«Simon! Non andartene, non ti chiedo niente, solo un po' di coccole!»
Nathan urlò ancora qualcosa, ma Simon ormai non lo sentiva più: era
ormai arrivato fuori dal centro sociale, ma continuava a correre, come
impazzito, fino a quando non gli mancò il fiato; si sedette su una
panchina e rovistò all'interno della tasca alla ricerca del lettore
mp3, in modo da coprire con la musica il casino della sua mente.
«È assurdo.» si disse, scorrendo frenetico le varie canzoni senza
sapere per quale optare «Mi insulti fin dal primo momento che ci
vediamo e poi cerchi di strapparmi le mutande? Dico, ma che problemi
hai?»
Scosse la testa, ridendo amaro: avrebbe dovuto rimanere nella clinica
psichiatrica, parlare da solo non era considerato esattamente un indice
di normalità.
Un suono di violini soggiunse dalle cuffie, lasciando Simon interdetto
per un momento: aveva smesso di saltellare da una canzone all'altra
interrompendo il suo soliloquio, e il lettore aveva optato per
"Lullaby" dei Cure. Forse la melodia calma e la voce sussurrata di
Robert Smith avrebbero placato il turbine di pensieri...
Simon sospirò profondamente: non era raro che una persona omosessuale
che non volesse ammettere il suo orientamento si celasse dietro a una
maschera di volgarità e ribadisse sovente quanto apprezzasse le forme
femminili, cosa che Nathan non mancava di fare. Aveva sin da principio
puntato palesemente Kelly a causa del suo grande e morbido seno,
nonostante regolarmente si ritrovassero a coprirsi vicendevolmente di
insulti, e addirittura allora, mentre cercava di spogliare Simon,
Nathan aveva descritto con gioia le mani della prima donna che l'aveva
masturbato.
Gli aveva chiesto di raccontare la sua prima volta, fatto che sembrava
quasi una presa in giro: le esperienze di Simon si limitavano ad alcuni
baci dati a Sally, l'assistente sociale che poi aveva ucciso, e al
sesso orale ricevuto da parte di Lucy, cose che Nathan sapeva bene. Era
perfettamente a conoscenza del fatto che Simon con le donne fosse un
totale fallimento.
All'improvviso un assurdo pensiero prorruppe nella testa di Simon, che
mise in pausa i Cure e si fermò a rifletterci su.
"Ti è sempre andata male con le donne... perché non provi con un uomo?"
"Che sciocchezza." si disse repentino, scuotendo veloce la testa come
per scacciare tale pensiero, senza però riuscire nel proprio intento.
"Dai, pensaci." una parte di lui che fino ad allora sembrava essere
sempre stata sopita ora gli parlava con voce suadente "Nathan Young, i
suoi voluttuosi ricci, il suo corpo esile... non era male il bacio
tutto sommato, non credi?"
«Smettila.» si ritrovò a dirsi ad alta voce. Si sentiva sdoppiato,
quasi schizofrenico: la voce riprese parola, ma Simon la ignorò,
cercando di zittire completamente la propria mente.
Nonappena ci riuscì si sentì improvvisamente triste, una sensazione che
partiva in qualche modo dallo stomaco: esso era vuoto, come in briciole.
"Mangerò qualcosa al distributore automatico." si disse Simon con
semplicità: dentro di sé, però, iniziò a farsi strada la consapevolezza
che quella non era certo fame, o gola.
Aveva bisogno di coccole.
"È da troppo tempo che non ricevo un minimo di amore." si disse mesto,
mentre un nodo andava a formarsi all'altezza del pomo d'Adamo e gli
occhi iniziavano a pizzicare "Sally mi ha usato e basta, Lucy era
matta... che cazzo gli faccio alle donne io?"
Guardò al cielo, rifiutandosi di piangere. La parte sopita di lui
sembrò risvegliarsi.
"Quindi? Cos'hai da perdere?"
