Ricordati di Amarmi

di Cassandra Dirke
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15 anni prima.
Circa.


Piove.
Ho otto anni e mi sono rifuggiato sotto il mio letto.
Fuori dalla finestra della mia stanza il vento soffia così forte da far tremare il vetro e i tuoni non danno un attimo di tregua. Il cielo è talmente e costantemente illuminato che sembra quasi giorno.
Ho paura.
I temporali non mi piacciono per niente e questo ha tutta l'aria di essere il peggiore in assoluto.
Piove. Ho otto anni. E sto tremando sotto il mio letto in fremente attesa di mamma e papà.
Ho l'orecchio attaccato al freddo pavimento e sento chiaramente il rumore dei passi. Deglutisco, trattenendo il respiro per non far rumore. Il tempo fuori si calma, quasi per farmi il verso, e sento il sangue pulsarmi nelle orecchie. Chi c'è dietro la porta della mia stanza? Perché sta in silenzio?
Due colpi leggeri al legno e poi una voce.
< Misaki? >
Mi scappa un sospiro di sollievo. < Takahiro! > mormoro uscendo in fretta e furia dal mio nascondiglio.
Mio fratello. Il mio amatissimo fratello ora è con me. Sono salvo e non ho più paura. Spalanco la porta e lo guardo.
È alto. Così alto che penso non avrebbe problemi a salire in cielo. Così alto che potrebbe benissimo alzarsi e rapire il sole. Il suo sguardo mi colpisce, è talmente simile allo sguardo di papà che mi fa sentire allo stesso modo: al sicuro, protetto. Ma il suo sorriso ha tutta la dolcezza della mamma. Così dolce che mi fa sentire amato.
< Mamma ha chiamato > dice porgendomi il telefono di casa. < Stanno arrivando, ma a causa del maltempo faranno un po' tardi >
Prendo il telefono e lo appoggio all'orecchio.
< Misaki? > la voce di mia madre sembra distante, ma riesce comunque a tranquilizzarmi. < Stiamo tornando, tesoro. Tu aspettaci e non avere paura dei tuoni, ok? >
< Sì, mamma > dico sorridendo. Quando c'è lei nessun rumore può spaventarmi.
Sento la sua risata cristallina. < Misaki, papà dice che ti vuole bene e te ne voglio anch'io >
< Anch'io! > rispondo.
< Papà e mamma tornano tra poco, fa' il bravo >
< Sì! > prometto. 
Ho otto anni e non so ancora cosa voglia dire davvero promettere una cosa. Ma, malgrado abbia otto anni, per una volta sono l'unico a mantenere la promessa che ho fatto.

Questa mattina
Circa.

Piove.
È una di quelle giornate che ti fanno passare la voglia di uscire.
È una di quelle giornate autunnali, già fredde, che ti ricordano che l'inverno è alle porte. 
È una di quelle giornate umide che ti fan venire voglia di stare chiuso in casa, all'asciutto, magari davanti ad un cammino acceso, con una cioccolada calda fumante tra le mani.
L'ho detto, è una di quelle giornate che preannunciano l'inverno.
E ho freddo.
No, non freddo da mal tempo.
È un freddo diverso. Un freddo che non viene da fuori, ma da dentro il mio corpo.
Un freddo che non raggiunge le ossa, ma che parte proprio da quelle.
E non vedo l'ora che Lui torni. Perché Lui sa sempre come riscaldarmi.
Guardo l'ora. È appena mezzoggiorno, e Lui ha detto che tornerà per le tre.
Lo ha promesso.
Quindi non posso fare altro che aspettare.
Perché gliel'ho promesso.




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