Osservava i lineamenti spigolosi della donna, mentre quella dormiva fra le fronde degli alberi. Passò la sua mano sopra il viso di lei, senza però mai toccarlo; le sue mani gli sembravano sempre troppo sporche anche solo per poterla sfiorare.
All'improvviso la donna avvertì la sua presenza e si svegliò, afferrando il collo del corvino in un gesto avventato e sulla difensiva. Fosco si sentì mancare il fiato, ma non osò agitarsi e ribellarsi, mentre Malefica lo osservava impassibile per qualche secondo, prima di lasciare la presa. Dentro di lei, però, vi era un vortice di sentimenti: rabbia, paura, stupore, preoccupazione, malinconia, dispiacere e, infine, anche un po' di tenerezza e compassione.
Passò le sue lunghe unghie sulle cicatrici del corpo umano di Fosco e alla fine fece schioccare le dita, facendogli riprendere le sembianze di un corvo.
Malefica lo strinse fra le braccia, accarezzandogli il capo, e lui si appollaiò, pronto ad entrare nel mondo dei sogni.
* * *
Sentiva qualcosa solleticargli la pelle, ma l'ombra degli alberi era così piacevole da non volersi svegliare. Quando sentì qualcosa ridere, però, si costrinse a tirarsi su di scatto, in allerta.
Incontrò gli occhi azzurri di Aurora, fissi su di lui, curiosi.
Tirò un sospiro di sollievo nel constatare che si trattava solo della bionda fanciulla.
« Come ti sei procurato quelle ferite? » chiese, impedendo al corvino di tornare a dormire.
Fosco ci pensò qualche istante, per poi distendersi nuovamente sull'erba e chiudere le palpebre.
« E' stato un cane. »