Si alzò dalla panchina, spingendo il tasto "play" e ascoltò la fine
della canzone, sentendosi sempre più sicuro della propria scelta:
avrebbe dato una possibilità a Nathan e a se stesso e, per male che
potesse andare, perlomeno avrebbe reso felice qualcuno.
"The spiderman is always hungry... be', ho giusto lo stomaco vuoto."
Silenzioso e invisibile, Simon si fece strada all'interno del centro
sociale, arrivando dove si trovava Nathan: il ragazzo era mollemente
poggiato al muro fumando, con la radio a volume moderato che seguitava
a trasmettere i Wham!, e sembrava avere uno sguardo piuttosto triste;
com'era prevedibile, non stava piangendo: non era da lui.
Simon salì fino ad arrivare a un metro scarso da lui, poi si rese
nuovamente visibile e prese parola.
«Scusa per prima.»
Nathan sussultò in modo teatrale, e la sigaretta gli volò di mano.
«Amore mio!» lo salutò «Mi hai spaventato! Dai, siediti qui, parliamo.»
Simon non potè fare a meno di sentirsi sollevato: perlomeno la furia
sessuale di poco prima si era calmata.
«Ho esagerato prima.» annunciò Nathan, sinceramente costernato «Mi sono
scordato che con te è meglio andarci piano. Ti ho spaventato, vero?»
Simon sorrise «Un po'.»
"Fatti coraggio." si disse, felice che Nathan non fosse telepatico come
Kelly "Prendi l'iniziativa, dai..."
«Se vuoi» disse, esitante «possiamo riprendere da dove abbiamo
cominciato.»
Nathan sorrise malizioso.
«Non vedo l'ora di vedere il tuo uccellone.»
«Prima però» lo ignorò Simon, dirigendosi verso lo stereo e collegando
il suo lettore al cavo AUX «fammi staccare questa musica, ti prego. I
Wham! mi hanno sempre fatto schifo.»
«Cosa ti piace allora?» si interessò Nathan: Simon sorrise sornione,
mentre "Lullaby" iniziava a suonare dalle casse.
«I Cure.»
Senza stare a pensarci, Simon fiondò le labbra su quelle di Nathan, che
rispose pronto e senza esitazioni: un turbinio di sensazioni
inaspettate si impossessò di Simon, che iniziò a desiderare il ragazzo
in modo intenso e prepotente. Voleva vedere meglio il suo corpo
asciutto, toccarlo, sentirne il calore...
«Barry...» sentì gemere da parte di Nathan: generalmente gli dava
fastidio quello stupido soprannome, ma in quel momento gli sembrò che
accrescesse la loro intimità. Si spogliarono vicendevolmente con foga,
poi Nathan si sdraiò, accogliendo Simon sopra di lui: Simon cercò di
non dargli a vedere quanto fosse emozionato e disorientato.
"Calmati." si disse "Lasciati trasportare dall'istinto e dalla musica."
Avvicinò le labbra all'orecchio di Nathan, seguendo le parole di Robert
Smith e iniziando a cantare dolcemente.
«Non muoverti, fermo, calmo, mio prezioso ragazzo
Non agitarti così o ti amerò solo di più...»
«Sì...» mormorò Nathan «Amami Barry...»
Non se lo fece dire due volte.
«Devo essere sincero.» ruppe il silenzio Nathan, sciogliendosi
dall'abbraccio di Simon «Se anche solo un mese fa qualcuno mi avesse
detto che avrei scopato con un uomo l'avrei mandato a fare in culo. Ma
è stato fantastico!»
«Figurati se a me avessero detto che con un uomo ci avrei perso la
verginità.» confessò Simon, ancora inebriato da quell'esperienza tanto
bella e surreale.
"È così che deve sentirsi un supereroe." pensò tra sé, mentre Nathan si
voltava a guardarlo in volto, intensamente.
«Sei bellissimo, lo sai?» chiese candido, accarezzandogli il viso.
Simon abbassò gli occhi, arrossendo. «Sei fatto.» lo liquidò.
