22g
Dedicato a tutti voi che avete seguito
questo mio
sclero.
Ora rimane solo l'epilogo, sigh :(
Vi aspetto in fondo al capitolo per dei "commenti"...
Buona lettura!
Capitolo 22
I Know The Sun Must Set to Rise
Piove, ma so che a breve
passerà, come tutte le cose negative che all'inizio ci sembrano
catastrofiche e poi si rivelano, stranamente, positive.
Sono qui, in un'altra città,
in un altro paese, tra altra gente che non ho mai visto e non
rivedrò mai più, ma, soprattutto, solo ora riesco a
vedere me stessa.
Rido, mentre apro l'ombrellino
giallo che ho sempre con me da due settimane a questa parte, e torno a
fissare la pioggia che s'imbatte sulla superfice un po' increspata e
grigia del Tamigi.
Sento ancora la cornamusa dell'uomo
scozzese dall'altra parte della strada, ovviamente nemmeno il cattivo
tempo può fermare il suo lavoro da artista di strada.
Prendo un bel respiro, beandomi della temparatura bassa, pensando a chi al momento è in Italia e sta morendo dal caldo.
Preferisco le temperature basse, sarà colpa del mio cognome, chissà.
"She walks in beauty like the night" sussurra una voce alle mie spalle, facendomi voltare.
Sorrido in direzione dell'uomo che
mi sta di fronte, così imprudente da non avere un ombrello, e
gli faccio segno di avvicinarsi. Obbedisce, riparandosi sotto il mio
stesso ombrello.
"Citiamo Byron, oggi?" chiedo retorica, non sapendo cosa dire.
"Mi sembrava perfect.
L'hai riconosciuto, eh? Forse ho sbagliato, ti meritavi un voto
più alto in letteratura inglese" ironizza, togliendomi una
ciocca di capelli umidi dal volto.
Lo scosto, facendolo sbuffare.
"Lena, non ho fatto nulla, devi
smetterla di essere così intimorita" mi rimprovera, paziente e
seccato dal mio ennesimo allontanamento nei confronti di un semplice ed
innocente gesto.
"Certo, sono solo qui, a Londra, con
un insegnante del mio corso di laurea" gli ricordo, con un tono
precisino che odio dover usare.
"E allora perchè hai accettato di venire qui?" domanda, tuttavia senza prendersela.
Deglutisco, ripensando alla nostra
conversazione di ormai un mese fa, una delle più pazzesche che
abbia mai sostenuto in vita mia.
"Devo andare ad un convegno a Londra tra una settimana, e un mio amico mi ha dato buca. Parti con me".
"Che cosa? Mi prendi in giro?" gli avevo risposto, incredula.
"No, sono serissimo".
Decisamente
confusa, approfittando della poca gente e della momentanea assenza del
signor Giacomo, lasciai tutto nelle mani della mia collega e feci segno
a Leo di seguirmi nel ripostiglio, che già in precedenza aveva
ospitato una nostra conversazione.
"Scusami, ma... Io non sono Germana, è a lei che chiedi queste cose, no?" gli risposi, provando a non offenderlo.
Sospirò, guardandomi torvo.
"A Germana
chiesi di venire in Amerca, non di andare a Londra! Non c'entra nulla!
Sto provando a chiudere con lei, siamo entrambi arrabbiati per due
persone che sono state insieme e...".
"Ah, quindi è vendetta".
"No! E anche se
fosse... Me lo devi. Avrei potuto bocciarti, ieri, o riferire alla
docente il tuo comportamento, ma sono stato zitto, ho provato a
capirti! Fallo per me, hai bisogno anche tu di cambiare area!".
"Ma lo capisci
che rimani un mio docente? L'ho sentita la prof, ieri, ora ricopri la
cattedra di letteratura, è una posizione importante! E... Se ti
ritrovo nella commissione di laurea? O all'orale di Inglese III? Se ho
fatto tutto questo, l'ho fatto perchè ero convinta che a maggio
te ne saresti andato, non avrei mai osato altrimenti!".
Rise, passandosi
una mano nei capelli come per fare qualcosa mentre ascoltava le
stupidaggini di una ventenne pazza e fuori di senno.
"Rimane il fatto
che abbiamo dormito insieme, una volta, e ciò non cambia, no?
Quindi, perchè non puoi venire con me come amica?".
