Tic-tac
La stanza era
completamente buia e anche con la finestra aperta non trapelava un
filo di luce dalla notte senza luna,
La stanza era
anche silenziosa, non c'era un rumore tranne lo snervante tic-tac
dell'orologio.
La stanza
sembrava completamente vuota, ma se si faceva attenzione si riusciva
a sentire un esile respiro, lieve e silenzioso.
Il ragazzo
stava seduto immobile nonostante la nuova calura dei primi giorni di
giugno.
Era fermo, non
muoveva nemmeno un muscolo, anche i suoi occhi erano fermi, vuoti.
Era seduto lì
da non sapeva quanto tempo. Minuti? Ore? Ormai non faceva più
caso a quel continuo tic-tac che dirigeva il mondo. Si faceva beffe
di lui, un minuto di tormento diveniva anni di sofferenza. Ma ormai
Itachi ci era quasi abituato. Erano anni che non aveva più
lacrime da versare. Ma anche senza le lacrime il suo dolore
continuava ad esistere, pulsava spaventosamente, più
insistente di prima. Ormai dopo tanti anni aveva trovato una sorta di
serenità, tutto sarebbe presto finito. I medicinali sul
comodino continuavano a ricordagli che gli restava poco tempo.
Non era
spaventato all'idea della morte, la agognava, la giusta punizione per
i suoi crimini.
Chiuse gli
occhi. Gli bruciavano ma non voleva sapere se fosse per la stanchezza
od altro. Fece un profondo respiro.
La mezzanotte
doveva essere già scoccata da un pezzo. Itachi sorrise, amaro.
Eccolo, finalmente, il suo ultimo compleanno.
Da tutt'altra
parte due occhi ancora svegli stavano pensando la stessa cosa.
Angolo
autrice
Allooora,
questa cosa ultra-depressiva è stata scritta, appunto per il
compleanno di Itachi.
Che
ve ne pare? Che cosa ne pensate?
Sperando
in vostre recensioni
thera
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