Forgotten Petals

di Reykon23
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Fuoco Freddo



Il cuore vive finchè ha qualcosa da amare, così come il fuoco finchè ha qualcosa da bruciare.
Victor Hugo



Ero circondato.
Si, ero in trappola.
Come un esercito infinito che ormai è giunto per accerchiarti senza lasciarti via di scampo.
FUOCO.
L’ala sud-ovest dell’edificio della scuola era stata investita da un enorme esplosione che aveva dato via a un incendio, e questo si era presto propagato nei piani superiori.
Il fumo cominciava già a espandersi nel corridoio in cui stavo correndo alla ricerca dei miei compagni e per capire cos’era successo realmente.
Mi parai il braccio davanti alla bocca per evitare di respirare l’aria irrespirabile che già in parte era entrata nei miei polmoni, e avanzai verso l’unica porta spalancata vicino all’angolo del muro: lì si presentò lo scenario più terribile.
Davanti a me c’era letteralmente il vuoto, mi fermai appena in tempo prima che cascassi tre piani di sotto, accorgendomi che si era letteralmente creata una voragine in quella parte della casa ormai attanagliata dalle fiamme dirompenti.
Quello doveva essere probabilmente il luogo dove era avvenuta l’esplosione e da dove tutto si era scaturito.
Non potei resistere a lungo dato che il calore era troppo intenso, tale che la vista cominciò ad appannarsi moltiplicando le mie difficoltà in quella situazione.
Dalla finestra vicina sentìì le voci concitate dei ragazzi che dal prato si erano diretti ai piedi della struttura; scorsi che già alcuni si erano mossi con grosse tinozze d’acqua per buttarla sulle fiamme a pian terreno, altri invece sembravano nel panico e si mantenevano alla larga, altri ancora erano entrati dalla porta principale della parte opposta della casa, quella che aveva ricevuto meno danni, per cercare coloro che erano dentro la scuola…fra di loro c’era anche Akane…si, la mia akane, lasciata lì nella mia stanza…
Decisi di tornare indietro per prendere le scale e scendere ad aiutare tutti quanti per domare l’incendio.
Arrivato ormai sul prato fuori casa vidi quelli che erano alle prese con i secchi e mi mossi subito per intervenire, prendendone il più possibile per spegnere tutto quanto.
Nonostante la confusione che si era ormai creata chiesi a uno di loro se sapevano esattamente cosa era successo.
< Non ne abbiamo idea Ranma, dannazione! Quei pochi di noi che siamo rimasti qui nel cortile fuori tutta la notte non abbiamo percepito nulla! Eravamo quasi tutti assonnati dato che questo putiferio è iniziato non appena si è elevata l’alba! >
Parte delle fiamme si era propagata sulle chiome degli alberi più vicini, e quello destò la mia preoccupazione maggiore perché si rischiava che l’incendio si sarebbe propagato in tutta la foresta circostante! Decisi di intervenire lì insieme ad altri quattro di loro, e per fortuna riusciamo a spegnere quelle fiamme dato che nessuna pianta era al momento secca e quindi favorevole al fuoco.
Passarono circa due ore prima che le fiamme che ardevano in casa fossero del tutto debellate.
Tutti si sedettero stanchi ed esausti a terra, cercando di recuperare l’energia e il respiro che in tutto quel tempo era venuto a mancare, ma la mia attenzione non poteva concludersi lì perché dovevo ancora andare a recuperare Akane! Mi porsi per entrare dalla porta principale, quando all’improvviso mi sentì chiamare.
Mi girai ed era lei, che stava venendo dalla parte opposta della radura insieme ad alcuni dei miei compagni che erano rimasti lievemente feriti.
Corsi incontro a lei e feci l’unica cosa che mi sembrava più plausibile e spontanea: la strinsi forte a me.
Mi immersi di nuovo nei suoi capelli sentendo finalmente ancora una volta il suo profumo, il suo calore, il battito del cuore, e l’ansia che finora avevo covato fino ad allora potè dileguarsi.
Lei ricambiò l’abbraccio e capì come anche lei fosse stata preoccupata tutto quel tempo per me e per la mia incolumità.
< Ramna cosa è successo?! All’improvviso è esploso questo inferno…ho avuto paura per te, per tutti gli altri…se vi fosse successo qualcosa..tu stai b..>
Interruppe il suo discorso a causa della mia presa sempre più forte su di lei.
< Io l’unica paur…si paura che ho avuto è stata solo quella di perderti >
