Storia
che partecipa alla challenge "Otto fandom e una valanga di prompt"
indetta da Kuma_cla
Una
Vendetta
La vendetta non è mai
una strada dritta.
È una
foresta.
E in una foresta
è facile smarrirsi.
Non sai dove sei,
né da dove sei partito. (Kill Bill)
Il sangue le scendeva copiosamente dalla testa, non aveva avuto il
tempo di fermarsi e applicare un incantesimo di sutura, il suo cuore
batteva all'impazzata, le sue gambe correvano veloci nonostante il
fangoso terreno. Si fermò in mezzo a una piccola radura
senza alberi e si guardò intorno. Poteva fiutarne la sua
presenza e per un attimo sorrise; la vendetta era vicina.
Strinse la bacchetta e non appena notò un'ombra avvicinarsi
alla sua sinistra, attaccò.
Vi sono persone che crescono per raggiungere un unico e all'inizio
semplice obiettivo.
Audrey Dolohova aveva giurato di fronte alla tomba di sua madre e di
suo zio, che avrebbe ucciso il loro assassino con le sue stesse mani.
Non importava come o quando, una volta entrata nella squadra Auror
estera della Federazione dell'Est, avrebbe ricevuto senza sforzo i
mezzi necessari: una buona preparazione tecnica e una scusa plausibile.
Così ad appena diciotto anni, aveva fatto le valigie e si
era incamminata nell'immensa foresta della vendetta.
Vi trovò diversi sentieri ma ostinata continuò a
percorrere la sua strada, ignorando la fatica, il rimorso e la
delusione nel ritrovarsi sempre lontana dalla fine. Finché
l'imprevisto non la fermò a lungo e per poco non le fece
cambiare idea. Lungo la strada aveva incontrato l'amore sotto forma di
un burbero ragazzo con gli occhiali che riuscì a smuovere la
rabbia dal suo cuore sostituendola con qualcosa di più puro.
Avevano percorso brevemente la strada insieme, intrecciando le mani e
le anime ma si erano poi ritrovati di fronte a un bivio e la foresta
della vendetta ammiccava verso sinistra.
Fu Audrey a lasciare la mano per prima, correndo incontro alle ombre
che l'aspettavano da tempo.
Si perse, cadde in acqua, riemerse, corse, si sedette,
camminò, si
scoraggiò, si
arrabbiò, attese e
ricominciò da capo ogni volta.
Ora era lì, finalmente.
Ed era pronta.
Il sapore metallico del sangue si confondeva con quello della cenere.
Il gusto della vendetta nella sua bocca segnava la sconfitta delle sue
membra.
Era così che doveva finire?
Quando era entrata per la prima volta in quella dannata selva, aveva
previsto tutto questo?
La gioia per la vittoria aveva lasciato il posto al vuoto e al dolore,
giaceva distesa, la bacchetta perduta e rivoli di sangue scorrere lenti
lontano dal suo corpo.
Sorrise nonostante le ferite e lo strano ronzio che rimbombava nella
testa.
Andava bene così, aveva completato il suo cammino nella
foresta e avendo dimenticato da quale parte era entrata, era
decisamente impossibile trascinarsi verso il limitare meno rigoglioso.
Strinse la mani in un pugno, finché non sentì
l'aria uscire dai polmoni e i muscoli del volto farsi più
sereni.
Pochi secondi prima di chiudere gli occhi, notò un'ombra e
una carezza sul viso.
La morte si stava avvicinando.
|