Capitolo Nove
Il castello di Hogwarts si ergeva
come una complessa scultura di marzapane nel mezzo della distesa nevosa
che aveva sostituito il cortile. La neve era scesa copiosa, ricoprendo
gli alberi della Foresta Proibita di un manto bianco che si stendeva
fino alla riva del Lago Nero, sulla cui superficie di tanto in tanto
apparivano, come disegni evanescenti, dei cristalli di ghiaccio.
L'inverno era arrivato presto, in Scozia e il freddo era penetrato nei
muri di pietra del castello fino nei corridoi e nelle stanze più
interne.
Gli studenti affrontavano le giornate scolastiche intabarrati nei loro
mantelli, le sciarpe con i colori delle loro Case avvolte in più
giri attorno al collo anche in classe e, quand'era ora di uscire per le
lezioni di Erbologia, i guanti di pelle di drago erano solo il primo
degli strati di lana usati per coprirsi le mani. I camini venivano
tenuti a fuoco vivo a tutte le ore e ogni scusa era buona per
rifugiarsi nella propria Sala Comune per accaparrarsi le poltrone
più vicine alla ricercatissima fonte di calore.
I Grifondoro, da quel punto di vista, erano tra i più fortunati,
perchè la loro Sala Comune era una delle stanze più calde
dell'edificio. Tuttavia, la competizione raggiungeva livelli
olimpionici quando si trattava di capire chi avrebbe potuto mettere i
piedi vicino alla griglia del caminetto: di solito, i ragazzi degli
ultimi anni sembravano pretendere la precedenza sui più piccoli,
ma anche loro non facevano obiezioni se sulle poltrone erano già
spaparanzati i Malandrini.
Era quello il soprannome che si era dato il quartetto di Grifondoro composto da Aurora, Remus, Sirius e James...o meglio, che Hagrid
aveva affibbiato loro, anche se inconsciamente.
Era stato ancora a fine Novembre, quando, dopo la caduta della prima neve, mezza scuola
si era precipitata in cortile sfidando il gelo per giocare; quasi tutti
i primini, in preda all'eccitazione per la prima battaglia a palle di
neve ad Hogwarts della loro vita, si erano lanciati a capofitto in
mezzo alla coltre bianca.
Lily aveva insegnato alle ragazze a fare gli angeli distendendosi e
muovendo braccia e gambe, Frank e altri ragazzi si erano divertiti a
fare un pupazzo di neve più alto di loro, grazie agli
Incantesimi di Levitazione...e James aveva tirato fuori la sua 'arma
segreta'.
I quattro si erano nascosti dietro ad un albero, coperti dal Mantello
in modo che nessuno li vedesse anche girando attorno al tronco e
avevano iniziato a lanciare palle di neve ben calibrate (Remus aveva
dimostrato un particolare talento nel fabbricarle rapidamente) a destra
e a manca, mirando preferenzialmente ai Serpeverde e a Siobhan, ma
anche colpendo a caso, per non farsi scoprire. Con tutte le battaglie
in corso attorno a loro, nessuno avrebbe potuto sospettare di qualche
palla vagante che sembrava provenire da dietro un albero!
Hagrid era intento a prendersi cura del suo orto prima delle gelate,
quando parecchi studenti, i quattro primini compresi, avevano iniziato
a bombardarlo alla grande: era un bersaglio così facile! L'omone
si era lasciato colpire per un po', poi però la cosa aveva
iniziato ad infastidirlo e, giratosi verso alcuni ragazzi più
grandi, aveva gridato: "E mo' basta con queste malandrinate! Sto lavorando!"
La parola era piaciuta loro così tanto che, da quel momento in
poi, avevano iniziato a farsi chiamare 'i Malandrini'; all'inizio,
quasi nessuno era riuscito a capire perchè mai avessero scelto
proprio quel nome, ma poi erano cominciate ad accadere cose strane...
Il
pavimento del corridoio di fronte all'entrata della Sala Comune dei
Serpeverde era stato cosparso di Caccabombe, causando il caos
più totale quando gli studenti della Casa erano usciti per
andare a colazione la mattina successiva...le divise dei verde-argento erano rimaste impregnate dalla puzza per giorni.
Pix, il poltergeist che infestava la scuola da secoli e che si
divertiva a combinare guai ogni qual volta lo aggradasse, aveva
cominciato ad usare parolacce alquanto colorite che gli insegnanti non gli
avevano mai sentito pronunciare prima.
I fuochi d'artificio Filibuster, che si accendevano con l'acqua invece
che col fuoco, erano ospiti regolari durante le lezioni di Incantesimi,
Storia della Magia e Pozioni, senza contare poi le esplosioni casuali
nei corridoi e l'improvviso aumento di casi di Serpeverde che finivano
in Infermeria perchè vittime di Pastoie Total Body, Rictusempra e Tarantallegra...
La notte era scesa su Hogwarts.
Si era ormai oltre la metà di Dicembre, la neve fuori dal portone era alta
quasi mezzo metro, ma il cielo era sereno: le stelle brillavano ancora
di più nel cielo reso incredibilmente limpido dall'aria algida,
illuminando la terra di una luce azzurrognola. La luna, al quarto crescente, lanciava i suoi raggi sottili come frecce
attraverso le vetrate del castello nei corridoi di pietra gelata, dando
un aspetto un po' sinistro alle armature e ai ritratti, i cui abitanti
stemperavano un po' la tensione ronfando come ghiri.
Nonostante Gazza e la sua gatta, Mrs Purr, facessero le ronde nella
speranza di cogliere qualche nottambulo in flagrante per poterlo
mettere in punizione, a volte litigando persino con i Prefetti e i
Capiscuola, la maggior parte dei corridoi era silenziosa e quasi
solenne...
"Per i boxer a orsacchiotti di Merlino, mi si stanno congelando i
piedi!" Si lamentò una voce nel vuoto di uno di questi corridoi.
"Sirius, sta' zitto!" Sibilò in risposta un'altra voce, femminile.
"E' inutile che ti lamenti, l'hai avuta tu l'idea..." Si aggiunse una seconda voce maschile, più pacata.
"Ma ho freddo!"
"E' Dicembre e siamo in un castello fatto di pietra, secondo te che
temperatura poteva mai esserci?" Una quarta voce commentò,
ironica.
Un Babbano che si fosse trovato a passare per di là avrebbe
pensato di trovarsi in un luogo infestato di fantasmi...e non avrebbe
avuto torto, con l'unica differenza che i fantasmi non si lamentano per
il freddo...
Ma quattro undicenni in pigiama e pantofole sì.
Avvolti dal Mantello dell'Invisibilità, James, Aurora, Remus e
Sirius stavano vagando per il corridoio, ben oltre l'ora di coprifuoco,
per compiere un'altra degna malefatta...o almeno, così forse
l'avrebbero vista i professori al mattino, ma a loro sembrava un giusto
modo di festeggiare l'approssimarsi delle vacanze e rilassarsi un po'
dopo le ultime due sfiancanti settimane passate a studiare.
