Chiedo umilmente perdono!!! Non ho
ancora capito bene come
mettere le storie…abbiate pietà di me!!!
I’m Bill Kaulitz
1. L’inizio
Ottobre
tedesco. Città di Berlino. Martedì mattina. Un
autobus pieno di ragazze accostò
nei pressi di un lussuoso hotel a 5 stelle.
“Ragazze,
mi raccomando. Siamo qui come ospiti, vediamo di non fare
figuracce”
“Certo
prof!”
Le
studentesse scesero ordinatamente, parlando allegramente tra di loro.
Avrebbero
saltato un mese di scuola, dato che erano state ingaggiate per uno
spettacolo
in Germania. Il loro coro era famoso e la professoressa pretendeva
sempre il
massimo da loro.
“Ora
sistematevi nelle camere, poi preparatevi. Dobbiamo andare a
registrare”disse
la donna.
“Per
che ora, prof?”chiese una ragazza, scostandosi i lunghi
capelli neri dal viso.
“Subito
dopo pranzo, per le 2 e mezza vi voglio trovare nella hall”.
Le
ragazze si dileguarono rapidamente. Le camere, da tre o quattro erano
enormi e
meravigliose, con tanto di vasca idromassaggio e mini bar.
“Hey,
Sara. Credi che incontrerai i tuoi amati Tokio Hotel?”chiese
una ragazza con i
capelli rossi.
“Beh
cara la mia Giulia, io spero di sì. In teoria sono qui a
Berlino per delle
interviste e per registrare un paio di pezzi, in più
settimana prossima c’è il
concerto e io ho il biglietto!”rispose la giovane, chinandosi
per svuotare le
valige. Giulia sbuffò, sorprendendosi della dedizione
profonda che quella
ragazza aveva per quattro scapestrati che nemmeno sapevano della sua
esistenza.
“Wow…guarda
che balcone mega gigante! Potrei viverci!”esclamò
la ragazza, aprendo la
finestra.
In
meno di mezz’ora erano pronte per scendere a mangiare.
Giulia, Sara e Carola,
la loro terza compagna di stanza uscirono per andare in sala da pranzo.
“Oh, mi
sono dimenticata l’iPod in camera, voi scendete. Vi
raggiungo!”esclamò Sara
tornando in camera. Frugò nella borsa che teneva appoggiata
sul letto e
recuperò anche il cellulare. Mentre usciva passò
davanti allo specchio e si
guardò di sfuggita. Aveva i capelli neri lunghi fin oltre la
cintola, dritti
come spaghetti. Gli occhi verdi la scrutarono ancora per qualche
istante. Era
alta e magra. Suo padre le aveva fatto fare anche dei servizi
fotografici in
Italia, ma lei amava cantare e quella era l’unica cosa che le
interessasse.
Musica per 24 ore al giorno. Sorrise pensando che con il coro aveva
avuto una
grande opportunità. Era brava e la professoressa le aveva
dato anche la parte
della solista. Avrebbero registrato un cd che sarebbe stato venduto in
parecchi
paesi. Sospirò sistemandosi i capelli, poi uscì
di corsa dalla camera. Era
sovrappensiero e non si accorse del ragazzo che stava arrivando da
destra. Si
scontrarono e caddero entrambi a terra.
“Cazzo
che botto!”esclamò il giovane in tedesco,
aiutandola ad alzarti.
“Ti
sei fatta male?”le chiese, sempre nella stessa lingua.
Sara
lo guardò e per poco non svenne. Davanti a lei
c’era un ragazzo biondo, con
lunghi rasta e un piercing al labbro inferiore.
“Io…non
parlo tedesco”disse in inglese, cercando di non urlare dalla
gioia.
“Oh…beh
il mio inglese fa un po’ schifo”rispose Tom,
sorridendole.
I
due ragazzi si presentarono.
“Io
sono Sara…”disse la ragazza.
“E
io sono Tom”rispose il giovane, stringendole la mano.
“Kaulitz…chitarrista
dei Tokio Hotel e gemello di Bill”aggiunse la giovane corista.
Il
rasta la guardò, sorridendo.
“Ora
devo andare…”disse Sara, sorridendogli e sentendo
di essere arrossita dalla punta
delle orecchie, fino ai piedi.
Tom
la salutò con un cenno della mano e salì in
ascensore.
“Oh
mio Dio…i Tokio Hotel sono nel mio stesso albergo!”pensò
correndo di sotto.
Mangiò
in silenzio.
“Hey,
che ti succede?”chiese Giulia, guardandola.
“Dopo
ti spiego…si tratta di una notizia bomba!”disse a
bassa voce.
Terminato
il pranzo le ragazze tornarono nelle loro camere per recuperare le
parti e
lavarsi i denti.
“Allora?
Sono curiosa!”esclamò la ragazza.
“Prima
sono tornata in camera. Mentre uscivo un tipo mi è venuto
addosso e indovina
chi era?”.
