Scritta
sulle note di Figlio
di una mi … di Gianluca Capozzi.
[DBNA].
Vegeta è diventato il faccendiere della Capsule Co.. e per
lui non è facile
avere a che fare con i figli di papà.
Vegeta,
the shark
Vegeta
strinse le carte
fino a far diventare le nocche bianche e sentì le gambe
tremare.
<
Giuro che se Trunks
diventa così, lo uccido > rifletté.
Accentuò il sorriso e mostrò i denti
bianchi.
“Sa,
oggi giorno essere
a capo di una ditta è così complicato. Devo
vagliare a fondo se ho voglia di
firmare o no, sa, per il bene delle aziende”
dichiarò il biondo. Sorrise
alzando il lembo sinistro del labbro e si passò una mano tra
i corti capelli
biondi.
“Certo,
capisco
perfettamente” sibilò il principe dei saiyan.
Deglutì e appoggiò le carte sul
tavolo. Mosse gli occhi a destra e a sinistra, guardando il sole
sbattere
contro le pareti a vetri.
<
Sauzer dei tempi peggiori,
se non era di tuo padre la ditta, a quest’ora non avevi un
lavoro. Quelli come
te mi ricordano perché
alla fine fare il
mercenario nello
spazio non è tanto male > rifletté.
“Ho
notato che viene
sempre con la stessa auto. È inconcepibile! Non vola nemmeno
bene. Io le
consiglio la nuova Berratty 4000, l’ho presa due giorni fa.
Oh, le posso fare
uno sconto per la mia Higghiza, l’ho cambiata il mese
scorso” spiegò il
ragazzo. Si alzò gli occhiali da sole sul naso con
l’indice, facendo tintinnare
l’orecchino al naso.
<
Vorrei vedere se
non te li pagasse paparino i conti. Dende, nemmeno io ero
così viziato e sì che
ero un principino già parecchio odioso > si disse
Vegeta. Annuì, allungò la
mano e afferrò una penna, facendola vorticare tra indice e
pollice.
“A
casa mia purtroppo
c’è mia moglie che spende e spande in
vestiti” disse, addolcendo il tono. Si udì
un trillo e la sedia del giovane tremò. Un rumore di tamburi
e versi lascivi si
espanse a ritmo nella stanza.
“Scusi,
è mio” sussurrò
il giovane. Ridacchiò ed estrasse il cellulare.
Cliccò il pulsante di
spegnimento e lo rimise in tasca.
Vegeta
strofinò i denti
tra loro, le orecchie gli fischiavano. Osservò il giovane
estrarre dalla
cintura altri quattro cellulari e spegnere anche quelli.
“Oh,
guardi questo. Ha
la televisione incorporata!” annunciò
l’altro giovane.
“La
ditta Lioning non mi
pareva li fabbricasse…” disse il principe dei
saiyan. Si sciolse la cravatta e
sentì i muscoli premere sulla camicia.
“No,
certo che no! Me li
faccio fare su misura” biascicò il biondo.
Rabbrividì e si sfregò le mani tra
loro, mostrando le unghie laccate.
<
Ma chi cazzo sei?
Un figlio degli dei? Hai un’aura inferiore persino a quel
gattone volante che
si porta dietro il verme! Ti senti figo quando sei identico a sette
miliardi di
insulsi e ridicoli umani che girano su questo sasso ignorato
dall’universo!
> rifletté il principe dei saiyan. Aprì e
chiuse un pugno, posando la penna
sul tavolo di vetro.
“Penso
che le convenga
firmare, tornando al discorso di prima. A breve il sovrano
farà il raduno
annuale dei nobili per il censimento annuale. I controlli del fisco
sono come
sempre molto noiosi, ma come sa noi siamo
esonerati per i beni
pubblici fatti durante i vari attacchi alieni”
spiegò Vegeta. Si sporse in
avanti, mostrò di più i denti in un sorriso e i
capelli neri a fiamma sul suo
capo tremarono.
<
Lo so che ti sembro
uno squalo, ma non hai capito che sono anche peggio. Io quegli squali
me li
mangio in un boccone > si disse Briefs.
Il
giovane annuì, si
sporse e afferrò la penna. Si avvicinò le carte,
guardò il primo foglio
chinando la testa e firmò sulla riga tratteggiata.
Ripeté lo stesso più volte
anche con gli altri tre fogli.
“La
Capsule Corporation
è lieta di fare affari con la Lioning, sperando che saranno
proficui” disse Briefs.
Si appoggiò allo schienale della sedia, osservò
il ragazzo annuire ancora,
alzarsi e spostare la sedia in plastica. Girarsi e allontanarsi verso
l’uscita.
Vegeta
si spostò verso
sinistra e afferrò la cornetta bianca del telefono fisso.
Digitò il numero e si
portò la cornetta all’orecchio. Sentì
squillare sei volte.
“Pro-pronto?”
domandò
Goku, la voce gli tremò.
“Kakaroth,
segui la mia
aura e teletrasportati da me, ora!” ordinò. Mise
giù il telefono e incrociò le
braccia. Si girò con la sedia, ascoltando il rumore delle
ruote di plastica, ed
incrociò le braccia. Alzò il capo e si
voltò a destra, sentendo un fischio.
“Attacco
nemico?”
domandò Son, togliendo le dita dalla fronte.
“No,
volevo vedere
qualcuno che la vita se l’è fatta in salita come
me” ringhiò Briefs. Sciolse le
braccia e si alzò in piedi. Si girò e
abbracciò Son.
“Urca!”
gridò il salvatore
della Terra, ricambiando l’abbraccio del migliore amico.
“Andiamo,
voglio passare
una giornata tranquilla. Dopo Cooler, te lo meriti anche tu”.
Propose Vegeta,
sciogliendo l’abbraccio.
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