«E quando arrossisci sei ancora più bello.» rincarò Nathan, baciandolo
lievemente. Simon lo ricambiò appassionato.
«Che ne dici di dormire?» propose Nathan con un sorriso gentile; senza
aspettare risposta si alzò per spegnere lo stereo, e fu allora che
Simon notò una stranezza: un tatuaggio sulla spalla destra piuttosto
grosso, a forma di cuore, attraversato da una pergamena che recitava il
suo nome.
«Quello?» chiese, timoroso: possibile che Nathan avesse fatto un gesto
tanto sconsiderato?
Nathan si voltò con aria interrogativa: «Quello cosa?»
«Il tatuaggio.» esitò Simon «Il tatuaggio che hai sulla spalla.»
Nathan si contorse per vedere ciò che indicava l'amante, palesemente
sorpreso.
«A dire il vero non ricordo di averlo fatto.» confessò «Ma non me ne
pento affatto, amore mio.» aggiunse subito, dando un buffetto a Simon e
stendendoglisi vicino «Scusa ma la scopata di prima mi ha spompato.
Buonanotte tesoro.» lo salutò, addormentandosi all'istante senza
neppure spegnere le luci. Simon però era vigile, attento, e il suo
cervello stava lavorando solerte: quello strano desiderio da parte di
Nathan verso Simon era nato dopo aver accompagnato Kelly dal tatuatore,
lo stesso che Nathan aveva fatto incazzare... lo stesso che aveva
puntato l'ago verso Nathan, che subito dopo si era massaggiato una
spalla... la destra.
"È colpa del tatuatore." dedusse "Quella fottuta tempesta deve avergli
dato il potere di rendere i tatuaggi reali o giù di lì..."
Sentì la gola chiudersi "Che cosa sciocca, sto piangendo per una
scopata con uno che considero irritante e che, probabilmente, mi
considera uno sfigato. Perché alla fine è ciò che sono. Io l'amore non
me lo merito."
Si sforzò per reprimere un timido singhiozzo, temendo che Nathan lo
sentisse; poi, accortosi che Nathan non aveva certo un sonno leggero,
lentamente iniziò a scivolare via, riprendendo i vestiti e non avendo
neppure cura di indossarli, rendendosi invisibile e dirigendosi
velocemente verso l'uscita.
Non era neppure arrivato alla porta che un secondo singhiozzo gli si
fece strada dentro. Corse verso l'uscita, sbattendo la porta con
violenza.
«Fanculo!» imprecò all'aria, le lacrime che gli solcavano il viso e i
singhiozzi che lo scuotevano «Un coglione! Sono un coglione, un illuso,
uno sfigato e basta! Fanculo!»
Si sedette sulla stessa panchina di poco prima, nudo, noncurante
dell'aria che lo colpiva e senza capire come mai fosse così scosso
dalla consapevolezza che il sentimento di Nathan non era reale.
"È come quando Matt mi ha preso per il culo." si disse, furioso:
improvvisamente era diventato ovvio come mai fosse tanto scosso, e tale
ovvietà lo scosse ancora di più.
"Sono gay."
«Ottimo!» esclamò, il volto finalmente asciutto e una voce ferma, dura,
non più rotta dai singhiozzi «Cesso, sfigato e finocchio! Ma che bello!»
"Nathan ti ha detto che sei bellissimo."
«MA VAFFANCULO!» urlò. Era sconvolto al punto tale da essere tornato
visibile per errore: rosso in viso infilò in tutta fretta i vestiti,
incamminandosi verso casa.
"In ogni caso, appena possibile andrò dal tatuatore e cercherò di
levargli quello scarabocchio dalla spalla. Quello che è giusto è
giusto."
***
«Quel bastardo!» commentò Curtis uscendo dallo studio del tatuatore,
ormai morto, massaggiandosi la pancia «Vi rendete conto? Mi stava
ammazzando, cazzo!»
