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Il mio
udito fu il senso che si risvegliò per primo. Udii quel fastidioso rumore di
sottofondo ch era simile ad una sveglia, lo sentii per molto tempo prima di
realizzare cosa fosse, mi ci vollero ore per prendere coscienza e risvegliarmi
del tutto. Dopo un po’ il rumore si fece più intenso e più vicino, i miei occhi
sembravano sigillati, non riuscivo a muoverli e neanche a capire dove fossero.
Quasi come se non avessi più coscienza del mio corpo. Dopo altro tempo che
sembrava infinito sentii una scossa sul dito, non l’avevo mosso io, si era
mosso da solo, ma almeno avevo individuato dove fosse. Provai a muovere quel
dito, ma non ci riuscii e per quanto riguarda le altre dita, non sapevo dove
fossero, non ricordavo più la fisionomia del mio corpo. Ma a poco a poco sentii
i brividi sul braccio, e individuai anche quello, e dopo molto tempo riuscii a
stabilire quasi tutte le parti del mio corpo senza muoverle.
Tutte tranne la
testa, quella la sentivo pesante e mi faceva male per lo sforzo perciò senza
volerlo, mi addormentai di nuovo. Il giorno dopo mi sveglia potendo muovere
tutte le dita, piano piano e dopo svariati tentativi, il rumore di sottofondo
si era fatto più chiaro e la mia mente si era risvegliata. Avevo riacquisito la
capacità di pensiero, quella di intendere e di volere almeno. Capii che mi
addormentavo spesso e mentre riflettevo molte volte non ricordavo ciò che stavo
pensando prima di addormentarmi, il mio corpo era stanco, la testa ancora
pesante e non riuscivo a muovere né le labbra che sembravano ancora incollate,
assieme alla lingua che invece sembrava scomparsa, e gli occhi erano ancora
chiusi. Ma mi sembrava di vedere, mi ero fatta un’idea di dove mi trovassi, o almeno
pensavo a molte cose che si figuravano davanti a me, perciò non sentivo il
bisogno di aprire gli occhi. Apparte il rumore della macchina dell’ospedale (
almeno così dedussi dopo un po’ di tempo) non sentivo nulla, solo gradualmente
mi accorsi che stessero passando intere giornate, poiché qualcuno entrava
spesso dalla porta, il che era scandito dal rumore della porta stessa e dalle
voci lontane che udivo quando questa si apriva. Entrava dalla porta se ne stava
lì per un po’, pregavo che spengesse del maledetto rumore, ma non lo fece. Il
giorno dopo venni svegliata da questa voce femminile e dolce che parlava con
altre due persone. Le conoscevo bene queste voci, una era di mio padre e
l’altra di mia nonna. Afferrai poche parole, -Come sta?-
-Si è stabilizzata, starà bene.- Continuarono per un po’ ma non mi andava di
sentirli parlare, stavo provando ad intervenire, provai a muovere il dito. Ce
l’avevo fatta! L’indice e il pollice si muovevano, provai a muovere le gambe e
le braccia ma non ci riuscii, provai a parlare ma niente. Stavolta non riuscivo
ad addormentarmi, mi stavo annoiando. Non ero più rimbambita come gli altri
giorni, questa volta sentivo tutto e riuscii anche a sentire il profumo di papà
e mamma nell’aria. Forse oggi c’era stata lei. Sicuramente, avevo riconosciuto
il suo profumo, lo spruzza sempre ovunque, ed è buonissimo. Poi più che altro
ci fu puzza di malato, ovvero di me. Altrimenti perché sarei qui, incollata da
qualche parte senza potermi muovere, né aprire gli occhi e la bocca?
Questa domanda venne velocmente sorpassata dal mio cervello, mi pulsò la testa
e mi scordai a ciò a cui stavo pensando, ma non ci feci molto caso. Il giorno
dopo aprii la bocca, lentamente le mie labbra di schiusero era come se per
tutto quel tempo avessi avuto della colla tra esse. Fui sollevata, feci un
ampio respiro dalla bocca, che mi fece male al petto, ma almeno sentii il
petto, che era una delle ultime cose che mancava all’appello. Inumidii le
labbra, mossi la lingua. Era una sensazione magnifica. Ma cominciai a pensare
al peggio, all’appello adesso mancavano solamente gli occhi e le gambe, per il
resto sentivo o muovevo tutto. Pensai di
essere diventata cieca, o forse non avevo più le gambe. Il panico s’impadronì
del mio cervello, non riuscivo più a pensare, avevo paura. Feci una serie di
ampi respiri, l’ultimo della quale non sentii neanche troppo male al petto.
Perché ero finita all’ospedale? Perché sicuramente ero all’ospedale, l0’ipotesi
che fossi morta era da escludere, sentivo troppe voci, troppi profumi
familiari. Chi ero? Pe rispondere a questa domanda mi ci volle un po’. Scoprii
di non ricordare quasi niente. Associavo voci e profumi a persone o a posti, ma
non ricordavo quasi nulla. Ma si finisce all’ospedale perché ci si è fatti
male, forse ho fatto un incidente. La testa mi ricominciò a pulsare, decisi di
smettere di pensare e agire.
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