Pettirosso.

di Sono un fantasma
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Pettirosso

tie tie
Guardo il vetro appannato, vedo un batuffolo di colore chiaro, mi avvicino, apro la finestra, incuriosita.
Lì, infreddolito, se ne sta un piccolo pettirosso, tremando.
"Oh" sussurro, ma lui mi ha sentita perché si è mosso, indietreggiando "entra pure"
Mi allontano per prendere un pezzetto di pane dalla dispensa e lui, vedendo la finestra aperta mi viene incontro con piccoli saltelli.
Col becco piccolo mangiucchia qualche mollica, mentre lo osservo.
"Cos'è quella macchia rossa, qualcuno t'ha colpito al cuore?" sussurro sorridendo.
E lui, tremando, mi guarda.
Spesso mi sento come un pettirosso.
Lui è fragile, gracile, e quella macchia rossa sul petto dice tanto. Ha un cuore grande, ma qualcuno lo ha colpito, macchiandogli di sangue le belle piume.
Ma lui continua, col cuore a pezzi, volando sempre più in alto con fare orgoglioso.
Saltella tra i rami, impettito, come se fosse fiero di quella grande macchia che gli colora il petto.
Gli occhi grandi e tristi, cupi e profondi.
Canta, canta del suo amore, canta della sua tristezza, canta, perché la sua voce è ciò che gli rimane.
Se ne sta tra le foglie, nei boschi poco frequentati, come se cantare per lui fosse solo un modo per sfogarsi e farlo dove c’è poca gente lo aiuta a sentirsi meglio, lì può farlo senza essere ascoltato, buttando fuori da quel piccolo becco una cascata di note, un fiume in piena, sembra impossibile che tanta voce possa essere contenuta in un corpo tanto piccolo.

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