"Fate silenzio, altrimenti sveglierete le armature..." Mormorò
ancora Aurora, abbassando ulteriormente la voce. Si guardò
intorno con aria furtiva, assicurandosi che le corazze decorative del
corridoio non avessero reagito al loro passaggio.
Era dai primi del mese che Hogwarts si era addobbata a festa in vista
del Natale: ghirlande di agrifoglio e nastri colorati pendevano
praticamente da ogni porta, festoni colorati decoravano i balconi delle
finestre e le colonne dei porticati, ogni classe e Sala Comune e
dormitorio ospitava un piccolo abete decorato da luci scintillanti,
sfere dipinte e fatine che pur di farsi ammirare erano disposte anche a
star sedute in posa sui rami pungenti. I personaggi dei ritratti
fremevano per l'atmosfera festosa e le armature erano state animate per
cantare le carole di Natale a intervalli regolari durante il giorno,
aggiungendosi ai coretti dei fantasmi più socievoli (il Frate
Grasso aveva sfoderato una voce baritonale invidiabile) e anche a
Sirius, che si era dimostrato un sostenitore accanito dello spirito
natalizio anticipato.
Qualche giorno prima, quando la McGranitt era passata per raccogliere i
nomi di chi sarebbe rimasto ad Hogwarts durante le vacanze, Frank aveva
borbottato: "Non vedo l'ora di tornare a casa, non ce la faccio
più a svegliarmi la mattina con Sirius che canticchia God Rest Ye Merry Hippogriffs!"
James e Remus le avevano confermato che era dal primo giorno del mese
che il loro amico aveva preso ad intonare canzoni natalizie ogni
benedetta mattina per farli alzare...
Aurora credeva di non aver mai visto Sirius sorridere così tanto
quando Marlene, udendo quello spezzone di conversazione, aveva
commentato: "Ah, vuoi dire come fa Aurora dall'otto Dicembre in avanti?"
Lei, in compenso, avrebbe voluto sotterrarsi.
"Manca ancora molto? Quest'affare pesa come un macigno!" Mugugnò
James, trascinando a fatica un lembo di un grosso sacco che i quattro
si stavano portando dietro.
"Ti avevo detto di usare un Incantesimo di Levitazione!" Gli ricordò Sirius, lanciandogli un'occhiataccia di rimprovero.
"Ah sì, e come lo nascondevamo sotto al mantello un sacco
fluttuante?" Lo rimbeccò l'altro, acido. Fare fatica,
soprattutto ad orari poco probabili, lo metteva sempre di cattivo
umore, indipendentemente dalla bontà della causa.
"Piantatela, voi due! Ci siamo quasi..." Borbottò Remus, alzando gli occhi al cielo per l'esasperazione.
Dopo qualche passo, si trovarono di fronte alla scalinata che dava sul
Salone d'Ingresso, che vuoto e a luci spente sembrava ancora più
imponente, ma non spettrale. Le decorazioni natalizie sui muri,
illuminate dalla luce della luna, rendevano l'ambiente più
onirico che spaventoso e il tutto si rifletteva sulle grandi clessidre
dei Punti Casa, stracolme di pietre preziose. Al momento, Corvonero era
in leggero vantaggio su tutti gli altri, ma i suoi zaffiri erano
tallonati a stretto giro di posta dai rubini di Grifondoro; Tassorosso
era terza, Serpeverde ultima.
I quattro sorrisero vedendo il punteggio: i corvi guadagnavano un sacco
di punti durante le lezioni, ma la vittoria di Grifondoro a Quidditch
della settimana prima aveva risollevato non solo il morale dei leoni,
ma anche la loro postazione in classifica.
"Non è che con questo faremo perdere punti alla nostra Casa? Non
sarebbe un bel modo per finire il trimestre, non credete?"
Sussurrò Aurora, per un momento dubbiosa.
"Dubito che sia prevista una specifica regola contro quello che stiamo per fare, Aurora!" Le rispose Remus, conciliante.
Spingendo il portone con la massima cautela per assicurarsi che non
cigolasse, i quattro primini entrarono di soppiatto nella Sala Grande,
illuminata soltanto dalla luna e dal suo riflesso sulla neve. Non c'era
traccia delle candele magiche che avevano fluttuato sopra le loro teste
fino a qualche ora prima, a cena. Tuttavia, lo spettacolo dell'enorme
stanza completamente vuota, decorata a festa con gli enormi abeti che
Hagrid aveva tagliato nella Foresta Proibita quasi completamente
ricoperti di addobbi con tutti i colori di Hogwarts e il soffitto che
si specchiava nel cielo stellato, più bello che mai, era
qualcosa per cui la parola 'magico' era insufficiente.
Aurora sospirò, facendo vagare gli occhi su ogni centimetro
della stanza, cercando di imprimere ogni dettaglio nella propria
memoria. Fu la mano di Sirius sulla spalla a riportarla alla
realtà.
"Ehi, Aurora, ti sei incantata?" Le chiese, gli occhi grigi resi di un colore quasi surreale dalla luce nivea.
"No...sto solo ammirando questo nuovo profilo della Sala Grande!"
Rispose lei, scuotendo la testa e facendo ondeggiare i suoi lunghi
capelli dorati sulle spalle.
"Effettivamente è un gran bello spettacolo..." Commentò Remus, guardandosi intorno anche lui.
"E noi siamo gli unici privilegiati che potranno goderselo!"
Sogghignò James, togliendosi il Mantello e gettandoselo sul
braccio con noncuranza.
"Beh, mettiamoci al lavoro, altrimenti qua facciamo mattina...e io
voglio tornare al mio cantuccio a riscaldarmi i piedi!" Disse Sirius,
sfregandosi le mani e sorridendo con aria furba.
Cominciando dal tavolo dei Grifondoro, i quattro si portarono dietro il
sacco e cominciarono a tirarne fuori dei pacchetti, avvolti in carta
rossa e oro. Li misero a distanza regolare lungo tutta la tavolata,
assicurandosi di non posizionarli nei punti dove sapevano sarebbero
spuntati i piatti della colazione la mattina dopo: avevano passato
quasi un mese ad osservare la disribuzione dei pasti e avevano segnato
con dei piccoli tratti colorati le zone del tavolo in cui non
apparivano mai le stoviglie.
Nella speranza che tale pattern fosse uguale per le altre tre tavolate,
una volta finito con Grifondoro passarono a Tassorosso: per loro, i
pacchetti erano avvolti in giallo con nastri neri decorati da stelle.
