dall'altra parte
iCUIDADO!:
Se volete leggere ascoltando Summer's almost gone dei Doors, mi fate
felice.
Morning
found us calmly unaware.
Noon
burn gold into our hair.
At
night, we swim the laughin' sea.
When
summer's gone
where
will we be?
Si girava e rigirava nel letto, totalmente incapace di chiudere occhio.
La solita canotta bianca, quella di sempre, inzuppata di sudore ed
appiccicata al torace, l'elastico dei boxer che prudeva, le zanzare che
gli ronzavano intorno senza dargli pace, il cane del vicino che
abbaiava come un forsennato.
Una notte di fine estate come un'altra.
La debole luce di un lampione che filtrava dalla finestra della sua
stanza lo disturbava fino a fargli bruciare gli occhi,
benchè in
tutti gli anni e tutte le notti trascorse in casa Tendo non gli avesse
mai dato fastidio.
Le occhiaie erano tanto solcate e profonde da fargli male, e gli occhi
blu erano talmente gonfi e pesti che
raramente chi gli stava intorno riusciva a scorgere la differenza
cromatica tra l'iride e la pupilla.
Il tremolio della gamba destra, ormai inarrestabile da giorni, a
contatto col pavimento in legno produceva un rumore fastidioso che
sostituiva egregiamente lo scandire dei secondi della vecchia sveglia
che aveva distrutto in un momento di rabbia,
i dolori allo stomaco erano talmente frequenti da fargliene sentire la
mancanza nei rari momenti in cui il suo ventre si rilassava ed il
battito cardiaco si regolarizzava.
Quanto al respiro, beh, era una vita che non ne faceva uno completo e
profondo.
Diede un'occhiata fugace al calendario appeso al muro: un mese. Era
già passato un mese.
Quando l'orologio da polso dimenticato in un angolo da suo padre
trillò due volte lo seppe, era mezzanotte.
A quell'ora nella testa di Ranma Saotome prendevano forma due ipotesi,
sempre le stesse, ed anche quella sera si porse il solito interrogativo.
Addormentarsi sperando di incontrarla in sogno o restare sveglio, bere
un o-cha*,
ignorare la stanchezza ed evitare i soliti incubi che affollavano i
suoi rari, frugali e tormentati momenti di incoscienza?
Fa caldo, fa troppo
caldo!
Si girò un'altra volta, uscendo completamente dal futon e
cercando invano un angolino fresco del pavimento sopra il quale
appoggiarsi.
D'estate troppo caldo e
d'inverno troppo freddo: la magia delle case
tradizionali giapponesi, pensò tirando le
labbra in un sorriso amaro.
Chiuse gli occhi, li riaprì, scosse la testa.
Il silenzio delle ore notturne era l'ambiente ideale per il proliferare
di flashback che affollavano la sua mente. Uno dopo l'altro, sera dopo
sera, sempre arricchiti di qualche dettaglio che sembrava essere stato
rimosso dalla sua memoria per il benvolere dei Kami ma che invece era
perennemente lì, subdolo, pronto a farsi beffe di lui.
Il suo viso privo di espressione, gli occhi serrati, il progressivo
cambiamento di colore della sua carnagione, la rigidità del
suo
corpo tra le sue braccia.
Quanto l'aveva tenuta tra le braccia, prima di rassegnarsi e lasciarla
andare?
La disperazione di Soun, gli occhi bassi di Ukyo e Shampoo, il
palpabile senso di inadeguatezza di Genma, che lo aveva portato a
fuggire via per la vergogna subito dopo il ritorno a Tokyo.
La presa di coscienza davanti alla reazione di Ryoga, per una volta non
fumantina e distruttiva, almeno non in principio.
Quando l'eterno rivale gli aveva messo una mano sulla spalla, l'aveva
aiutato ad alzarsi e l'aveva portato via, senza guardarlo in faccia
nè dirgli una parola, solo allora aveva capito che era
successo
veramente, che quella non era una delle loro solite avventure in cui le
cose sarebbero tornate magicamente a posto da sole.
E poi ancora il penoso annuncio a Kasumi e Nabiki, i funerali, le
condoglianze, gli sguardi compassionevoli dei suoi compagni di scuola.
Era tornato a casa e si era gettato a letto esausto, in silenzio, come
se nulla fosse stato.