"Cosa direi ai miei?".
"Che sei stata
scelta per un convegno in Inghilterra. Ho visto il tuo libretto, ieri,
hai molti voti alti. In più il biglietto è pagato, e una
volta mi hai detto che non vedevi l'ora di tornare a Londra,
passeggiare a Westminister di sera e perderti nei mercatini di
Camden...".
"Non mettere in
mezzo il mio amore per Londra!" urlai, cercando di scacciare dalla mia
mente tutti gli scenari che avrebbero potuto avere luogo: io che,
uscendo dalla fermata della metro di Westminister, mi ritrovavo di
fronte il Big Ben, o bevevo un cappuccino da Starbucks senza problemi,
o tornavo alla Stazione di King's Cross per farmi l'ennessima foto
vicino il finto binario 9 3/4...
"Te lo leggo negli occhi che vorresti venirci!" mi sfida, con la sua solita sicurezza.
"Di andare a Londra, certo, ma non con te! Leo, non è appropriato!".
"Te lo ripeto: non cambierà nulla, davvero!".
"Certo, perchè quando Germana lo saprà se lo terrà per sè...".
"Germana non è nella posizione di sbandierare tutto ai quattro venti, fidati".
"Leo...".
"Pensaci, per
favore. Ti perdonerei al cento per cento, potremmo dare una lezione a
quei due e passeresti una bella estate. Sono ancora più
divertente, in viaggio, fidati, soprattutto in Inghilterra quando cerco
di nascondere il mio American accent e di imitare quello British"
mormora, senza smettere di guardarmi negli occhi. "Hai detto che ti ho
salvato... Ora salva tu me dalla noia di un viaggio in solitudine, me
lo devi! Ti chiamo domani per la risposta".
Se ne
andò senza permettermi di dire altro, sicuro di sè,
voltandosi indietro solo per farmi un'indecifrabile occhiolino.
E poi, la
mattina dopo, segno del destino, Lisa mi avvisò che sarebbe
andata in Sardegna con la sorella e che quindi la nostra estate al mare
da lei era cancellata.
"Perchè il destino ti ha
fatto capire che doveva andare così" risponde da solo, convinto
delle sue parole. "Quindi, rilassati e goditi questi ultimi giorni qui".
"Non devi offenderti, Leo, davvero.
E' che mi sento come quelle stupide sceme che si vedono nei film che
hanno una relazione con un professore...".
"Oh, abbiamo una relazione?" m'interrompe, malizioso.
"Stupido!".
"Stupido? L'ho visto come mi guardi
da lontano, ultimamente... Ma tranquilla, lo faccio anche io" sussurra
al mio orecchio, in un modo che mi fa tremare e venire la pelle d'oca.
Il problema è che non si
può vivere a lungo con uno come lui senza iniziare a
fantasticare sul suo sorriso da infarto o le sue spalle larghe,
specialmente se già sai cosa nasconde quella maledetta maglietta
attillata e cosa si prova ad avere quell'uomo su di te dopo che ti ha
letteralmente strappato i vestiti di dosso.
E' una cosa chimica, primordiale,
che non puoi evitare se sei una ventenne patologicamente attratta dai
belli e dannati con i capelli scuri e l'aria un po' impossibile.
"Che dici..." borbotto, imabarazzata, rivoltandomi verso il Tamigi.
"Lena, dai! Ci attraiamo
fisicamente, non è una novità. Se così non fosse
stato, non saremmo qui visto che non ti avrei fermata, al bar, mesi fa"
mi fa notare.
"Leo, stai zitto, anzi, andiamocene... E' quasi ora di cena" cambio argomento, con grande disagio e sentendomi parecchio scema.
"Ai suoi ordini, miss" mi prende in
giro, prendendo il mio ombrello e iniziando a mantenerlo a sua volta,
mentre cammino al suo fianco per non bagnarmi ma faticando a stare al
suo passo, visto che non oso appoggiarmi al suo braccio.
Dopo cena, stanca morta dalla
giornata trascorsa a camminare come una forsennata, salgo in camera per
una doccia rilassante e decido di indossare già il pigiama
perchè non voglio scendere nella hall dove ci sono alcuni
colleghi di Leo, che non fanno altro che parlare di storia,
letteratura, viaggi assurdi e, ogni tanto, delle loro ex mogli stronze
e acide che, chissà perchè, li hanno mollati.
