Cannonball
Sono disteso sul letto nella più completa disperazione. Sono
passati due giorni dall’ultima volta che l’ho vista.. Due giorni dal suo
ventunesimo compleanno.. Quarantotto ore da quelle poche parole che mi hanno
rovinato la vita. Cosa?? Come non avete capito nulla!?! Ma io fino ad ora che
ho parlato a fare!?!
Uffa ho capito.. Dobbiamo cominciamo con le spiegazioni.
Salve a tutti! Sono Ronald Bilius Weasley, per gli amici Ron, ho ventun’anni
(“buttati al vento”, come ‘amorevolmente’ non manca mai di ricordarmi il mio
migliore amico, alias Harry James Potter) e sono pazzamente ed
irrimediabilmente innamorato della mia migliore amica Hermione Jane Granger,
nonché la festeggiata del giorno. Due giorni fa (eh si.. QUEI due giorni fa!!)
lei ha compiuto 21 anni, ed io, povero scemo innamorato, le volei donare
qualcosa di particolare. E’ da più di un mese che cerco qualcosa di adatto da
poterle regalare, ma tutto quello che vedevo mi sembrava sempre troppo poco..
Diciamo che con il tanto agognato regalo vorrei non solo porle i miei auguri,
ma anche farle capire i miei veri sentimenti (e mi sembra quasi l’ora!! n.d.s.)..
E proprio per questo motivo ora mi trovo a camminare incessantemente per tutte
le vie di Diagon Alley in compagnia di Harry e mia sorella (nonché fidanzata di
quest’ultimo) Ginny.
-
Allora cosa ne pensi di quella collana li? –
propose il mio migliore amico, additando una vetrinetta di una piccola
gioielleria
-
Mmm.. Non mi sembra adatta.. Cioè.. Non so,
Harry – dissi, mentre una strana espressione si allargava sul mio volto
-
Cosa c’è che non va in quella collana? – insiste
ancora mia sorella.. Ma perché, mi chiedo, Harry deve portarla sempre con sé?
Sarà anche la migliore amica di Hermione, e magari la capisce meglio di me, ma
certe volte è davvero insopportabile!
-
Non c’è niente che non vada, è solo che.. Non mi
sembra adatta alla situazione! Vorrei trovare qualcosa di semplice, ma al tempo
stesso particolare, qualcosa che esprima ciò che a parole non riesco a dire
- ammisi, mentre un rossore non indifferente
si propagava sul mio volto e sulle mie orecchie.
Ero arrivato alla disperazione: dopo ore di estenuanti
ricerche e ripetuti “Che ne dici di quello? Non è un amore? Non sarebbe
perfetto?”, mi dirigevo a passo lento verso un posto sicuro da dove potermi
smaterializzare in santa pace (ebbene si, i due piccioncini mi avevano
abbandonato qualche minuto prima con la scusa di “doversi preparare per la
festa”.. Maledetti ingrati!) con ancora un quantitativo di regali pari a zero e
mille immagini della mia migliore amica che si rivolgeva a me con epiteti poco
carini per il fatto di essermi presentato a mani vuote. Stavo per raggiungere
un vicolo abbastanza deserto, quando una vetrina poco illuminata sulla sinistra
cattura la mia attenzione: era un piccolo negozio di oggetti babbani a cui non
avevo mai fatto caso, magari per il fatto che era la prima volta che passavo di
li.. Alzai gli occhi sulla scritta sovrastante l’ingresso, dove troneggiavano
le parole “Babbani e Oltre”.
‘Perché non provare? Tanto peggio di così si muore!’ (evviva l’ottimismo, eh!!
n.d.s.)
Aprii con cautela la vecchia porta, e ad un leggero cigolio dei cardini seguì
un nervosissimo scampanellio.. Ci mancava solo questo! Mi aggirai scettico tra
gli scaffali polverosi, trovando qua e là alcuni oggetti di cui lei mi aveva
parlato.. Il feletono non mi sembra
adatto come regalo.. Magari lo tengo a mente come regalo per papà.. Potrei
trovare un libro di questo babbani, ma non so se..
-
Salve signore! Cerca qualcosa di particolare? –
un piccolo ometto con dei folti baffi bianchi mi osserva con uno strano
luccichio negli occhi.. Magari dopo gli chiedo se usa qualche pozione
particolare per farli brillare così, potrebbe rivelarsi utile!