Per i Corvonero, pacchetti in blu e bronzo, tranne che per un solo
posto: lì, un sacchetto color argento, con un piccolo
bigliettino su cui era scritto, in una grafia talmente elegante da
essere persino ampollosa, soltanto la parola 'Siobhan'.
Aurora si prese un particolare piacere nell'appoggiarlo sul posto da
cui la sua odiosa cugina faceva la reginetta tra i suoi compagni di
Casa. Al tavolo dei Serpeverde misero dei pacchetti in carta verde e
argento, ma decisamente più leggeri di tutti gli altri.
"Mi raccomando, fate attenzione..." Mormorò Remus mentre
tiravano fuori dal sacco una pianta con vivaci bacche rosse, che
avvolsero attorno alle panche delle serpi; rimasero piacevolmente
stupiti dal notare che, come i gemelli Prewett avevano promesso loro,
non appena toccata la superficie, la pianta si mimetizzava
perfettamente, diventando invisibile.
"Pungitopo Mimetico...che figata cosmica!" Sghignazzò James, dimentico del sonno per l'eccitazione.
"Non vedo l'ora che arrivi domattina!" Concordò Sirius, talmente allegro che quasi non riusciva a star fermo.
"Ragazzi, è già
mattina!" Ridacchiò Aurora, mentre puntava la bacchetta verso
gli addobbi del primo albero per mettere in atto l'ultima parte del
loro piano.
Quasi un'ora dopo, i quattro ragazzini erano di nuovo di fronte alla
Signora Grassa, che li lasciò passare senza neanche svegliarsi,
cosa di cui ringraziarono Merlino; quella donna era decisamente
pettegola e non si poteva mai sapere quando Gazza avrebbe deciso di
mettersi ad origliare le conversazioni dei ritratti per scovare i
nottambuli!
Si lasciarono cadere su quelle che erano diventate le loro nuove
poltrone preferite, allungando i piedi verso il fuoco ormai morente del
camino, sospirando soddisfatti.
"Secondo voi i gemelli ci faranno storie per averli coinvolti in uno
scherzo non loro?" Chiese Remus dopo un po', fissando il soffitto della
Sala Comune.
"Nah, erano così entusiasti di aiutarci! Credo che, in fondo,
l'idea gli sia piaciuta parecchio..." Rispose James, sbadigliando come
un gatto a metà frase.
"Chissà se i nostri regali piaceranno a tutti..." Mormorò
Aurora, gli occhi fissi sul fuoco nonostante le palpebre minacciassero
di caderle per la stanchezza.
"Anche quelli...speciali?"
Sogghignò Sirius, girandosi a guardarla; nonostante il sonno che
gli aleggiava palesemente sul viso, era chiaramente divertito.
"Soprattutto quelli!" Rispose lei, ricambiando il sorriso.
"Credi che tua cugina si lascerà fregare dal bigliettino?" Le chiese James, strofinandosi gli occhi.
Fu Sirius a rispondere. "Ho passato i momenti più noiosi della
mia infanzia sulle lezioni di calligrafia, credo di essere in grado di
falsificare la scrittura di Bellatrix!"
Remus sbadigliò rumorosamente, per poi commentare: "Beh, non so
voi, ma io andrei a recuperare quelle poche ore di dormita che ci sono
rimaste...altrimenti sarà fin troppo chiaro che siamo stati noi!"
Gli altri tre annuirono, per poi trascinarsi verso i rispettivi dormitori.
Per Aurora, alzarsi il mattino dopo fu un'impresa titanica: grazie al
cielo era sabato, quindi nessuno sarebbe andato a tirarla giù
dal letto alle sette e mezza del mattino. Nonostante questo, Mary e
Alice dovettero scuoterla fisicamente per convincerla ad abbandonare le
coperte per scendere a colazione.
Fu una consolazione vedere le occhiaie sul viso di Sirius e l'aspetto
da zombie di James. Remus sembrava solo un po' più pallidino del
normale, ma lui era un caso a parte.
Quando arrivarono in Sala Grande, dovettero trattenere un sorriso complice per non tradirsi di fronte al loro ottimo lavoro.
Le decorazioni degli alberi di Natale erano state riarrangiate con
maestria (soprattutto considerando che era stato fatto praticamente al
buio) in modo da rendere chiaramente leggibile la scritta a caratteri
cubitali: BUON NATALE HOGWARTS. Il professor Vitious era sotto ad uno
degli abeti e lo osservava perplesso, probabilmente convinto che ci
fosse qualche complesso incantesimo di mezzo.
I Tassorosso erano quasi tutti seduti e avevano, tra urletti di
sorpresa ed esclamazioni di gioia, aperto i pacchetti sul loro tavolo,
estraendone una gran quantità di adorabili Kneazle di marzapane,
una delle chicche di Mielandia per la stagione natalizia: si potevano
mangiare oppure, con una parola predefinita, incantare perchè
prendessero vita per qualche minuto, comportandosi come gli animali
veri.
I ragazzi andarono a sedersi tra i Grifondoro, sentendosi molto
soddisfatti con se stessi. Lily, insospettita, li squadrò con il
suo sguardo smeraldino.
"Voi quattro c'entrate qualcosa, vero?" Chiese a bruciapelo non appena si furono accomodati.
"Stamattina sei più carina del solito, Evans!" Svicolò
James, con un sorriso a trentadue denti stampato sulla faccia, dopo
aver preso una generosa sorsata di caffè.
"Perchè dovremmo, Lily?" Si limitò a chiedere Remus,
sorridendo in modo un po' più pacato e spalmandosi del burro sul
pane.
"Non credi che ti avrei avvisata, se avessi scoperto di essere Santa
Claus?" Le rispose Aurora, sogghignando furba, gli occhi color notte
che luccicavano come stelle per l'ilarità.
"Senza contare che ne parli come se trovare un pacchetto sul tavolo
sotto Natale fosse una cosa brutta, Evans!" Aggiunse Sirius,
allungandosi per raggiungere la brocca con il succo d'arance. La sua
espressione era quella di un bambino al Luna Park.
Fu Alice a rompere gli indugi e ad aprire il pacchetto più
vicino al loro gruppo, gli occhi di tutta Grifondoro fissi su ogni suo
movimento.
Quando sollevò il coperchio, emise un "Oh!" di sorpresa, poi
scoppiò a ridere. Tirò fuori dei Santa Claus di
cioccolata, con tanto di renne e slitta al seguito e disse: "Non ci
posso credere!"
Il resto della Casa si avventò sui pacchetti, ridendo e
scartando i cioccolatini natalizi, anche quelli opera della mente
geniale di Mielandia. Alice ne tirò fuori degli altri da quello
che aveva aperto, distribuendoli tra i primini. "Qualcosa mi dice che
qui c'è lo zampino dei miei cugini!"
"In un certo senso..." Pensò Aurora divertita, accettando un cioccolatino dalla mano della compagna.