Dopo essermi rivestita, mi siedo sul letto, prendendo il cellulare, e noto di avere vari sms non letti.
I miei genitori che sono a Parigi
per il loro anniversario mi chiedono notizie, Lisa vuole sapere quando
tornerò, Trudy mi saluta... E poi, tra questi, un semplice: "Mi manchi tantissimo".
Il mio cuore perde un battito, quando leggo il mittente.
Dario.
Manco a Dario!
Strabuzzo gli occhi, incredula, e quasi non mi strozzo con la mia stessa saliva.
Proprio ora che stavo meglio, senza pensare notte e giorno agli avvenimenti catastrofici di maggio!
Batto le palpebre numerose volte,
rileggendo il messaggio come se potesse cambiare, ma il contenuto di
quelle parole rimane lì, immobile, con un peso che se mi venisse
scagliato addosso mi ucciderebbe.
Non sa che sono a Londra con Leo,
nessuno lo sa oltre Trudy e Lisa, e mi domando se questo sms sarebbe
stato scritto se avesse saputo la mia posizione attuale.
Quelle parole mi fanno arrabbiare da un lato, ma con me stessa, però, che non provo nè gioia, nè sollievo.
Com'è possibile? Nei
precedenti ho aspettato una sua forma di perdono, mentre ora me ne sto
impassibile, senza pensare a cosa rispondergli o a cosa
succederà quando ci rivedremo.
Cos'ho che non va?! Qualcosa deve
pur esserci, perchè sono un casino vivente, che di questo passo
non si ritroverà mai più al posto giusto e nel momento
giusto con il ragazzo che le interessa.
Odiandomi a morte, mi viene da piangere e non sopprimo le lacrime, approfittando della mia momentanea solitudine.
Com'è possibile? Dario aveva iniziato ad interessarmi, no?
Ecco, appunto: era l'inizio di
qualcosa che poi è stato interrotto, ed ora, a distanza di mesi,
sarebbe come chiedere di compiere un miracolo resuscitando un morto.
Non doveva essere qualcosa di
così forte se è bastato così poco per farlo andare
via... Forse era la convinzione di poter avere al mio fianco un ragazzo
che reputavo dolce, premuroso, che pensavo di conoscere bene,
convinzione che mi ha fregato, alla fine.
Al cuor non si comanda, dopotutto.
Sono così presa da questi pensieri che a stento odo qualcuno che bussa alla porta della camera.
"Lena, apri!".
Scatto all'impiedi, affrettandomi ad asciugare gli occhi, ma vedendo nello specchio che purtroppo sono ancora rossi e gonfi.
Apro la porta, senza guardare Leo negli occhi.
"Stasera sono usciti tutti, almeno
non devo sorbirmi le chiacchiere di Tommy riguardo l'etimologia delle
parole inglesi... Perchè hai il pigiama? Andiamo a prenderci una
birra, su!" mi incoraggia.
"No, io ho sonno, vai tu" rispondo, mentre, di spalle, disfo il mio letto pur di fare qualcosa.
"Hai una voce... weird! Hai pianto!" osserva, avvicinandosi e obbligandomi a guardarlo in faccia.
Alzo gli occhi al cielo, sbuffando. "Sì, ok, ho pianto".
"E perchè?".
Vorrei inventare qualche banale
bugia, ma non ci riesco, perchè, da quando Leo ha scoperto la
verità, sono incapace di mentirgli ulteriormente, come se avessi
paura di rileggere la delusione nel suo sguardo come capitò quel
giorno.
Così, prendo il cellulare e
gli mostro il messaggio, vedendo la sua reazione diventare da curiosa
ad atona, falsamente impassibile.
"Bene... Erano lacrime di gioia?" ironizza, seppur amaramente.
"No. Lacrime di rabbia verso me stessa. Non ho provato... Nulla" rivelo, sedendomi sul letto.
Senza capire, si siede di fronte a
me, guardandomi come se mi stesse analizzando per capire una specie non
umana in via d'estinzione.
"E sei triste? Dopo quello che ha fatto?" domanda, incredulo.
"Io... Non lo so, sono fatta
così, mi incolpo troppo, passo la vita ad incolparmi, quindi
è come se quella che ha sbagliato di più sono io e...".
