Ron si guardò intorno ed ammise
che Harry aveva fatto davvero un buon lavoro.
Fino a pochi mesi prima, quando
Harry ci era andato a vivere, il salotto di Grimmauld Place non era niente di
più di una stanza sporca e decadente in un palazzo abbandonato.
Adesso, invece, era una camera
ampia e luminosa. Pulita, soprattutto.
Ron si sedette meglio sul divano
e afferrò la mano di Hermione, seduta accanto a lui.
Lei ricambiò la stretta, senza
smettere di chiacchierare con Ginny, seduta di fronte a loro, vicino ad Harry.
Harry li aveva invitati lì da lui, per trascorrere il
pomeriggio insieme. Loro quattro. Insieme.
Un pomeriggio come tanti altri, o quasi.
-
Ehm ehm. – fece Harry ad un certo punto. Tre paia di occhi si
posarono su di lui.
-
Vogliamo dirglielo ora? – quelle parole, pronunciate da Ginny,
risultarono alquanto preoccupanti. Soprattutto per Ron. Anzi, solo per Ron.
Hermione passava lo sguardo dall’uno all’altra, sorridendo.
-
Non mi dire che… - disse Hermione, rivolta a Ginny.
-
Si! – rispose la rossa con un gridolino di gioia.
-
Ma è bellissimo! – Hermione lasciò la mano di Ron e abbracciò
Ginny.
Rimasero a cinguettare tra di loro, come se niente fosse.
Harry e Ron si scambiarono uno sguardo d’intesa, che voleva significare solo
una cosa: “donne, che strani esseri”.
Fu soltanto dopo il quarto gridolino, che Ron si decise
finalmente a parlare.
-
Qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo?
Stavolta l’attenzione si concentrò su di lui. Ginny diede un
colpetto ad Harry, che sembrava piuttosto timoroso a proferir parola.
-
Vedi, Ron… io e Ginny… - disse il moro, lentamente – Tua
sorella ed io… ecco… abbiamo deciso di andare a vivere insieme.
Pronunciò le ultime parole velocemente, come se volesse
togliersi subito il pensiero.
Peccato che il pensiero, ora, lo avesse messo a Ron.
Gli altri due lo fissavano preoccupati, come in attesa di un
verdetto.
Verdetto che lui non si decideva a pronunciare.
-
Ron, dovresti congratularti con Harry e Ginny… - gli suggerì
Hermione, sfiorandogli il braccio in segno di incoraggiamento. Questo sembrò
riscuoterlo.
-
C-certo… io… sono felice per voi – riuscì a dire alla fine. E
sembrava anche sincero.
Ginny corse ad abbracciarlo, mentre Harry era troppo
impegnato a riprendere a respirare.
-
Qui ci vuole del tè! – disse poi Ginny, alzandosi.
-
Già! Ti accompagno. – Hermione la seguì a ruota.
Entrambe scomparirono in cucina.
-
Allora… - iniziò Harry, titubante – Sei sicuro che per te non
sia un problema?
-
Certo che no, amico… - gli rispose Ron – Se mia sorella è
felice, lo siamo tutti.
Harry sembrò sollevato da quella risposta. La sera prima,
lui e Ginny avevano immaginato le possibili reazioni di Ron dopo la notizia. Ed
erano preparati a tutto. Anche al peggio.
Per fortuna, però, non era servito.
-
Piuttosto – riprese Ron, ghignando – Hai già avuto l’ingrato
compito di dirlo ai miei?
Harry cambiò colore – Non farmici pensare. Comunque no…
abbiamo preferito dirlo prima a te e Hermione…
-
Cerchi di prendere tempo, Potter? – lo prese in giro Ron.
-
Ma no figurati… è che Ginny vuole trovare un modo… soft… per
dire ai tuoi che lascerà la Tana.
-
Verrete a stare qui, allora?
-
Sì… ormai la casa è quasi tuta risistemata. Mancano solo le
rifiniture…
Ron annuì, guardandosi attorno.
-
Quindi adesso – disse Harry – tocca a te ed Hermione!
A Ron per poco non venne un colpo.
-
C-cosa? – balbettò, rosso in viso.
