I titani

di La Mutaforma
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Ma davvero sto scrivendo su Yowapeda? Davvero? Io che non l'ho visto? Io proprio? 
Sì. A quanto pare l'ho fatto. 
Ops. 



Sconfitta.
Chissà perché questa parola gli era così affine.
L’aveva letta ovunque, in tutti i caratteri del mondo. In tutti i suoi sinonimi.
L’aveva studiata a lungo, la sconfitta.
Ci sono modi e modi di perdere. Teshima Junta li aveva sperimentati tutti.  
Sudato, le ginocchia ridotte ad un disastro di terra e sangue, i muscoli tremanti, le labbra sanguinanti, era rimasto sulla strada.
Teshima Junta era nato per perdere.
Un fruscio di ruote gli suggerì che si stava avvicinando qualcuno.
“Ho perso”
“Abbiamo perso” gli rispose Aoyagi Hajime scendendo dalla bicicletta.
“Ho trascinato anche te”
Lo risolleva. “Sono la tua ombra. Non posso andare lontano”
Era vero. Aoyagi era veloce. Il più veloce tra loro. Poteva pedalare a lungo, senza sosta.
Aoyagi tornava sempre indietro.
A raccogliere i suoi muscoli allo stremo.
Non sarebbero mai stati due ciclisti. E il podio era immerso in una luce inadatta ai loro occhi.
Lo guardò mentre gli tendeva la mano. “Alzati”
Anche perdere aveva un senso, insieme.
Si sollevò e poggiò la fronte contro la sua; lo guardava con forte determinazione, un ossimoro a giudicare dalle sue condizioni fisiche. Gli strinse le mani sulle spalle, per reggersi in piedi.
“Siamo due titani, Aoyagi”
Aoyagi annuiva con gli occhi, si riduceva a parlare il meno possibile. “Due titani”
Di quelli che combattono e perdono, e la loro forza è nel risollevarsi alla fine. E continuare insieme. 




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