"Ti ricordo che quando sei uscita
con me, eravate solo amici, mentre lui ha fatto sesso con Germana
quando avevate iniziato a vedervi" puntualizza. "E non ti ha detto
nulla, mentre tu hai avuto il coraggio di dirglielo. Smettila di
incolparti, Lena".
"E' che... Sono così abituata
a voler bene sempre e solo ad una sola persona alla volta che... Che mi
sembra strano, cioè, voglio dire...".
"Cosa? Una persona alla volta...?".
"Niente, lascia perdere, sono una scema".
"No! Che significa? Che... Vuoi bene
a più di una persona, al momento?" domanda cautamente, ma
interessato, mentre lascia spazio ad un sorriso sempre più ampio.
"No, penso di voler bene solo ad una".
"Ah".
"E temo sia tu. Dio, perchè
sono così stupi..." dico, ma non ho il tempo di finire la frase,
perchè mi ritrovo stretta a Leo, persa in un bacio che non so
descrivere, che sa di gioia, ma allo stesso tempo incertezza e paura di
spingersi oltre un marcato confine che non possiamo superare.
Mio malgrado, quando avverto la sua
stretta attorno alla mia vita aumentare e il bacio diventare più
profondo, mi scosto, non riusciendo a guardarlo in faccia e alzandomi
di scatto, come per fuggire e non cadere in tentazione.
"Leo! Leo, non dovevi!" lo rimprovero, portandomi una mano sulla bocca, come se quel bacio si dovesse cancellare.
Lui, dal canto suo, si alza a sua
volta per fronteggiarmi, tra la disperazione e l'esasperazione,
fissandomi in un modo che mi fa sentire in soggezione.
"Lena, su! Siamo qui, in piena
estate, da soli in una stanza d'hotel, in un paese straniero. Non ci
siamo finiti per caso! Se hai accettato, se te l'ho proposto,
c'è un motivo! Io inizio a pensare sempre di più che
tutti i casini, tutte le storie che abbiamo vissuto, siano serviti a
portarci qui" spiega, accalorato.
"Tu... Tu leggi troppi libri
romantici, mi sa! Leo" lo imploro, letteralmente, perchè mi
ritrovo ad unire le mani come in segno di preghiera, "Personalmente,
sì, lo ammetto, dopo una settimana al tuo fianco ho iniziato ad
apprezzare ancora di più la tua compagnia, a pensare a... Al
periodo in cui ci siamo visti... Ma sono convinta del fatto che sia
dovuto al tuo essere oggettivamente bellissimo, affascinante, sexy,
amante della letteratura come me, con un accento che farebbe capitolare
anche una suora! Mi è successo lo stesso con Dario! Viviamo
insieme per un po', inizio ad essere gelosa, bla bla bla, e poi,
qualche mese dopo vari problemi, lui mi dice che mi manca ed io non
provo nulla. Non posso rischiare con te, un mio docente, specialmente
ora che sono vicinissima alla laurea!" finisco per urlare, isterica al
massimo.
Senza parole, Leo scuote il capo e finisce per ridere, lasciandomi totalmente basita.
Ride, ride genuinamente, come se avessi raccontato un'ilare barzelletta mai sentita prima.
"Tu sei matta, sul serio. Analizzi
troppo, e dimentichi che, alla fine, io sono l'unica costante della tua
vita da marzo. Certo, eravamo friends with benefits,
ma da quel che ho capito non vai col primo che capita, e se è
successo per la prima volta con me, qualcosa ci sarà, sotto.
Forse ti piacevo ma sei rimasta sentilmentalmente distante
perchè sapevi che ero un tuo professore, mentre ora, a carte
scoperte, ti servi più vulnerabile. Ti batto in psicologia, baby" risponde placidamente, puntandomi l'indice contro.
"E il tuo grande amore per Germana, dove lo metti? Sembravi cotto perso di lei e...".
"Lena, stop it!
I sentimenti non sono calcoli matematici! Non puoi sapere nulla se non
ci provi!" urla ora a sua volta, camminando verso di me fino a farmi
ritrovare stretta contro il muro. "Nessuno sa che sei qui con me tranne
un paio di persone, hai inventato bugie su bugie con i tuoi per essere
qui con me... Nessuno si sforza così tanto per nulla" dice, una
mano contro il muro e l'altra attorno alla mia vita, facendomi
deglutire. "Hai mentito a me, in passato, ma ora stai mentendo a te
stessa. Stai fingendo fino a credere di non provare nulla per me".
