I liceali

di cardi
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EPILOGO

"Ma io dico, ma di quale maturità vogliamo parlare? La maturità nata dalle esperienze, dalle amicizie nate, finite e tornate, tra cotte e amori? La maturità alla quale ci hanno portato i voti brutti, i voti eccezionali, le prese in giro e i complimenti? La maturità nata dopo le bevute, le canzoni urlate, le scopiazzature e il campare di rendita? I capodanni,la piscina, gli europei e ora i mondiali. La maturità dopo i 18 anni, le feste, le bevute, le foto, quei tacchi maledetti e le scarpe di ricambio. Chissà se davvero il liceo ci insegni ad essere maturi e non l'arte del cazzeggio."
La mano di Moli era stretta alla mia, gli occhi erano pieni di lacrime ma le nascondevo, lí davanti a me la mia sorellina aveva appena letto a tutta la scuola il solito noioso discorso di addio del quinto. Sulla scalinata della Sala Grande c'erano seduti tutti quei ragazzi che in cinque anni avevano fatto su e giù nelle scale di casa mia come fosse un albergo, li c'erano o ragazzi che per un anno intero non mi hanno fatto sentire una semplice primina, ma un "forte". Lí c'era seduto tutto ciò che era stato il liceo per me, ed ora se ne stavano andando.
Alessandro da dietro mi scompigliò un po' i capelli, mi voltai e gli sorrisi evitando lo sguardo di Simone che non mi aveva ancora perdonata. Rosa e clarissa mi lanciarono un sorriso e mi vennero ad abbracciare. Non molto lontano, tra la fila di gente, quel ragazzo mi sorrideva. 
 




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