Forbidden Dreams
Forbidden Dreams
"Dai, John. Dove stiamo andando?"
Paul provò a guardarsi intorno, rendendosi conto che sarebbe stato tutto inutile.
"Non sbirciare."
John prese le
mani del compagno, aiutandolo dal alzarsi dal letto matrimoniale e
conducendolo fuori dalla camera, fino a fargli raggiungere le scale che
li avrebbero portati al piano inferiore.
"Ti prego, toglimi questa benda. Non vedo niente."
"Sei molto perspicace."
"Non posso scendere le scale in queste condizioni!"
Il maggiore lo osservò, sorridendo dolcemente.
"No. Non puoi."
Con uno scatto,
si abbassò fino a raggiungere il suo corpo, sollevandolo e
sistemandolo sulle proprie braccia. Il ragazzo sobbalzò,
ritrovandosi improvvisamente in braccio al suo amante, senza sapere
cosa stesse accadendo.
"John!"
"Rilassati, principessa."
Iniziò a
scendere lentamente le scale, facendo attenzione non solo a mantenere
ben saldo il proprio compagno, ma anche a nascondere ogni cosa. E la
seconda impresa fu ben più ardua della prima, dato
l’eccessivo numero di domande poste da Paul.
"Dammi almeno un indizio."
"No."
"Uno piccolo piccolo."
“No, Paul.”
“Ti prego, soltanto uno.”
John sospirò leggermente, pensando a cosa avrebbe potuto rivelare.
"È uno dei tuoi sogni proibiti."
"Brigitte Bardot?"
Il ragazzo sentì un pugno raggiungere la propria spalla, lamentandosi per il lieve dolore causato dall'amico.
"Ahi! Ma che cosa ho detto?"
"Brigitte Bardot è il mio sogno proibito, tesoro."
Paul rise con
delicatezza, capendo che John non avrebbe mai rivelato nulla, prima del
tempo. Allungò le braccia, fino a circondare il suo collo e a
tenersi stretto ad esso.
"Dimmi almeno quanto ci vorrà prima di arrivare."
"Non molto."
Giunse al primo piano della casa, dopo quelle che alle sue braccia erano apparse come un’infinità di scale.
"Anzi, siamo già arrivati."
Fece scendere Paul a terra, notando la sua confusione, anche senza guardare realmente i suoi occhi.
"Come? John, saremo arrivati a malapena in salotto."
"Hai ragione, amore. Siamo arrivati in cucina."
John si
sistemò alle spalle del proprio compagno, spingendolo
leggermente in avanti per farlo entrare all'interno della stanza.
"Continuo a non capire."
Il più
piccolo avanzò ancora per un po', fino a quando non sentì
le mani di John raggiungere i capelli dietro la propria nuca. E in
qualche secondo, il ragazzo sciolse il nodo che teneva la benda legata.
Gli occhi di Paul impiegarono un po' per riabituarsi, ma dopo qualche secondo riuscirono a concentrarsi sulla stanza.
La luce era spenta.
Sul tavolo di
legno che ormai conosceva come le proprie tasche, delle candele erano
state disposte con attenzione per formare un cuore. Era preciso, era
così dolce, era decisamente perfetto.
E al centro di esso, un mazzo di rose rosse giaceva immobile, in attesa di essere ammirato da quegli occhi colmi di sorpresa.
Mai John aveva provato a stupirlo con qualcosa di simile.
Mai aveva pensato che il suo compagno avrebbe potuto apprezzare un gesto di quel tipo.
Mai aveva
semplicemente provato ad ipotizzare che la dolcezza avrebbe risolto le
cose, soprattutto in una situazione così complessa come la loro.
Una situazione
romantica, divertente, e in fondo piena d’amore. Ma allo stesso
tempo, una situazione che avrebbe portato molti guai, se i due non
fossero stati attenti ad ogni piccolo particolare.
“John..”
Il ragazzo restò dietro di lui, avvicinandosi al suo corpo e posando il mento sulla sua spalla.
Forse non aveva
bisogno di chiedere. Forse bastava quel sussurro meravigliato di Paul a
dire ogni cosa. Ma John aveva bisogno di una conferma.
“Cosa ne pensi? Credi che basti per farmi perdonare per ogni volta in cui ti faccio arrabbiare?”
Paul avvertì le mani del maggiore cingere i propri fianchi, mordendosi le labbra per trattenere un sorriso.
“Io non so cosa dire.”