Il solo fatto che ricordi la
questione del "fingi fino a crederci" che gli dissi in una delle nostre
conversazioni delle ultime settimane, mi colpisce profondamente, tanto
che chiudo gli occhi, sospirando pesantemente.
"Dici ciò che vuoi, ma rimani
un trentenne che ora sta raggiungendo il suo sogno in un'importante
università di Napoli" borbotto, riaprendo lentamente gli occhi
giusto per vedere il suo sorriso ampliarsi.
Mi stringe di più a sè, facendomi sentire la gola arida. "Sì, la Federico II, spero".
"Ti sei rincitrullito?" chiedo.
"No, la conosci bene, mi avevi detto che studiavi lì" mi prende in giro, facendo l'occhiolino.
"Sii serio!".
"Lo sono. Due giorni fa, grazie a
Jack, quello che ti ho presentato che veste sempre di verde,
ricordi..?, ho scoperto che la docente di Letteratura Anglomericana del
corso di Lingue della Federico II è andata in pensione,
così ho contattato l'univeristà, ho inviato il curriculum
e ho il concorso a fine mese. La letteratura angloamericana è
proprio il mio ambito, capisci? Mi ci sono specializzato e...".
"Perchè lo stai facendo?" chiedo, incredula.
"Potrei realizzare due sogni in uno. Usciresti con me se non insegnassi all'Orientale?".
"Tu sei pazzo! E' assurdo, è...".
"Era assurdo anche mentire al tuo
prof circa la tua identità, ma l'hai fatto, e ci ha condotto a
questo. La storia insegna, Lena".
Non riesco a respirare regolarmente,
presa da quel mix di informazioni e comportamenti che mi stanno
destabilizzando completamente, e lui se ne accorge, perchè mi
accarezza dolcemente una guancia.
Un conto era pensare a lui molto
spesso, ultimamente, un altro è scoprire che forse
cambierà università anche per te.
"Sarebbe la cosa più romantica che qualcuno abbia mai fatto per me" dico scioccamente.
"Hai conosciuto solo scemi, allora"
deduce, prima di calarsi su di me e ribaciarmi, lasciando quasi un
marchio infuocato in ogni punto della mia bocca.
Mi fa sentire così speciale,
desiderata, che non riesco a rifiutarlo di nuovo, sarebbe troppo, e una
vocina nella mia testa, quella che di solito m'insulta, se ne esce con
un: -Nulla che non abbiate già fatto, no? Che cambia?-.
Ben presto, insieme ai nostri
sospiri e baci sempre più roventi, l'atmosfera di solito fredda
londinese diventa esageratamente calda, tanto che il pigiama a maniche
lunghe, seppur di cotone, diventa insopportabile.
Ancora stretti contro la parete, con
le mani che si cercano avidamente, Leo sussurra: "Se vuoi che mi fermi,
dimmelo ora, poi non ci riuscirei".
Mi blocco, guardandolo negli occhi,
e rimango decisamente stupita nel vedere il suo volto velato da pura
dolcezza e non solo dalla solita eccitazione tipica di ogni volta che
ci ritrovavamo mezzi nudi sul divano di casa sua.
Sul serio, cosa cambierebbe? E' già successo di tutto, tra noi, e poi farà domanda per la Federico II, no?
Pensare troppo mi ha sempre
rovinato, e ogni volta che mi sono lasciata andare con quest'uomo, alla
fine, sono sempre stata bene.
Prima pensavo che rischiavo di non
trovarmi mai allo stesso passo con i sentimenti con un eventuale
ragazzo quando ora, a quanto pare, ciò sta accadendo, proprio
con Leo.
Possibile che nelle ultime settimane
ci siamo desiderati entrambi senza dircelo e, probabilmente, senza
nemmeno rendercene conto più di tanto...?
Perciò, prendo il suo volto tra le sue mani e dico: "Non fermarti", beandomi del suo sorriso incredulo e baciandolo.
E' sempre stato lui a baciare me,
non era mai successo il contrario, e questo forse indica il più
grande cambiamento tra noi.
Dolcemente, non capisco nemmeno bene come, mi prende in braccio e mi poggia sul letto, stendendosi su di me.
