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In
vacanza con Isabel:
sopravvivere,
collaborare, cambiare
CAPITOLO
1- Non sempre le cose vanno come vogliamo
“Nathan?...
Nathan, sei qui?”
“Sì,
mamma!” Risponde una voce annoiata: “Dove potrei essere?” Sussurra la
stessa voce, questa volta stizzita.
Un
giovane molto abbronzato è seduto di lato su una poltroncina gialla; le gambe
su un bracciolo e la schiena appoggiata all’altro. Pigia svogliatamente sui
tasti del cellulare che ha in mano e sbuffa regolarmente. Si ferma qualche
attimo e fissa lo schermo come in attesa di qualcosa.
“Nathan!
Che fai seduto lì sopra! Dai, vai fuori,c’è l’animazione!”
Il
giovane alza di poco la testa e lancia una veloce occhiata alla madre: “Non mi
va!”
La
donna alza le spalle e si avvicina al figlio con un sorriso: “Avanti, Nat, è
estate, siamo in vacanza! Smettila di giocare con quel telefono e prendi un
po’ d’aria!” Afferra il braccio del ragazzo e tira poco convinta.
“Se
ti ho detto che non mi va evidentemente non ne ho voglia!”
Un
suono e il display del cellulare si illumina.
Nathan
si divincola dalla presa della madre e concentra la sua attenzione
sull’oggetto: nuovo messaggio, vi è
scritto. Proprio quello che stava aspettando.
La
donna rimane a fissarlo ancora per un po’, mentre il ragazzo segue con lo
sguardo il testo, e si allontana di poco: “La prossima volta te ne rimani a
casa!” Sbotta imbronciandosi: “Non è possibile pagare per qualcuno che si
annoia e non apprezza nulla! E pensare che ci sono tutti i divertimenti qui!”
Il
ragazzo sbuffa pigiando i tasti: “Non l’ho chiesto io di essere trascinato
in crociera! Avrei preferito restare a casa e voi lo sapete!”
La
donna fissa il figlio con aria innervosita e respira a fondo più volte prima di
rispondere: “Non ti meriti nulla, e questa è l’ultima volta che vieni in
vacanza con noi! L’anno prossimo resterai a casa e ti troverai un lavoro…
non pensare che te ne starai ad oziare! Vedremo se ti divertirai di più!” Si
volta afferrando con foga la borsa da sopra un tavolino ed apre la porta
sostando sull’uscio qualche secondo prima di voltarsi; Nathan è ancora
impegnato a scrivere messaggi con il cellulare e non sembra esser stato toccato
dalla sue parole. Sospira e esce chiudendosi la porta alle spalle.
Il
giovane alza lo sguardo e sbuffa
chiudendo gli occhi e alzando le braccia, stiracchiandosi: “Che pizza!”
Il
suono del telefonino lo fa riprendere subito e raddrizza la schiena cominciando
a leggere. Si ferma e apre leggermente la bocca con la mano che regge
l’oggetto a mezz’aria: “Non puoi…” Sussurra incredulo: “Ma…”
Rilegge per la seconda volta il messaggio: “Maledizione!” Sbotta alzandosi
di scatto dalla poltrona e lanciandovi contro l’oggetto, con rabbia. Comincia
ad andare avanti e indietro con le
mani sui fianchi e l’aria torva: “Non può farlo, non così, non ora…
non… non può!” Sibila aumentando il passo.
“È
finita!” Pensa all’improvviso, fermandosi.
A
dispetto del suo umore, un lieve sorriso gli increspa le labbra: “Mi ha
lascito… mi ha lasciato!” Sghignazza senza
allegria e si lascia cadere pesantemente sulla poltrona, nascondendosi il viso
con le mani.
Rimane
in silenzio, in quella posizione, per una manciata di secondi allontanando, poi,
le mani dal volto.
Porta
una mano dietro la schiena e cerca di prendere il cellulare, sospirando nel
sentire l’oggetto sotto i polpastrelli. Se lo porta davanti gli occhi e lo
fissa con sguardo vuoto prima di premere qualche tasto. Rilegge il messaggio di
poco prima e al nervosismo si sostituisce la rassegnazione: “È davvero
finita!” Sussurra muovendo appena le labbra come se il sentirlo potesse far
sembrare meno assurda la cosa.
Un
anno. Stavano insieme da un anno, lui ed Helen, e non se l’erano passata male,
affatto. Nonostante gli ultimi due mesi non fossero stati propriamente
idilliaci. Lei era diventata stranamente possessiva e lui, doveva ammetterlo, si
divertiva a rendersi irreperibile uscendo con gli amici senza avvisare nessuno.
Non
che non volesse bene ad Helen, però… beh, gli dava fastidio quel suo
attaccamento quasi morboso. E che diamine! Non erano ancora sposati!
Convinto
che il suo metodo le avrebbe fatto, prima o poi, capire la situazione, si era
limitato a continuare a sparire ogni tanto senza provare a parlarle, a spiegarle
che quella sua gelosia immotivata gli dava immensamente fastidio.
Sì,
litigavano, ma poi finivano sempre per far pace.
Gli
ultimi due mesi erano passati in questo modo, fra continui tira e molla.
Nathan
era sicuro al cento per cento che avrebbero continuato in quel modo fin quando
lei non si fosse stancata, lasciandolo respirare un po’. In effetti non aveva
sbagliato di molto; Helen si era effettivamente stancata e l’avevo lasciato
libero di respirare… ma senza di lei.
Non
pensava che sarebbe andata così, ma da quando aveva iniziato quella dannata
crociera, la sua ragazza non aveva smesso di chiedere cosa facesse e con chi
fosse: ossessiva!
Poi
ci era messa anche sua madre a dar fastidio e, non ne era sicuro, ma doveva aver
risposto male ad entrambe. Per quanto riguarda una della due, l’aveva fatto
senza volerlo, ma oramai era troppo tardi!
“Potrei
provare a chiederle scusa…” Pensa Nathan guardando il soffitto bianco della
cabina con aria imbronciata.
Stringe
le labbra e lancia un’occhiata al cellulare, socchiudendo gli occhi, prima di
spegnerlo: “Al diavolo!” Sussurra poggiando la testa alla poltrona.
Chiude
completamente gli occhi: “Semmai proverò domani a farla ragionare… mi sta
venendo mal di testa!” Si porta le mani alle tempie massaggiandole lievemente
e finendo per alzarsi e puntare verso la porta.
Lancia
un’occhiata indietro mentre una curiosa sensazione di nostalgia si impossessa
di lui. Scuote la testa come per cacciarla via, ed esce dalla cabina chiudendosi
violentemente la porta alle spalle.
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