“Non
lo so…non sono brava con gli indovinelli”.
“Tom
Kaulitz…il chitarrista dei Tokio Hotel”
“E
la notizia dovrebbe sconvolgermi in qualche maniera?”
“Non
capisci? I Tokio Hotel sono nel nostro stesso albergo…vuol
dire che potrò
incontrarli tutti e quattro!”
Giulia
la guardò. “Immagino che per te sia una cosa
sensazionale”.
“Oh,
vaffanculo! Pensavo che saresti stata
contenta!”esclamò Sara, andando in bagno
per lavarsi i denti.
Giulia
era sua amica, ma quando si parlava dei Tokio Hotel diventava
insopportabile.
Lei li odiava, mentre Sara sapeva praticamente tutti i testi a memoria
e più di
una volta aveva riadattato le musiche per poterle suonare al pianoforte.
“Senti,
mi dispiace se a me di quelli lì non me ne frega un
cazzo…mi sono antipatici e
non ci posso fare niente, ma non fare la presa a male. Come dice la
prof, una
solista non può arrivare arrabbiata alle
prove!”esclamò. Sara si lasciò
sfuggire un sorriso.
Per
le due e mezza scesero nella hall, poi furono portate alla sala di
registrazione.
“Oggi
registreremo solo un paio di pezzi. Non voglio che vi stanchiate.
Torneremo qui
domattina, poi ricordatevi che un paio di voi dovranno rispondere a
qualche
domanda per una rivista”disse l’insegnante, facendo
strada alle ragazze.
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“Buon
giorno signora, a cosa devo la vostra visita?”chiese un uomo
in tedesco.
“Siamo
qui per la registrazione del cd”rispose
l’insegnante.
“Sono
spiacente, ma la sala è stata riservata”.
“Come?
Abbiamo prenotato mesi fa”
“Sì
signora, la capisco, ma il signor Roth ha prenotato e non ha ammesso
risposte
negative”.
“Il
signor Roth? Chi diavolo è il signor Roth? Queste ragazze
non hanno tempo da
perdere”rispose l’insegnante, sempre più
arrabbiata
Sara
si guardò intorno, sbuffando. Chissà
perché, ma c’erano sempre degli imprevisti.
Ad un tratto vide una porta socchiusa. Era curiosissima di scoprire
cosa ci
fosse lì dentro e sbirciò. C’erano
degli uomini davanti a delle apparecchiature
complicate. Oltre il vetro che stava loro davanti c’erano
quattro ragazzi che
stavano suonando.
La
ragazza riconobbe i capelli neri e il look dark del cantante. Si
appoggiò alla
porta e sorrise.
“Bill…mio
Dio sei qui, davanti a me…”pensò.
Il suo sguardo indugiò a lungo sul viso
del giovane che cantava, poi si spostò su Tom, concentrato a
suonare la sua
chitarra, poi guardò anche Georg. Aveva i capelli legati, in
modo che non gli
finissero davanti agli occhi. Infine c’era Gustav, il
batterista.
“Sara!
Cosa stai facendo?”chiese Giulia, avvicinandosi e facendola
sobbalzare per lo
spavento.
“Guarda
chi sta registrando al posto nostro…”disse, senza
distogliere lo sguardo dai
quattro giovani.
“Oddio…i
Tokio Hotel…il mondo è
piccolo”sibilò. Ad un tratto uno dei tecnici si
accorse
delle due “spie”.
“Ragazze…cosa
state facendo? Non potete stare qui. Chi vi ha fatte
entrare?”domandò con aria
molto arrabbiata. Le due giovani non capirono una parola, dato che si
era
rivolto loro in tedesco.
Le
due lo guardarono con aria interrogativa.
Giulia
si esibì in un elegante “What?” e il
tecnico capì che si trattava di straniere.
“Voi
non potete stare qui. Andatevene a casa”disse molto
lentamente, cercando di
recuperare dalla memoria le poche nozioni di inglese che aveva appreso
al
liceo.
“Noi
siamo qui per registrare, ma quei quattro ci hanno preso il
posto!”esclamò
Giulia.
“Non
ci posso fare niente…tornate un altro giorno con il vostro
gruppo”.
“Noi
siamo un coro!”esclamò Sara, furibonda. Non
stavano facendo nulla di male.
“Ho
cercato di essere herzlich…ehm gentile,
ma voi mi state facendo
arrabbiare…non me ne frega niente di cosa siete. Dovete
levarvi da qui. Stiamo
registrando per un cd che venderà milioni di copie. Ora
sparite. Schnell!”
Giulia
era pronta a tirargli un pugno sul naso, ma si trattenne sapendo di
essere maggiorenne
e che quel gesto le sarebbe costato parecchie grane. Le due giovani si
allontanarono amareggiate. Nel frattempo l’insegnante era al
telefono con
qualcuno e si stava arrabbiando sempre più.
