18. SORPRESE, EQUIVOCI E
LITIGI
Non appena la pioggia cessò, Ginny salutò Harry e si
diresse a casa propria, ripensando al pomeriggio appena trascorso. Lei e il
ragazzo lo avevano passato in camera di lui a guardare la tv in tutta
tranquillità, per lo meno fino a quando non aveva avuto inizio il temporale. In
quel momento Harry aveva spento la tv, e il resto del tempo erano rimasti sul
letto ad ascoltare la pioggia che scrosciava sui tetti e che cadeva al suolo,
parlando tranquillamente del più e del meno.
C’era stato un tuono più forte degli altri, e lei era
saltata in aria, sussultando e stringendosi ancora di più ad Harry, che si era
limitato a ricambiare l’abbraccio e darle dei bacini sulla fronte. Le era
piaciuto stare tra le sue braccia, si era sentita davvero al sicuro.
Era talmente immersa nei propri pensieri che non si
accorse che ormai era arrivata a casa. Aprì la borsa, vi rovistò per cercare le
chiavi, e poco dopo aprì la porta. Si stupì di non trovare a casa nessuno, poi
si ricordò che le madre le aveva detto che doveva sbrigare delle commissioni,
tra cui fare la spesa, e che Fred e George erano usciti. C’era solo Ron a casa,
e probabilmente stava dormendo o giocando alla play-station, per cui troppo
immerso nelle sue attività per notare che lei fosse arrivata.
Ginny salì quindi al piano di sopra, e sbirciò nella
camera del fratello, per salutarlo. Rimase letteralmente a bocca aperta di
fronte a ciò che si presentava davanti a suoi occhi: il fratello era sul letto,
sdraiato, con Hermione al suo fianco. La cosa più sorprendente, però, era che
entrambi fossero seminudi.
“No, non può essere!” pensò subito, allarmata. Sì,
sospettava che il fratello e l’amica le nascondessero qualcosa, ma non credeva
che fossero già arrivati a quel punto. Lei ed Harry, che ormai erano
assieme da mesi, non avevano nemmeno sfiorato l’argomento, per cui le risultava
difficile credere che Hermione e Ron fossero già arrivati al sodo.
- No, Ginny, non è come sembra! Non è assolutamente come
pensi! – proruppe il ragazzo, poco dopo, accortosi della presenza della sorella
e della faccia sorpresa con cui li fissava. Era ovvio che ad un esterno la
scena potesse sembrare equivoca.
- Beh, io mi baso soltanto su quello che vedo… - disse
Ginny, tentando di fare dell’ironia, poi, dirigendosi verso il letto e
sedendosi sul bordo, aggiunse: - Quindi se dite che non è come sembra, credo
che voi due mi dobbiate delle spiegazioni.
Così Ron ed Hermione le raccontarono tutto: del bacio al
pigiama party, del ballo, del giorno dopo, di quando si erano finalmente
chiariti e avevano deciso di fare tutto di nascosto… Fino a quel pomeriggio,
quando erano stati sorpresi dalla pioggia ed erano tornati a casa fradici.
- Bene. Ora ho capito tutto. E vi dirò che avevo già
intuito qualcosa, ho fiuto per questo genere di cose. – disse Ginny alla fine
del racconto, poi aggiunse: - Hermione, vieni in camera mia, così ti do
qualcosa di asciutto? Presumo che i tuoi vestiti siano ancora bagnati.
Hermione si alzò, prese dal letto l’asciugamano e se lo
avvolse attorno al corpo, poi si diresse in camera dell’amica, che, in
silenzio, iniziò a frugare nell’armadio. Poco dopo le porse un paio di
pantaloni della tuta e una maglietta, dicendole: - Tieni, questi dovrebbero
andarti bene. I pantaloni sono una taglia in più della mia, li uso in casa per
stare comoda. Per la maglietta non dovresti avere problemi.
- Grazie. – disse semplicemente Hermione, imbarazzata,
dopodichè iniziò a vestirsi. In una situazione normale avrebbero riso e
scherzato, commentando come le sarebbero stati i vestiti, ma quella era una
situazione straordinaria, purtroppo.