-
Andiamo, Ron! – rispose Harry, sporgendosi verso di lui – Non
dirmi che non ti è mai passata in mente l’idea di andare a vivere insieme a
lei…
-
Bè… - disse Ron, fingendosi distaccato – Forse… qualche volta…
Qualche volta? Qualche volta?
Diciamo spesso. Anzi tutti i giorni.
Diciamo che non trascorreva una misera ora senza che lui
pensasse di chiederle di andare a vivere insieme.
Con Hermione non aveva mai intrapreso quell’argomento.
Evidentemente, a lei andava bene così.
E lui, Ron, non voleva certo costringerla ad andare a vivere
con lui, se non era ciò che lei desiderava.
-
Secondo me, lei sarebbe entusiasta – lo incoraggiò Harry.
-
Non lo so, Harry. – disse Ron, sempre più rosso.
Improvvisamente faceva un caldo infernale dentro quella stanza – Il fatto è che
noi stiamo bene così…
Più che convincere Harry, sembrava che Ron stesse tentando
di convincere se stesso.
Con il passare del tempo infatti, aveva deciso di attuare
una sorta di “autoconvincimento” secondo cui l”andare a vivere insieme”fosse
una pessima idea, per loro. O forse, solo per Hermione.
-
Voglio dire – riprese Ron – non trovo che la cosa sia
indispensabile…
Il volto di Harry si contrasse in una smorfia – Ron…
lasciamo perd…
-
Cioè si tratta di… come posso dire – Ron era partito in quarta
– una questione di spazio vitale, no?
Harry aveva preso a boccheggiare – Ron…
-
Nel senso… entrambi abbiamo il nostro spazio – continuò
imperterrito Ron, in quella che sembrava una perfetta rappresentazione di ciò
che significa “arrampicarsi sugli specchi” – E se andassimo a vivere insieme…
non avremmo più il nostro spazio vitale!
-
Ron… credo…
-
Quello che voglio dire – riprese il rosso, ignorando
completamente l’amico – è questo: io sono innamorato di Hermione e mi piace
passare del tempo con lei. Ma non tutto il tempo… Harry, che ti succede?
Ron seguì il gesto dell’amico, che aveva iniziato a fare dei
segnali in direzione della porta.
Con un misto di preoccupazione e terrore, Ron si voltò.
Hermione era ferma vicino la porta, con il vassoio del tè in
mano.
Quando il suo sguardo incrociò quello di Ron, un guizzò le
fece brillare gli occhi.
Lentamente si avvicinò ai divani su cui loro erano seduti e
poggiò il vassoio sul tavolino.
-
Che stupida, devo aver dimenticato lo zucchero… -disse lei,
subito – Vado un secondo a prenderlo…
E sparì dalla stanza con la velocità della luce, mentre Ron
si malediceva per la trentaduesima volta negli ultimi dieci secondi.
-
Harry, perché non mi hai avvisato? – disse, mettendosi le mani
tra i capelli.
-
Vuoi scherzare? Mi sono scervellato per farti capire di stare
zitto.– rispose Harry, preoccupato quasi quanto Ron – Ma tu non hai sputato un
attimo…
-
Oh, Merlino! – si lamentò Ron – E adesso che faccio?
-
Non lo so. – disse Harry, prendendo la zuccheriera dal vassoio
che Hermione aveva portato e mettendogliela in mano – Ma se fossi in te, lo
farei in fretta….
Ron scattò in piedi e uscì dalla sala, proprio mentre Ginny
entrava.
Si precipitò in cucina. Hermione vicino al lavello, di
spalle alla porta. L’acqua scorreva.
Ron si avvicinò lentamente e quando le fu abbastanza vicino,
parlò.
-
Che fai?
Un applauso per Ron! Che tra le millecinquecento cose che
non avrebbe dovuto dire, ha sicuramente scelto la più stupida!
-
Sto lavando la teiera – rispose atona, Hermione.
-
Potresti farlo con la magia… - continuò Ron, sollevato dal
fatto che lei non avesse ancora preso ad urlare.
-
Preferisco farlo così.
-
Come vuoi… posso aiutarti? – tentò Ron.
Hermione si voltò per fissarlo – Non, grazie, faccio da
sola.
Ron capì subito che quello era un chiaro messaggio.