“Ragazze,
che palle! Siamo venute qui per niente…che perdita di
tempo!”esclamò Giulia,
mettendosi seduta a terra.
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“Bill
oggi ci stai dando dentro un sacco!”esclamò Georg.
“Già…è
solo che non vedo l’ora di finire il disco”rispose
il giovane sorridendo. Bill
guardò attraverso il vetro e vide uno dei tecnici
avvicinarsi alla porta e
discutere animatamente con qualcuno.
“Secondo
voi che sta succedendo?”chiese.
I
tre compagni osservarono la scena.
“Cazzo!
Quella è la tipa
dell’hotel!”esclamò Tom indicando una
morettina vicino alla
porta.
“Che
tipa dell’hotel?”chiese Bill preoccupato, pensando
subito ad una nuova vittima
del fascino del gemello.
“Una
a cui sono andato addosso stamattina, prima di mangiare. È
straniera perché non
capisce niente di tedesco…mi sa che è
italiana”
“Come
fai a dirlo?”chiese Gustav.
“Vi
ricordate il tour in Italia?”chiese il chitarrista. I tre
compagni annuirono.
“Beh
mentre eravamo in giro mi sono comprato un paio di riviste e ho visto
quella
tipa su una pubblicità. Ovviamente era un po’ meno
vestita!”disse sorridendo.
“Tom!
Sei sempre il solito…comunque cosa ci fa
qui?”chiese Bill, togliendosi le
cuffie ed uscendo. Il tecnico cacciò in malo modo le
ragazze, poi tornò al suo
posto. Si trovò faccia a faccia con il giovane cantante.
L’uomo era più basso
del ragazzo di almeno quindici centimetri e si trovò ad
osservarlo dal basso
quasi con aria implorante.
“C’è
qualcosa che non va?”chiese, preoccupato. Conosceva Bill
Kaulitz da parecchio
tempo e sapeva quando quel ragazzo era arrabbiato. Non capitava spesso,
ma
quando succedeva erano guai per tutti.
“Come
mai ha cacciato via quella ragazza?”chiese il giovane.
“Non
poteva stare qui. Questa è una zona riservata solo allo
staff”
“Avrebbe
potuto rivolgersi in altri termini”.
“Senta,
signor Kaulitz. Non voglio di certo farla arrabbiare, ma ho quasi
cinquant’anni
e so come comportarmi con delle ragazzine. Ora torni in sala che il
lavoro è
ancora tanto”
Il
ragazzo non lo ascoltò ed uscì per scusarsi al
posto del tecnico.
Vide
la giovane di spalle. La riconobbe dai capelli.
“Sara…girati,
ma non svenire”disse Giulia dandole dei colpi sugli stinchi.
La ragazza si
voltò e non riuscì a dire nulla.
“Ragazze…quello
è Bill dei Tokio Hotel!”esclamò una
delle altre coriste e subito le altre si
voltarono ed andarono incontro al famoso cantante. I due ragazzi
cercarono di
mantenere almeno un contatto visivo, ma la cosa fu impossibile.
“Ragazze!”gridò
l’insegnante. Subito le coriste si placarono.
“Questo
posto è completamente disorganizzato. Andiamocene. Stasera
contatterò il
direttore”disse.
Le
allieve seguirono l’insegnante.
“Non
ti preoccupare, so in che stanza sta”disse Tom al gemello,
visibilmente
avvilito.
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“Non
fare così…porca troia! L’hai visto non
sei contenta? Fai almeno un
sorriso!”esclamò Giulia. “Non mi va di
sorridere al momento…lasciami
stare”disse la ragazza sdraiandosi sul letto ed accendendo
l’iPod. La voce del
giovane che aveva appena visto le sussurrò una tenera
canzone nella sua lingua
madre. Le sillabe dure sembravano stonare con quella melodia, ma a lei
non
importava. Le bastava sentire quella voce irresistibile. Chiuse gli
occhi, per
non vedere Giulia sbuffare ed uscire in balcone.
Dalla
tasca estrasse un pacchetto di Camel light e se ne accese una.
“Scusa,
hai l’accendino?”si sentì domandare dal
balcone di sopra. Levò lo sguardo e
vide una sua compagna.
“Sì”.
“Lanciamelo
su!”esclamò
“Alice,
giuro che se non lo prendi e lo lasci cadere poi ti ammazzo.
È quello che mi ha
regalato Paolo”
“Sì
sì,
ora però non rompere le palle e lanciami
l’accendino”.
Ovviamente
la ragazza mancò la presa e il prezioso regalo
andò ad infrangersi proprio sul
balcone della prof.
“Cristo
santo!”esclamò Giulia spegnendo la sigaretta e
buttandola lontano. Rientrò di
corsa in camera e andò in bagno.
Al
piano inferiore si aprì la finestra e subito la prof
cominciò a fare il giro
delle camere per beccare la proprietaria dell’oggetto.
Bussò
alla camera 375 e Giulia le aprì. “Salve prof.