«Non che io fossi messo meglio.» commentò Simon triste, ricordando il
filo spinato stretto intorno al collo e la disperazione di Nathan: per
quanto fosse folle, sicuramente quell'esperienza l'avrebbe annoverata
nel reparto dei ricordi migliori.
Proprio Nathan, diversamente dal solito, era rimasto per tutto il tempo
zitto: al momento di separarsi e dirigersi ognuno a casa propria, aveva
rincorso Simon che stava avviandosi triste verso casa sua, bloccandolo
toccandogli la spalla.
«Barry.» attirò la sua attenzione «Voglio parlarti di quello che è
successo nei giorni scorsi...»
«Tranquillo.» lo bloccò Simon: dopo la serata passata con lui gli aveva
raccomandato l'assoluto riserbo per non sbandierare la sua
omosessualità subito. In realtà non voleva che gli altri venissero a
conoscenza dei suoi reali sentimenti, e si era sforzato di stare alla
larga da Kelly o, in sua presenza, di pensare alle cose più stupide pur
di tenere lontano dalla sua mente Nathan.
Prese coraggio: «So già cosa vuoi dirmi e sì, so che è per il tatuaggio
e che in realtà sei pazzo di Kelly, ma tranquillo, non mi sono fatto
illusioni e, per dirla tutta, ci sono stato per curiosità e per
zittirti. Ciao.» lo liquidò, voltandosi e tornando sui suoi passi,
timoroso che Nathan capisse qualcosa.
Alle spalle di Simon arrivò una voce stranamente triste e sussurrata.
«Davvero è così?»
Si voltò di nuovo: Nathan lo fissava di sottecchi mantenendo la testa
bassa, il viso accartocciato in un'espressione triste; Simon rimase in
silenzio.
«Senti Simon...» iniziò Nathan, esitante e il medesimo tono basso di
poco prima: stranamente, lo stava chiamando per nome «Mi sembri un uomo
sensibile, quindi te lo dico... non è stata colpa del tatuaggio. Cioè,
sì, un po', ma non del tutto, ecco.»
Simon lo fissò interrogativo, una timida speranza che gli cresceva in
petto.
«Cazzo...» imprecò Nathan, guardando il cielo come alla ricerca delle
parole adatte «Come dire...»
«Sii schietto.» lo esortò Simon.
«Tu mi sei sempre piaciuto.» sputò Nathan «Solo che... è molto più
facile umiliare, degradare e in generale buttare merda su qualcuno
piuttosto che ammettere di amarlo. E mi ci è voluto un coglione che ha
tentato di rendermi la vita difficile per capirlo. Mi ha liberato, in
realtà, forse avrei dovuto ringraziarlo prima che crepasse.»
Rise, amaro.
«Comunque fai finta di nulla. Appena possibile andrò in un bar gay e
cercherò qualcun altro. Non avrà mai i tuoi bellissimi occhi azzurri,
ma hey, bisogna accontentarsi nella vita. E poi potrò sempre vederli
durante il servizio sociale.»
In tutto quel lasso di tempo, Simon era rimasto in silenzio,
impassibile, nonostante dentro di sé fosse esplosa la gioia:
d'improvviso sorrise, un sorriso che si trasformò presto in una risata
felice come mai in vita sua. D'istinto corse verso Nathan, nonostante
li separassero pochi centimetri, e lo sollevò in aria girando su se
stesso.
«Ma che cazzo...» lo sentì dire, ma lo zittì presto con un bacio
ricambiato con stupore e passione.
«Potrai vederli tutte le volte che vuoi, Nathan!» urlò di gioia,
continuando a stringere il ragazzo e cercando le parole adatte da
aggiungere senza successo: lo baciò una seconda volta, con meno
irruenza e più dolcezza, mentre il suo stomaco sembrava riempirsi di un
nettare dolce e caldo.
"Ma quale sesso." si ritrovò a pensare "È l'amore che ti fa sentire un
supereroe.
E più supereroe di me, adesso, non c'è nessuno."
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