-
Salve.. Stavo cercando un regalo per una mia
amica.. Sa, oggi è il suo compleanno e.. – ma qualcosa attira la mia attenzione,
portandomi ad interrompere la conversazione e facendomi assumere una faccia a
dir poco imbambolata.. Me ne rendo conto da solo, la faccia a “pesce lesso” non
è proprio il massimo, ma un’illuminazione mi ha appena folgorato.
Appesa al muro c’è una chitarra acustica.. Mi ricordo ancora quando girando per
la Londra babbana in compagnia di Herm mi fermai di fronte ad un negozio di
musica e per la prima volta le vidi
“Quelle, Ron, sono delle chitarre, sono
molto usate dai musicisti babbani” ricordo ancora le parole esatte che usò per
spiegarmi quei strani oggetti tutti colorati: “quelle colorate sono delle
chitarre elettriche, mentre quelle di
legno un po’ più grandi sono chitarre acustiche..
Ti ho mai detto che ho una passione per i chitarristi?” mi disse con uno
sguardo a dir poco sognante. Quella giorno comprai la mia prima chitarra.
Ehi.. Aspettate un attimo!! Finalmente so
cosa posso regalarle!
Uscendo finalmente dal mio stato di catarsi
mi rivolsi al negoziante, che per tutto il tempo era rimasto a fissare la mia
faccia imbambolata.
-
Mi scusi, potrei avere quella chitarra li? –
chiesi indicando la parete. L’uomo non mi disse nulla, prese l’oggetto da me
richiesto con un leggero sorriso che gli increspava le labbra leggermente
coperte da folta peluria candida. Pagai i 20 galeoni richiesti e uscii di
corsa, dirigendomi verso il passaggio per la Londra babbana, cosciente del
fatto che mancava ancora una cosa per completare il suo regalo.
******
Erano da poco passate le nove, e
come mio solito ero in leggero ritardo per il party, ma purtroppo mi ci è
voluto parecchio tempo per spiegare a quel testone di Harry il piano che avevo
preparato per dare il mio regalo ad Hermione. Il fatto che solo io e il mio
migliore amico ne eravamo a conoscenza mi preoccupava un po’: conoscendo
l’abilità di mia sorella nell’estorcere notizie senza l’aiuto di alcuna
maledizione senza perdono (soprattutto a quello scemo patentato che molti
ancora osano chiamare “il bambino che è
sopravvissuto”) temei che la sorpresa, una volta raggiunte le orecchie di
Ginny, non sarebbe stata più tale: fortunatamente Harry mi salvò da queste
mille preoccupazioni, assicurandomi che avrebbe tenuto la bocca cucita, anche a
costo della sua stessa vita (che in caso contrario sarebbe stata spezzata dal
sottoscritto!! n.d.Ron).
Arrivato davanti a villa Granger
trasfigurai la chitarra in un fazzoletto, che infilai repentinamente in tasca.
Subito dopo suonai il campanello, e subito dopo un’elegante signora sulla
cinquantina mi aprì.
-
Buona sera signora Granger! – dissi con il mio
sorriso più sfavillante (del tipo “la modestia è la mia migliore amica”!
n.d.s.)
-
Oh buona sera anche a te Ronald! Sempre in
ritardo come al tuo solito! – ‘Colpito e
affondato’ pensai
-
Si lo so, ma c’è stato un piccolo
inconveniente.. – risposi abbassando lievemente lo sguardo, mentre quel
fastidiosissimo rossore si impossessò delle mie orecchie per la seconda volta
quest’oggi.
-
Non preoccuparti caro! – mi confortò la donna..
Chissà Hermione da chi ha preso con i suoi modi così poco carini nei miei
confronti. – Entra, mancavi solamente tu! C’è una persona che ti sta
aspettando! – E con un sorriso appena accennato mi fece capire a chi si stava
rivolgendo.
Sorpassai la donna ed entrai in
casa. Lasciai la giacca sull’appendiabiti e mi avviai nel salone, dove la vidi
subito: indossava un elegantissimo abito nero lungo fin sopra al ginocchio e
legato dietro il collo, con i capelli legati in uno chignon che le lasciava
libero qualche ricciolo ribelle, che le ricadeva delicato sulle spalle.. In
quel preciso momento mi sembrò la cosa più bella al mondo. Rimasi alcuni
secondi ad osservarla a bocca aperta e mi riscossi solamente quando interruppe
la sua conversazione con Luna Lovegood e si diresse verso di me con un sorriso
disarmante.
