Il venditore di palloncini

di La Mutaforma
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La nuvola di palloncini ad elio colorati dondola dove capita, spinta dal vento, e i palloncini si spingono l’un l’altro, in un grande gioco di domino in cui nessuno vince, e tutti sono controllati dalla mano del venditore, che tiene i fili ben assicurati al manubrio della bicicletta.
Si avvicina un bambino con più lentiggini che guance, un sorriso bucato in un lato.
“Signore, quanto costa un palloncino?”
Quando pronuncia la s gli fischia l’aria tra i dentini.
“Cinquanta centesimi”
“Signore, quanto costano tutti i palloncini?”
“Tanto” lo fissa “Ma che te ne fai di tutti questi palloncini?”
“Devo prendere una stella” pronuncia, con sacro orgoglio. “La mia mamma ha perso un orecchino, e la nonna non scenderà dal cielo per ridarglielo. Così andrò in cielo e prenderò una stella per la mamma, così potrà sostituire l’orecchino perduto”
Il venditore di colori lo ascolta distratto, ma divertito. “Non basterebbero questi palloncini”
“Lo so!” il bambino ride, e le lettere sbucano dallo spazio vuoto tra i dentini. “Comprerò tutti i palloncini della città”
“E gli altri bambini?”
“Eh…” riflette “Dopo aver preso la stella alla mamma, li regalerò a tutti i bambini della città” guarda la bicicletta con quegli occhi così grandi, sembrano affondare nelle cose, ed è tutto meraviglioso per i bambini, come un palloncino che vola da solo nel cielo e tutti lo indicano come un eroe, e si è solo perso. “E con quella bici dove riesci ad arrivare?”
“Solo a casa”
“E i palloncini ti fanno arrivare più veloce? Magari voli con la luna dietro, l’ho visto in un film. Quindi deve essere per forza vero. In quel film c’era un bambino. Pensi che potrei mai volare con la tua bici?”
Il venditore scioglie dalla colonia un filo, e glielo porge. “Questo non ti farà volare via, ma ti porterà dritto a casa” glielo assicura al polso “Vai a casa, la mamma vuole un bacio, non un orecchino”
 
Questa storia non insegna nulla.  
 




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