Sentì le
sue labbra risalire lungo il proprio collo, fino a posarsi dolcemente
sul suo orecchio bisognoso di un suggerimento.
“Dì di sì. Ho organizzato tutto questo per te.”
“Avevi parlato del mio sogno proibito.”
“Hai
sempre detto che il tuo sogno è quello di essere invitato a cena
da me. Ma è un sogno proibito, perché non possiamo
mostrarci insieme in pubblico.”
Il minore rise con dolcezza, come solo lui era in grado di fare.
“Quindi questa sarebbe una cena?”
“Certamente.”
“E cosa c’è da mangiare?”
“Beh,
dovrei avere un po’ di riso avanzato. Ieri ho cercato di
mangiarne poco, per poterne avere di più questa sera.”
Paul scosse dolcemente la testa, divertito dalla scena che improvvisamente si era creata in quella stanza.
“Una cena romantica con un po’ di riso avanzato? Tu sì che sai farci, Lennon.”
John
portò le mani fino al primo bottone della sua camicia, quello
che terminava quasi all’interno dei pantaloni neri che Paul aveva
deciso di indossare.
“Dovrebbero esserci anche i biscotti di Julian.”
“Come rifiutare una proposta così allettante?”
“Una proposta da parte di John Lennon non si rifiuta mai, piccolo.”
Posò un bacio pieno di desiderio sul suo collo, avvertendo una miriade di brividi farsi strada sotto le proprie labbra.
“Non credo tu voglia mangiare, in realtà.”
“E io non
credo che tu dovresti parlare così tanto, Macca. È da
questa mattina che non facciamo altro che parlare, parlare..”
Lasciò
che il bottone abbandonasse l’asola che fino a quel momento
l’aveva tenuto stretto a sé, facendo sì che la
propria mano potesse tornare a sfiorare quella pelle al quale non aveva
avuto la possibilità di avvicinarsi, fino a quel momento.
“È vero. Oggi siamo stati sommersi di lavoro.”
“Non va affatto bene. Sono stato fin troppo dolce con te.”
Percorse il suo petto, riuscendo ad aprire ancora di più quella camicia così perfetta per lui.
Un lieve gemito
venne fuori dalla bocca di Paul, mentre i suoi occhi si socchiusero
sotto l’effetto di quei gesti, così attenti e delicati, ma
allo stesso tempo audaci e mirati.
“Non sai quanto sia difficile restare lontano da te.”
Il desiderio con
cui John pronunciò quella semplice frase lo fece quasi sembrare
spietato nei suoi confronti. Avrebbe voluto un maggiore autocontrollo,
avrebbe voluto parlare con dolcezza, almeno nel giorno del suo
compleanno. Ma si rese conto che non sarebbe mai stato possibile,
davanti ad uno spettacolo simile.
Paul
sembrò quasi non rendersene conto, ormai incantato dai suoi
movimenti. Tornò a parlare solo qualche secondo dopo, cercando
di riprendere il controllo e di puntualizzare, come sempre amava fare.
“Sbaglio o anche questo è uno dei tuoi sogni proibiti?”
Le braccia del
festeggiato si gettarono con dolcezza verso il proprio compagno, ancora
posto dietro di sé, cercandolo senza alcuna fretta. Afferrarono
ben presto il colletto della sua semplice maglietta nera, così
leggera e per niente elegante, riuscendo a sfilarla con maestria.
“Di che cosa stai parlando?”
“Io e te, il buio, le candele. È tutto ciò che hai sempre desiderato per noi.”
Accarezzò
i suoi capelli, stringendoli leggermente e desiderando in modo
disperato di poter guardare negli occhi quel ragazzo che per lui
contava più di ogni altra cosa.
Si voltò
improvvisamente, fronteggiandolo e sentendo il suo respiro caldo sul
proprio petto semiscoperto. Dovette fare appello a tutte le proprie
forze per non cedere lì, in un solo secondo.
“Io, tu, cosa importa? Non è forse la stessa cosa?”
John
portò nuovamente una mano sulla sua camicia, spingendolo
dolcemente e facendolo indietreggiare per un po’, fino a quando
le sue gambe non incontrarono uno dei morbidi cuscini del divano e si
lasciarono andare su di esso. Il ragazzo si distese, raggiungendo il
fianco sinistro di John e trascinandolo giù con sé.
“Tu volevi una cena solo per noi. Io volevo le candele. Mi sembra un perfetto compromesso.”