-
Ciao Ron! – mi sussurrò all’orecchio, subito
dopo avermi abbracciato. Ancora una volta le mie orecchie si espressero
autonomamente tingendosi di una leggera colorazione rossastra. La sentii ridere
compiaciuta, prima di risponderle –
Tantissimi auguri Herm!
Dopo questo piacevole saluto, la
serata procede tranquillamente, eccezion fatta per l’arrivo in grande stile di
quel maledetto monociglio bulgaro (meglio noto come Viktor Krum), il quale le
rivolse un saluto che a mio parere era fin troppo caloroso.
Ero finalmente riuscito a liberarmi dalle chiacchiere di quella piattola di
Lavanda Brown e ad agguantate un bicchiere di punch, quando Harry mi si
appropinqua con fare da spia (delle volte mi chiedo se queato scemo crescerà
mai..) e mi avverte che Hermione sta procedendo all’apertura dei regali.
‘Ok Ron! Ora calmati.. Ricordati tutto
quanto.. Quando Harry ti dà il segnale tu parti! Se.. Facile a dirsi! Già so
che sarà un enorme fallimento!’
Nonostante tutta la preparazione
psicologica, le mani cominciarono a sudarmi incontrollabilmente, mentre il
panico cresceva ad ogni pacchetto che lei scartava (diciamo che l’angoscia che
il mio regalo non le sarebbe affatto piaciuto salì in maniera esorbitante
quando quel maledetto scimmione bulgaro le diede un ciondolo con tre piccoli
diamanti).
Ero arrivato al limite, quando notai il SUO sguardo che cercava il mio, come in
attesa di qualcosa.. Proprio allora il
mio amico fece un movimento inconsulto con la mano, che ipotizzai fosse “il
segnale” e mi allontanai dalla sala, entrai in un’altra stanza, dove
ritrasfigurai la chitarra, dopo di che mi diressi ancora una volta nel salone,
dove una sedia dominava la scena.. Mi accomodai su questa e cominciai a suonare
quella canzone che lei una volta mi disse di adorare.. Non mi accorsi nemmeno
che le luci intorno a me si spensero, ad eccezione di un unico faretto che mi
illuminava.. Tutto ciò che però riuscivo a vedere era lei, con gli occhi lucidi
per l’emozione. E fu allora che iniziai a cantare quelle semplici parole che
sapevo in qualche modo le sarebbero arrivate dritte al cuore..
There’s still a little
bit of your taste in my mouth [C'è ancora un po' del tuo sapore nella mia
bocca]
There’s still a little bit of you laced with my doubt [Cè ancora un pezzetto di te allacciato al
mio dubbio]
It’s still a little hard to say what's going on [E' ancora un po' difficile dire cosa stia
succedendo]
There’s still a little bit of your ghost your witness [C'è ancora un po' del tuo fantasma, la
testimonianza di te]
There’s still a little piece of your face i haven't kissed [C'è ancora una piccola parte del tuo viso che
non ho baciato]
You step a little closer to me
[Tu ti avvicini un po' di più a me ogni giorno
che passa]
Still i can't see what's going on [E non riesco ancora a capire cosa stia
succedendo]
Non c’era più niente apparte lei,
io e le note di quella bellissima canzone.
