Lei e solo Lei!

di fracchan92
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9° CAPITOLO



Vagare sulle nuvole. è un termine che Momo non aveva mai inteso per davvero, fino a ieri pomeriggio, quando quello che aveva coniato come incidente di nome Sabaku era venuto nel suo negozio facendola sentire per la prima volta … leggera. Si leggera come se si fosse finalmente tolta un peso, non sapeva di preciso che cos'era, ma si sentiva più leggera.
Si alzò dal letto e si stiracchiò, abbassò lo sguardo su i suoi piedi e sorrise divertita. Non sapeva il motivo ma da quando Kankurou era andato via dal negozio fino alla sera non aveva smesso di sorridere. Era convinta che avesse sorriso anche nella notte.
Si guardò allo specchio e sorrise di nuovo.


FLASH-BACK
Momo portando i pezzi riparati e sostituiti al balcone parlava con Kankurou che la seguiva a ruota veramente interessato.
-E q-qu-in-di c-cre-do s-si-a p-po-ssi-b-bi-l-le s-o-lo a-g-giu-ng-e-n-do d-el-l' al-o-ha o-t-te-n-ere d-el v-el-en-o in v-a-p-o-re.- concluse Momo.
Kankurou fischiò ancora -Sei veramente brava!- a quella affermazione Momo arrossì -Sei ha un livello più tosto alto per la tua età.-
-G-gr-a-zi-e.- avrebbe voluto ringraziarlo senza balbettare ma il massimo che poteva fare era quello, poi lo guardò mentre si arruffò i capelli lievemente imbarazzato.
-Ehm...quanti anni avresti?- chiese Kankurou e Momo capì l'imbarazzo di prima.
-N-ne h-ho q-qui-n-di-c-i.-
-Quindici? Non ti offendere ma ti facevo più piccola...-
-N-no. N-ne-s-su-n-a o-o-f-fe-sa.- rispose Momo. Era del tutto normale che le dessero meno degli anni che aveva, minuta e timida qual'era, la scambiavano per una bambina dai 7 ai 11 anni.
Momo intanto stava impacchettando i pezzi della marionetta lentamente. Non capiva perchè sembrava muoversi a rallentatore come se volessero prolungare il momento. Dato che Kankurou non parlava più, Momo capì che era ora di andare a casa e che la conversazione era finita lì.
Sorrise “Però sono contenta.” pensò tra sé “Era da tanto che non parlavo così.”
-Ripensandoci...- Momo si voltò verso di lui, aspettando -... gli ingredienti che mi hai elencato per alcuni tipi di veleno sono ingredienti da...cucina...sembra molto strano che basti uno di quelli per rendere più efficace un veleno.- concluse Kankurou.
-H-ha-i r-a-gi-o-n-e, se-m-b-ra d-if-fi-c-il-e cr-e-d-er-ci m-ma h-ho f-a-t-to u-un s-a-c-co di e-sp-e-ri-me-n-ti c-con e s-sen-za g-li i-ng-re-di-en-ti d-da “c-c-u-c-in-a” e f-fun-z-io-n-a-no m-e-gl-i-o c-co-n.- ci fu un attimo di silenzio -B-ba-s-ti p-pe-n-s-a-re al l-li-m-o-ne e a-l-le t-to-s-si-n-e c-che c-co-n-ti-e-ne, s-sa-r-e-b-be un p-pe-c-ca-t-o n-no-n u-sa-r-le a-an-c-che p-per v-el-e-ni in o-ol-t-re c-o-st-a-no p-o-co.- lei sorrise pensando che era anche per suo padre che prendeva quegli ingredienti, Kankurou restò sorpreso e Momo capì di aver fatto qualcosa di sconveniente e il sorriso scomparì subito.
-I-io...s-scu-sa n-non v-vo-le-v-o...- si maledisse per la sua fissa dei veleni e cominciò a turturarsi la maglietta “Probabilmente lo spaventato.” abbassò la testa cercando di reprimere le voci del passato e le lacrime che cercavano di uscire.
-Di che ?-
Momo si risvegliò dal suo status guardandolo sbigottita, la faccia perplessa di Kankurou era molto buffa dal punto di vista di Momo ma passò oltre capendo che la faccia di lui era veramente perplessa dalle sue scuse.
-P-pe-r-ché u-una r-ra-g-az-za c-che h-ha p-per p-pas-si-o-ne i v-ve-l-eni e n-ne p-pa-r-la c-con a-alle-g-ri-a è d-da c-co-n-si-d-e-ra-r-si u-una...-
-Sociopatica?- interruppe Kankurou -Ti capisco...-
Momo lo guardò con sorpresa a quelle parole, come? Poteva capirla? Si chiese non con disprezzo ma con semplice curiosità.
-...dicevano la stessa cosa di me...-
Momo restò a guardarlo inerme.
-E' vero, ci sono stati un sacco di marionettisti prima di me, ma da piccolo venivo sempre schernito perchè preferivo “giocare con le bambole” come dicevano loro, più tosto che divertimi insieme agli altri bambini...- concluse con un mesto sorriso.
Momo non sapeva cosa dire o fare, non le era mai capitato prima che qualcuno le parlasse in questo modo di un argomento così delicato. Le sue mani smisero di torturare la maglietta e ricaddero lungo i fianchi come se non avessero più forza. Possibile che Kankurou le abbia voluto raccontare questo per farla stare meglio? Il suo cuore sembrava impazzito e le impediva di ragionare. Si spaventò quando Kankurou la guardò negli occhi, non sapendo che reazione doveva tenere, ma lui spostò immediatamente lo sguardò cercando di cambiare espressione, scompigliandosi i capelli, disse:
-Non ci stare a remuginare però, ok? E normale che ci siano delle persone che dicono cattiverie, ma ci saranno altre persone che considereranno la tua passione come una qualità unica.- si tolse la mano dai capelli e sorrise sincero guardandola intensamente, cosa che fece mancare un battito a Momo che rimaneva impalata davanti a lui.
- Io non penso minimamente che tu sia sociopatica, anzi questa tua abilità mi affascina.-
Momo faticò a ricacciare indietro le lacrime, non di tristezza ma di felicità, nessuno mai le aveva detto parole di conforto, nessuno mai si era preso la briga di darle un po' di umanità, nessuno mai le aveva dato un po' di speranza in cui credere. Per lei era difficile credere che qualcuno volesse aiutarla per davvero. Vide Kankurou cercare di alleviare l'imbarazzo che si era creato dal silenzio.
-E scommetto che sei messa meglio di me! Insomma credo che neanche la tua famiglia ti consideri sociopatica, mentre mia sorella non fa che ripetermi che sono anormale e...- Kankurou non potè più continuare perchè la flebile voce di Momo lo interruppe.
-I-io...t-ti r-ri-n-gr-a-zio...- Momo si rese conto che effettivamente quel ragazzo voleva davvero aiutarla quindi con gli occhi lucidi gli sorrise -...t-ti r-ri-n-gr-a-zio d-di c-cu-o-re K-ka-n-ku-ro-u s-san!- cercò in tutti i modi di ringraziarlo senza balbettare eccessivamente ma purtroppo non ci riuscì. Sperò solo di essere riuscita a comunicargli almeno un poco la felicità che alberga in lei. E pensò di esserci riuscita quando Kankurou gli sorrise a sua volta e più ampiamente di prima.
-Non devi ringraziarmi. Non ho fatto nulla.-
FINE FLASH-BACK