- Perché non me lo hai detto subito? – le chiese poi
Ginny, sedendosi sul letto e invitando l’amica a fare altrettanto. Il suo non
era un tono di rimprovero, però. Aveva l’aria dispiaciuta, era delusa, credeva
che Hermione non si fidasse più di lei e voleva capire il perché. Aveva forse
sbagliato qualcosa senza rendersene conto?
- Io… Ho avuto i miei buoni motivi. – rispose bruscamente
Hermione, sulla difensiva, abbassando lo sguardo e incrociando le braccia,
chiudendosi a riccio in se stessa. Si sentiva accusata dalla sua migliore
amica, ed era proprio quello che aveva temuto fin dall’inizio della ‘storia’
con Ron.
- E quali sarebbero, sentiamo? – chiese Ginny, che voleva
andare fino in fondo alla faccenda.
- Beh, io… Era una cosa che doveva restare solo tra me e
Ron.
- Ma perché non me lo hai detto?
- E perché avrei dovuto? Per farmi accusare, come stai
facendo ora? – sbottò Hermione, alzando lo sguardo.
- Io non ti sto accusando! Voglio solo sapere perché non
hai voluto fidarti. Sono la tua migliore amica, o sbaglio? – esplose Ginny,
alzandosi in piedi. Lei non stava puntando il dito contro nessuno, aveva solo
fatto una semplice domanda, era Hermione che aveva frainteso tutto.
- Sì, ma non posso tenermi qualcosa per me? Soprattutto in
una situazione del genere? – disse quest’ultima, alzandosi a sua volta in
piedi.
- Se non ti fidi di me, di chi ti fidi, allora? Se mi
avessi detto tutto sarei stata comprensiva, ti avrei aiutata come avrei potuto,
non ti avrei certo accusata! Io… Io ci sono rimasta male, Hermione. Cosa
diavolo ti passa per la testa?
- Beh, scusa se avevo paura di sentirmi giudicata, scusa
se temevo che saresti andata da Ron a dargli una bella lavata di capo o che,
peggio, tu ed Harry vi sareste intromessi! È una cosa tra me e tuo fratello, ce
la dobbiamo sbrigare soltanto noi! – scoppiò Hermione, dopodiché uscì dalla
stanza, senza dare a Ginny possibilità di replica. Quest’ultima rimase a bocca
aperta, davvero non capiva la reazione dell’amica. Lei voleva soltanto sapere
se aveva fatto qualcosa di sbagliato per non meritarsi più la sua fiducia, ed
era stata fraintesa. Forse Hermione aveva preso quella come l’occasione buona
per liberarsi di lei, visto che evidentemente non si fidava più.
La mora, d’altrocanto, si era sentita accusata dalla
persona di cui si fidava di più, ed era esplosa, forse anche per lo stress
subito nelle ultime settimane. Si diresse a passo spedito in camera di Ron, che
nel frattempo aveva indossato una maglietta, e gli disse: - Vado a casa. Ci
vediamo domani.
Si avvicinò a lui e gli scoccò un bacio sulla guancia,
dopodiché se ne andò, lasciandolo perplesso. Il ragazzo, quindi, si diresse in
camera di Ginny e le chiese: - È per caso successo qualcosa con Hermione?
- Sì. Abbiamo litigato. – rispose bruscamente la sorella.
- Perché? – provò ad indagare Ron.
- Non voglio parlarne. Ora, se non ti dispiace, vorrei
stare un po’ da sola. – lo liquidò brevemente Ginny, spingendolo fuori dalla
porta e chiudendosi dentro a chiave, dopodiché prese il cellulare e mandò un
messaggio ad Harry, chiedendogli se quella sera avrebbero potuto vedersi.
- E poi è fuggita via senza nemmeno lasciarmi parlare! Io
non capisco. – finì di raccontare Ginny ad Harry, che fino a quel momento
l’aveva ascoltata pazientemente, senza interromperla. Come lei era rimasto
stupito dalla reazione di Hermione.
- Vuoi che provi a parlarle? – azzardò il ragazzo. Forse
sarebbe riuscito a scoprire qualcosa, ma soprattutto a far riappacificare le
due ragazze. Gli dispiaceva vedere Ginny così, stava male per il litigio avuto
con l’amica.