Rincuorati dagli innocui doni sugli altri tavoli, anche i Corvonero si
decisero ad aprire i loro pacchetti, trovando con piacevole sorpresa
delle Piume di Zucchero versione natalizia, a righe bianche e rosse,
assieme a libri con copertina di cioccolato e pagine di glassa
trasparente. I quattro sentirono Benjy ridere a crepapelle di fronte ai
dolcetti.
Quando Siobhan fece il suo trionfale ingresso nella sala, seguita anche
dalla gran parte dei Serpeverde, Aurora si fece più attenta e
con lei i suoi amici. Osservarono con attenzione la mora sedersi al
posto, di fronte all'unico regalo completamente diverso dagli altri; la
videro sollevare un sopracciglio di fronte al dono, per poi concedersi
un altezzoso sorriso nel leggere il proprio nome sul biglietto.
Dopodichè tirò le stringhe per aprire il regalo...
..."AAAAHHHH!" Gridò come un'isterica quando dal sacchetto
uscirono un centinaio di topini candidi che cominciarono a correre
dappertutto, squittendo e finendole inevitabilmente addosso. La ragazza
si alzò di scatto e cominciò a muoversi come in preda al Tarantallegra strillando: "Levatemeli di DOSSOOOOO!!!"
Si misero tutti a ridere quando videro che i topolini, in realtà, non erano altro che
Topoghiacci, non esattamente qualcosa di cui aver paura. I gemelli
Prewett per poco non caddero dalle sedie quando Vitious si
avvicinò a Siobhan dicendole: "Suvvia, signorina Clarke-Darcy,
sono solo dei Topoghiacci! Non li pesti, per carità, sarebbe un
tale spreco!"
I Serpeverde si avvicinarono con un certo sospetto al loro tavolo; i
più grandi Levitarono i pacchetti e li aprirono con un
incantesimo, mantenendosi a debita distanza. Quando si resero conto che
i pacchetti, in realtà, erano vuoti, sembrarono rilassarsi e si
sedettero...
...infilzandosi il fondoschiena sul Pungitopo Mimetico, uno degli scherzi più popolari in vendita da Zonko's.
Questa volta, i gemelli Prewett ci finirono sul serio, per terra, a furia di ridere.
I quattro si scambiarono un cinque sotto la tavola, senza guardarsi negli occhi per non tradirsi scoppiando a ridere.
Il giorno dopo, gli studenti che sarebbero tornati a casa per le
vacanze erano tutti in Sala Grande per fare la loro ultima colazione
prima della partenza. Le valigie erano tutte nel Salone d'Ingresso, con
gufi, gatti e rospi in cima nelle loro gabbie in attesa dei loro
padroni. Athena stava già sonnecchiando, una testa sotto l'ala,
al contrario di Wronski, il gufo di James, che invece saltellava sul
trespolo con la stessa instancabile frenesia che caratterizzava il suo
padroncino.
Ben presto, il brusio delle voci si spostò come un'onda dalla
Sala Grande all'ingresso, mentre ragazzi e ragazze di tutte le
età, imbaccuccati per bene nelle loro uniformi con sciarpe,
berretti e guanti di lana, si avvicinavano per recuperare gli averi e
dirigersi fuori.
Quell'anno, i primini di Grifondoro sarebbero tutti tornati a casa,
quindi si stavano scambiando gli indirizzi per sapere dove mandare i
gufi durante le vacanze.
"Sir, non sapevo vivessi a Londra!" Commentò James, leggendo il biglietto su cui l'amico aveva scribacchiato.
"Non mi sembrava di avertelo mai detto, infatti!" Rispose l'altro,
mentre si metteva in tasca i propri e cominciava a sollevare il proprio
baule.
"Sei l'unico che vive in una città grande, a quanto pare..."
Disse Remus, trascinando un po' a fatica la sua valigia fino ad una
delle carrozze senza cavalli che li attendevano fuori dalla porta, per
portarli alla stazione di Hogsmeade. Sembrava più debole del
solito e Aurora si chiese se non si fosse ammalato di nuovo.
"Poverino, ammalarsi sotto Natale è veramente triste!" Pensò, con apprensione.
"Continueremo a ricevere i dolci di tua nonna, Aurora?" Le chiese Marlene, con un'occhiata speranzosa.
Mary la guardò ad occhi sgranati. "Marlene! Con tutti i dolci
che si fanno sotto le feste, tu vai ad elemosinare da Aurora?! Sei
un'ingorda!"
Aurora rise di gusto. "Sta' tranquilla, Mary, se conosco mia nonna
probabilmente cucinerà per un esercito...Ve le tirerò
dietro, le paste, altrochè!"
"Ci conto!" Si intromise James, con un sorriso così ampio che sembrava stesse per spaccarglisi la faccia.
Il viaggio in treno fu divertente: Aurora, James, Remus e Sirius non si
smentirono, blindandosi dentro uno scompartimento e giocando a carte
per quasi tutto il viaggio, ridendo quando ad uno di loro esplodevano
le carte in faccia bruciacchiandogli le sopracciglia, sfidandosi a suon
di bonari insulti e progettando nuovi scherzi da fare al ritorno dalle
vacanze. E, naturalmente, mangiando.
Quando il paesaggio cominciò a diventare più urbano e
meno selvaggio, segno che Londra era vicina, Aurora si girò
verso gli amici con sguardo serio e disse: "Mi scriverete, vero?"
James sorrise malandrino: "Oh, sì, tutti i giorni!" Remus gli diede uno scappellotto e Sirius rise di gusto.
"Tranquilla, ci terremo in contatto senza dubbio!" La rassicurò quest'ultimo, sorridendole sincero.
Finalmente, l'Espresso rallentò ed entrò alla stazione di
King's Cross. Sul binario Nove e Tre Quarti c'erano già parecchi
genitori e parenti venuti a prendere i figli.
Sbirciando fuori dal finestrino, Aurora sospirò. "E' ora di tornare nel mondo reale, a quanto pare..."
Mentre scendevano dal treno, Aurora si fermò a salutare
brevemente le ragazze, ma riuscì soltanto a scambiare
un'occhiata e un cenno della mano con Lily, che era accanto a Piton e
si stava già dirigendo verso la barriera.
Una volta scesa sulla piattaforma, la bionda cominciò a
guardarsi attorno, cercando di individuare suo padre in mezzo al mare
di mantelle e cappelli a punta. Sentì che Remus, Sirius e James
erano ancora accanto a lei, ma quando si girò vide che solo il
primo e il terzo stavano cercando i genitori; Sirius se ne restava
appoggiato al carrello su cui aveva messo il baule, come se avesse
tutto il tempo del mondo da perdere.
Dopo qualche istante, la ragazzina sentì la voce familiare di
suo padre chiamarla. Si voltò e lo vide spuntare tra la folla,
con addosso un mantello e sotto abiti spiccatamente Babbani e un
sorrisone sulle labbra. Istintivamente rispose al gesto.