“Invece hai fatto molto!” pensò Momo ma non glielo disse, troppo emozionata com'era non sarebbe riuscita a dirlo. Kankurou se ne era andato dicendole che gli sarebbe piaciuto vedere come creava i veleni e se mai consigliarsi a vicenda, lei gli rispose che prima doveva comprare gli ingredienti al mercato e poi sarebbe stata pronta. Rimasero d'accordo che si sarebbero visti l'indomani.
“E' la prima volta che non vedo l'ora di andare al mercato.” pensò sistemandosi i capelli e avviandosi verso l'armadio.
A Momo non importava essere alla moda, ma un poco all'aspetto ci teneva, voleva almeno apparire…decente…dire carina era troppo per lei…decente andava bene. Prese quindi un vestito semplice a maniche larghe e lunghe, con semplici ricami di fiori alla fine delle maniche, al decoltè (che non era volgare) e alla fine del vestito che era corto a metà coscia. Momo si guardò allo specchio e le guancie le si imporporarono, prese poi un paio di pantaloni semplici viola scuro, molto aderenti lunghi fino a sotto il ginicchio.
Si mise i pantaloni con sopra il vestito.
Teoricamente un vestito del genere si portava benissimo senza pantaloni, ma Momo si vergognava peggio di una ladra senza pantaloni.
Infine si mise un paio di sandali, chiusi, color pesca; anche qui con ricamidi fiori in rilievo. Quelle scarpe erano l'unico lusso che si concedeva.
Vestita e pettinata scese giù per la colazione.
-B-bu-o-n g-gi-o-rn-o!- disse Momo scendendo le scale ed entrando in cucina.
-Buon giorno tesoro!- esclamò la madre vedendo la figlia sorridere.
-Preparati Momo, ecco le buste per la spesa, così si risparmia anche su questi, eccoti i soldi e non provare a spendere più di 1000 yen, eccoti tuo cugino...- che strappò dalla frittella che stava mangiando -...e mi raccomando entro le 11 devi essere qui, capito!?- gridò suo padre, che dopo un breve attimo di silenzio disse – Bhé?!? Muoviti no?!-
La madre con tutta la calma di questo mondo prese il marito per le spalle e lo invitò a sedersi.
-Caro…sono solo le 8. e poi dalle almeno il tempo di fare colazione. Capisco che sei molto eccitato all'idea che il signor Sabaku si sia interessato ai veleni che prepara nostra figlia ma devi cercare di rimanere calmo. Mi cheido come arriverai a pranzo altrimenti.-
-Ma come fate voi a stare così calmi, dico io!- gridò esasperato il marito che però docilmente si sedette, permettendo a Momo di mettere sotto i denti un po' di latte e biscotti.
ripensando a Kankurou le aveva chiesto se poteva vedere come preparava i veleni e la loro efficacia. Ovviamente niente di mortale ne di doloroso, si basava principalmente sul tempo di efficacia.
Suo padre era andato in giubilio quando ha saputo che era disposto a pagare per vedere e se mai a servirsi dei suoi veleni se li reputava formidabili.
Momo era andata in paranoia all'inizio, ovviamente perchè tutto era novità per lei, Kankurou le disse che aveva tempo domani nel pomeriggio, lei gli disse che prima sarebbe andata al mercato per prendere il necessario e poi sarebbe stata pronta. Erano rimasti d'accordo che si sarebbero visti, in bottega verso le 15. alla fine Kankurou pagò il conto per la riparazione delle marionette, lasciando 1000 yen in più dicendo che con quelli, poteva pagarci gli ingredienti.
Lei sorrise provando a dire che non era necessario ma Kankurou era irremovibile, la salutò e usci dicendole che non vedeva l'ora che fosse domani, non aspettando una risposta uscì dalla bottega.
Momo sorrise ancora ripensandoci, posò la ciotola vuota del latte e guardò suo cugino.
-A-an-d-ia-mo?- chiese lei candidamente, al cugino cadde la frittella dalla bocca per la sorpresa.
-Si...ok...- disse poco convinto Yoosai, Momo si alzò e sciaquò la tazza, sotto lo sguardo della madre che forse cominciava a intuire qualcosa che neanche la figlia sospettava. Momo prese le buste e i 1000 yen e attese suo cugino davanti alla porta di casa con quel sorriso nuovo che non aveva cessato di comparire sul suo viso.