Significava: “allontanati subito, prima che ti faccio spuntare una teiera al
posto della testa!”.
Indietreggiò di qualche passo.
-
Mione, senti… - iniziò Ron – Per quello che hai sentito prima…
io… devo chiederti scusa…
-
No, Ron. – la risposta di Hermione arrivò decisa. Chiuse
l’acqua del lavello – Non mi devi nessuna scusa.
Si diresse verso la porta, decisa ad uscire. Ron tentò di
trattenerla, ma fu come cercare di rinchiudere un fulmine in un barattolo.
-
Però, sei stato ingiusto, Ron! – disse improvvisamente
Hermione, voltandosi e puntando un dito contro di lui.
Aveva fatto un tale scatto che Ron, preso alla sprovvista,
si era coperto la testa con le braccia, pensando: “Miseriaccia, i canarini!”.
Ma non arrivò nessun volatile, grazie al cielo.
-
C-cosa? – biascicò Ron, una volta ripresosi.
-
Ho detto che sei stato ingiusto! – ripetè lei, incrociando le
braccia – Ron, forse non ti sei reso conto che io, negli ultimi due anni, ho
fatto i salti mortali per stare più tempo con te. – la sua voce risuonava tanto
decisa, quanto tagliente – Ho fatto su e giù tra casa dei miei e casa tua con
la neve e il sole cocente, spesso vado al lavoro dall’alba, per poi avere la
serata libera da trascorrere con te! – la sua voce si incrinò appena – E per te,
Ron, tutto questo non conta niente!
Lui tentò di fermarla, per spiegarle che stava sbagliando
tutto. Ma lei fu più veloce a parlare. Come sempre.
-
Sei stato ingiusto, Ron. Se me lo avessi detto, avresti
risparmiato ad entrambi un sacco di sacrifici.
Si stava movendo già verso la porta. Se a parole, lei aveva
di sicuro la meglio, nessuno batteva Ron, in fatto di agilità.
L’afferrò per un braccio e la spinse verso il frigorifero,
in modo che non potesse scappare.
Per sicurezza, le sfilò anche la bacchetta dalla tasca
posteriore dei pantaloni.
-
Ron, che diavolo…
-
Adesso, fai parlare me, Hermione! – disse Ron, guardandola
negli occhi.
Lei chiuse la bocca che aveva già aperto per ribattere.
-
Tu sei la cosa migliore che mi sia capitata, Mione – lo disse
così bruscamente, da risultare dolcissimo - E io passerei ogni singola ora,
ogni singolo minuto della mia vita con te, se potessi.
Erano talmente vicini che ognuno riusciva a perdersi negli
occhi dell’altro.
-
Vuoi la verità? – disse Ron – Vuoi sapere se ho mai pensato di
chiederti di venire a vivere con me? Certo che ci ho pensato – la sua voce si fece più bassa – Ci penso
ogni volta che ti vedo camminare scalza per il mio appartamento, ogni volta che
trovo il tuo bagnoschiuma nella doccia, ogni volta che sento il tuo odore in
una stanza ma tu non ci sei…
Certo che ci ho pensato, Mione. E
ogni volta mi chiedo per quale motivo tu dovresti voler venire a vivere con uno
come me. E non riesco a darmi nessuna risposta…
Ormai due lacrime silenziose, rigavano il bel volto di
Hermione, mentre Ron, con un ultimo sospiro, concludeva il suo discorso.
-
Credevo fosse meglio non dire nulla e pensare che tu non
volessi, piuttosto che parlarne e magari, averne la certezza…
La fissò negli occhi, interrompendo con un dito il corso
sfacciato di una lacrima.
Lei tirò su col naso e disse: - Quanto sei stupido, Ron!
Gli buttò le braccia al collo e lui rispose entusiasta,
prendendola in braccio.
-
Allora… ci verresti a vivere insieme a me? – le propose,
diventando rosso porpora.
Lei lo baciò sulle labbra, stringendolo ancora più forte.
-
Non credi che il tuo “spazio vitale” possa risentirne? –
rispose lei. Ma il suo sorriso era radioso.
-
Penso che dovrà abituarsi…
XD XD
Aspetto di sapere che ve ne pare!