Aveva dormito almeno dodici ore, si era svegliato ed aveva creduto che
fosse stato tutto un brutto sogno, poi aveva sentito i singhiozzi di
Soun provenire dalla sala da tè ed aveva ricordato.
Akane non c'era più, Akane non ci sarebbe stata mai
più.
Ed era già passato un mese.
Schiacciò una zanzara battendosi una mano sopra la coscia,
si girò ancora, chiuse gli occhi imponendosi il sonno.
Un forte colpo di vento, la finestra che si spalancava, la temperatura
della stanza immediatamente scesa di una decina di gradi.
Sollievo, per la prima volta in un mese. E un'improvvisa sensazione di
pace e silenzio.
Forse quella notte avrebbe dormito.
''Ranma... Ranma, dormi?''
Spalancò gli occhi. Avrebbe riconosciuto quella voce tra le
urla di uno stadio gremito di gente. Si tirò su.
''A-Akane?''
La stanza era illuminata a giorno, probabilmente la ragazza aveva
acceso la luce.
Indossava un lungo e principesco abito bianco senza spalline, con dei
ricami dorati circolari sul seno, che le arrivava fino ai piedi. Al
posto del caschetto da maschiaccio una cascata di capelli corvini e
lucenti, ornati da due fermagli di perline, ne contornava la figura
sinuosa fino a posarsi sui fianchi.
I tratti del viso erano ancora più dolci di quanto
ricordasse,
gli occhi più grandi ed aperti, le labbra più
piene, lievemente truccate, la
pelle ancora più luminosa e diafana, la voce dolce e bassa,
i movimenti
aggraziati e sicuri.
''Sei-sei-sei... Sei un angelo...'', sussurrò impietrito, ma
non certo spaventato, con un filo di voce.
''Ci sono varie scuole di pensiero'', ironizzò lei
allargando le braccia.
''Posso toccarti?'', chiese ancora seduto per terra, allungando un
braccio nella sua direzione.
''Sempre il solito maniaco!'', rise lei.
''Scema!'', voltò la testa offeso, incrociando le braccia
all'altezza del petto.
''Scherzo, dai. Posso sedermi? Non ho molto tempo...''
''C-Certo'', si ridestò. -Davvero stava facendo
l'orgoglioso con un fantasma?-
''P-prego'', balbettò con gli occhi bassi sprimacciando il
cuscino ed aggiustando alla bell'e meglio le lenzuola, cercando di
rendere presentabile il modesto giaciglio.
Si sedette con l'eleganza di un'etoile, chinandosi lentamente e
lasciando che l'ampia gonna si posasse sul pavimento producendo una
specie di ricamo intorno a lei.
''Come sei gentile, grazie. Dimmi, hai paura?'', gli posò
una mano sulla spalla.
''Ah!", il codinato si ritrasse immediatamente, per poi maledire se
stesso per aver scansato quel contatto e scusarsi con gli occhi. ''Non
me l'aspettavo, pensavo fossi solo aria''
''Immagine poetica ma no, sono io. Sono Akane''
''Sei bellissima...'', sussurrò senza riuscire a controllare
le
parole che gli uscivano di bocca, ''Ancora più bella di
quanto
ricordassi''
''Quelli come me puoi vederli solo con il cuore, dunque la bellezza
è nei tuoi occhi''
Abbassò lo sguardo, Ranma le mise una mano sotto il mento e
le
fece alzare il capo, guardandola a lungo negli occhi, in silenzio.
''E comunque non mi hai risposto. Hai paura di me, Ranma?''
''Nulla mi spaventa più da quando...'' trattenne il respiro,
Akane assentì con la testa, facendogli capire di aver
inteso,
''E poi non potrei mai avere paura di incontrarti. Sono tanto felice,
anche se so che è solo un sogno...'', la voce incrinata, le
lacrime che tratteneva a fatica pronte ad uscire prepotenti.
Ma non voleva piangere, non davanti a lei.
Non aveva pianto per un lungo mese, poteva e doveva resistere, lo
doveva a lei.
''So che non hai paura di incontrarmi. Ci hai provato varie volte...'',
lo rimproverò.
''Ventuno tentativi di suicidio, per l'esattezza. Tutti finiti male.
Comincio a pensare che non debba morire...''
''E' così, infatti!'', alzò la voce lei,
arrabbiata.
''Ma io lo merito'', replicò pacato con un filo di voce,
''Non
merito di vivere, Akane. Perchè io sono ancora qui e tu no?