Tutto bene?”chiese ostentando
sicurezza.
“No,
non va tutto bene…ho trovato questo sul mio
balcone…”.
“Un
accendino?”
“Sì”
“E
come mai è venuta qui?”.
“Perché
vorrei sapere se è vostro”
“Prof,
lei crede che Sara possa fumare?”
“Di
lei i fido, ma tu avevi il vizio. Sicura di non esserci
ricascata?”
“Certo
prof…non si fida di me? Provi a chiedere a qualcun
altro”
“Mmm,
non mi convinci molto, ma per ora lascio correre. Se ti becco con una
sigaretta
sappi che ti spedisco a casa con il primo aereo”
“Non
si preoccupi. Ah, un’altra cosa. Visto che oggi non abbiamo
niente da fare,
abbiamo il pomeriggio libero?”.
“Sì,
anche la serata libera. Ho saputo che ci sono un paio di locali carini
e sicuri
in zona, quindi potete stare in giro. Il portiere dell’hotel
mi ha assicurato
che controllerà che ogni ragazza sia nella sua stanza entro
l’una e mezza”
“Va
bene…allora a domani prof”
“Perché
ora dove vai?”
“Faccio
uscire dal letargo la mia amica ed andiamo a goderci
Berlino”disse con un
sorriso.
Giulia
attese che la donna se ne andasse, poi corse al piano superiore e
bussò con
rabbia alla porta.
“Alice…io
ora ti tiro il collo!”esclamò avventandosi sulla
compagna.
“Ma
io non ho colpa! Il tuo lancio faceva cagare!”
“Il
mio lancio faceva anche cagare, ma tu avresti potuto benissimo scendere
e
venire fino in camera mia a chiedermi l’accendino, mentre ora
ce lo ha la prof
ed è incazzata come una faina!”
“Senti,
mi dispiace. Io non volevo…te lo ricompro nuovo!”
“No…perché
me lo aveva regalato Paolo prima di partire…come minimo mi
devi offrire da bere
per un’intera giornata all’Oktoberfest!”
“Ok,
va bene…ti offro da bere, ma ora lasciami andare!”.
“Guarda
che me lo hai promesso…l’Oktoberfest comincia
settimana prossima, quindi vedi
di essere puntuale!”esclamò, tornando in camera
sua.
Sara
stava ancora dormendo. Giulia le tirò via le cuffie dalle
orecchie e la
svegliò.
“Che
cazzo vuoi?”chiese la ragazza.
“Oh
non fare l’odiosa che non ti viene bene. La prof ci ha dato
tutta la giornata
libera, quindi ora tu ti vesti ed andiamo a fare shopping”.
“Non
ne ho voglia”
“E
a
me non me ne frega, quindi alzati”
Sara
sorrise. La sua amica riusciva a tirarla su di morale in ogni
situazione. Si
preparò e riempì la borsa, quindi uscì
dall’albergo.
“Siamo
solo noi due?”chiese.
“Certo…tu
volevi anche quella rompi palle di Carola tra i piedi?”.
Sara
scosse la testa.
“Ah,
giovane solista, spero tu ti sia portata dietro tanti soldi,
perché stiamo
anche fuori a cena”.
“Come?”
“Tutta
la giornata libera, fino all’una e mezza…non
vorrai sprecare il tuo tempo a
tornare in hotel per mangiare”.
“Hai
ragione…andiamo allora!”esclamò ridendo.
Quella
giornata era stranamente calda e il sole era quasi fastidioso. Le
ragazze
inforcarono gli occhiali e si prepararono ad una giornata di spese
folli.
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“Bill
perché te la sei presa tanto con
quell’uomo?”chiese Tom inserendo le chiavi nel
quadro della Cadillac.
“Mi
ha dato fastidio il fatto che sia stato scortese. Non voglio che quelle
ragazzine pensino che siamo quattro tizi che, visto che sono famosi
fanno
quello che vogliono”
“Che
te ne frega? Probabilmente non le vedrai mai
più!”esclamò il ragazzo, inserendo
la retromarcia e partendo dal parcheggio.
“Non
hai mica detto che sono nel nostro stesso albergo?”chiese
Bill, chiudendo gli
occhi.
“Sì,
ma quante possibilità hai di rivederle? In fondo hanno la
prof che potrebbe
benissimo essere la reincarnazione del Führer. Non le
farà mai uscire dalle
loro stanze, tranne per pranzo, cena e colazione e per andare a
registrare”
“Tomi!”gridò
Bill attaccando le mani al cruscotto.
Il
rasta frenò di colpo. Nel parlare si era distratto e aveva
quasi investito due
ragazze che stavano attraversando.
“No…non
è possibile…ma con tutte quelle che girano per la
città proprio ‘ste
due?”chiese il giovane.
Bill
saltò giù dalla macchina, imitato dagli altri tre.
“Cazzo!
