Attenzione: il presente scritto ha per
protagonisti persone reali e personaggi di pura fantasia. Le vicende
narrate sono frutto della fantasia dell'autrice e non c'è
alcun intento di verità nè di verosimiglianza.
Non s'intende offendere nessuno, i diritti legalmente tutelati spettano
ai rispettivi titolari e nessun diritto s'intende leso.
Fissava
il mazzo di rose con sospetto. Appoggiato all’indietro contro
il bancone
ingombro di trucchi e spazzole sbuffava il fumo, studiando il
proliferare di
petali rossi di sottecchi, come non fosse cosa sua.
In
realtà lo era eccome.
Appena
entrato in camerino uno Stefan alquanto infastidito gli aveva additato
l’elegante – inappropriato
– bouquet
sul tavolino al centro della stanza, accompagnando il gesto con un
sibilo
incattivito con cui gli notificava la sua destinazione – a lui – ma non la provenienza.
Quella se ne stava chiusa e
custodita nel bigliettino cartonato che pendeva da un lato della
raffinata
confezione in carta di riso color carta di zucchero - un’assonanza
accattivante. Doveva ammettere che lo svolazzare delle
lettere sulla busta lo aveva incuriosito, ma non abbastanza da
abbandonare la
prima reazione che i fiori gli avevano suscitato: una risatina
divertita ed
irriverente ed una battuta volgare su quanto inopportuno fosse regalare
dei fiori ad un uomo. La seconda
reazione, poi, era stata un misto di sospetto e disagio che gli prudeva
dietro
la nuca e lo teneva con il sedere incollato al bancone del camerino e
con le
dita ad una sigaretta che si consumava ignorata, mentre lui
mordicchiava
nervoso lo smalto nero che le corde della chitarra avevano
già scrostato.
Stefan
non aveva detto altro, si era seduto sul divano che dominava il
tavolino, aveva
afferrato una rivista ed aveva ostentato tutta la propria indifferenza
nell’ignorare caparbiamente il mazzo di rose ed il suo
destinatario. Steve non
c’era nemmeno, da qualche parte a
“reidratarsi” senza aspettare che i due
compagni andassero a tenergli compagnia.
Brian
era formalmente solo con le proprie domande, il disagio ed un mazzo di
rose
rosse confezionato elegantemente in carta di riso color carta di
zucchero.
Un’assonanza accattivante…
Buttò
la sigaretta a terra spegnendola rumorosamente con un colpo del tacco
della
scarpa.
-Ci
sono i posacenere.- provò a fargli notare il suo bassista
sollevando per un
attimo lo sguardo.
Nemmeno
lo ascoltò. Si mosse con una risolutezza ingiustificata
verso il divano, ci si
lasciò cadere con ben poca grazia scomodando
l’altro occupante e maneggiò le
rose in punta di dita per sfilare esclusivamente il bigliettino
appuntato di
lato.
-Che
cosa idiota!- ribadì intanto in un borbottio scocciato.
Stefan mise via la
rivista e lo osservò sbrindellare la bustina di carta per
tirare fuori il
cartoncino.- Cosa sono? una soubrette da operetta?! Pensavo fosse ormai
démodé
regalare fiori ad una donna, figuriamoci ad un maschio!- si
lamentò.
-Magari
chi te li manda non lo sa. Che sei maschio, intendo.- lo prese in giro
Stefan,
venendo fulminato da un’occhiataccia.
Brian
non perse comunque tempo a rispondergli. Venne a capo del cartoncino e
lo
lesse, mettendoci qualche momento a decifrare le righe stringate che
componevano il messaggio all’interno. Poi la firma informale
più sotto.
Un’espressione
genuinamente stupita gli si dipinse in viso, cancellando in meno di un
istante
tutto l’astio di pochi momenti prima. Stefan non
poté impedirsi di provare un
moto di curiosità autentica che mise a freno velocemente,
mordendosi la lingua.
-Merda!-
fu il commento inelegante con cui esordì il cantante,
abbassando il biglietto
per fissarlo ad occhi spalancati e bocca aperta.- Lo sai chi
mi manda questi cosi?!
La
risposta era implicita nello sguardo interrogativo di Stefan, ma Brian
non
glielo disse comunque. Si alzò in piedi con una
velocità nervosa che sfoggiava
sempre quando qualcosa lo colpiva – e
a
lui non piaceva che qualcosa lo colpisse – e
rigirò su se stesso come una
trottola impazzita.
-Brian…tutto
ok?- si ritrovò a chiedere lo svedese, pur sapendo che non
era una buona idea.
Siccome, però, l’altro continuava a non
rispondergli, Stef cominciò a
preoccuparsi davvero.- Andiamo! Chi accidenti ti manda quei fiori?!
Qualche fan
fuori di testa? se devo essere onesto li attiri tutti tu i maniaci di
questo
Stato…
-David
Bowie.
-Ad
esempio quel servizio fotografico che hai fatto,
l’ultimo...se continui ad
atteggiarti a quel modo farai una brutta fine, credi a me!
-I
fiori li manda David Bowie.- specificò Brian
all’ottusità dell’altro.
-Certo.-
annuì Stefan senza soluzione di continuità.- O
lui o la Regina Elisabetta.
Brian
sollevò un sopracciglio, posò una mano sul fianco
con aria di sfida e gli allungò
il biglietto con l’altra.
Nota di fine capitolo
della Nai:
Progetto nuovo.
Sono mancata per un casino di tempo (con tutto quel che ne consegue) e,
allo stato, la mia vita è incasinata di brutto e
comprende un numero spropositato di progetti da portare a termine.
Quindi! non garantisco nulla sui tempi di aggiornamento nè
sugli esiti di questa storia, che "macera" già da un
pò e alla fine vuol vedere la luce.
Una piccola "dedica" mi sento di farla a Stregatta, perchè
lei è la prima ad aver scritto di certe coppiette...
See you, space cowboys!
MEM
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