A
FUEGO LENTO
Sanji
adorava cucinare lo spezzatino.
Di tutte le ricette che conosceva, quella aveva un che di
rilassante per lui.
Adorava fare tutto con lentezza, assecondando
la natura di quel piatto così prelibato, che
richiedeva una lunga fase preparatoria e una cottura lenta e prolungata
per
riuscire alla perfezione.
Triturava le spezie, pelava i pomodori, affettava le verdure
con mani esperte e gesti ormai conosciuti a memoria, dando
l’impressione di
stare svolgendo un rituale sacro e catartico.
Di tanto in tanto sollevava il coperchio della pentola,
nella quale la carne cuoceva a fuoco basso, per girarla e aggiungere
altro brodo,
inspirando a pieni polmoni il profumo che si sprigionava sotto forma di
vaporosa nuvola nell’ambiente chiuso della cucina.
Si perdeva in quelle operazioni, meccaniche per qualsiasi
altro cuoco, ma sempre nuove per lui, che ci metteva ogni volta una
cura
maggiore nella speranza di ottenere, un giorno, il piatto perfetto
sotto ogni
punto di vista.
Non si sarebbe reso conto neppure di una bordata sul ponte,
in quei momenti. Era come se la sua stessa arte lo assorbisse,
rendendolo cieco
e sordo al mondo esteriore.
Aveva finito di pelare l’ultimo pomodoro e già si
apprestava
a triturare le carote che un rumore alle sue spalle lo
risvegliò dalla sua
trance culinaria. Non era tipo da farsi distrarre quando cucinava, ma i
passi
che sentiva erano chiaramente diretti verso di lui e, soprattutto, era
certo
che si trattasse di una donna.
-Che fai?!- gli chiese con voce melodiosa, così diversa da
quella che aveva usato fino alla sera precedente, finché non
aveva lasciato
cadere la maschera di cinismo dietro la quale si trincerava ormai da
anni.
Era genuinamente curiosa, lo sentiva.
-Preparo lo spezzatino per cena…- rispose continuando ad
affettare le carote, senza voltarsi verso di lei e fermandosi di tanto
in tanto
solo per togliersi la sigaretta dalle labbra e soffiare una piccola
nuvola di
tabacco.
Nessuna stupida moina o volteggio, nessuna schiera di
cuoricini riversata senza ritegno, nessun getto di sangue spruzzato
dalle
narici. Con lei tutto quello non serviva. Con lei tutto quello sarebbe
stato un
oltraggio.
Non l’avrebbe mai trattata come una qualsiasi altra donna
perché lei, ai suoi occhi, nel suo cuore, era diversa da
tutte le altre, era
speciale, era unica e così meritava di essere trattata. Con
un comportamento
speciale e unico che Sanji non aveva mai riservato a nessuna.
-Sei in cucina da parecchio…- gli fece notare, avvicinandosi
ancora.
Riusciva a percepirla dietro di sé, la immaginava, con
l’occhio della mente, appoggiata al bancone della cucina, i
capelli sciolti
sulle spalle, le gambe sensualmente incrociate.
Lo squadrò in tutta la sua aitante figura, le guance
imporporate
al pensiero di come quello stesso corpo, ora impeccabilmente fasciato
da
pantaloni neri e camicia, l’aveva sovrastata, nudo, solo fino
a poche ore
prima.
-È un
piatto che richiede
molto tempo…- spiegò prendendo una boccata dalla
sigaretta -…sia nella fase di
preparazione che in quella di cottura… la carne va cotta
lentamente, a fuoco
basso, e tutti gli ingredienti devono essere dosati alla perfezioni, le
spezie,
le verdure, la mela che esalta il sapore del coriandolo e,
naturalmente,
l’amore che ci si mette a cucinarlo…- concluse,
non riuscendo a trattenere un
sorriso.
Era felice che lei fosse lì.
Aveva deciso di nascondersi in cucina per fuggire alla
tentazione di ammirarla e riempirsi gli occhi di lei finché
non si fosse
svegliata dal suo sonno ristoratore, un rischio troppo grande da
correre, vista
la situazione in cui si trovavano. Ma era felice, suo malgrado, che lei
fosse
andata a cercarlo.
Evidentemente, non era l’unico a dover convivere con delle
forti tentazioni in quei giorni. Il che aveva del ridicolo, se si
pensava che a
quella che veniva normalmente considerata la tentazione più
grande avevano già
ceduto e più di una volta.
Un profumo conosciuto lo investì, segno inequivocabile che
si era avvicinata ancora di più.
-Fuoco basso e amore hai detto?!-
-Tra le altre cose…- confermò, continuando a
darle
testardamente le spalle ma sentendo un brivido percorrergli la schiena
nel percepire
il suo respiro sulla nuca.