Stones taught me to
fly [Le pietre mi hanno
insegnato a volare]
Love taught me to lie [L'amore mi ha insegnato a mentire]
Life taught me to die [La vita mi ha insegnato a
morire]
So it's not hard to fall [Quindi non è difficile
cadere]
When you float like a cannonball
[quando tu fluttui come una palla di
cannone]
There’s still a little
bit of your song in my ear [C'è ancora un po' della tua canzone nel
mio orecchio]
There’s still a little bit of your words i long to hear [Ci
sono ancora un po' di parole che desidero sentire da te]
You step a little closer each day [Tu
ti avvicini un po' di più a me]
So close that i can't see what's going on [così vicino che non capisco cosa
stia succedendo]
Stones taught me to fly
[Le pietre mi
hanno insegnato a volare]
Love taught me to lie
[L'amore
mi ha insegnato a mentire]
Life taught me to die
[La
vita mi ha insegnato a morire]
So it's not hard to fall
[Quindi non è difficile
cadere]
When you float like a cannon
[quando tu fluttui come una]
Stones taught me to fly [Le
pietre mi hanno insegnato a volare]
Love taught me to cry
[L'amore mi ha insegnato a mentire]
So come on courage [Quindi avanti coraggio]
Teach me to be shy [insegnami a essere timido]
'cause it's not hard to fall [Perchè non è difficile cadere]
And i don't want to scare her
[E non voglio spaventarla]
It's not hard to fall [Non è difficile cadere]
And i don't wanna lose [E non voglio perdere]
It's not hard to grow [Non
è difficile crescere]
When you know that you just don't know
[Quando sei consapevole di non sapere]
Suonai gli ultimi accordi e rialzai gli occhi.. Tutto
quello che vidi erano i suoi occhi lucidi e il suo sorriso rivolto
esclusivamente a me.. Solo dopo aver posato a terra la chitarra mi accordi
degli applausi che gli invitati mi rivolsero. Quando mi avvicinali a lei
l’unica cosa che potei fare era abbracciarla nuovamente e sussurrarle queste
semplici parole:
-
Questo era il mio regalo per te.. Buon
compleanno, amore mio. Quando sarai rimasta sola prendi la chitarra e leggine
il retro. Ancora tantissimi auguri.
Le diedi un leggerissimo bacio su
una guancia e lasciai la festa salutando tutti collettivamente.. Non avevo la
forza di vedere quale fosse stata la sua reazione a quelle parole.. Preferii
andare, nella speranza che quelle parole avessero
******
Ed eccoci arrivati alla fine di
questo bizzarro racconto.. Come dicevo, sono due giorni che sono chiuso nella
mia camera, maledicendomi in qualsiasi lingua conosciuta per aver fatto una
cavolata talmente grande! Ero intento a soffocarmi con il cuscino, quando qualcuno
ebbe la brillante idea di bussare alla mia porta.
-
Mamma lasciami in pace! Ti ho detto che non ho
fame ora! -
Ma la porta si aprì
comunque,costringendomi a tirare fuori la testa. E allora la vidi: bella
proprio come la ricordavo, sostava davanti al mio letto, osservandomi con fare
divertito.
-
E’ così, dunque, che Ronald Weasley passa le sue
domeniche? – osserva con un pizzico di ironia.
-
Bè.. Cioè.. Io, veramente.. Cosa ci fai tu in
camera mia? – risposi, o meglio balbettai, ponendole a mia volta un’altra
domanda, con un tono che non si può certo definire cortese.
-
Io.. Ero venuta a parlarti del tuo regalo.. – Sottolinea l’ultima parola
con particolare enfasi, arrossendo delicatamente sulle guancie.
-
Oh.. Ok. So che non sarà stato certo a livello
di quello di Krum, ma i.. – non feci in tempo a finire la frase che lei si
avvicinò e mi baciò dolcemente.
-
E’ stato il miglior regalo che avessi mai potuto
desiderare. E ricordati sempre che anche io ti amo! –
Rimanemmo abbracciati per un tempo che a me
sembrò infinito, quando cominciai a cantarle piano “there’s still a little bit of your
song in my ear, there’s still a little bit of your words i long to hear, you
step a little closer each day, so close that i can't see what's going on “. E fu allora che ripensai alla SUA chitarra, probabilmente
posta vicino a quella libreria sempre piena di ogni tipo di libro, con quella
dedica particolare scritta con la mia calligrafia che lei ha sempre definito un
po’ infantile, ripensai a quelle parole che tanto mi fanno pensare a lei
“Quindi avanti coraggio,
insegnami a essere timido
Perché non è difficile cadere
E non voglio spaventarla
Non è difficile cadere
E non voglio perdere
Non è difficile crescere
Quando sei consapevole di non sapere”
Ti
amo. Per sempre tuo
Ron
*************
Saaaaaaaaalve a tutti!!
Finalmente sono tornata ad aggiornare le mie FF! Alloooora, questa one-shot è
nata mentre ascoltavo questa fantastica canzone, “Cannonball” del fantastico
cantautore irlandese Damien Rice!! Abbiate pietà di una povera mentalità
contorta, ma era da un po’ che avevo in mente questa storia.. E così è nata!!
Sappiate che si accettano solo pomodori belli maturi!! =)
Grazie a tutti per aver anche solo letto questa storia.. Con la speranza di
riuscire ad aggiornare anche l’altra FF “Sex and the City”!!
Mille besos a tutti!! Alla
prossima!