Si girò a guardarmi negli occhi, che d’improvviso divennero umidi…stavo scorgendo ancora una volta le sue lacrime?! Non volevo questo…no.
Non piangere akane, io voglio il tuo sorriso…si, il tuo splendido sorriso..
< Non dovevi avere paura…so badare a me stessa > e finalmente sorrise facendomi il regalo più bello.
Continuai a tenerla a me per qualche altro minuto finchè uno dei ragazzi corse verso di me chiamandomi allarmato.
< Ehiii Ranma, stavamo cercando se ci fosse ancora qualche fuoco acceso tra gli arbusti e..non ci crederai, ma abbiamo trovato un’anatra! >
Sul momento io e akane abbiamo avuto uno sguardo basito a tale notizia, non capendo come un animale del genere potesse essere finito qui proprio mentre era scoppiato un incendio, poi però akane strattonò il mio colletto portando il mio orecchio vicino alla sua bocca.
< Non credi che possa essere…?!>.
La guardai con fare interrogativo, e lei spazientita si rivolse al portatore della notizia.
< Tanto per curiosità…percaso l’avete trovata che indossava un paio di occhiali? >.
< Si! Cavolo come fai a saperlo???! >.
Akane rivolse il suo sguardo a me per ricevere una conferma, e in quel momento mi si accese finalmente una lampadina in testa.
< No! Non ci credo, può essere solo…>
correndo arrivammo subito al luogo del ritrovamento e finalmente potei vedere con i miei occhi quell’anatra bianca mezza spelacchiata, con alcune piume qua e la che circondavano il terreno, le punte delle ali presentavano qualche lieve segno di bruciatura, la testa era poggiata all’indietro insieme a quei curiosi e grossi occhiali, e infine la cosa più evidente di tutti è che era bagnata fracida.
< Ma perché è zuppa d’acqua?>
< Probabilmente deve essere caduta sull’anatra mentre cercavamo di spegnere il fuoco…> rispose uno dei miei compagni.
< Noto per giunta che è anche svenuta…guarda quel bernoccolo in testa! > si intromise akane indicando la testa dove vi era un evidente ferita.
< Prendetemi subito dell’acqua calda! > gridai a quelli che si stavano avvicinando e ubbidirono.
Non appena la buttai addosso all’anatra, accadde quello che io e akane già ci aspettavamo.
Davanti a noi si presentò la figura di Mousse, malconcia e messa male forse peggio di quando era anatra, che elevò un urlo che fece scappare tutti gli uccelli appostati nelle fronde degli alberi.
< AAAaahhhhh, troppo caldaaaaaaa! >.
< Tu cosa ci fai qui ehh??! >. Domandai subito rivolgendomi a lui, che si girò di scatto e rimase pietrificato.
le sue lenti rotte non nascosero i suoi occhi stanchi, ma nonostante tutto spalancati e fissi su di me, mentre il suo viso cominciò a mostrare seri problemi di squilibrio mentale perché le sopracciglia e le labbra sembravano avere vita autonoma; una serie di tic nervosi cominciarono a percorrergli il corpo, ma in tutto questo continuava a non proferire più alcuna parola.
Prontamente mi avvicinai a lui e lo acchiappai per il colletto pretendendo una risposta.
< Allora mousse!!! Cosa c’entri tu con tutto quello che è successo stamattina?? È evidente che sei in mezzo a questa faccenda!>
Cominciò a dimenarsi con quel poco di forza che gli era rimasta, ma io quasi senza sforzi riuscìì presto a bloccarlo.
Akane mi affiancò cercando di metter ordine in quella assurda situazione che si era creata, mentre la mia pazienza andava sempre più a scemare per dar conto a quell’idiota che tenevo bloccato sotto di me.
< I-o…n-on..poss-o..parlar…> riuscì mousse a proferire, come se ci fosse qualcosa che in realtà gli ostruiva la voce e il respiro.
< Parla! Ti conviene, siamo qui tutti esperti combattenti e non ci metteremo tanto a conciarti peggio di quanto sei ora! Perché hai fatto esplodere la scuola? Come sapevi dove si trovava??>.
La mia voce si fece sempre più alta e energica mentre tutti i miei compagni cominciarono a circondarci e creare un grosso cerchio tra di noi.
la sua voce si fece sempre fiù flebile e strozzata, era come se una qualche e sconosciuta forza gli impedisse di parlare.
< E’ solo l’inizi-o…lui….v-uole…quello che…gl-i era..stato..prom-esso…>.
Mi avvicinai al suo viso per poter ascoltare meglio le sue parole così confuse ma notai subito che stava chiudendo gli occhi e perdendo coscienza.
< Di cosa stai parlandoo?! Chi è questa persona? Centra con la scomparsa di Ukyo?!? PARLA! >.
Ma fu troppo tardi.
Cadde con la testa all’indietro e svenne, sopraffatto dalla stanchezza e dagli stenti.