-Mmmmh…- mormorò con malizia ma
senz’ombra di provocazione
-…Conosco un’altra cosa per cui ci vogliono gli
stessi accorgimenti…-
Due piccole e candide mani si intrufolarono tra le braccia e
il costato del cuoco, posandosi con delicatezza sui suoi pettorali
asciutti,
coperti solo dal cotone leggero della camicia, lasciata un
po’ aperta sul
petto, e accarezzandoli dolcemente.
Fremette sotto il suo tocco, senza riuscire a controllarsi.
Avrebbe voluto girarsi e prenderla tra le braccia, baciarla fino a
perdersi nelle
sue morbide labbra che profumavano come un prato fiorito, tra le sue
curve
sinuose che, solo per lui, erano donate con affetto e non usate come
arma per
manipolare.
Ma non poteva perché lui era un pirata e lei una
principessa. Lui aveva il suo sogno e lei i suoi doveri. Lui aveva la
sua
ciurma e lei il suo regno.
Non poteva lasciarsi andare, non potevano lasciarsi andare.
-Sai, quando il fuoco è così basso bisogna stare
attenti,
Violet… si abbassa la guardia ed è più
facile scottarsi…- mormorò con voce
malferma, deglutendo
a vuoto, sentendo
che le carezze della ragazza stavano avendo la meglio sulla sua
razionalità,
sapendo che quelle erano attenzioni sincere e non un meschino mezzo per
farlo
capitolare.
Non disse niente per qualche secondo, Violet, continuando a
comunicare attraverso il suo corpo, obbligandolo a posare il coltello e
lasciar
perdere le carote.
La sentì posare la fronte sulla sua schiena prima di
sussurrare a mezza voce, quasi spaventata da ciò che stava
per dire.
-Per me è troppo tardi Sanji… Mi sono
già scottata…-
Sincera, onesta, spaventata. Tutto ciò che mai si era
concessa di essere in quegli anni. E solo a lui si stava mostrando
così
insicura e indifesa, perché solo di lui si fidava fino a
quel punto.
E come avrebbe mai potuto lui ignorare una simile
dimostrazione di fiducia.
Si maledisse, maledisse il suo destino.
Per tanti anni aveva desiderato essere il cavaliere senza
paura e senza macchia di una donna, non importava poi molto chi. Per
tanto
tempo aveva sperato di incontrare in uno dei sette mari una fanciulla
desiderosa di
affidarsi a lui, alle sue
cure, alle sue protettive braccia. E ora che finalmente
l’aveva trovata, non
solo lui per primo era spaventato da quella situazione ma, anche
qualora avesse
accettato quel ruolo così a lungo agognato, sarebbe
diventato l’angelo custode
di una donna alla quale non gli era concesso di restare vicino.
Eppure, non poteva essere che lei, lo sentiva in cuor suo.
Non sarebbe stata nessun’altra se non lei.
Sollevò il coperchio della pentola, ricoprì la
carne di
brodo, aggiunse le carote e le spezie e abbassò ancora la
fiamma. Poteva finire
di cuocere da sola, lui ora doveva occuparsi di altro.
Si girò piano verso di lei, assaporando ogni secondo di
attesa che lo divideva dal poter contemplare di nuovo il suo viso.
Ebbe un tuffo al cuore quando incrociò i suoi occhi chiari e
si ritrovò a ricambiare il sorriso in cui si erano piegate
le labbra rosee e
carnose di Violet.
Prese coscienza in quel momento che combattere o resistere
era inutile. Anche lui si era scottato e sapeva che i segni di
quell’ustione
non sarebbero spariti mai.
Lentamente le posò una mano sulla guancia a palmo aperto
mentre con l’altra accarezzava il suo fianco.
Inspirò a pieni polmoni il suo profumo, sprofondando nei suo
occhi.
Sapeva come sarebbe andata a finire.
Si erano amati tutta la notte e ancora quando il resto della
ciurma, dopo la colazione, era scesa a terra.
Ma lo avevano fatto con impeto, fretta e passione. Non si
erano concessi di assaporarsi con calma.
Non ancora.
Perché presto lo avrebbero fatto.
Si sarebbero amati come mai si erano concessi di fare, piano,
a fuoco basso, con calma e con cura, godendo di ogni carezza,
memorizzando ogni
istante, perdendosi l’uno nell’altra, lasciando
fuori tutto e tutti.
Sì, si sarebbero amati lentamente, la principessa e il
pirata, fingendo che quell’attimo rubato alle loro vite non
fosse altro che
l’inizio dell’eternità.
Angolo dell’autrice:
Lo so, lo so! Non è granché ma volevo cimentarmi
in una
Sanji/Violet e, insomma, da qualche parte dovevo pur cominciare! XD
Grazie a chi si è fermato a leggere!
Bacioni.
Piper.
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