"Papà!" Esclamò, abbandonando momentaneamente il carrello
e correndo ad abbracciarlo. Neil la prese di slancio e la
sollevò da terra, ridendo.
"Ciao, piccola!" Le rispose lui, mettendola giù.
"E' diventata atletica, la nostra bimba, eh, Neil?" Un'altra voce
maschile li raggiunse, precedendo la comparsa di Ryan, ghignante come
il ceppo di Baba Raba.
"Nonno, sei venuto anche tu!" Disse Aurora, sorpresa, mentre abbracciava anche lui.
"Oh, non solo io, angioletto! Guarda un po' chi c'è?" E
puntò con il pollice dietro la sua spalla, dove Aurora vide...
"NONNA!" Gridò di gioia, saltando letteralmente addosso a
Filomena, che stava facendo la sua gran bella figura con la pelliccia
di visone e i capelli, ancora molto scuri e folti, raccolti in un
elegante chignon, ma sciolse le arie da gran signora non appena si
accorse della nipotina.
"Piezz'e'core! Bambina mia! Ma
quanto sei bella? Come stai, hai mangiato? Il viaggio è andato
bene?" Le rifilò almeno una dozzina di domande mentre la
abbracciava forte, si abbassava al suo livello e la faceva girare per
guardarla bene.
Aurora ridacchiò. "Sì, nonna, più che bene, te lo posso assicurare!"
Intenta com'era a salutare la famiglia, Aurora non si era accorta che i
suoi tre amici non si erano mossi di un centimetro, lo sguardo fisso
sulla famigliola dell'irlandese.
James non sapeva se farsi prendere dall'eccitazione all'idea di
conoscere Ryan Clarke-Darcy, il mito di suo padre, o rimanere sconvolto
dall'aspetto giovanile della nonna dell'amica. "Quella è sua nonna? Sembra più giovane di mia madre!" Pensò, sforzandosi di non lasciar cadere la mascella come un imbecille.
Remus sorrideva, vedendo che, nonostante la palese assenza della figura
materna, Aurora aveva chiaramente una vita felice, a casa sua; si
chiese se, in circostanze diverse, anche lui avrebbe potuto avere una vita così.
Sirius si sentiva stranamente a disagio: non riusciva a staccare gli
occhi dal gruppetto e provava l'enorme desiderio di essere anche lui il
ricevente di quegli abbracci, di quei baci, di quei sorrisi, persino di
quelle apprensioni con cui la signora Clarke-Darcy stava subissando la
nipote! Eppure era perfettamente consapevole che quando fosse arrivato
a casa, non avrebbe trovato nulla del genere ad attenderlo; nella
migliore delle ipotesi, lo aspettavano silenzio e indifferenza, come se
fosse stato parte della tappezzeria.
Nella peggiore...
Sirius fu riscosso dai suoi pensieri dalla voce del padre di Aurora, che si era avvicinato trascinato dalla figlia.
"Così, loro sono i tuoi amici, tesoro?" Chiese, sorridendo cordiale ai tre ragazzini.
Aurora annuì, ancora sorridente e li presentò: "Ragazzi,
lui è Neil, mio padre...Papà, loro sono Remus Lupin,
Sirius Black e James Potter, i miei compagni di Casa e migliori amici!"
"Salve, signor Clarke-Darcy!" Dissero i tre, quasi all'unisono. Neil ridacchiò bonario.
"Niente signore, giovanotti,
mi fate sentire vecchio! E' un piacere conoscervi, Aurora mi ha scritto
tantissimo di voi!" Allungò loro una mano perchè la
stringessero. I tre, entusiasti all'idea di essere trattati come degli
adulti, ricambiarono volentieri la stretta.
Aurora presentò loro anche i nonni e James non potè
trattenersi dal dire: "Signor Clarke-Darcy, lei è l'idolo di mio
padre, lo sa?"
Ryan scoppiò a ridere di gusto, scompigliando i capelli
già caotici dell'occhialuto. "Addirittura! Non sapevo di avere
un fan club!"
Filomena lasciò letteralmente di sasso i tre Grifondoro quando
si chinò a baciar loro le guance e ad abbracciarli. Sirius
rimase immobile per un minuto abbondante, come sotto Petrificus Totalus. Nessuno lo aveva mai salutato così.
"Siete così magri,
ragazzi miei! Ma vi danno da mangiare, in quella scuola? Soprattutto
tu, Remus, hai l'aria di qualcuno a cui non farebbe male una dieta di
lasagne, piccino!"
Aurora se la stava spassando alla grande, mentre Neil cercava di convincere la madre che no, gli amici di sua figlia non erano sciupati!
"James?!" Una voce maschile interruppe la loro conversazione e il
ragazzo interpellato si voltò, vedendo che la folla si era
diradata.
"E' mio padre, devo andare! Vi mando un gufo appena possibile, ragazzi!
Buon Natale!" Si congedò sorridendo, per poi spingere il
carrello verso un uomo dai capelli brizzolati e fuori controllo come i
suoi che, nel vederlo avvicinarsi, gli rivolse un gran sorriso e lo
abbracciò.
"Ci sono anche i miei...ci sentiamo presto, Aurora, Sirius! E' stato un
piacere conoscervi, signori Clarke-Darcy!" Disse Remus dopo qualche
istante, muovendosi verso una coppia sorridente che lo aspettava
appoggiata alla barriera. La signora Lupin lo abbracciò con
slancio e il signor Lupin gli diede una pacca sulla spalla, prima di
prendere il controllo del carrello e guidare la famiglia fuori dal
binario.
Aurora si voltò verso Sirius. "Vedi nessuno?"
Il ragazzo scosse la testa, facendosi cadere una ciocca di capelli
davanti agli occhi. "Zio Cygnus avrà mandato un elfo domestico a
prendere Bella e Cissy e comunque, di accodarmi a quelle due non ci
penso proprio! Potrei tornare a casa da solo, ora che ci penso, tanto
la strada la so..."
Aurora lo interruppe, sconvolta. "Da solo, a Dicembre, con un bagaglio
di quelle dimensioni, nel bel mezzo della capitale? Ti si è fuso
il cervello?!"
Sirius scrollò le spalle con aria indifferente. Aurora
incrociò le braccia e si mise a fissarlo con quel cipiglio che
James aveva soprannominato 'da domatrice di Draghi', nel chiaro tentativo di dissuaderlo senza dire una parola.
Neil, Ryan e Filomena assistettero alla scena divertiti e un po'
confusi. Perchè i genitori di Sirius non erano venuti a
prenderlo? E perchè il ragazzino non sembrava minimamente
turbato dalla cosa?
"Ah, eccoti qua, piccola canaglia!" Un'allegra voce maschile venne dalla loro sinistra, facendoli girare tutti insieme.
