Primo: "I've found my family"
Tony si stava annoiando, e la cosa era più che tragica.
Solo, seduto scompostamente sul divano, le bottiglie e gli alcolici requisiti da un
certo biondo novantenne, senza alcuna possibilità di divertimento, dato che le sue
armature le aveva mandate a farsi benedire e nessun super cattivo si era fatto
sentire negli ultimi mesi, in più, fuori pioveva a dirotto, e Tony si chiese se lassù,
qualche dio di sua conoscenza non stesse combinando casini.
Sospirò, gettando la testa all'indietro -Che noia!- dichiarò, il silenzio della torre gli
rispose con una leggera eco.
Nemmeno Jarvis poteva aiutarlo, dato che l'aveva spento per ripararne alcuni
circuiti ormai andati da anni.
Insomma, il genio, filantropo, playboy, multimiliardario non ché supereroe, se ne
stava tutto solo nella sua torre di metallo e vetro, aspettando il ritorno del già citato
biondo novantenne.
-Steve, dove diavolo sei finito?- mormorò, incrociando le braccia al petto, mentre
fuori un altro scroscio di pioggia investiva New York.
Guardò l'orologio sopra il banco (dolorosamente vuoto) degli alcolici, le lancette
scure indicavano le cinque e mezza.
Steve era uscito alle quattro e diciassette minuti (non sapeva perché avesse
ricordato così bene quell'orario) dicendo che doveva andare...un momento, non gli
aveva detto dove stava andando!
Si alzò da divano di scatto, dandosi dello stupido per non essersene accorto prima.
"Torno tra un po', tu non toccare quelle bottiglie, chiaro?" Aveva detto, sorridendo,
prima di chiudersi la porta alle spalle.
Era stato scorretto. Aveva usato quel suo sorriso da santarellino, quello che faceva
sempre dopo che avevano fatto sesso, quando Tony gli faceva delle osservazioni
sarcastiche o diceva qualche volgarità.
Non importava quante cazzate facesse o combinasse, Steve gli sorrideva sempre,
scuotendo la testa e volgendo gli occhi al cielo.
E Tony quel sorriso lo trovava estremamente irritante e adorabile allo stesso tempo.
-Tra un po'... Ma quando?- chiese, osservando l'orologio con le sopracciglia
aggrottate.
Sospirò, passandosi una mano sul viso. Forse era solo paranoico, probabilmente
nulla di tutto quello che credeva era vero.
Sperò che non lo fosse.
Però, pensandoci, molte storie finivano a quel modo, aveva visto uno o due film con
scene simili.
Una giornata qualunque, lui ad un certo punto le diceva "Tesoro, vado a comprare
un pacchetto di sigarette" e lei annuiva, continuando a guardare la televisione,
assorta.
Passavano le ore. Lui non tornava, lei preoccupata scendeva a vedere, e scopriva
che dal tabaccaio a prender le sigarette, lui non c'era mai andato.
Rabbrividì, mordendosi con forza il labbro inferiore, mentre sentiva qualcosa
pizzicare agli angoli degli occhi.
No, non poteva essere così.
Andiamo, Steve era pur sempre Steve! Capitan Perfettino, Mr. Patriota, non avrebbe
mai fatto una cosa del genere.
Non l'avrebbe mai abbandonato a quel modo.
Era impossibile, punto, semplicemente no.
Prese a camminare in cerchio intorno al divano, assorto nei suoi ragionamenti,
-E se si fosse stancato? Se si fosse stancato...di me?- chiese ancora, e il silenzio
della Stark Tower fu quanto di meno rassicurante avesse mai sentito.
Si lasciò cadere sul divano, la testa fra le mani, mentre le lacrime cominciavano ad
offuscargli la vista.
No, non avrebbe sopportato un altro abbandono, non dopo Pepper.
In quel momento si sentiva molto simile a Loki, era forse lo stesso senso di
abbandono del dio, quello che gli stava lentamente stringendo il cuore in una morsa
crudele?
Quando ormai il suo respiro era quasi del tutto spezzato dai singhiozzi, le porte
dell'ascensore si aprirono con un leggero "ding".
