Vetrunks
e Goshin
Vegeta
afferrò la mano del bambino, il nipote si
avvicinò di
più alla sua gamba. Appoggiò il mento sulla
stoffa del pantalone del nonno e si
tolse un ciuffo glicine dall’occhio. Le iridi nere brillarono
di un riflesso
bluastro. Il principe dei saiyan alzò il mento e fece un
paio di passi
cadenzati, la gamba sinistra rallentata dal giovinetto che vi si era
aggrappato
con un braccio.
“Mostra
che sei un nobile…” sibilò il
più grande. Il
bambino annuì, si staccò e fece un paio di passi
da solo. Strinse la mano del
nonno e deglutì. Alzò il capo, sporse il mento e
strinse le labbra. Socchiuse
gli occhi e si mosse in avanti con dei passi cadenzati.
Sgranò gli occhi e
sorrise. Lasciò andare la mano del nonno, si
piegò in avanti a si mise a
correre. I capelli color fiamma lilla si mossero
all’indietro. Vegeta chinò il
capo e seguì i movimenti del nipote. Lo guardò
raggiungere dei pantaloni
arancioni larghi e allungare le braccia.
“Fammi
tenere fratellino!” strillò Vetrunks. Vegeta
alzò la
testa e guardò, tra le braccia del Son, l’altro
suo nipote. Goshin teneva gli
occhi socchiusi e la bocca piegata in un ghigno, i capelli neri a
cespuglio gli
incorniciavano il viso tondeggiante e le gote in carne.
<
E’
proprio vero, la vita va avanti e cambia. Le nuove vite
fanno rinascere il meglio di quelle vecchie e, negli anni, ogni
risentimento si
trasforma in altro > pensò il principe dei saiyan.
Sorrise e incrociò le
braccia.