- No, per carità. Ti ringrazio per l’interessamento, ma te
l’ho detto, non vuole che ci intromettiamo. Non avrei neanche dovuto dirti di
lei e Ron, ma sai, dovevo sfogarmi e mio fratello non mi sembrava la persona
più adatta per farlo. – rispose Ginny.
- Beh, immagino. Ma tranquilla, non dirò nulla a nessuno
dei due, e domani sera farò il finto tonto.
- Non credo che domani sera si farà qualcosa, sai? Non in
questa situazione. Ci sarebbe troppa tensione, e un’atmosfera irrespirabile. –
disse la ragazza, sospirando.
- Non dire così, dai. Magari domattina verrà da te a
parlarti e chiarirete tutto. Oppure vai tu da lei, no? – propose Harry.
- Aspetterò che sia lei a fare il primo passo, non vorrei
peggiorare la situazione. Rischierei di essere nuovamente fraintesa. Spero che
non passi troppo tempo, però, prima che si decida.
- Oh, non essere così pessimista. Vedrai che si sistemerà
tutto. Avete litigato per una sciocchezza, penso che ormai se ne sarà resa
conto anche lei, o per lo meno lo farà presto. E spero che anche Ron glielo
faccia capire.
- Oh, non ci giurerei. È talmente idiota… Insomma, guarda
in che razza di situazione si è cacciato e in cui ha cacciato anche Hermione! –
sbottò Ginny che, dopo tanti ragionamenti, era giunta alla conclusione che la
colpa fosse solo ed esclusivamente da attribuire al fratello. Era a causa sua
che lei e l’amica avevano litigato, in fondo.
Harry si limitò a passarle un braccio attorno alle spalle,
senza commentare. Anche lui era giunto alla stessa conclusione di Ginny, ma Ron
restava pur sempre il suo migliore amico, preferiva non dire nulla a riguardo,
fino a che non avesse sentito la sua versione dei fatti, se mai l’amico avesse
voluto confidarsi con lui, ovviamente.
Ginny sospirò, dopodiché si strinse di più ad Harry, che
la cinse anche con l’altro braccio, dopodiché le posò un bacio sulla nuca. La
ragazza non potè fare a meno di sorridere, sussurrando un flebile “Grazie”,
grata della presenza del ragazzo. Era in momenti come quelli che sentiva di non
poter fare a meno di lui, sempre pronto ad ascoltarla e ad offrirle conforto.
Il giorno dopo, sabato, una ragazza, nel pomeriggio,
Lavanda Brown si stava dirigendo verso casa Weasley. Era al settimo cielo: era
tornata con un giorno d’anticipo perché una perturbazione atmosferica aveva
costretto lei e la sua famiglia a stare in casa tutto il tempo, il giorno
prima, e, dato che la pioggia non accennava a smettere, suo padre aveva deciso
di anticipare la partenza, seppur di poco. Così facendo, le aveva permesso di
fare una sorpresa a Ron: chissà come sarebbe stato felice di rivederla, dopo
tre settimane! Soprattutto vista la faccia da funerale che aveva il giorno in
cui lo aveva salutato, prima di partire…
Arrivata a destinazione, suonò il campanello, e Fred venne
ad aprirle.
- Ciao! Cerco Ron, è in casa? – chiese la ragazza,
sorridendo.
- Sì, è in camera. – rispose Fred, sorridendo tra sé e sé,
dopodiché si scostò per farla entrare.
Lavanda era già stata alla Tana, una volta, prima che
finisse la scuola, per cui sapeva dove andare. Salì al piano superiore, facendo
i gradini a due a due, talmente era ansiosa di rivedere Ron, poi si diresse
verso la camera del ragazzo. Spalancò la porta, senza bussare, e lo trovò
sdraiato sul letto, a fissare il soffitto: che tenero, stava sicuramente
pensando a lei, facendo mentalmente il conto alla rovescia per vedere quante
ore mancassero al suo ritorno.
Non appena sentì la porta aprirsi, Ron si drizzò sul letto
per vedere chi fosse. Non poteva certo essere Hermione, dato che era uscita
dalla stanza pochi attimi prima, per andare in bagno. Quel pomeriggio era
venuta alla Tana per parlargli di ciò che il giorno prima era successo con
Ginny, e aveva deciso che non se ne sarebbe andata fino a che l’amica non fosse
tornata dall’appuntamento con Harry, in modo da poter chiarire tutto.