Che
giustizia è mai questa? Li ho causati io tutti i tuoi
problemi,
dovrei starci io lì dove stai tu!''
''Ssh!'', gli posò un dito sulle labbra, il codinato
rabbrividì nuovamente a quel contatto, ''Ogni cosa
è
scritta e ti assicuro che non è ancora ora che tu venga...
Da
me''
''Mi manchi''
''Io sarò sempre con te''
''Resti?'', chiese illuminandosi.
''Non mi è possibile'', s'imbronciò.
Abbassarono entrambi lo sguardo.
''Lo sospettavo''
''Però sono venuta a trovarti, hai visto?''
''Tornerai?''
''Non lo so. Vedi, non dipende da me'', mosse le mani in modo
circolare, come se al ragazzo fosse perfettamente chiaro di cosa stesse
parlando.
''Come te la passi... Hem...''
''Dall'altra parte?'', sorrise lei.
''Esatto, sì'', soffocò una risata spontanea.
''Che ti ridi?''
''Io e te siamo un paradosso viven... Ops, scusa'', si
portò una mano alla bocca, mortificato, ''No,
cioè, io...''
''Sono consapevole di essere morta, Ranma, sta' tranquillo''
''Non dirlo, ti prego''
''Prima lo accetti e meglio è. Sono stufa di vederti entrare
in
camera mia a cercarmi, durante la notte. Non si entra nelle stanze
delle signorine, dopo il tramonto...''
''Ti chiedo scusa...'', chinò il capo, ''Ma... Un momento,
tu puoi vedermi?''
''Non sempre''
''E quando decid... No, aspetta, non me lo dire, non dipende da te,
giusto?''
Annuì.
''E... Lui,
o Lei, o Loro...'',
indicò il soffitto.
''Non posso dirti nulla, mi dispiace'', scosse la testa in segno di
diniego.
''Stai bene? Mi interessa solo questo''
''Meglio di così si muore''
''Battutaccia''
''Scusa. Humor d'oltretomba''
''Perdonami se non sono mai venuto al cimitero...''
''Non preoccuparti, sono anche venuta male nella foto sulla lapide,
sembro una tredicenne sovrappeso''
''Sei in un bel posto?''
''Sono esattamente sotto ad un ciliegio. Non vedo l'ora che arrivi la
primavera, quando sono arrivata era già tutto appassito,
purtroppo''
''Akane, mi stai facendo del male...'', soffocò un
singhiozzo,
mentre si arrendeva alla prima lacrima della serata. Lei
gliel'asciugò con un dito. ''Ti prego, Akane, non parlarne
come
se fosse una cosa normale, come se mi stessi raccontando di una
giornata di lavoro o... Oh, Kami-sama!''
Lo lasciò piangere appoggiato alla sua spalla, mentre erano
in
ginocchio, uno di fronte all'altra, quando tutta la casa dormiva e
persino il cane del vicino aveva smesso di abbaiare.
''Scusa''
''Non scusarti, ne avevi bisogno. L'ultima volta che hai pianto eravamo
in Cina''
''T-Tu potevi vedermi?'', spalancò gli occhi, sempre
più stupito.
''Vederti e sentirti. Potevi aspettare ancora un po' a ripetermi mille
volte che mi amavi, baka!"
''M-ma che dici?'', arrossì vistosamente, muovendosi in
maniera
nervosa ed agitando le braccia, ''I-io l'ho detto una sola volta ed
è stato u-un gesto impulsivo, ecco!''
''Quindi non era vero?'', chiese tranquilla.
''Lo era'', si rabbuiò, ''Lo è ogni giorno di
più e lo sarà per sempre''
''Voglio che ti trovi una brava ragazza'', gli prese il viso tra le
mani e lo fissò a lungo negli occhi, mentre lui, come in
trance,
le toccava febbrillmente le dita posate sulle sue guance, ''Voglio che
tu sia felice''
''Potrei essere felice solo se tu tornassi''
''Non sai cosa darei per poterlo fare''
''Non mi metterò mai con un'altra, non ti farei mai una cosa
del genere'', scosse la testa.
''Sono io a chiedertelo, stupido! Basta che non sia quella zoccola di
Shampoo. E nemmeno Ucchan, no... Ah e neanche Kodachi... Beh, quella e
pazza'',
mosse in maniera rotatoria l'indice accanto alla tempia.
''Insomma, a quando i casting?''