Continua a baciarmi mentre mi
accarezza tutto il corpo al di sopra del pigiama, in un modo che mi fa
fremere e desiderare il momento in cui le nostre pelli potranno
finalmente sfiorarsi, nude, senza alcun impedimento.
Poi, la sua mano vaga sotto la maglia, accarezzandomi la schiena, e si blocca quando non avverte la presenza del reggiseno.
"Io... Non lo indosso per dormire..." mormoro.
Si morde un labbro - ma come fa ad essere sempre più sexy? - e si lascia scappare un eccitato: "Great!"
mentre mi sfila la maglia, gettandola per aria e fiondandosi a baciare
il collo in quel punto che sa mi manderà ancora di più su
di giri, afferrando allo stesso tempo uno dei miei seni e
accarezzandolo.
Sforzandomi per non gemere
oscenamente, con urgenza, inizio a sbottonare la sua camicia blu con le
mani tremanti, tanto che è costretto a darmi una mano per
riuscire nell'impresa.
"Certe cose never change" ricorda, riferendosi alla mia eccessiva ansia ogni volta che, in passato, avevo provato a spogliarlo.
Sorrido, imbarazzata, per poi
accarezzare il suo petto e le sue braccia, in un modo che mi fa
avvertire i muscoli tendersi sotto il mio tocco, tanto che lui chiude
gli occhi, beandosi di quel contatto.
E' così bello sentirsi
apprezzata, ma anche unica, come se fossi tu a fare la differenza
perchè se ci fosse qualcun'altra non sarebbe lo stesso, che
riesco a dimenticarmi di tutto e a dedicarmi solo a Leo, l'uomo che
è stato causa dei miei pasticci, quest'anno, e con cui non so
davvero come andrà finire.
Ma è il presente che conta,
accipicchia, me lo dimentico sempre con la mia ansia di pensare sempre
al futuro e di programmare tutto.
Le relazioni, gli affetti, non possono essere preparati come un esame, e tendo sempre a dimenticarmene.
Sono gli imprevisti quelli che rendono la vita tale e degna di essere vissuta, e devo iniziare a ricordarlo più spesso.
Così, con calma, ci
ritroviamo sempre più stretti l'uno all'altra, come se fosse sul
serio la prima volta, con la luce della luna londinese come unica
spettatrice.
La mattina dopo, quando mi sveglio,
avverto di essere stretta ad un corpo caldo, e sento una sensazione di
beatitudine e calma eterea invadermi.
Alzo lo sguardo, e vedo che Leo
è già sveglio. Mi sta guardando con l'ombra di un sorriso
stampato in faccia, e mi accarezza i capelli per poi posarmi un bacio
sulla fronte.
"Buongiorno" dico, la voce impastata dal sonno.
"Buongiorno, piccola" replica.
"Da quanto sei sveglio?".
"Una ventina di minutes, più o meno".
Annuisco, ancora abbracciata a lui. "Sono stata benissimo, ieri" ammetto, mettendomi a sedere e guardandolo negli occhi.
"Anche io, davvero. Spero di
ottenere quel lavoro" aggiunge, riportandomi così alla
realtà dei fatti, che non è proprio allegra.
"E se non...?".
"Vedremo, troveremo una soluzione.
Non voglio rinunciare a te" dichiara apertamente, con una decisione che
mi fa sentire orgogliosa e felice come non mai.
"Se... Se andrà tutto bene, potrei continuare la specialistica in un'altra...".
"Lena, stop. Godiamoci questa mattinata e basta. After all... The sun must set to rise".
Sgrano gli occhi, confusa da quelle parole.
"Stai citando i Coldplay?" chiedo, abituata come sono alle sue citazioni letterarie.
Annuisce, quasi con fierezza. "Sono
i miei poeti del ventunesimo secolo preferito" rivela, "E, come dicono
loro in questa frase... Il sole deve tramontare per risorgere, no?
Quindi, anche se avremo dei problemi, all'inizio, ci renderanno
più forti e ce la faremo ad andare ava...".
Non termina la frase perchè
lo blocco io, rendendo le sue labbra più utili in un bacio e non
per la continua azione di citazione.
E' successo tutto in fretta, lo so,
ma, alla fine, sto vivendo al meglio questo inizio di giornata con
l'uomo che ora sento più vicino a me come non mai, e mi va bene
così.