Ma allora sei un completo imbecille! Chi cazzo ti ha insegnato a
guidare?”gridò
Giulia dando un calcio al muso della macchina.
“Hey
che cazzo fai? È la mia auto!”strillò
Tom.
“Finché
le parli in tedesco non vi capirete mai”disse Gustav,
divertito.
Tom
sospirò. “La prossima volta, guarda dove vai prima
di attraversare”disse in
inglese.
Giulia
lo guardò con odio.
“Al
momento è meglio che non ti risponda. La prossima volta
cerca di pensare di più
alla strada, piuttosto che chiacchierare con i tuoi
amici!”esclamò Giulia,
velenosa.
I
due già si odiavano.
“Sentite,
ci dispiace. Voi state bene?”chiese Bill, cercando di calmare
il fratello.
Sara
non gli aveva levato gli occhi di dosso.
“Per
star bene stiamo benissimo, ma il tuo caro fratello per poco non ci
ammazzava”.
“Lo
so…scusateci. Come possiamo farci perdonare?”.
“Prima
di tutto fai tornare la mia amica nel mondo dei vivi…cerca
di sparire in fretta
o questa sviene qui”.
I
quattro ragazzi della band si voltarono verso Sara. Era in una sorta di
stato
di trance.
Giulia
la scosse. “Senti, bella addormentata, vedi di riprenderti,
altrimenti ti
prendono per scema”disse in italiano. I Tokio Hotel non
capirono una parola e
rimasero impassibili.
“Che
perdita di tempo. Leviamoci dalle palle. Abbiamo altre cose a cui
pensare”.
“Che
hai da borbottare biondino? Parla in una lingua che possa capire,
almeno ti
rispondo per le rime”disse Giulia.
“Sei
una gran rompicoglioni, lo sai?”disse Tom, risalendo in
macchina. Giulia alzò
il dito medio.
“Sai
che non me ne frega un cazzo se sei famoso. VAFFANCULO!”disse
in italiano. Tom
capì perfettamente l’ultima parola.
“Bill,
muovi il culo e sali in macchina. Dobbiamo tornare in albergo”
“Senti,
sicure di stare bene”
“Sì,
ma ora vai o il tuo simpatico fratellino investe pure te”.
Sara
si riscosse dai suoi pensieri.
“Si
può sapere che ti è successo?”chiese
Giulia.
“Io…non
lo so…non riuscivo a muovermi…”disse la
ragazza.
Bill
si affacciò dal finestrino.
“Tenete,
questi sono due pass per il concerto di lunedì. Per farci
perdonare”
Dall’interno
dell’auto provennero le proteste di Tom. Sara prese i due
talloncini
plastificati e nel farlo sfiorò le dita del giovane. Si
sentì arrossire ed
abbassò lo sguardo.
“Bene…e
ora se nessun altro pazzo scatenato attenta ala nostra vita, direi che
possiamo
proseguire con il giro turistico”.
----------*----------
“Si può
sapere perché gli hai dato quei pass?”
“Quelle
due potevano benissimo denunciarti. Sei passato con il rosso e per poco
non le
investivi. Se una delle due si fosse fatta male saresti finito nella
merda fino
alle orecchie, ecco perché ho dato loro quei due
pass”.
Bill
incrociò le braccia contro il petto e guardò
fuori dal finestrino, attraverso
le lenti scure dei suoi occhiali.
Tom
continuò a guidare verso l’hotel. Nella macchina
era sceso un silenzio
glaciale. Era sempre così, quando i due gemelli discutevano.
Georg
e Gustav si guardarono sorridendo. Sapevano che quei due avrebbero
chiarito
entro sera. “Sentite, noi ci fermiamo al bar a bere qualcosa,
voi no?”.
Bill
scosse la testa e salì in ascensore.
Tom,
invece si unì ai due amici.
Ordinarono
tre birre e restarono lì a chiacchierare.
“Si
può sapere cos’avete tu e Bill? Non è
successo nulla di grave e si è risolto
tutto”disse Georg.
“Non
lo so…ogni tanto diventa schizzato quello li…mi
fa incazzare da matti”disse Tom
sorseggiando la sua birra fresca.
Poco
prima della cena i tre tornarono nelle loro camere.
“Stasera
che facciamo?”
“Non
lo so…chiediamo a Bill e vediamo”disse Gustav.
“Aspettate,
c’è quel posto, vicino alla sala di
registrazione…cucinano italiano e si mangia
bene”disse Georg. La proposta fu accettata.
“Tom,
convinci tu tuo fratello e fate pace”aggiunse il bassista,
rientrando nella sua
stanza.
Il
giovane rasta sbuffò, poi bussò alla porta della
camera del gemello.
“Chi
è?”si sentì domandare.
“La
tua coscienza”rispose sarcastico il ragazzo.
“Tomi
va via!”
“No…mi
hanno detto di venire qui da te”.
Bill
aprì la porta. Si era struccato e aveva l’aria
terribilmente stanca.