“E dimmi. Quando saremo costretti ad interrompere questa ‘cena’?”
Paul si
sollevò leggermente, lasciando che il compagno sfilasse
quell’indumento che per troppo tempo era rimasto su di lui. Le
maniche percorsero tutto il proprio cammino lungo le sue braccia, e
solo quando la camicia cadde sul pavimento, anche John si adagiò
nuovamente sul compagno, lasciando che il proprio petto rabbrividisse,
a contatto con il suo.
Così caldo, così bisognoso.
Così familiare.
“Cynthia e Julian torneranno domani sera.”
Quelle parole
fecero breccia nel cuore di Paul, che improvvisamente si sciolse sotto
l’effetto dei baci che John stava posando sul suo petto.
Si sentì incapace di pensare, si sentì incapace di muoversi e di formulare una frase adeguata per rispondere.
“Dici davvero?”
“Sì. Questa notte rimarrai qui.”
Il maggiore spostò lo sguardo su di lui, sentendo il respiro già in parte affannato.
“Questo è il mio regalo per te. Non abbiamo mai passato un’intera notte insieme.”
Era la
verità. Per molto tempo avevano sperato di poter trascorrere un
po’ di tempo da soli, tra le coperte di un letto che non fosse
costretto a cacciarli dopo qualche ora. Non avrebbero mai voluto una
relazione simile, non avrebbero mai voluto basare ogni cosa sul sesso.
Ma la vita li aveva costretti a farlo.
Avevano
già dormito insieme, ma Amburgo non contava davvero: non erano
da soli, non erano liberi di fare ciò che desideravano, ma
soprattutto non erano ancora decisi a far prevalere il loro amore su
tutto il resto. Erano ancora troppo giovani per capire.
E due ore nel letto singolo in casa di Mimi non poteva di certo essere considerato come un qualcosa di romantico.
Il volto di Paul, in quel momento, esprimeva ogni cosa.
Stupore, felicità, incredulità.
Tutti quei
ricordi si stavano affollando nella sua mente, davanti alla nuova
prospettiva che John gli aveva offerto. Decisamente la più
felice della sua vita.
Non c’era
davvero bisogno di parlare ancora. Non c’era bisogno di dare o di
chiedere spiegazioni. Non c’era neanche bisogno di mangiare, in
realtà. Persino Paul, in quel momento, aveva perso tutto
l’appetito.
“Cosa ne dici? Ti piace il mio regalo?”
Il ragazzo lo
osservò ancora per un po’, pensando a come quelle folli
idee fossero balzate nella sua mente. Ma forse non importava davvero.
A cosa serviva
pensare? A cosa serviva indugiare ancora, nell’attesa di qualcosa
che entrambi avevano desiderato per così tanto tempo?
A cosa serviva
porre delle domande a cui, comunque, neanche John avrebbe dato
risposta? Non importava sapere come avesse potuto pensare a quelle
sorprese così diverse dalla solita fuga d’amore nel retro
del Cavern Club.
È pur sempre John Lennon.
“Il migliore che abbia mai ricevuto.”
Il regalo che per anni aveva sognato.
Il regalo che nessun altro avrebbe mai potuto acquistare, neanche con tutto il denaro del mondo.
Il suo sogno proibito.
Il loro sogno proibito.
Ciao a tutti :D Dunque, so di essere
in ritardo per il compleanno di Paul, ma in questi giorni non avevo la
minima ispirazione >.< E' arrivata soltanto ieri, e non avevo il
tempo materiale per scrivere : Comunque, meglio tardi che mai :D
Per la felicità di QUALCUNO,
ho riprovato con una fluff, se così può essere definita
:D Ma non vi preoccupate, tornerò presto con il mio genere
prediletto :D Insomma, tutti mi hanno parlato del risveglio di John e
Paul il giorno del suo compleanno, io ho trattato una parte un po'
più delicata :D Ma vedere tutto quel fluff in un solo giorno mi
ha contagiata :3 E poi.. L'angst per il compleanno è esagerato
anche per me :D
Bene, quindi ringrazio tutti coloro
che leggeranno la storia, e colgo l'occasione per ringraziare anche
tutti coloro che stanno seguendo la long :3 Siete dolcissimi :D
E in particolare, devo ringraziare il
mio dolcissimo Lui, che in questi giorni è fuori città,
ma che riesce lo stesso ad essere la dolcezza fatta persona :)
A presto!
Peace&Love,
ringostarrismybeatle
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