Una sconfitta piccola piccola come un giorno, un giorno soltanto

di La Mutaforma
(/viewuser.php?uid=68889)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


È rientrato solo per posare le bottiglie d’acqua appena riempite.
Pensa che sta diventando piuttosto bravo per quel tipo di commissioni. Dopotutto, l’anno prima ha lavorato nello staff. Anche quest’anno ne farà parte.
L’importante è partecipare. L’ha detto anche Tadokoro-san.
Un armadietto è stato lasciato aperto. La targhetta sull’anta riporta il nome di Naruko Shoukichi.
Il ragazzino coi capelli rossi. Il velocista.
Così veloce che ha dimenticato di chiudere l’armadietto quando è andato via. E di portarsi a casa la divisa dell’Inter High, ancora meravigliosamente piegata e impacchettata.
Forse i suoi pensieri corrono veloci quanto lui nei rettilinei.
Hajime non è così veloce.
Hajime ha tutto il tempo di pensare.
E pensa che dovrebbe chiudere l’armadietto e tornare a casa.
È solo un momento. Non lo saprà nessuno.
Sposta l’anta dell’armadietto e la plastica trasparente brilla nelle sue mani sotto la luce intermittente del lampadario sopra la sua testa.
Deve dire a Tadokoro che va cambiato. Ma lo farà dopo.
La confezione è stata già aperta. È un sollievo.
La giacca ha ancora l’odore della plastica trasparente; è nuova e perfetta, come tutte le ambizioni che sono state riposte in essa.
Proprio come l’aveva immaginata.
Se la infila sopra la t-shirt, non ha il tempo di cambiarsi adeguatamente, e tira la zip fin sotto il mento. Si dirige verso lo specchio, e il cuore costretto nella giacca perfettamente aderente si dimena con più violenza.
Sembro proprio un ciclista dell’Inter High.
Alle sue spalle, nel riflesso, appare Junta, coi suoi ricci e la sua espressione stanca.
Non si gira nemmeno. Junta non andrà a dirlo a nessuno.
“Stai bene. Dovresti stare sul podio, con quella, tutti dovrebbero ammirarti”
Nell’altra parte dello specchio, Junta gli stringe le braccia intorno alle spalle e poggia la fronte tra i suoi capelli biondi.
Ha gli occhi bagnati, ma non dice nulla. Junta lo sa già.
Stringe lentamente le dita sulle sue braccia quando lo sente singhiozzare dietro di sé, e Junta piange più forte.
“Sei bello come un campione, Aoyagi”
La voce di Junta è rotta dal pianto, ma si ostina a nasconderlo. Chiede scusa.
Hajime lo perdona. Lo ha perdonato anche quella sera, con i muscoli doloranti e le gambe a pezzi. Lo ha sempre perdonato.
Chiude gli occhi e gli accarezza i muscoli rigidi degli avambracci sotto le sue dita.
Davanti allo specchio ci sono solo loro.
Nessun’altro può capire il dolore di quelle braccia addette ai rifornimenti.
 

 
 
 
 
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2684951