PIU' TARDI
Tornati dal mercato il signor Kasi si buttò letteralmente sulla figlia affrettandola a portare gli ingredienti nel retro bottega. La signora Kasi invece disse alla figlia di non preoccuparsi, che mancavano ancora ore al fatidico incontro permettendo alla figlia di rilassarsi.
“Anche se non è necessario alla fine...” si disse la signora Kasi mentre osservava la figlia sorridente “...è così entusiasta che non ha tempo per essere nervosa... è la prima volta dopo tanto tempo che non la vedevo così...” riflettè la signora Kasi sorridendo a sua volta. Era contenta che sua figlia aveva trovato un amico, perchè credeva davvero che sarebbero diventati degli ottimi amici (non si poteva ancora parlare di qualcosa di più ma andava bene così), la signora Kasi ci credeva davvero. Non che sua figlia non li abbia mai avuti degli amici…li aveva avuti fino a 5 anni. Quando la sua balbuzia fu evidente anche per i bambini della sua età cominciarono a prenderla in giro o a evitarla.
La signora Kasi, come madre aveva fallito.
Scosse la testa, perchè doveva pensare a queste cose proprio ora? Perchè doveva incupirsi così mentre sua figlia era così felice?
La signora Kasi aiutò la figlia a sistemare la spesa e gli ingredienti per i veleni. La madre vide la figlia che cominciava a mordersi il labbro inferiore e sorrise, posò una mano sulla spalla di lei, la quale si girò verso la madre.
-Non preoccuparti Momo.- la rassicurò la madre -Stavolta andrà bene.-
Momo a questa affermazione sorrise -V-ver-a-m-en-te m-mi s-st-a-vo c-chi-e-d-en-do s-se e-era i-il c-ca-so d-di f-far v-ve-d-e-re p-pri-m-a i-il c-co-n-fr-o-n-to t-tra v-vel-e-no n-no-r-m-a-le c-con q-qu-e-l-li c-con g-gli i-in-g-re-d-ie-n-ti...-
La madre rimase sbigottita dall'affermazione della figlia e scoppiò a ridere.
“Che sciocca che sono! Come ho già detto, talmente entusiasta com'è, non ha tempo di essere preoccupata!” pensò fra sé la signora Kasi.
-M-ma-d-re?- domandò Momo.
-Nulla tesoro!- smise di ridere ma continuò a sorridere -Bene se è tutto pronto mangiamo! Poi devo uscire a pagare le tasse.-
Momo sorrise e aiutò la madre a preparare il pranzo.