 
Si era fatto già pomeriggio inoltrato, mentre tutti continuavano a sistemare le macerie di quella parte della casa devastata dall’incendio.
Ero stirato in mezzo alla radura per riposare un po’ e riflettere sugli eventi di quella giornata.
Cercava di fare luce su ogni minimo dettaglio che gli fosse sfuggito per capire questo nuovo mistero, ma avevo sempre più l’impressione che tutto quanto fosse collegato con me e la morte di soun…gli strani comportamenti al pranzo del tornero, il rapimento di ukyo, l’attacco di mousse….avevo la sensazione che ogni cosa fosse stata macchinata da qualcuno che si teneva dietro l’azione e guidava i fili di ogni evento, come ogni uomo ben capace sa fare con la propria marionetta…solo che questo gioco a me non piaceva..
Ancora una volta i miei pensieri furono interrotti da Akane che si mise accanto a me, stirandosi accanto.
< L’hanno portato nell’infermeria del primo piano…per fortuna non è stata colpita dalle fiamme..>.
Mi limitai ad annuire a questa informazione di poco interesse e continuai a guardare le nuvole che avevano perso il grigiore di ieri, e permettevano il passaggio di qualche raggio di sole.
. continuò akane, mentre i miei occhi erano fissi sul cielo, custode di tutti quei segreti.
< ti dispiacerebbe guardarmi quando ti parlo?!>. akane mi prese il mento e mi fece girare verso di lei.
Dannazione ebbi un improvvisa fitta al cuore.
I suoi occhi erano di nuovo immersi nei miei, e i miei nei suoi…un flash, un bagliore…e tutto quello che era successo la notte precedente tornò nella mia memoria.
Akane stava per dire qualcosa ma la zittì con il mio dito, dopodiché cominciai ad accarezzarle la guancia.
< voglio sapere come stai…> gli domandai istintivamente.
< Tranquillo, te l’ho detto, ero al sicuro stamat…>.
< Non stamattina! Intendo dire…dopo quello…che è successo…stanotte>.
i tratti del suo viso che erano contratti cominciarono a sciogliersi e ad addolcirsi, mentre gli zigomi cominciarono a tingersi di rosso regalandogli quella bellezza che solo lei poteva possedere.
< Beh….credo bene..>. fu la sua risposta che mi allarmò.
< come credi?!? Ti…ho..fatto male…?>.
le sue risposte furono sempre più enigmatiche.
< e allora qual è il problema?>.
< ecco…il problema forse è proprio questo…che sono stata troppo bene…è stato tutto così..inversosimile..>.
Quello che disse mi stupì, devo ammetterlo.
Però le mie paure continuarono a vorticare dentro il mio petto, a martellare a più non posso.
O forse era semplicemente il mio cuore.
d’altronde ormai non ne ero più in possesso. Lei se ne era impadronito da tanto tempo.
< Io…non so propria come esprimerti..quello che ho provato..>.
Il mio respiro stava per incontrare il suo, sentivo già il profumo del suo corpo che mi stava inonando ogni poro del corpo.
< Akane…io…>.
I suoi occhi dalla mia bocca si spostarono a incontrare i miei.
< ecco…io…si, io..ti..>. Non ce la facevo. Avrei tanto voluto urlargli quelle parole, era quello che sentivo, quello che c’era di più bello al mondo ma ero bloccato.
Continuammo a fissarci per qualche altro secondo ancora, finchè lei si avvicinò e mi baciò.
< Credo che per ora possa bastare così..> si limitò akane a dire subito dopo, mostrando un sorrisetto che sciolse un po’ l’ansia che sentivo dentro.
Restammo lì stirati con le mani intrecciate per non so quanto altro tempo.
Nella nostra vita tutto ero confuso, tutto era insicuro, tutto era dubbioso; ma entrambi possedevamo un’unica grande certezza: io amavo lei…e lei amava me.