“Cosa
sei venuto a fare?”chiese, spazientito.
“Senti,
posso entrare? Mi irrita parlare in mezzo al corridoio”.
Il
ragazzo sbuffò e lasciò entrare il fratello,
quindi si sedette sul letto.
“Mi
dispiace per prima…io non volevo arrabbiarmi tanto, solo che
quella ragazzina con
i capelli rossi mi ha fatto venire i nervi”.
Bill
lo guardò e gli sorrise.
“Lo
so…solo che certe volte sei troppo impulsivo. Sai che mi da
fastidio quando ti
incazzi per niente”
Tom
sorrise al gemello. “Senti, Georg ha proposto di andare a
mangiare in quel
posto vicino alla sala di registrazione. Ha detto che cucinano
italiano”.
“Va
bene…dammi il tempo di farmi una doccia e di
vestirmi”.
“Ok…tra
tre ore nella hall”
“Spiritoso!
Non rido troppo forte perché ho mal di testa”.
Tom
scompigliò i capelli al fratello. Bill in tutta risposta
afferrò un cuscino e
glielo tirò. Rimasero a fare la lotta sul letto, ridendo
spensierati come
quando erano bambini.
“Ora
preparati per la serata, signorina”
“Tom…”
“Cosa?”
“Ti
voglio bene”
“Anche
io fratellino, ma ora sbrigati, altrimenti saltiamo la cena”.
Bill
guardò la porta chiudersi alle spalle del gemello e sorrise.
Era bello fare
pace con Tom. Sospirò quindi si spogliò ed
andò sotto la doccia. I pensieri se
ne andarono insieme all’acqua e allo shampoo. Era bello
trovarsi lì. Al
pensiero del concerto provava un’eccitazione mista a paura,
ma sapeva che le
sue sensazioni si sarebbero moltiplicate all’avvicinarsi
della data stabilita.
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“Oddio…mi
sa che tra un po’ i miei piedi si
suicideranno!”esclamò Giulia sedendosi su una
panchina. Le due ragazze avevano le braccia cariche di pacchetti di
tutti i
tipi.
“Guarda!
La sala di registrazione!”esclamò Sara
“Io
direi che ci possiamo fermare qui a mangiare, anche perché
ho un assoluto
bisogno di un piatto di spaghetti!”esclamò Giulia
adocchiando il cartello “Spezialgebiet
italienisch”.
“Ma
tu non parli una parola di tedesco!”
“Lo
so, ma mio padre mi ha insegnato un paio di parole, per capire dove
potevo
andare per mangiare come a casa!”esclamò la
ragazza alzandosi e dirigendosi
verso l’entrata.
Il
posto non era molto affollato, anzi oltre a loro due c’era
solo una coppietta
che era già arrivata al dolce. Furono accolte da una donna
grassoccia, con
lunghi capelli biondi.
“Gut
Abend”disse
sorridendo.
Le
due ragazze risposero con lo stesso saluto, poi presero posto. Sara
dava le
spalle all’ingresso.
Ordinarono
entrambe una porzione di spaghetti al sugo, accompagnati da due birre
medie.
“No…ma
porca…così non va bene!”disse Tom
entrando per primo nel ristorante.
Aveva
il vizio di controllare la sala, per vedere chi ci fosse e il suo
sguardo era
stato attirato da una chioma rossa spiacevolmente familiare.
“Che
c’è Tom?”chiese Georg. Anche lui vide
Giulia e la sua amica.
“Certo
che a volte le coincidenze sono fin troppo
strane!”esclamò ridendo.
“Sara,
mi sa che abbiamo compagnia. Non girarti, ma promettimi che non andrai
in fissa
come al solito”
“Non
mi dirai che i Tokio Hotel sono entrati in questo posto”
Giulia
si limitò ad annuire e Sara si voltò proprio
nell’istante in cui Bill fece il
suo ingresso. Indossava una maglia scura attillata, infilata nei jeans
neri,
stretti da una cintura borchiata. I capelli liscissimi ricadevano
elegantemente
sulle sue spalle. Gli occhi nocciola nascosti dietro un paio di Ray-Ban
scuri.
“Oddio…questa
è fortuna”disse la ragazza, sorridendo.
“Dipende
dai punti di vista”borbottò Giulia, guardando
l’altro Kaulitz.
I
Tokio Hotel presero posto in un tavolo poco lontano.
“Sentite,
a questo punto potremmo anche invitarle a mangiare con
noi”disse Gustav.
“Ma
sei pazzo? Io quella sclerata non la voglio qui…magari
riesce anche a mandarmi
a fanculo mentre mangiamo”.
“Dai
Tomi, non ti incazzare. Vedrai che magari con lo stomaco pieno
è più
gentile”scherzò Georg.
“Beh,
se proprio insistete…chiedete pure”disse Tom,
affondando lo sguardo nel menù.
Bill
era rimasto in silenzio fino a quel momento, osservando attentamente
tutto da
dietro le sue lenti.
