Magical Sound Shower (Out Run)
MAGICAL SOUND SHOWER
(An Out Run Tribute)
Le urla dei gabbiani mi
risuonavano nelle orecchie, ma era solo un istante, poi sparivano
portate via dalla brezza che le aveva portate.
E comunque non ci potevo fare molto caso, impegnato com'ero a tenere
gli occhi incollati sulla strada, e non sulla scollatura del top
vermiglio indossato dalla mia ragazza, una splendida bionda con i
capelli a caschetto perennemente sollevati dal vento in...poppa (per
stare in argomento).
Erano davvero curve pericolose quelle che affrontavo, sia quelle
sull'autostrada di Coconut Beach, sia quelle che spuntavano dalla sua
vertiginosa minigonna blu.
Per dissimulare le sfuggenti occhiate che alternavo all'asfalto e alla
pelle abbronzata della mia metà, nascondevo lo sguardo dietro
spesse lenti scure.
Intanto la mia maglietta bluastra era incollata al sedile della
Testarossa decapottabile che stavo cavalcando per dominare quella
pittoresca gara californiana.
Il paesaggio era stupendo, una highway a 6 corsie che costeggiava una
infinita spiaggia. Potevo quasi vedere gli sguardi meravigliati dei
bagnanti che ci vedevano passare.
Avrei potuto soffermarmi anche sui focosi bikini delle spettatrici a
bordo pista, ma preferii, per non scatenare le ire della donna a
fianco, concentrarmi sul percorso, che certo privo di insidie non era.
A cominciare da quella maledetta Porsche grigiastra che ogni due per
tre mi sbeffeggiava con il clacson, e poi accelerava, non di rado
tagliandomi la strada.
Nell'ultima manovra, per evitarla, fui costretto a deviare sulla
destra, ma trovai sul mio percorso un camion con rimorchio.
Schiacciai a tavoletta sul freno tentando di controllare il mio mezzo,
finendo per andare in un testa-coda che ci spaventò entrambi.
A vettura ferma, la mia ragazza non mancò di farmi notare con tono
stizzito il suo disappunto, punzecchiandomi ripetutamente il torace con
un dito.
Non mi restò che ripartire sgommando e partire all'inseguimento di quel
maledetto pirata della strada.
La velocità mi catturava, e sentii di dover sottolineare questa carica
con della musica appropriata.
Allungai quindi la mano sull'autoradio e girai la manopola in cerca del
brano migliore.
Lo trovai, un up-tempo dai ritmi tropicali coinvolgente e scatenato.
Il piede sull'acceleratore si distese con naturalezza, mentre ad un
bivio girai a destra e mi spinsi nell'entroterra.
Diverse gallerie si alternavano ad archi in pietra, e la guida si fece
pericolosa, soprattutto per via di un maggiolino che con la sua
lentezza mi fu di ostacolo.
Per evitarlo frenai e andai a sbattere contro uno dei pilastri a
sinistra.
La mia ragazza si lasciò andare a una scenata isterica e mi prese la
schiena a pugni, come se fossi un tamburo di guerra.
E fu proprio la guerra quella che dichiarai, mentre vedi in lontananza
quella maledetta Porsche clacsonarmi per sfottimento.
Scostai con un gesto deciso la ragazza e le raccomandai di tenersi
forte, mentre con una sgommata partii a razzo.
La puzza di gomma bruciata aleggiò per qualche minuto nell'abitacolo,
ma non me ne preoccupai.
Questa gara doveva essere mia!
Visualizzai quel maledetto, e lo tallonai, mentre imboccammo altre
biforcazioni e il paesaggio divenne sempre meno tropicale e sempre
più desertico.
Finalmente lo raggiunsi: eravamo quasi a un miglio dal traguardo.
Era un testa a testa.
La giustizia divina finalmente mi diede una mano: la Porsche ebbe un
problema ad una gomma che la costrinse a fermarsi.
Esultai ed alzai un braccio per fare un gestaccio a quel maledetto:
troppo tardi, però, mi avvidi della serie di cartelli su una curva che
avvertiva, beh, di non finirci contro.
Io lo feci.
La macchina capitombolò e si ribaltò un paio di volte, osservata da noi
ex-occupanti, sbalzati preventivamente fuori.
Noi eravamo illesi, non capendo esattamente cosa fosse successo, lei
inginocchiata con aria interrogativa, io con il sedere a terra.
La bionda era così scioccata che non tentò neppure di lamentarsi.
L'auto però, miracolosamente, sembrava essere atterrata in piedi, un
po' malconcia, ma relativamente intatta.
La Porsche intanto, mi clacsonò di nuovo, mentre ripartì sgommando.
Non sopportai oltre un insulto di questo tipo, per cui presi per mano
la bionda e la trascinai di corsa verso la macchina, poi la presi di
peso e la lancia sul sedile, dopodiché raggiunsi il posto di guida
scivolando sul cofano come in Hazzard.
Girai la chiave, sperando in un miracolo. Il miracolo avviene:
Dopo un paio di capricci, il motore ruggì di nuovo la sua potenza.
La macchina funzionava perfettamente!
Sgommai come non avevano mai fatto prima.
La ragazza sembrava essersi ripresa dallo shock, ma capì che in quel
momento qualsiasi lamentela sarebbe stata solo d'intralcio.
Si tenne, quindi, attaccata al sedile. Mi pregò silenziosamente,
capendo che in quel momento si decideva la vittoria o la sconfitta.
Era un testa a testa finale contro la Porsche.
Questa volta fu lui a perdere il controllo: si andò a schiantare contro
un cactus.
Me la risi, pregustando già la vittoria, mentre quella sera avrei
ripagato la mia dolce compagna di tutte le emozioni (buone e cattive)
che le avevo fatto passare quel giorno.
Mi ripromisi di portarla a vedere le stelle, in riva al mare, e poi...
fantaticai sulla notte di passione che sicuramente ci avrebbe atteso.
Potevo già sentire il calore, sarebbe stata una notte davvero bollente
e... mi accorsi, ritornando alla realtà, che il caldo era reale, e
sembrava provenire dal cofano della Testarossa.
Insidiose strisce di fumo che uscivano da sotto il coperchio mi misero
in allarme.
Urlai un "No!" mentre la macchina perse potenza e si spense, andando a
fermarsi esattamente ad un metro dal traguardo.
Io e la mia ragazza ci alzammo, per controllare la situazione.
Appena togliemmo il nostro peso dall'abitacolo, la Testarossa ne
approfittò per tirare definitivamente le cuoia, cadendo a pezzi.
Il cofano e il baule si aprirono, le ruote si staccarono dagli assi e
due vampate di fumo nero uscirono dal motore, o meglio, di quel che ne
restava, da che fuso ormai era.
La ragazza si mise le mani nei capelli, mentre io allargai le braccia,
in segno di impotenza.
Avete mai sognato di guidare una sfavillante Ferrari Testarossa
decappottabile, al fianco della più affascinante bionda che poteste
desiderare?
Probabilmente la vittoria era pretendere troppo.
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