''Ti prego, sii felice, tanto prima o poi ci rincontreremo''
''No''
''Per favore, Ranma, ragiona''
''Mi dedicherò anima e corpo alle arti marziali e
cercherò tutti i modi possibili per tirare le cuoia in
fretta''
''Idiota!'', gli diede uno schiaffo, ''Lo sai che i morti suicidi vanno
da un'altra parte? Ed è una parte molto brutta,
Ranma''
''Ci sei stata?''
''Visto che tecnicamente mi sono buttata io in braccio al Triste
Mietitore, inizialmente mi hanno etichettata come una di loro, per
fortuna
è durata poco''
''Ne parli come se fosse la cosa più normale del mondo''
''E' la mia normalità. Ascoltami, ho fatto delle grosse
rinunce, ma ho ottenuto un accordo''
''Aspetta, che rinunce?'', l'aggredì.
''Non potrò mai più tornare a trovarvi, nemmeno
in sogno'', abbassò lo sguardo, colpevole.
''Akane, dannazione!'', strillò battendo un bugno sul
pavimento,
spaccandone tre assi di legno, ''Come ti è venuto in mente,
stupida?''
''Non vuoi sapere cos'ho ottenuto?'', lo rimbeccò lei senza
scomporsi nè perdere un briciolo della sua eleganza e
leggiadria.
''Se hai ottenuto qualcosa tipo farmi campare cent'anni o trovare una
ragazza io ti ammazzo di nuovo, sappilo!'', era furioso, ''Mi hai tolto
l'unico motivo che mi davo per andare avanti", si placò
davanti
alla sua faccia delusa.
''Scusami, sei venuta fino a qui per me, e magari hai anche rinunciato
ad andare da tuo padre o dalle tue sorelle per farti insultare...''
''Ci sono abituata, baka. Fammi parlare, ti prego, ho poco tempo. In
soldoni, quando arriverete dove sto io ci arriverete esattamente come
vi ho lasciati, anche io come vedi sono rimasta così ed
è
così che rimarrò''
''Sei molto più carina e femminile''
''La morte ti fa bella''
''Anche io diventerò più bello? Più di
così?'', le mostrò i muscoli.
''Scemo!'', lo schiaffeggiò. ''Questa è l'unica
richiesta
che mi è stata concessa, questa ed un'altra cosa meno
difficile.
Sai, abbiamo diritto ad esprimere qualche desiderio,con moderazione
ovviamente, ma non possiamo chiedere niente di troppo importante, che
ne so ricchezze, alterazioni dello stato di salute altrui o
quant'altro. Ho ottenuto quel desiderio extra solo perchè ho
sacrificato la mia vita per quella di un'altra persona che, con la sua
prestanza fisica, è a sua volta in grado di salvarne tante
altre
in casi di estremo bisogno come apocalissi, guerre civili...''
''Ma che hai, firmato un contratto?''
''Mi fai parlare? Comunque, vivi la tua vita, goditela, comportati bene
e stai tranquillo, ci rincontreremo tutti dall'altra parte e stavolta
nessuno potrà dividerci, quindi vedi di mettere bene in
chiaro
le cose con le tue altre fidanzate''
''La mia fidanzata sei stata sempre e solo tu''
''Lo so, mi hai detto anche questo sul Monte Hooh''
''Ma perchè io non ricordo niente?''
''Rimozione. Freud. Bel tipo. Simpatico''
''Vuoi dirmi che adesso banchetti con gente tipo Claude Monet o Jim
Morrison?''
''Oh sì, giochiamo a carte tutti i giovedì sera
dalla 9 alle 11''
''Mi prendi in giro?''
''Ma certo!'', rise, ''Sei proprio un baka!''
''Che altro ti ho detto su quella dannata montagna?'', chiese esitante.
''Mi avrai detto che mi ami almeno un centinaio di volte, dopo che io
ero già... Sì, insomma...''
Ranma deglutì, Akane gli prese la mano.
''E poi mi hai dato un bacio... Ok, più di un bacio...
Sulle... Sulle labbra, ecco''
''Questo vorrei ricordarmelo'', mormorò triste.
''Ed io vorrei averlo sentito, purtroppo in quel momento ero
già una spettatrice esterna''
''Possiamo rimediare?''
''Possiamo'', sorrise.
Lentamente si avvicinarono. Con una naturalezza ed una decisione che
solo la fretta e l'atmosfera onirica potevano dar loro, unirono le
reciproche labbra per qualche secondo.
