Shae, cara Shae. Mi sembra di
aver già vissuto questa scena, non lo pensi anche tu?
La Torre del
Primo Cavaliere, il mio letto –perdonami, il letto di mio padre- e, ancora una
volta, decine e decine di piccole mani dorate che si snodano sopra il tuo
corpo, dal tuo ventre piatto e abbronzato su fino all’incavo del collo. Mi
sembra di averti già vista nuda, sebbene questo ricordo sia sfocato, come se
l’ultima volta fosse stata in un’altra epoca, non solo poche notti fa e tu… tu non sei cambiata affatto.
Prima che si
posassero su di me, - comprendo, mia cara, che tu non mi abbia notato subito,
eppure per te ero così imponente quando
entravo nelle mie stanze – i tuoi occhi avevano lo stesso velo sensuale,
sornione che così tanto mi affascinava di te, ma poi all’arrivo del tuo umile
gigante nascosto in un angolo buio, il terrore si è diffuso sul tuo volto.
E si che io
credevo di salvarti.
Shae, amore. Perché il tuo viso si è contorto davanti ai
miei occhi? Non era me che desideravi? Me soltanto, non il denaro di Casterly Rock, non il potere dei Lannister? Sei sempre stata brava a dire bugie, me ne
sono reso conto a mie spese. Ti sei divertita a dire alla mia dolce sorella
come io e la ragazzina Stark –si, cara hai ragione,
mia moglie. Povera Sansa.- abbiamo avvelenato il suo adorato figliolo? A
pensarci, avrei dovuto farlo. Sarebbe stato divertente. Ma io sono il Lannister sbagliato, il topo che percorreva i corridoi
della biblioteca, non il destriero che correva sui campi di battaglia. Io non
uccido, e quando ci provo, quando devo dimostrare il mio valore sul campo di
battaglia, mi arriva un’ascia in faccia
dall’ennesimo lacchè della dolce Cersei. Chiamala
pure fortuna. Ma tesoro, c’è sempre tempo per rimediare.
Quindi non
offenderti se continuo a stringere.
Padre, non
sapete che gioia rivedervi qui. Vi vedo ben inserito nelle mie stanze, anzi,
direi che la latrina vi dona. Sembrate così…umano.
Persino vecchio, azzarderei. No? Il grande Tywin Lannister non può essere fragile? Certo che no. Deve
dimostrare ad Approdo del Re ed all’intera Westeros
che i leoni comandano.
I leoni
interi, non i cuccioli mai cresciuti, ovviamente. Eppure padre, sembrate un
vecchio cosi fragile, cosi spaventato, accucciato sulla latrina cercando di
nascondere con quel vecchio camicione quelle parti a cui sono così grato di
avermi creato. Ah, non preoccuparti per Shae, lei sta
bene. – il segno viola intorno al collo, e il pallore innaturale del suo corpo
sono normali, almeno per una morta- Oh si, è morta. Non ci avresti mai pensato
vero? Che il tuo povero, deforme figlio, che la vergogna della tua vita,
nonostante tutto nascondesse sotto la maschera del folletto la criniera del
leone?
Avete paura?
Si che l’avete. Lo vedo, oltre quelle frasi sbruffone, oltre il tentativo di
pensare, di immaginare che vostro figlio –ora sono vostro figlio, vero?- mai vi
toccherebbe con un dito, figuratevi con un’arma. Per la prima volta posso
guardarvi dall’alto verso il basso, dal mio misero poco più di un metro
d’altezza.
Ed è così
soddisfacente.
Padre, vi
devo le bugie di una vita, vi devo anni di soprusi. E adesso voi siete qui, che
mi implorate di risparmiarvi –è la balestra che ho in mano a farvi pensar male
di me?- proprio come io ho implorato voi per Tysha,
quando me l’avete portata via, quando le guardie l’hanno picchiata e stuprata
davanti ai miei occhi sotto vostro, vostro ordine. Si potrebbe pensare che voi
mi dobbiate qualcosa, non credete?
Non siete
voi a dire che un Lannister paga sempre i suoi
debiti?