“Ragazze,
vorreste mangiare con noi?”chiese Georg, andando verso le due
studentesse.
Sara
non poteva credere alle proprie orecchie. Avrebbe cenato con i Tokio
Hotel.
Guardò
Giulia che annuì senza dimostrare un grande entusiasmo.
Si
sedettero. Caso volle che Giulia si accomodasse proprio al fianco
dell’odiato
chitarrista.
“Tu
guarda chi si rivede!”esclamò Tom, acido.
“Ragazzi…non
ancora. Vediamo di arrivare in fondo alla cena senza
litigare”disse Bill
levandosi i Ray-Ban ed usandoli per tenere indietro i capelli dal viso.
“Beh,
io sono Georg”disse il ragazzo, stringendo la mano delle
coriste.
“Gustav”disse
il batterista.
“Io
sono Tom, ma a quanto pare ci conosciamo già”disse
il giovane, stringendo la
mano di Sara.
“E
io sono Bill”.
“Sara…molto
piacere”disse lei, con aria sognante.
“Giulia”rispose
la compagna, sorridendo.
“Bene
e ora che ci siamo presentati possiamo anche ordinare
qualcosa”.
Mangiarono
tutti con gusto.
“Di
dove siete?”chiese Gustav
“Milano”
“E
che ci fate a Berlino?”
“Facciamo
parte di un coro e siamo state ingaggiate per fare alcuni concerti e
per
registrare un disco”rispose Sara.
“Per
questo oggi eravate alla sala”disse Tom.
“Pensavi
ti stessimo seguendo?”chiese Giulia sarcastica.
“Mah,
al mio fascino resistono poche ragazze”.
“Quanto
resterete qui?”chiese Bill deviando il discorso ed evitando
un’altra lite.
“Per
un mese, fino a novembre. Voi?”.
“In
teoria fino al concerto, poi dovremo tornare ad Amburgo per qualche
settimana,
in attesa che inizi il tour europeo”.
“Già,
con tre tappe in Italia”disse Georg
“Torino,
Milano e Roma”concluse Sara.
“Scusa,
ma tu sai proprio tutto di noi?”chiese Gustav.
“No,
tutto no. Però mi piacciono un sacco le vostre
canzoni”
“E
il vostro cantante”aggiunse Giulia.
Sara
la fulminò con lo sguardo.
“Ragazze,
vi va di venire con noi a fare un giro?”chiese Georg
allentando la tensione che
si era creata.
“Dipende.
Noi alla una e mezza dobbiamo rientrare
obbligatoriamente”disse Giulia
“C’è
il Führer che controlla la porta?”chiese Tom.
“Chi?”
“La
vostra insegnante?”
“No
no…il portiere dell’albergo”rispose la
ragazza, divertita per la battuta sulla
prof.
“Beh
anche lui dev’essere piuttosto verhasst”.
“Cioè?”
“Odioso…”si
spiegò il ragazzo
“Non
preoccupatevi. Per l’una torniamo anche noi, anche
perché il nostro frontman ha
bisogno di riposare parecchio in vista del concerto”disse
Gustav.
Bill
annuì, distratto. “Beh, spero che abbiate una
macchina grande ed un baule
capiente”disse Giulia sorridendo.
I
due gruppetti pagarono le loro cene, quindi si avviarono verso il
parcheggio.
“Sara…contenta?”chiese
Giulia
“Sì,
però potevi risparmiarti la battutina”disse la
ragazza con rabbia.
“Cosa
ti ho detto?”.
“Della
cotta per Bill. Potevi startene zitta”.
Giulia
sbuffò, poi si accorse che Georg la stava guardando e, senza
spiegarselo,
arrossì.
La
serata passò tranquillamente in un piccolo pub. Le due
ragazze si stupirono
della quantità esorbitante di birra e altri alcoolici che
Tom poteva ingerire
senza ubriacarsi.
Alla
fine della serata, però fu Georg a guidare e Tom si
addormentò sul sedile
posteriore, con la testa appoggiata ad una spalla del gemello.
Bill,
dal canto suo aveva preso solo cocktail analcolici.
“Grazie
della serata”disse Sara recuperando le sue borse dal baule.
“Questa
è la nostra camera”disse Giulia, cercando
inutilmente di infilare la chiave
nella toppa della porta. Anche lei aveva esagerato un po’
quella sera.
Sara
le prese le chiavi dalla mano ed aprì.
“Grazie
ancora. È stato un piacere”disse, arrossendo.
“Se
il vostro Führer dorme, potete salire su e fare quattro
chiacchiere. In fondo
siete pur sempre in albergo”
“Sì,
ma Giulia non è molto in forma”
“Vedrai
che le passa. Lasciate le cose e venite su da noi. Saremo tutti alla
432”disse
Gustav.
Sara
annuì, quindi spinse la compagna in camera.
