bacio sulla fronte di Naruto, che chiuse gli occhi, un sorriso sulle labbra.
«Buona notte».
Spazio soleggiato di SunliteGirl
Buon Compleanno Lia! :D
Scrivere
questa storia è stato una corsa contro il tempo, o almeno
secondo i miei standard, perciò non sono affatto sicura del
risultato… Spero solo non sia una delusione totale e che il mio
regalo di compleanno ti piaccia, e… E. Però apprezza il fatto che sono stata brava e non ho scritto un papiro, mi sono contenuta u.u
Buonsalve a tutti :D
Ho scritto questa NaruHina come regalo di compleanno per la cara End of me.
Spero di non essermi arrugginita troppo nella scrittura, dato che
è da secoli che non scrivo una storia su questo Fandom ;_;
L’idea è stata vagamente ispirata dal balletto russo Petrushka, che
avevo letto tanto tempo fa in un libro di favole e che parla di un
burattino con un cuore, in grado di provare sentimenti quali amore e
gelosia… Solamente che Petrushka va
a finire male. Molto male, devo dire, quindi ho cambiato il finale
–anche perché sarebbe deprimente, si tratta pur sempre di
una storia scritta per un compleanno- ^^” (trovate tutte le informazioni qui http://it.wikipedia.org/wiki/Petru%C5%A1ka_(balletto), nel caso qualcuno fosse interessato ;) ). Ah, e diciamo che mi sono ispirata un po’ anche a Pinocchio (solo
che al posto della Fata Turchina avete trovato un meraviglioso Gai in
versione Stregone Verde che opera con la Forza –della Giovinezza,
però, non quella di Star Wars!- xD)
Era da un po’ che volevo scrivere qualcosa del genere; mi ha
sempre entusiasmato l’idea di Naruto e Hinata in una compagnia di
teatro, anche se qui ci si avvicina un po’ di più al
genere favolistico, e Kushina e il piccolo Naruto li ho sempre trovati
adorabilmente adorabili… Perciò ecco qua xD
Faccio schifo nello scrivere questo genere di storie, lo so, ma ho
voluto sperimentare un po’ (Lia, non odiarmi ;_; I miei propositi
erano positivi, contavo uscisse qualcosa di più decente, davvero
;_;)
Comunque… Immagino che i personaggi potrebbero risultare OOC,
specialmente nella parte della “favola” raccontata da
Kushina, ma mi voglio giustificare dicendo che i personaggi sono
ambientati in un universo diverso da quello di Naruto,
quindi ai fini della trama mi sarebbe risultato impossibile renderli
diversamente… Ah, ed è la prima volta che scrivo di
Kushina, quindi non ho idea di come mi sia venuta xD
L’angolo delle spiegations –come direbbe il mio istruttore di guida-:
I ruoli nelle compagnie di danza classica vanno dai ballerini di fila
fino agli Etoile, il massimo ruolo. Dato che nella danza russa non
esiste il ruolo di Etoile, ma si arriva solo fino ai primi ballerini,
non l’ho inserito nella storia, nonostante sarebbe stato il ruolo
di Sasuke e Sakura.
Ecco i ruoli al completo, per chi è interessato:
Ballerini di fila (corpo di ballo)
Ballerini di fila con obbligo di solista
Solista con obbligo di fila
Primo ballerino con obbligo di solista
Primo ballerino
Etoile
Albrecht e Giselle sono i personaggi principali del balletto francese Giselle, che
tra l’altro è il mio preferito. Lo trovo di una tristezza
immane, ma è terribilmente romantico dal mio punto di vista *^*
trovate tutto qui:http://it.wikipedia.org/wiki/Giselle
E poi c’è il Lago dei Cigni, (http://it.wikipedia.org/wiki/Il_lago_dei_cigni),
ma immagino che non serva spiegare di che si tratta :D Il finale di cui
parlano Naruto e Hinata è quello originale, mentre esistono
altre versioni alternative, come quella in cui alla fine i due
innamorati sconfiggono il malvagio Rothbart e Odette torna umana (se
non sbaglio è quella mostrata anche nel film
“L’Incantesimo del Lago”… Quanto mi piaceva
quand’ero piccola *^*)
L’Assemblé
è un passo di danza classica, ma non saprei spiegarvi di preciso
di che si tratta perché non sono molto ferrata in materia
^^” Trovate tutto qui: http://www.dancevillage.com/lezioni_danza/assemble.php
Ah, ogni riferimento a Voldy, Harry Potter e il Signore degli Anelli è puramente casuale (ma anche no).
Fatte
queste precisazioni, ringrazio chiunque arriverà fino alla fine
di questa storia, e spero che mi vorrete lasciare un vostro parere :D
E Lia… Buon Compleanno. Spero che tu abbia passato una giornata
stupenda e che non sarà rovinata da questa storia xD Davvero,
spero che ti sia piaciuta almeno un po’ ;)
Baci a tutti, e buona notte *illettolafagocita*
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