Basta fingere, basta dire bugie... Voglio solo crederci, senza rimpianti.
Un mese dopo...
"Le ragazze di
oggi sanno quello che vogliono, e riescono ad ottenerlo riuscendo a
stare in equilibrio (sui loro tacchi dodici) tra studio, lavoro, vita
sociale e relazioni amorose".
Che idiozia!
Avevo letto questa frase su un
giornale per teenagers una delle rare volte che ero andata dal
parrucchiere, ed erano mesi che mi rimbombavano nelle orecchie a causa
di una vocina nella mia testa che la recitava con voce sarcastica e di
scherno.
Equilibrio? Tacco dodici? Vita sociale? Relazioni amorose, al plurale, per giunta?
Mi sono sempre chiesta quale droga
assumano le donne che lavorano in questo tipo di giornali, viste le
stronzate gratuite che sparano.
A ormai ventidue anni e a un esame
dalla laurea triennale in Lingue e Letterature Straniere, è
già molto che io riesca a "stare in equilibrio" - sulle mie
comode Nike, visto che da quando ho finito il liceo indosso quei
trampoli alias scarpe col tacco molto raramente - tra
università, studio, qualche amicizia, il mio lavoro part time ,
le bollette da pagare della mia casa in affitto e il mio pseudo ragazzo
che, guardacaso, è stato anche il mio professore madrelingua di
Inglese III e mi ha esaminato all'esame di letteratura Inglese III.
Sono una stupida, certo,
perchè la cosa più stupida oltre l'avere un ex che studia
nella tua stessa facoltà, è trovarsi un nuovo ragazzo
che, addirittura, insegna nella stessa facoltà. Un applauso per
Lena Inverno, che sa solo combinare pasticci più grandi dei
precedenti, se possibile.
"Non è possibile che
quest'estate sia già finita! Mi sembra ieri che ero a
Gallipoli..." commenta Trudy, malinconica come lo diventa ogni
settembre.
"Non me lo dire, guarda" replico, sospirando, mentre salgo a forza gli scalini che conducono al bar dell'università.
"Almeno la tua è stata
un'estate super! Io ho dovuto sforzarmi di farmi apprezzare dalla nonna
di Davide! Ma almeno ora sgancerà i soldi anche se non ci
sposiamo" dice soddisfatta.
"Diciamo che è stata
un'estate da Teen Drama" la correggo, non riuscendo, tuttavia, a
reprimere un sorriso al solo ricordo di tutto ciò che si
è generato tra me e Leo dopo la nostra chiacchierata a cuore
aperto.
"Infatti sei bella, riposata e
felice proprio come una di quelle attrici di questo tipo di Telefilm"
osserva. "Io e te felici contemporaneamente con due figoni, di nuovo!
Chi l'avrebbe mai detto?".
"Io di certo no" ironizzo. "Comunque, mi raccomando, acqua in bocca con le ragazze".
Annuisce, stranamente seria. "Quando si saprà l'esito del concorso?".
"A giorni" replico, preoccupata. "Se andasse bene, sarei la più felice del mondo, te lo giuro".
"E se non...?".
"Se per quando sarò laureata
le cose continueranno così bene, m'iscriverò io alla
Federico II, tanto non cambia nulla" dico, decisa.
"Ti piace proprio tanto... Lo dovevo immaginare che alla fine non eri capace di farti una storia di solo sesso con uno!".
"Shhh!".
Per fortuna arriviamo al tavolo dove sono sedute le mie amiche, unite come sempre, abbronzate più che mai.
L'unica che manca e che fa notare la sua assenza, è proprio Germana, che ormai è a Bologna dal padre da luglio.
Germana, con cui non ho avuto nessun confronto.
Germana, che non riesco a chiamare.
"Belle, ciao!" esclama Marina, entusiasta.
Si genera un caos di abbracci, baci e frasi sceme, per poi parlare dell'estate appena trascorsa.
Con un nodo allo stomaco, vedo Leo
seduto qualche tavolo più in là, che sta parlando con la
Prisco, la professoressa d'inglese III. Mi guarda, lo guardo, accenna
un minimo sorriso e torna ad ascoltare la donna.
Deve vincere quel concorso,
accidenti! Vederlo così mi fa sentire in colpa più che
mai, ed è solo la prima volta che ci becchiamo
all'università.