 
 
Era ormai arrivato il tramonto quel giorno, quando qualcuno bussò alla porta.
Chi poteva essere?! Nessuno conosceva questo posto!
Mi appiatii alla parete dietro l’entrata mentre una strana figura si stava appropinquando a entrare dentro.
Subito con il mio scatto fulmineo la sorpresi da dietro e la bloccai subito, tenendola stretta a me, con il coltello puntato alla gola.
Ma con mia grande sorpresi mi accorsi della persona che avevo appena catturato.
< TU! Cosa ci fai qui, Nabiki?! >.
La seconda delle Tendo si era presentata a me del tutto inerme e disarmata, e dato che non aveva alcun modo di farmi del male, la lasciai subito.
< Davvero un bel benvenuto, sei sempre gentile, caro Ryoga>.
< Beh credo che ormai hai capito i miei metodi…> le risposi mentre afferravo la prima sedia che mi capitava.
< ma dimmi…a cosa devo la visita? Credevo di averti detto che sarei stato io a venire di nuovo da te…>.
< Ho pensato a quello che hai detto…a tutto quello che è successo al torneo… e forse possiamo trovare un punto d’incontro>. La sua espressione era come sempre impassibile e impenetrabile a qualsiasi emozione.
< ah davvero?! E che intenzioni avresti mia cara?>.
< Sappi intanto che non dimentico quello che è successo a mio padre! Quindi si fa a modo mio, e tra l’altro ho notato come i tuoi metodi siano troppo evidenti e infruttuosi.>
< ahhhh! E tu cosa ne sai?> strinsi i pugni per quelle libere offese che si era presa la libertà di rivolgermi.
Nabiki che aveva percorso la stanza studiandone ogni minimo particolare si fermò ad un tratto, e scattò lo sguardo verso di me, più seria che mai.
< Oh beh, “mio caro”, sei arrivato tardi…perché si sono già incontrati>.
Notizia più infausta non poteva arrivare alle mie orecchie.
< COSAAA?! Non è possibile!!! Non doveva andare così! >.
Mi alzai, scaraventando nella parete opposta la sedia, che ritornò a terra in mille pezzi, mentre Nabiki continuava a parlare senza essere minimamente toccata dalla cosa.
< Tranquillo. Immaginavo che il tuo “genialissimo” piano non prevedeva questo…ma se sono qui è appunto per darti il mio aiuto…>.
Mi calmai notando la semplice tranquillità del discorso di Nabiki, e fui disponibile allora ad ascoltarla.
< Bene bene bene…allora che ne dici di cominciare a parlarne?>. sogghignai e cominciai a ridere mentre mi dirigevo a chiudere la porta rimasta in precedenza aperta.
Nel contempo al piano di sotto, nella cantina, continuavano flebili e inascoltate le urla di Ukyo, prigioniera e abbandonata a quello che sembrava un destino senza futuro.








 




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