Fu Akane la prima a staccarsi. Ranma scosse la testa ed
incatenò nuovamente le sue labbra a quelle della ragazza.
Seguì un secondo bacio, più passionale ed urgente
del primo, nuovamente interrotto dopo qualche momento dalla Tendo.
''Ranma, devo andare''
''No...'', la supplicò lui tirandola per il braccio mentre
si rimetteva in piedi.
''Grazie per esserti preso la responsabilità della Palestra''
''Dovere'', alzò le spalle.
''Stai vicino a mio padre e le mie sorelle, ok?''
''E chi resterà vicino a me?''
''Io, sempre''
''Mi fido''
''Spero di vederti il più tardi possibile'', sorrise
guadagnando l'uscita.
''Akane, aspetta!"
''Dimmi'', si voltò.
''Qual era il secondo desiderio che hai espresso? Quello meno
importante, ecco''
''Domattina apri l'armadio della mia stanza, ok?''
''Perchè mi fai questo? Sappiamo entrambi che questo
è solo un sogno e nell'armadio non c'è niente.
Domani mattina mi illuderò, correrò in camera tua
e... E poi...''
''Addio, baka''
Fissò la porta per minuti, ore.
Non sarebbe tornata, ad un certo punto lo capì.
Si stese e chiuse gli occhi, ora che Akane se n'era andata quel sogno
stava durando un po' troppo, per i suoi gusti.
E faceva di nuovo caldo, troppo caldo, dannatamente caldo.
Quando il gallo cantò per la prima volta e la luce inziava a
farsi avanti tra gli spiragli delle persiane finalmente perse coscienza.
Aprì gli occhi di scatto, tirandosi su automaticamente. Non
gli era mai successo di svegliarsi senza fare fatica.
''Come sospettavo, era solo un sogno. Un bel sogno, però'',
si toccò le labbra.
Andò in bagno, fece pipì e si buttò
sotto la doccia, beandosi dell'acqua gelida. Fortuna che la guida delle
sorgenti maledette gli aveva fatto recapitare a casa una botte di
estratto della Nan-Ninchuan, altrimenti sarebbe rimasto donna per tutta
l'estate, faceva troppo caldo per azzardarsi anche solo ad avvicinarsi
all'acqua calda.
Mentre tornava in camera, pronto ad indossare il suo Ji e scendere in
palestra dagli allievi, si fermò davanti alla stanza di
Akane. La paperella col suo nome c'era ancora, come c'erano ancora
tutte le sue cose. Se qualcuno avesse avuto l'ardire di spostare anche
solo un granello di polvere, Ranma lo avrebbe ucciso.
Sapeva di stare facendosi del male, cosa sperava di trovare, nel suo
armadio?
Lo sapeva ma volle farlo ugualmente, perchè in fin dei conti
lei glielo aveva chiesto.
Aprì le ante in legno, il suo profumo invase la stanza,
spezzandogli il cuore.
Vestiti, cappelli, qualche fiore secco, i suoi Ji, l'uniforme della
scuola e poi una scatola neutra, beige, senza scritte nè
segni distintivi.
La aprì e rise fragorosamente vedendo che conteneva un
piccolo ventilatore ed una zanzariera.
Alzò gli occhi al cielo, e non si sentì nemmeno
troppo stupido a mandare un bacio all'aria.
Non sprecarti col
romanticismo, eh, Akane? Scherzi a parte, grazie, sei la numero uno,
e...
Si rattristò. Se non era stato un sogno,
significava che non l'avrebbe mai più vista.
Ma significava anche che si sarebbero incontrati di nuovo, ed avrebbero
ricominciato da capo.
E che finalmente la notte sarebbe riuscito a dormire.
Ci vediamo dall'altra
parte, maschiaccio.
*o-cha = tè verde giapponese.
Qualcuno ha capito che vestito indossa Akane? O meglio, il suo vestito
vi ricorda qualcosa? Non c'entra Ranma, vi avviso!
So che volevate la long, ma abbiate pazienza, arriva, lo prometto!
Spero comunque che questa scemenza vi sia piaciuta, la morte
è un argomento che mi spaventa abbastanza, ma mi
è venuta in mente questa cosina e l'ho tirata
giù, spero di non essere stata troppo OOC!
Grazie come sempre a chi leggerà e alla prossima!
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