Ron restò notevolmente sorpreso nel trovarsi davanti
Lavanda. Si drizzò immediatamente a sedere sul letto, allarmato.
- Ciao RonRon! – lo salutò lei, chiudendosi la porta alle
spalle e andando a sedersi sul letto, accanto a lui.
- Lavanda! Ma non dovevi tornare domani? – disse lui,
cercando, pian piano, di spostarsi verso il muro, per mantenere le distanze.
Non voleva certo che la ragazza gli saltasse addosso e gli attaccasse al collo
come una piovra, soprattutto per via del fatto che Hermione sarebbe potuta
entrare da un momento all’altro.
- Sorpreso, eh? Papà ha deciso di tornare con un giorno
d’anticipo, e così eccomi qui! Non sei contento? – chiese lei, buttandogli le
braccia al collo. Fece per baciarlo, ma lui voltò la faccia dall’altra parte e
annunciò: - Lavanda… Io dovrei parlarti.
Era giunto il momento, non poteva rimandare oltre. Sapeva
già cosa dirle, ormai era da giorni che provava e riprovava il discorso nella
sua mente. Sperava solo di non ferirla troppo e di non farla piangere. Così
tentò di liberarsi dalla stretta della ragazza, che si fece però più
insistente.
- Ma come? Non ci vediamo da tre settimane e tu vuoi
parlare? – gli sussurrò all’orecchio, con voce suadente, dopodiché frenò ogni
tentativo di replica da parte di Ron dandogli un bacio mozzafiato, mentre si
sistemava a cavalcioni su di lui e lo spingeva sul letto. Le sue mani
iniziarono ad accarezzargli il petto, fino a che non si fermarono sul bordo
della sua maglietta, per infilarvicisi sotto e completare l’opera da poco
iniziata.
Ron stava cercando in tutti i modi di liberarsi da quella
stretta. Spingeva sulle spalle della ragazza, per allontanarla, ma questa non
si muoveva di un millimetro, se non per avvicinarsi di più a lui.
- Ron dove hai messo i vestiti che ho lasciato qui ieri?
In bagno non li ho trovati. – chiese Hermione, mentre apriva la porta. Non
appena realizzò la scena che le si presentava davanti agli occhi, si bloccò poi
sulla soglia. Non voleva credere ai propri occhi: Ron era sul letto, sdraiato,
con Lavanda che lo sovrastava, a cavalcioni. E non finiva lì: le mani di lei
vagavano sotto la maglietta di lui, mentre lo stava baciando. Eppure la scena
era inequivocabile, soprattutto dal suo punto di vista. Sembrava che a Ron non
dispiacesse affatto stare con Lavanda, che la stesse avvicinando, attirandola
per le spalle, anziché allontanando.
I due ragazzi si staccarono, non appena sentirono la porta
aprirsi, e si voltarono verso di essa. Ron scostò subito Lavanda di lato,
allontanandola da sé, come se così facendo avesse potuto spiegare tutto.
- Beh, scusate se vi ho disturbato. Me ne vado, continuate
pure. Vai al diavolo, Ron! – urlò in preda all’ira, mentre le lacrime le
salivano agli occhi, dopodiché si diresse a passo spedito al piano di sotto,
chiudendosi alle spalle la porta con un tonfo, per potersene andare da quella
casa. Sperava di dimenticare ciò che aveva appena visto, ma sapeva che quella
scena si sarebbe presentata nei suoi più orribili incubi. Come diavolo aveva
potuto farle una cosa del genere, dopo tutte le promesse che le aveva fatto?
Si era fidata, lui le aveva promesso che l’avrebbe
lasciata, e lei gli aveva creduto. Invece eccolo lì, con Lavanda, a pomiciare
con lei come se niente fosse, come se in quelle tre settimane tra loro non
fosse successo nulla, come se il giorno prima non le avesse detto che l’amava.
L’aveva illusa, di nuovo. E lei ci era cascata, come una cretina.