Mentre la mia combriccola passa
rapidamente dall'argomento: "Tra due giorni abbiamo l'esame!" a quello
più interessante:"Che avete combinato, quest'estate?", noto con
rammarico l'arrivo di Damiano e Dario.
Quest'ultimo mi guarda, probabilmente memore della nostra conversazione di un paio di settimane fa.
Ci salutiamo discretamente, mentre
Damiano fà lo scemo come al solito gettandosi addosso ed
esclamando: "Mi sei mancata, scemotta combinaguai!" - non sapendo di
essere guardato con aria torva da Leo -, per poi gettarsi sulle altre.
I secondi passano, e non so come, odo Dario dire: "Posso parlarti un secondo?".
A disagio, annuisco, così ci
allontaniamo da tutti per recarci fuori al terrazzo
dell'università, in un modo che mi fa ricordare tanto il primo
giorno del secondo semestre, quando mi consolò in seguito alla
litigata con Germana.
"Il tuo ragazzo ci ha lanciato un'occhiata..." commenta, asciutto.
"Dario, cosa devi dirmi?" chiedo, non gradendo quell'osservazione.
"Ci ho pensato e... Non approvo la
vostra relazione, ma ti vedo felice. Non capisco come possa essere
accaduto così in fretta, tra voi, ma va bene e... Non fare
cazzate, però. Non voglio che tu cambi università per lui
o...".
"Dario, ho esaurito il numero di
cazzate, onestamente. Andrà tutto bene" dico, cercando di
tranquillizzare prima me stessa, poi lui.
Annuisce, sospirando pesantemente.
"E mi piacerebbe tornare quelli di una volta, mano a mano" aggiunge. "Mi manca la mia migliore amica".
"Anche a me manca il mio migliore
amico, che credi? Ci siamo feriti a vicenda e solo con il tempo
potremmo tornare quelli di prima. Lo spero".
"Sappi che ti romperò le scatole se riterrò che stai commettendo qualche errore...".
"Ed io ti romperò qualcos altro se non la smetti. So badare a me stessa!".
E poi, non so come, dopo mesi e mesi
di silenzi e cose non dette, scoppiamo a ridere in sincrono, generando
una sorta di miracolo.
Mi era mancata questa spontaneità tra noi, ad essere onesti, e forse, e dico forse, poco a poco ritorneremo amici.
"Posso... Abbracciarti?" chiede, esitante.
"Gli abbracci non si chiedono" replico, abbracciandolo lievemente, seppur per poco.
Ci guardiamo, imbarazzati, e senza
aggiungere altro, torniamo al bar, sotto lo sguardo di Leo che di
sicuro ci ha spiati durante quella scenetta.
Prendo un bel respiro e, provando a
non farmi notare da nessuno, sorrido in sua direzione, rassicurante, e
ottenendo subito il suo sorriso in cambio, felice.
Va tutto bene, finalmente.
*°*°*
Tadà!
Chissà come sono le vostre facce, al momento!xD
Ve lo aspettavate?
Tutto ciò è
una grande sorpresa anche per me, fidatevi, perchè i piani erano
ben altri, ma mano a mano mi sono convinta a cambiare strada
perchè questa storia è nata più di un anno fa
nella mia mente e, con essa, sono cresciuta anche io.
Riflettendo, e conoscendo
oramai Lena come se esistesse sul serio, sono arrivata al punto di
pensare che sul serio una con il suo carattere, in fondo, non
riuscirebbe ad avere un "friend with benefits" xD senza un minimo di
coinvolgimento sentimentale.
All'inizio non provava
nulla proprio perchè sapeva che fosse un suo insegnante etc...
Ma, con l'andare avanti, si è dimostrato un uomo a modo suo
maturo, che non le ha voltato le spalle nemmeno quando non si è
comportata bene.
La parte finale,
ovviamente, riprende l'inizio del primo capitolo con le giuste
modifiche, e anche la scena fuori al terrazzo con Dario ricorda quella
del primo capitolo, per generare una sorta di cerchio che si chiude.
Cosa succederà, ora? La storia tra Leo e Lena proseguirà? Lui otterrà il lavoro alla Federico II?
Lo scoprirete solo nell'epilogo! ;)
A presto,
milly92
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