Tony rimase immobile, guardando il pavimento, trattenendo il fiato, fino a quando
non sentì pronunciare il suo nome.
-Tony? Scusa per il ritardo...Tony?- un sorriso leggero increspò le labbra del moro,
che alzatosi in piedi, si voltò, con l'intento di abbracciare Steve, scusarsi per quello
che aveva pensato e dirgli che lo amava, che lo amava più di ogni altra cosa al
mondo.
Ma qualcosa lo bloccò.
Steve lo guardava, preoccupato, mentre tra le braccia coperte dal pesante
cappotto, teneva stretto un bambino.
Un bambino.
Tony si passò una mano sugli occhi e sulle guance eliminando le lacrime,
sentendosi scrutato dagli occhi marroni del bambino.
Occhi profondi, liquidi, che avevano visto troppo dolore per la loro giovane età.
Stark non capì mai perché, ma amò da subito quel piccolo angioletto, così
adorabilmente chiuso nel suo silenzio, le labbra piegate all'ingiù, i capelli castano
chiaro spettinati.
Tuttavia, rimase del tutto stupito, quando il Capitano poggiò il bambino a terra,
sorridendogli leggermente, prendendolo per mano e dicendogli, con quel suo modo
di sorridere:
-Si chiama Peter- Tony si avvicinò, inginocchiandosi accanto a Peter, che si
nascose dietro ad una gamba di Steve.
Avevano parlato del fatto di adottare un figlio, ma non avevano mai stabilito che
l'avrebbero effettivamente fatto, non così presto.
Il moro allungò una mano, poggiandola sulla testa del bambino, spettinandogli i
capelli.
Con una risata cristallina Peter si staccò da Steve, afferrandogli la mano e cercando
di cacciarlo via, mentre le labbra si incurvavano a formare un piccolo sorriso.
Tony non si accorse nemmeno di aver incominciato a ridere, e ridere, e ridere, fino
a che non si trovò a rincorrere Peter, che scappava anche lui fra le risate, tenendosi
il pancino.
Alla fine lo raggiunse, prendendolo imbraccio e lo guardandolo negli occhi.
-Ehy- disse -Ehy- rispose Peter, sgambettando,
-Io mi chiamo Tony- lo informò, facendolo saltellare in aria, mentre un'altra risata
sfuggiva al bambino.
-Io mi chiamo Peter...- lo salutò il piccolo, afferrandogli le guance con le manine
paffute.
-Tu sei il mio nuovo papà?- chiese, pieno di ingenua gioia infantile.
Il moro sorrise, assottigliando le palpebre, stringendo fra le braccia quel piccolo
angioletto.
-Sì- mormorò, mentre da sopra alla spalla di Peter guardò Steve, che se n'era
rimasto vicino all'ascensore tutto il tempo, guardandoli giocare.
Di sicuro ne avrebbero parlato, perché si trattava pur sempre di un bambino, e Tony
non sapeva se era poi così pronto alle responsabilità che comporta il diventare
padre.
Ma per quel momento, Steve sorrideva, in quel modo che Tony trovava
assolutamente adorabile e irritante, e tutto, tutto sembrava esattamente così come
doveva essere, tutto era perfetto.
Più tardi, messo a letto il piccolo Peter, e aver fatto una lunga chiacchierata con il
biondo, Tony, riflettendoci, capì che quel giorno non aveva avuto solo la conferma
che Steve sarebbe stato per sempre al suo fianco, ma aveva trovato qualcosa di
molto più importante.
Aveva trovato la sua famiglia.
...Angolo dell'assassina /autrice...
Ok, sto sul serio iniziando troppo cose, ma tranquilli, questa serie di
one shot non sarà lunga, tre capitoli, più o meno, quindi non vi tormenterò a lungo.
Detto ciò, se siete arrivati fin qui, vi meritate come sempre i biscotti, ma dato che
oggi avevo una fame da lupi, me li sono mangiati tutti io, quindi, niente premio.
Spero che vi sia piaciuta e seguirete questa piccola serie, fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni!
Un saluto
Im a Murder girl
P.S: lo so, Tony è terribilmente OOC, mi spiace |