DOPO PRANZO
-Allora io vado.- affermò la signora Kasi.
Momo sorrise augurandole una buona fortuna, la madre ricambiò avviandosi verso l'uscita. Ovviamente la stava aspettando sull'uscio suo marito con le braccia incrociate e con un broncio da far invidia a un bambino di 5 anni. La signora Kasi porse una mano nella direzione del marito il quale fece finta di niente.
-Tesoro, vuoi che ti ripeta perchè è necessario pagare le tasse?- chiese retoricamente la moglie.
Il signor Kasi borbottò qualcosa a bassa voce allungando la busta contenente i soldi, la moglie l'afferrò ma dovette comunque tirare perchè, degno dei migliori spilorci, il signor Kasi non voleva cedere quei soldi che faticosamente aveva guadagnato.
Alla fine del tira e molla quotidiano, la signora Kasi vinse. -Grazie tesoro! Buona giornata e cerca di non pressare nostra figlia, ok?- disse la signora Kasi ricevendo sempre un borbottio che prese come assenso; ritenendosi soddisfatta la signora Kasi uscì di casa.
Lungo il tragitto la signora Kasi non potè non pensare che questo ragazzo era una mano santa per sua figlia.
“Finalmente parla con qualcun'altro oltre alla famiglia.” si disse fra sé ripensando a quanto sua figlia desiderasse un amico, un vero amico a cui affidarsi “Cerchiamo però di non viaggiare molto con la fantasia...si sono visti solo due volte.” anche se in cuor suo, la signora Kasi ci sperava davvero. Sua figlia non meritava di essere ne esclusa ne evitata, ma per il fatto della balbuzia, non riuscendo a esprimersi come avrebbe voluto, nessuno voleva averla come amica, ma si rese conto che comunque a sua figlia mancava qualcosa, che lei in quanto sua madre non poteva darle.
Sospirò e si decise a pensare in meglio dato che ora sembrava andare tutto per il meglio.
“Certo, che però non me lo sarei aspettato da quel Sabaku” pensò la signora Kasi. Lo aveva sempre visto come uno di poche parole... meglio dire che non era affabile nelle conversazioni. La signora Kasi non si spiegava perchè con sua figlia sembrava essere più affabile. Era interessato ai veleni e qui non ci si poteva sbagliare, ma non era solo questo. La signora Kasi scosse la testa, era troppo presto per fare affermazioni di questo tipo.
Nel frattempo era arrivata a destinazione, per pagare le tasse ci mise due ore ma dopo tutto era burocrazia, poi si avviò verso casa ma qualcosa catturò la sua attenzione, in un negozio.
Prese il suo taccuino, che portava sempre dietro per i suoi attacchi di creatività e cominciò a schizzare, prendendo le misure ad occhio e aggiungendo qualche tocco in più; poi entrò chiedendo informazioni e solo mezz'ora dopo uscì andando al mercato per prendere il necessario.
Era così entusiasta che non si rese conto che si era fatta sera, quindi prese le buste e torno a casa con un sorriso sulle labbra. Era così intenta a rivedere nella sua mente il progetto che si rese conto di essere a casa solo quando ci fu davanti ma non si aspettò di certo Yoosai seduto sui gradini ad aspettarla.
-Yoosai! Che ci fai qui davanti?- chiese scherzosamente ma quando Yoosai alzò il viso notò che qualcosa non andava.
Scavalcò il nipote ed entrò in casa e trovò in marito seduto su una sedia della cucina a stropicciarsi le mani.
“Tutto ciò non è un buon segno...” pensò. Si avvicinò al marito e gli chiese cosa fosse successo, il marito la guardò come se si fosse accorto solo ora della sua presenza.
-Oh! Ehm... è meglio se lo chiedi a Momo...- il signor Kasi si alzò -...vado da Yoosai... Momo è sempre al tavolo dei veleni...- e con questo si dileguò. La signora Kasi posò le buste e andò nel retro bottega e trovò Momo in piedi che fissava gli ingredienti e le ciotole con uno sguardo vacuo.
Alla madre mancò un battito, si avvicinò alla figlia e poggiò una mano sulla sua spalla.
-Momo...cosa è successo?- chiese preoccupata, Momo spostò lo sguardo sulla madre, alla quale mancò di nuovo un battito per la paura, sicuramente intuì cosa non andasse, già quando aveva visto Yoosai sulle scale, ma restò comunque di sasso quando sua figlia le disse:
-N-non è v-ve-n-u-to.-




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