- No, Hermione! Aspetta! Non è come credi! – gridò il
ragazzo, alzandosi dal letto per correrle dietro, ma ormai era troppo tardi, la
ragazza se ne era già andata, sbattendo la porta. Non l’avrebbe raggiunta in
ogni caso, dato che fu bloccato da Lavanda, la quale, non appena si alzò in
piedi, lo prese per un braccio e gli chiese, a voce bassa: - Che diavolo ci
faceva lei qui? Non avevate litigato?
- Io… Mi dispiace. Non dovevi scoprirlo così. – fu tutto
quello che Ron riuscì a dire. Tutto quello che voleva fare era seguire
Hermione, fermarla e spiegarle tutto. Invece si trovava lì, a dovere delle
spiegazioni a Lavanda. Non sapeva cosa dire, non si era preparato ad una
situazione del genere, non avrebbe mai immaginato che sarebbe successa una cosa
simile.
Lavanda scosse la testa, con gli occhi lucidi. Alzò la
mano destra e gli tirò uno schiaffo, dopodiché disse: - Sapevo che prima o poi
sarebbe successo, che avresti preferito lei. Tutti lo sapevano, era evidente,
ma io ho voluto illudermi, ho sperato che magari sarei riuscita a piacerti più
di lei, nonostante in tanti continuassero a dirmi che prima o poi mi avresti
lasciato per metterti con Hermione. Speravo solo che avessi avuto il fegato di
dirmelo, però.
Uscì quindi dalla stanza, per andare a sfogare le sue
lacrime lontano da lui, forse sarebbe andata da Calì.
Ron rimase immobile, sorpreso per lo schiaffo ricevuto, ma
soprattutto sconvolto da quello che Lavanda gli aveva appena detto. Si lasciò
cadere sul letto, soppesando quelle parole. La ragazza aveva ragione. Tutti
sapevano che prima o poi tra lui ed Hermione sarebbe successo qualcosa, tutti
se n’erano accorti, ma non lui, che fino all’ultimo aveva creduto che a lei non
importasse nulla di lui. Così si era messo con Lavanda, illudendosi di
dimenticarla, ma da quel momento la situazione era degenerata fino a quel
punto. Avrebbe dovuto lasciare Lavanda fin da subito, non appena si era accorto
che i sentimenti che provava per Hermione erano corrisposti. Invece era stato
uno smidollato, e per questa sua mancanza di coraggio aveva fatto soffrire ben
due persone. Tre, se si voleva contare anche Ginny, che indubbiamente stava
male per via della litigata con Hermione.
Si sentiva uno schifo.
“Sono una nullità…” pensò, prendendosi la testa tra le
mani.
Hermione continuava a correre, lontano da lui, da quella
casa.
Come aveva potuto farsi abbindolare, come una qualsiasi
stupida? Lei, che era una delle studentesse più intelligenti di Hogwarts.
Avrebbe dovuto capirlo subito che Ron voleva soltanto tenere il piede in due
scarpe. Lei però non se n’era accorta, accecata da tutte quelle illusioni che
aveva costruito, in parte grazie a lui.
La lacrime le rigavano il volto e le appannavano la vista,
tanto che non si accorse che davanti a lei stava arrivando qualcuno, fino a che
non vi finì addosso.
- Scusi… - borbottò, la voce rotta dal pianto, senza
nemmeno alzare lo sguardo per vedere chi fosse. Fece per andarsene, quando fu
bloccata per un braccio.
- Hermione, è tutto a posto? – chiese Ginny. Hermione si
accorse solo in quel momento che la persona con cui si era appena scontrata era
lei, di ritorno da un pomeriggio trascorso con Harry.
- Oh, Ginny! No… Io… Scusa! – disse la riccia,
sconnessamente. Voleva dirle così tante cose… ma era ancora sconvolta da quello
che aveva visto poco prima per poter costruire correttamente una frase, tra un
singhiozzo e l’altro, per cui si buttò semplicemente tra le braccia dell’amica,
che, nonostante il litigio avvenuto il giorno prima, era pronta a consolarla.
Da parte di Ginny, ormai, tutto era dimenticato. Il fatto
che Hermione stesse piangendo era decisamente più importante di quello che il
giorno prima l’avesse aggredita senza motivo.