Il viso di Sirius si illuminò con un sorriso. "Zio Alphard!"
Di fronte a loro si parò un uomo alto e robusto, ancora di
bell'aspetto, con un sorriso malandrino molto simile a quello di
Sirius, così come i capelli neri e scompigliati, anche se quelli
avevano già delle striature grigie; gli occhi, invece, erano di
un bel colore scuro.
"Scusa il ritardo, giovanotto, ma quella piccola megera di Trixie non
la smetteva più di starnazzare...e lo sai quanto diventa
rabbiosa se si va via mentre sta ancora parlando!" Si giustificò
Alphard Black, scompigliando i capelli del nipote, che rise. Il
ragazzino non fece in tempo a replicare che lo zio spostò gli
occhi su Aurora e gli occhi gli si illuminarono.
"Ma a quanto pare, eri in ottima compagnia...Fai già conquiste, eh? Bravo, bravo!" Commentò, dandogli una sonora pacca sulla spalla.
Aurora si limitò a sollevare un sopracciglio, un po' interdetta,
ma Sirius divenne rosso come lo stendardo di Grifondoro e
sibilò, scandalizzato: "Zio! E' un'amica!"
Si voltò a guardarla, uno sguardo quasi supplice negli occhi
grigi, come a voler chiedere scusa in ginocchio per l'imbarazzante
parente. Aurora gli sorrise con gentilezza, facendogli capire che non
se l'era presa.
"Sarà meglio se andiamo, piccina...ho
la Sachertorte in forno, non vorrai che si bruci!" Si intromise
Filomena, strizzando l'occhio alla nipote e lanciando una rapida
occhiata a Sirius. "Bisognerà tenerlo d'occhio, il moro!" Pensò, trattenendo un sorrisino.
Aurora si illuminò a sentire il nome della torta e, assentendo,
diede un ultimo abbraccio all'amico per poi seguire la famiglia fuori
dal binario.
Sirius la guardò allontanarsi, quasi dimenticandosi che suo zio
era lì accanto a lui e stava sogghignando come lo Stregatto.
"Un'amica, eh? Finchè ne sei convinto..." Pensò l'uomo, prendendo il carrello con una mano e la spalla del nipote con l'altra, pronto per Smaterializzarsi.
Il giorno di Natale Aurora si svegliò prestissimo, ma nonostante
questo il grammofono era già acceso, l'album natalizio di Bing
Crosby che diffondeva la voce vellutata del cantante americano per
tutta la casa. La ragazza si stiracchiò, sentendosi
straordinariamente felice e non solo perchè quello era il giorno
più bello dell'anno, per lei.
Athena non era nella sua gabbia, ma la sua padroncina sapeva che
sarebbe tornata presto: la sera prima l'aveva mandata a portare i
regali a James, Remus e Sirius, quindi immaginava ci avrebbe messo un
po', dovendo fare tre viaggi in uno. Sorridendo, le mise i biscotti che
le piacevano tanto sulla mangiatoia della gabbia, poi si infilò
le pantofole e scese in cucina, seguendo la musica e il profumo di
caffè e dolci che si sprigionava dalla cucina.
Dopo aver scambiato auguri e abbracci con la famiglia, si godette la
colazione a dir poco abbondante che la nonna le aveva preparato
(sostenendo la superiorità della propria cucina rispetto a
quella di Hogwarts, tra l'altro), poi corse letteralmente ai piedi
dell'albero di Natale che aveva decorato insieme al padre pochi giorni
prima. Lì, lo sapeva, l'aspettavano i suoi regali.
"Santi numi, piccoletta, non vuoi più aspettare i tuoi vecchi
per scartare i regali? Ah, non c'è più la gioventù
rispettosa di una volta!" Ridacchiò Ryan, sedendosi sulla
poltrona accanto all'abete.
"Ha parlato l'uomo che dopo essersi diplomato ad Hogwarts è
scappato di casa per farsi un giretto attorno al mondo!" Lo
rimbeccò Neil, sarcastico.
"Dovresti ringraziare che l'abbia fatto, altrimenti tu,
mio caro, non saresti nemmeno qui!" Rispose a tono l'uomo, facendo un
cenno col mento alla moglie che li stava raggiungendo in quell'istante,
pulendosi le mani sul grembiule. Neil e Aurora risero.
Qualche minuto dopo, Aurora fece il breve resoconto di ciò che
la famiglia le aveva regalato: la nonna le aveva fatto una gonna di
lana verde foresta con sull'orlo delle piccole rondini, che aveva
l'aria di tenere un gran caldo, oltre ad essere carinissima; il nonno
le aveva donato un paio di orecchini a forma di testa di leone, rossi
con gli occhi dorati, che lei si era premurata di indossare subito,
pregustando già la successiva partita di Quidditch...Suo padre
le aveva preso un disco di Elvis Presley, perchè "per cominciare
è meglio un gran classico", che gli aveva promesso di ascoltare
il prima possibile.
Stava per dichiararsi soddisfatta quando sentì un familiare
formicolio sulla nuca e alzò lo sguardo verso la finestra, dove
vide arrivare in contemporanea due gufi sconosciuti e Athena, tutti con
un pacchetto portato a becco. Ad una seconda occhiata, riconobbe in uno
dei due misteriosi volatili il messaggero di James, l'iperattivo
Wronski. Un gran sorriso le fiorì sulle labbra, mentre si alzava
per andare ad aprirgli e farli entrare in casa.
I gufi si appoggiarono sul bordo del tavolino, occhieggiando con
sospetto Iside, la gatta dagli occhi verdi che li stava osservando con
curiosità, facendo ondeggiare la sua bella coda dalla punta
bianca. Aurora li salutò con tono dolce, carezzando le loro
piume e ringraziandoli per aver fatto il viaggio; prese i regali che le
avevano portato e offrì loro dei biscottini, mentre Athena se ne
volava in camera, dopo aver mordicchiato con affetto l'orecchio della
padrona.
La bionda si mise a ridere quando si rese conto che i doni provenivano
dai suoi amici: evidentemente avevano avuto la sua stessa idea!
Il gufo misterioso veniva da casa Lupin; Remus aveva infilato un
biglietto sotto al nastro, in cui le augurava buon Natale e sperava che
il regalo le sarebbe piaciuto...
Aggiungendo poi un p.s. in cui la ringraziava per il suo regalo (una scatola di cioccolatini formato famiglia, del suo gusto preferito)!
Aurora scartò il pacco e ci trovò dentro un libriccino, intitolato "Il Cacciatore di draghi", di
Tolkien. Sorrise, felice che il suo amico avesse azzeccato così
bene il suo carattere da sapere che, con lei, con un libro si andava
sul sicuro!
Athena le aveva portato il regalo di Sirius, di aspetto più informe rispetto agli altri due. Il biglietto recitava:
"Mi è sembrato piuttosto aderente alla tua natura...Buon Natale!"
