My pride, your prejudice

di mononokehime
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Capitolo 6

 

Darcy ed Elizabeth restarono in silenzio per alcuni lunghissimi istanti, guardandosi negli occhi.

Come se solo così potessero trovare tutte le risposte alle proprie domande.

Leggendosi dentro a vicenda, rivelando più di quanto non avrebbero avuto il coraggio di fare a voce.

Una conversazione silenziosa e senza riserve, che avrebbe dissipato i dubbi e allontanato le incomprensioni.

Elizabeth si asciugò le lacrime e sospirò. Poi le sfuggì un debole sorriso.

“Come sono ipocrita... Vi ho respinto e ferito, vi ho causato dolore e preoccupazioni per mesi, e anche adesso... Adesso che siete di fronte a me, come non avrei più osato sperare, riesco a farvi soffrire...” sollevò lo sguardo e lo rivolse verso il viso di Darcy, “... Com'è possibile, dunque, che io in questo momento sia così felice?”

Darcy sentì che il peso che portava sul cuore da mesi si era dissolto. Elizabeth era di fronte a lui, era riuscito a dirle ciò che provava.

“Signorina Elizabeth...”

Si avvicinò lentamente a lei, quasi nel timore che fuggisse. Con delicatezza, le asciugò una lacrima che aveva preso a scorrere sulla sua guancia liscia. Lei chiuse gli occhi, assaporando il suo tocco lieve. Poi lo guardò.

“Signorina Elizabeth, vi amo con tutto me stesso. La mia vita senza di voi non ha significato. Tutto ciò che desidero è restare sempre accanto a voi, ogni giorno della mia vita, a partire da questo stesso istante, se lo volete” si interruppe per inginocchiarsi davanti a lei, e le prese una mano tra le sue.

“Elizabeth Bennet... volete concedermi l'onore di diventare mia moglie?”

Ella non riuscì più a trattenere le lacrime, che iniziarono a scendere dai suoi occhi scuri senza tregua. Annuì, poiché non riusciva a proferire parola.

“Sì, signor Darcy... desidero diventare vostra moglie, con tutto il cuore” disse infine.

Alla risposta di lei, Darcy si sentì ricolmo di una felicità che non avrebbe mai creduto possibile.

Era accaduto tutto così in fretta che gli sembrava di sognare.

Elizabeth gli sfiorò la guancia con la punta delle dita, e a quel tocco leggero ogni dubbio scomparve, lasciando spazio ad un amore intenso e sconfinato.

“Vi amo, signor Darcy” mormorò Elizabeth.

“Fitzwilliam, vi prego, signorina Elizabeth” la corresse lui, prendendole le mani e portandole alle proprie labbra.

“Allora vale anche per voi... Chiamatemi Elizabeth, mio caro Fitzwilliam”

“Elizabeth... amore mio”

La baciò sulla fronte, quasi a suggellare un tacito patto d'amore. Protrasse il contatto a lungo.

In quell'unico bacio tutto il dolore di quei mesi lontano da lei si annullava, e si faceva strada una promessa di felicità.

La felicità di poterla finalmente avere accanto a sé, a dispetto della disparità di rango e delle opinioni della gente.

La felicità di amarla immensamente, e di essere amato da lei.

Quando Darcy la guardò negli occhi, Elizabeth sorrideva. Pensò di non avere mai visto una creatura più incantevole di lei.

Elizabeth... amore mio.

 

 

Certamente gli invitati al ballo di Rosings avrebbero avuto qualcosa da raccontare di quella serata.

Non capitava tutti i giorni di vedere il signor Fitzwilliam Darcy di Pemberley, nipote di Lady Catherine de Bourgh, fare il proprio ingresso nella sala principale della villa gremita di persone dando il braccio ad una donna.

Lady Catherine, si disse, diventò paonazza dall'ira. Tutti nella sala ammutolirono e lasciarono il passo alla coppia.

C'è poi chi giurò, spesso senza essere creduto, che il signor Darcy sembrasse quasi sorridere.





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