Buonasera!
Che cosa è mai questa, vi chiederete?
Penso
che si possa definire una poképasta, o almeno questo
è quello che
desideravo creare quando l'ho scritta durante una lezione... che
dire? È il mio primo tentativo di fare una cosa del genere,
quindi
non mi aspetto acclamazioni; se però lasciaste un commento,
positivo
o negativo che sia, ve ne sarei grata. Preannuncio che la pasta, se
tale vogliamo definirla, è pressoché compiuta e
che a questo
faranno seguito altri due capitoli.
Bando
agli indugi, vi lascio alla lettura: spero possa essere di vostro
gradimento!
Afaneia
La Spettrosonda
Egli
si svegliò d'improvviso, ma i suoi occhi si aprirono su un
nero buio
imperscrutabile, e quell'oscurità lo spaventò:
emise un grido
disumano, tanto terribile da sembrare proveniente da qualche luogo
molto al di fuori del suo corpo. Si trovava in un luogo buio e
silente e sentiva il suo corpo stendersi nudo e immobile su un piano
rigido, strettamente avvinto come da cinghie... Dove si trovava? Non
ricordava nulla. Provò a scuotersi, ad agitarsi, a ritrarre
contro
il busto le braccia e le gambe, ma invisibili legacci gli serravano
polsi e caviglie e le sue dita annasparono e tentarono invano di far
forza contro quei freni che lo avvincevano. Egli sentiva crescere in
sé la disperazione, sentiva il proprio petto riempirsi
d'angoscia
mentre le sue membra si contraevano al freddo nel buio, e insieme
provava tutto l'imbarazzo del suo corpo molle, delle sue
intimità
flosce e visibili a tutti al minimo filo di luce...
"Aiuto!
C'è qualcuno qui? Venite ad aiutarmi!"
Ma
le sue grida sembravano prolungarsi senza scopo nell'aria immobile,
le sue parole si accavallavano con la loro stesssa eco, rimbombavano
come su concave pareti; tornavano a invertirlo, quasi schernendolo
per la sua solitudine, come a dirgli che l'eco stessa sarebbe stata
l'unica risposta alla sua chiamata. "Aiuto!" tornò a
ripetere disperatamente, cominciando a temere che forse realmente non
vi sarebbe stata per lui altra risposta che le sue proprie parole.
E
d'un tratto, senza preavviso, una luce abbagliante si rivelò
nell'oscurità ed egli si ritrovò a chiudere gli
occhi acciecato,
cercando di aggrapparsi al buio che rimaneva nelle sue palpebre
chiuse, e poi a sbatterle furiosamente nell'ansia di guardare. Scorse
oscure figure muoversi ai margini del suo campo visivo, le vide
agitarsi, scambiarsi e scomparire tra stridule risate sguaiate,
agghiaccianti.
"Aiutatemi!"
gridò disperatamente. "Aiutatemi, vi prego!"
D'un
tratto una voce nitida si levò sopra le altre in risposta
alla sua e
tutte le altre fecero silenzio quando essa parlò.
La
voce gli chiese: "Qual è il tuo nome?"
Egli
sgranò gli occhi in quella luce, mentre le sagome ora mute,
indistinte, avanzavano incombendo verso di lui da ogni parte.
Un
nome? Ne aveva dunque egli uno?
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