Confusa, la ragazzina lo aprì e si trovò davanti ad un
grifone di peluche, soffice e molto realistico. Dovette pensarci su
qualche istante, poi capì la battuta e scoppiò a ridere.
"Un leone, come Grifondoro e
un'aquila come la mia abilità di parlare con gli
uccelli...Merlino, Sirius, sei veramente un personaggio!" Pensò, accarezzando le ali del pupazzo con tenerezza.
Infine, dopo essersi assicurata che Wronski fosse troppo intento a
mangiare per mettersi a saltellare e volare in tondo, prese in mano il
regalo di James, di cui non riuscì ad intuire nulla. Il
biglietto era altrettanto misterioso.
"Per vederci anche quando siamo lontani. Chiama e i Malandrini risponderanno!"
Chiedendosi perchè diamine James si fosse messo a
scrivere rebus invece che biglietti d'auguri, scartò il
pacchetto per trovarci dentro...
Uno specchio.
Uno specchio portatile, ovale, con una bellissima decorazione attorno alla superficie riflettente e sul manico.
"Per Circe, che gli è saltato in mente?" Si domandò, rigirando l'oggetto tra le mani per provare a cogliere qualche indizio sul suo utilizzo oltre a quello ovvio.
"Uno specchio? Beh, se questo non è il regalo più
bislacco che un ragazzo abbia mai fatto ad una ragazza, non so cosa
potrebbe esserlo!" Commentò Ryan, inclinando la testa per
osservare anche lui. "Spero solo che non sia un messaggio subliminale
su una tua ipotetica vanità!"
"Ne dubito, nonno...Anche perchè sennò dovrebbe
regalarselo da solo!" Commentò Aurora, scrollando le spalle e
decidendo che ci avrebbe pensato dopo.
Quel pomeriggio, seduta sul letto ad accarezzare il grifone peluche,
Aurora se ne rimase per degli abbondanti minuti a fissare lo specchio
appoggiato sul piumone, continuando a rimuginare sul biglietto di James.
"Per vederci anche quando siamo
lontani...ma gli specchi riflettono solo l'immagine davanti a loro! E
quel 'chiama e i Malandrini risponderanno'? Cos'è, una specie di
telefono?" Riflettè, mordendosi il labbro inferiore.
"Vedersi a distanza...chiamare per
ricevere risposta...e perchè ha usato il plurale? Anche agli
altri ha regalato uno specchio come questo?" Lo prese tra le
mani, soppesandolo e fissandosi nella superficie di vetro. Si
guardò le ciglia e i ciuffi ribelli di capelli che le
solleticavano il naso. E se fosse stato davvero come un telefono? Come
avrebbero fatto a vedersi?
"A meno che..."
"Oh, beh, provare non costa nulla, in fondo!" Borbottò
tra sè, prima di drizzare le spalle e scandire: "James Potter"
All'inizio sembrò non accadere nulla. Poi, la superficie
riflettente sembrò appannarsi da dentro, facendo scomparire il
volto di Aurora...
...per poi ritornare lucida, ma stavolta, nello specchio, non si vedeva più lei.
Ma il viso sorridente e scarmigliato di James.
"Ciao Aurora! Complimenti, sei stata la prima a indovinare come funziona!"
Lei lo fissò incredula per qualche secondo, per poi scuotere la
testa e darsi un pizzicotto sulla mano. "Jamie?! Sei...sei davvero tu? Ma come-?"
"Ma con la magia, è ovvio! Altro cimelio di casa
Potter...specchi comunicanti, ti piace? Ho pensato che ci sarebbero
stati utili per parlarci anche se ci avessero messi in punizione
separati o per quando siamo in vacanza! Non è un'idea geniale?"
Rispose James, visibilmente eccitato e compiaciuto con se stesso.
Aurora scoppiò a ridere. "Per tutti i Troll, James, è pazzesco! Anche gli altri ne hanno uno?"
James annuì. "Non so se possiamo farli funzionare tutti e
quattro contemporaneamente, anche perchè vorrei che Rem e Sir ci
arrivassero da soli, sennò gli rovino la sorpresa...Non so
davvero perchè ci mettano così tanto!"
La ragazza, vedendo che l'amico si rabbuiava, decise di distrarlo.
"Beh, mentre aspettiamo, perchè non mi dici se ti è
piaciuto il mio regalo?"
Gli aveva comprato dei guanti da Quidditch, nella speranza che non ne avesse già un paio.
James le rivolse un sorrisone pazzesco e disse: "Oh, erano fantastici! Tu e i miei vi siete messi d'accordo, per caso?"
"Perchè? Io non ci ho nemmeno mai parlato, con i tuoi genitori!"
"Semplice: la mamma mi ha regalato un Boccino e mio padre..." Sembrava
stesse per esplodere dalla gioia. "...La nuova Numbus 1001! Ha detto
che se voglio entrare in squadra, l'anno prossimo, tanto vale che lo
faccia con la scopa migliore!"
"James? Con chi stai parlando?"
La voce di Remus li colse entrambi di sorpresa, mentre Aurora vedeva il
viso di James rimpicciolirsi per lasciare spazio a quello un po'
emaciato di Remus, che però aveva un lato della bocca sporco di
cioccolata. Gli occhi ambra del ragazzino si allargarono nel vedere
anche il viso dell'amica nel suo specchio.
"Rem, finalmente! Cominciavo a pensare che non ci saresti mai arrivato!" Lo accolse l'occhialuto, sorridente.
"Ciao Remus...ti stai godendo il mio regalo?" Gli chiese Aurora,
strizzandogli l'occhio e indicandosi le labbra. Remus arrossì e
si pulì il viso.
"Ehm...sì, sono ottimi, grazie...che mi dici del mio?"
"Lo leggerò appena possibile, sembra interessante!" Rispose lei, sorridendo. James sbuffò pesantemente.
"Un libro, Rem? Sul serio?!" Bofonchiò, probabilmente sentendosi messo da parte.
"Ehi, a me piacciono i libri! Sei tu quello che non legge!" Replicò lei, fingendosi offesa.
"Non è vero! Solo che non mi sembrano materia da regalo, tutto
qui!" Commentò James, scompigliandosi ancora i capelli
all'altezza della fronte.
Bisticciarono ancora un po' sulla questione dei doni e Aurora chiese a
Remus se si era ammalato, ottenendo una risposta positiva.
"Mi sta già passando, tranquilla...il cioccolato è un vero toccasana!"
Era passata una buona mezz'ora quando James cominciò a preoccuparsi perchè Sirius non si era ancora fatto sentire.
"Secondo voi sta bene?" Chiese, con gli occhi nocciola carichi d'apprensione.