“Giulia
non fare casino!”l’ammonì, notando la
sagoma di Carola nel letto.
L’altra
ragazza si sdraiò nel letto e cadde in un sonno profondo.
Sara
sospirò e si mise il pigiama. Non sarebbe salita da sola.
Ad
un tratto pensò che le stavano aspettando. Non poteva non
avvisarli, quindi
aprì delicatamente la porta e si guardò intorno.
La
prof stava sicuramente dormendo, vista l’ora e le sue
compagne erano quasi
tutte a fare festini nelle stanze.
Salì
con cautela le scale, poi bussò timidamente alla camera 432.
Le
aprì
Georg.
“Scusatemi,
ma sono salita per dirvi che è meglio che io vada a dormire.
La mia amica sta
già dormendo…”
Georg
sorrise.
“Beh,
tu resta qui. Non sarai salita solo per questo”.
Dall’interno
della camera giungeva il remoto suono della tv e la voce di Bill che
cantava.
Sara
si lasciò convincere ed entrò. Tom era in balcone
e probabilmente stava
fumando. Gustav era stravaccato su un divano e Bill era sdraiato sul
letto con
le cuffie alle orecchie.
“E
così questo è il lato oscuro dei Tokio
Hotel”disse la ragazza con un sorriso.
“No…non
hai ancora visto il peggio”le assicurò il bassista
passandosi una mano tra i
capelli. Ad un tratto si udì bussare. Sara scattò
sull’attenti.
“Di
che hai paura? Credi che il Führer ti verrà a
cercare qui? Noi non siamo degli
studenti e di certo la tua prof non sa nemmeno chi
siamo”disse Georg ridendo ed
andando ad aprire.
Giulia
era in piedi, davanti all’uscio.
“Bella
stronza…credevo che mi avresti avvertita che
salivi”disse, scura in volto.
“Scusa,
ma stavi dormendo come un orso in letargo”.
“Le
mie orecchie sentono una vocina
fastidiosa!”esclamò Tom entrando con la
sigaretta a penzoloni tra le labbra.
“Tomi!
Quante volte te lo devo dire che se fumi in camera scattano i
rilevatori?”chiese Bill saltando in piedi.
Il
rasta alzò le mani in segno di resa e tornò in
balcone.
Giulia
prese una delle sue Camel light e raggiunse il rasta, non tanto per la
compagnia, ma perché era certa che lui avesse un accendino.
“Come?
Fate le coriste e lei fuma?”chiese Georg.
“Beh,
ogni tanto un po’ di nicotina aiuta”disse Sara,
guardandosi intorno, cercando
un posto dove sedersi. Quella stanza era puro caos primordiale.
“Oh,
non fare caso al disordine. È la stanza di
Tom”disse Gustav, cambiando canale
alla tv.
Bill
guardò attentamente Sara.
Era
una ragazza particolare. Si vedeva che era contenta di trovarsi
lì, ma era
anche in imbarazzo.
“Siediti
qui”disse, togliendosi le cuffie.
Sara
si voltò ed arrossì terribilmente.
“Non
sono famoso per aver mangiato delle ragazze”disse Bill
sorridendole.
La
corista si scostò i capelli dal viso e si sedette sul letto,
vicina al suo
idolo.
“Dimmi,
come mai sei nel coro?”chiese Bill.
Nel
frattempo anche Georg era uscito a fumare, cercando di controllare gli
altri
due ragazzi.
“La
musica è tutta la mia vita. È da quando sono
piccola che mi piace cantare e un
giorno mi piacerebbe arrivare lontano attraverso la mia
musica”.
“Beh,
anche io la pensavo così anni fa”
“Allora
spero che anche io possa fare tanta strada”rispose lei,
sorridendo. L’imbarazzo
di poco prima si era dissolto nel nulla.
“Ah,
a proposito…i pass per il concerto…uno ve lo devo
ridare”.
“Perché?”chiese
Bill
“A
Giulia non interessa…insomma non le piace la vostra
musica…mi dispiace”disse,
con una certa vergogna.
“Non
importa…ma tu prova a portarla lo stesso. Sono sicuro che si
ricrederà”disse
con un sorriso.
Sara
si vergognava a dirlo, però non poteva promettere una cosa
che era certa di non
poter mantenere.
“Io
la porterei volentieri, solo che io ho comprato un solo biglietto per
il
concerto…”.
Bill
la guardò. “Di questo non ti devi preoccupare. Se
vi invitiamo noi non ci sarà
bisogno dei biglietti”disse con un sorriso.
Le
due giovani restarono in camera per qualche ora, poi alle tre scesero.
Era
davvero tardi.
“Caspita…certo
che sono due ragazze simpatiche”disse Georg stiracchiandosi,
pronto per tornare
in camera sua.
“Dipende
dai punti di vista”mugugnò Tom. Aveva sopportato
Giulia per tutta la serata e
se non fosse stato per Georg probabilmente avrebbero litigato almeno un
paio di
volte.
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