- Non ti preoccupare… È successo qualcosa con Ron? –
indagò poi la ragazza, ma non appena vide Lavanda dirigersi verso di loro
comprese tutto, capì che veniva anche lei dalla Tana, dove evidentemente doveva
essere successo qualcosa. Capì quindi che il fratello aveva fatto l’ennesima
cazzata.
- Andiamocene da qui. – decretò poi, prima di liberarsi
gentilmente dalla stretta di Hermione e iniziare a camminare a passo spedito,
trascinando l’amica con sé. Temeva infatti che Lavanda la volesse insultare,
peggiorando ulteriormente il suo stato, che già era abbastanza a terra.
La ragazza, però, passò di fianco a loro senza degnarle del
benché minimo sguardo, assorta nei propri pensieri. Piangeva anche lei e
probabilmente aveva la vista talmente annebbiata dalle lacrime che non le aveva
notate, perché altrimenti si sarebbe sicuramente fermata per dirne quattro ad
Hermione. Nemmeno quest’ultima l’aveva notata, dato che continuava a tenere lo
sguardo abbassato.
- Forza, andiamo a casa mia, così ti preparo una bella
coppa di gelato per tirarti su il morale. – propose poi Ginny, abbozzando un
sorriso, poco dopo che Lavanda ebbe svoltato l’angolo.
- No! Io là dentro non ci tornò… Se Ron… - iniziò
Hermione, ma non riuscì a finire la frase, poiché non appena pronunciò il nome
del ragazzo fu scossa da nuovi singhiozzi.
- Scusa, non ci avevo pensato… - disse Ginny, immaginando
che il fratello l’avesse combinata davvero grossa, poi aggiunse: - Ti
accompagno a casa, allora.
Hermione annuì debolmente, così lei e l’amica si
incamminarono verso casa sua. Poco dopo, però, prese un bel respiro ed iniziò a
raccontarle tutto, della situazione in cui aveva trovato Ron non appena era
tornata dal bagno.
- Dio, che fratello deficiente che mi ritrovo. Ma si può
sapere con cosa diavolo ragiona, se non con il cervello? – commentò Ginny, non
appena l’amica ebbe concluso il racconto.
- Beh, io un’idea ce l’avrei… - rispose Hermione,
sorridendo amaramente, mentre si asciugava le lacrime. Fu però un gesto
inutile, poiché nel giro di pochi secondi tornarono a scorrerle nuovamente
sulle guance, al pensiero che molto probabilmente Ron ragionava con quella
parte del corpo. Tutto aveva un senso, a vederla così. Quello che non aveva
ottenuto il giorno prima con lei, era andato a cercarlo in un’altra. Era la
verità, per quanto le facesse male. I fatti parlavano da soli, e questa volta
non avrebbe ascoltato le scuse di Ron. Non voleva più saperne di lui, aveva
oltrepassato il limite.
Beh, che ve ne pare? Spero che vi piaccia. Ci ho messo un
po’ a scriverlo perché è uno dei capitoli più importanti della storia, e poi
perché l’altro ieri sono tornata dalle vacanze e ho dovuto ricopiare tutto
quello che avevo scritto a mano. Fatemi sapere cosa ne pensate con una
recensione, mi raccomando^^…
Ringraziamenti:
MaKiCo: Grazie mille
della recensione e dei complimenti^^. Mi spiace dirtelo, però siamo quasi alla
fine, non manca molto. Spero che anche questo chappy ti sia piaciuto. Kiss
tvttb
Ninny: Grazie della
recensione e del complimento^^. Ma, come hai avuto modo di notare, bye bye
Lavanda un corno. È tornata a creare scompiglio, prima di uscire
definitivamente di scena. Spero che questo chappy ti sia piaciuto, nonostante
tutto. Baci
Milly92: Grazie mille
della recensione e dei complimenti^^. Però, come ha visto, la felicità dei
nostri beniamini è durata bene poco. Beh, Lavacca toglierà il disturbo, d’ora
in poi. Si è lasciata dietro un bel casino, però, come vedi… XD E se vuoi
ammazzare Ron… Mi associo volentieri! Baci
Akane87: Grazie della
recensione e dei complimenti^^. Ma se con l’ultima parte mi sono fatta
perdonare, con quest’ultimo capitolo mi maledirete tutte… Eheh… XD Spero però
che nonostante il contenuto, il chap ti sia piaciuto…^^ Baci