"Probabilmente è impelagato in un lungo pranzo di
famiglia...L'unico Natale in cui siamo stati invitati dai parenti
'aristocratici', non mi sono alzata da tavola prima delle quattro,
è stato traumatico!" Riflettè Aurora, rabbrividendo al
ricordo.
"Forse Aurora ha ragione...Non posso certo credere che non abbia capito
come far funzionare lo specchio!" Commentò Remus, accigliato.
Neanche a farlo apposta, Aurora vide che un altro angolo dello specchio
si stava offuscando e i visi di James e Remus rimpicciolirsi ancora,
pur restando chiaramente distinguibili.
Dopo qualche istante, il vetro tornò lucido, mostrando uno spazio scuro, come una stanza semibuia e al centro...
...il viso di Sirius.
"James, ti ho mai detto che sei un genio?"
"SIR!" Esclamarono in contemporanea Aurora e Remus, sorridendo per il sollievo.
"In realtà non lo fai molto spesso...Sarebbe carino sentirselo
ricordare, di tanto in tanto!" Ridacchiò James, facendo
l'occhiolino all'amico. Sirius rise.
"Allora, gente, come sta andando il Natale?" Chiese, sorridendo cordiale.
Per un po' si limitarono a ripercorrere quello che si erano detti fino
a quel momento, ringraziandolo anche per i regali; Aurora lo vide
arrossire quando Remus e James risero sentendo che cosa aveva regalato
a lei...
"Si può sapere come mai ci hai messo tanto, amico? Ti stavamo
dando per disperso!" Esclamò James ad un certo punto, squadrando
Sirius.
L'altro alzò gli occhi al cielo, mugugnando.
"Pranzo con la famiglia Black al completo, Jamie...uno dei miei
peggiori incubi, se posso dirvelo! Sono riuscito a rifugiarmi in camera
solo da un quarto d'ora e ho trovato i regali solo poco fa. Spero solo
che adesso mi lascino in pace per un po'!" Si passò la mano
sinistra sui capelli, per scostarseli dal viso.
In quel momento, Aurora sentì un brivido gelido correrle giù per la schiena, come un terribile presentimento.
"Sirius."
La sua voce era suonata così lugubre che tutti e tre la
fissarono, preoccupati. Ma il suo sguardo blu era fisso sul polso
sinistro di Sirius.
Polso avvolto in una fasciatura macchiata di rosso.
"Cosa ti è successo al braccio?"
Lo sguardo di James e Remus si spostò su Sirius e anche loro si
accorsero della fasciatura, un attimo prima che il ragazzo la facesse
sparire dalla visuale. Un po' troppo in fretta per i gusti di Aurora.
"Quello? Ah, niente...Stamattina sono andato a svegliare Regulus
saltandogli sul letto, lui si è arrabbiato e ci siamo messi a
fare la lotta. Mi ha spinto un po' più forte del previsto e sono
caduto male sul polso!" Rispose Sirius, con un tono straordinariamente
disinvolto, ma senza quasi guardare nello specchio.
Stava mentendo. Spudoratamente. E lo sapeva pure, il disgraziato.
Aurora poteva sentire le ondate di scetticismo emanate dal corpo di James anche attraverso l'oggetto magico.
"Allora perchè la fasciatura è sporca di sangue?"
Commentò Remus, gli occhi puntati sull'amico come quelli di un
cane da caccia che ha visto una lepre e non vuole perdersi un solo
movimento.
Sirius scrollò le spalle, guardando la fascia. "Non me n'ero
nemmeno accorto...mi sarò tagliato cadendo, mio fratello
è un tale casinista, chissà cosa c'era sul pavimento!"
Aurora non disse niente. Si limitò a fissarlo, intensamente,
pensando a ciò che, se fossero stati faccia a faccia
(letteralmente), probabilmente gli avrebbe detto dopo avergli rifilato
uno scappellotto.
"Nessuno di noi ci ha creduto,
Sirius. Ed è chiaro che non vuoi dirci la verità, o non
continueresti a mentire in modo così palese."
Sirius la guardò solo per un istante, ma i suoi occhi erano color acciaio e sembravano gridare: "Parliamo d'altro, per favore?"
Gli altri due sembrarono cogliere l'occhiata, perchè, nonostante
si vedesse che avevano una voglia matta di subissare Sirius di domande
fino a cavargli di bocca la verità, si piantarono un sorriso
sulla faccia e cambiarono argomento.
"Dì un po', vuoi sapere quanto veloce va la Nimbus? Ci ho passato su tutta la mattina!"
Quella sera, fissando la propria immagine riflessa sullo specchio,
Aurora sentì di nuovo una stretta alla bocca dello stomaco
pensando al polso fasciato di Sirius. Se si fosse fatto male cadendo
dal letto, un elfo domestico gl avrebbe sistemato le ossa in un
battibaleno...che bisogno c'era della fasciatura?
"Che cosa diavolo succede in quella casa?"
Nota dell'Autrice: Ebbene
sì, signore e signori, sono ancora viva! Non per molto, per
carità, sono ridotta ad una pozza di sudore e la settimana
prossima ho due esami da dare, ma intanto ho finito un altro capitolo!
Scrivere del periodo natalizio con questo caldo mi è sembrato
piuttosto surreale, devo ammetterlo...Infatti la prima parte del
capitolo non è che mi convinca molto, sono partita un po' in
sordina...la seconda invece l'ho scritta tutta negli ultimi due giorni
a ritmo serrato!
Come vedete, i ragazzi cominciano a lasciare il segno negli annali di
Hogwarts: si sono fatti aiutare dai gemelli Prewett, perchè
sennò come la prendevano la roba da Mielandia e da Zonko's? Il
passaggio del terzo piano non l'hanno ancora trovato!
Siccome sono cattiva, ho rovinato il clima natalizio con l'ombra lunga
della vita di Sirius a Grimmauld Place...ho dei forconi che avanzano,
se qualcuno vuole venire con me e Aurora ad infilzare Walburga!
Mi sono presa delle libertà con il discorso degli specchi
comunicanti: non mi sembrava simpatico che in un gruppo di quattro
soltanto due potessero comunicare con lo Skype dei maghi, così
ho aggiunto altri due pezzi et voilà, i Malandrini in videoconferenza!
I vecchietti hanno visto lungo...Ma Sirius ci metterà un bel po' per buttare l'occhio così avanti, fidatevi! ;)
Come al solito, ringrazio le meraviglie che mi hanno recensito in toni così entusiastici: la fedelissima GinnyW, Fenice_Malandrina523, Phoenix_01 e Ely_MM_elisa, che ringrazio anche per avermi messa come autore preferito (quale onore! *arrossisce*)
Un'ultima cosa: qualcuno di voi sa per caso come è stato tradotto nella versione italiana il gioco di carte Exploding Snap? Perchè a me proprio sfugge, al momento!
Detto questo, alla prossima!
JudithlovesJane